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IL FILO ISTRIANO CHE LEGA MARCHIONNE E MARIO ANDRETTI

(31/7/2018) – ISTRIA, THE THREAD THAT BLINDS MARCHIONNE AND MARIO ANDRETTI. Non molti lo sapevano bene, ma la vita e il destino di Sergio Marchionne sono stati segnati dall’Esodo al quale furono costretti gli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Sì, proprio quello che è successo alla famiglia Andretti da Montona, raccolta prima in un campo profughi a Lucca e poi trasferitasi in America, dove Mario è diventato adulto e campione inimitabile di automobilismo.
Piano piano, dopo la sua morte, i giornali hanno ricostruito e resa nota la storia della famiglia del manager FCA nato a Chieti, in Abruzzo, e cresciuto in Canada. Una storia, però, che affonda le radici in Istria e che purtroppo che ha conosciuto l’orrore delle Foibe e l’onta dell’esodo dalla penisola italiana passata alla Jugoslavia di Tito. La madre, Maria Zuccon, era di Carnizza (Pola), città nella quale il padre Concezio, abruzzese, era stato chiamato a dirigere la stazione dei Carabinieri: per questo si conobbero (la famiglia Zuccon, per la precisione, era originaria di Zucconi, oggi nota come Cokuni, nei pressi di Pola). Ma i tempi erano cupi, difficili, quelli del periodo successivo all’Armistizio del 1943. Come tanti altri civili, vittime di una pulizia etnica abbietta, cieca, ingiustificata, anche nonno Giacomo, padre della mamma e titolare di un emporio, fu gettato nelle famigerate Foibe – quelle di Terli – dalle truppe comuniste titine. Triste sorte toccò anche allo zio Giuseppe, scomparso e mai più rinvenuto.
A Maria Zuccon e Concezio Marchionne non rimase altro che fuggire precipitosamente in Abruzzo, regione adriatica dove furono sbarcati numerosi esuli che si imbarcarono sulla nave Toscana, privati di ogni bene. Quando l’adolescente Sergio aveva 14 anni, la decisione di emigrare in Canada e da lì, come Mario Andretti, la scalata sociale e professionale ma con un anima: “Giustizia, onestà, rispetto per gli altri: questi sono i valori che mia madre mi ha trasmesso”, dichiarò una volta.
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POST HUNGARIAN GP / FERRARI, NERVI SALDI. BOTTAS INCOGNITA MERCEDES

(30/7/2018) – ANALYSIS HUNGARIAN GP. Cosa succede alla Ferrari? Forse la pausa estiva arriva al momento giusto: la squadra e i piloti di Maranello sono un po’ in affanno. Ora avremo un’altra settimana di lavoro prima della pausa estiva, che ci permetterà di riflettere con calma sulle gare che ci aspettano”, dice infatti Maurizio Arrivabene.  L’improvvisa morte del Presidente Marchionne e il duro uno-due (Hockenheim – Hungaroring) inferto loro da Lewis Hamilton hanno scosso, nonostante la serafica apparenza, l’ambiente e palesato alcuni difetti procedurali certo del tutto recuperabili ma che costringeranno ora ad una rincorsa affannosa. Non proprio la circostanza in cui la Ferrari riesce a dare il meglio di sé. Ma neppure alla Mercedes possono festeggiare più di tanto.

SPA E MONZA BANCHI DI PROVA DECISIVI – Questa è però la realtà e con questa bisognerà fare i conti da Spa in poi. Dopo Silverstone, si era andati in Germania e Ungheria per mazziare e si è tornati mazziati. Di brutto. Pesa soprattutto lo score nullo di Vettel a Hockenheim mentre a Budapest è bastato uno scroscio di pioggia il sabato ad annacquare la oggettiva superiorità della SF71-H, rimasta poi imbottigliata in gara nella carreggiata da kartodromo della pista ungherese e dalla difesa ad oltranza da parte del fiero Leonida-Bottas a favore delle Termopili-Hamilton. Se poi si mettono nel calderone qualche forzatura nelle strategie e anche l’ennesimo piccolo/grande svarione al pit-stop la frittata è servita, contorno compreso. A nove gare dal termine del campionato 2018, l’alfiere della Mercedes comanda la classifica con 24 punti di vantaggio nei confronti di Vettel. Alla ripresa, a fine agosto, subito due probanti banchi di prova: Spa e soprattutto Monza. Due piste velocissime, di motore: area dove la Ferrari ha fatto registrare quest’anno il miglioramento più evidente. Quindi i favori del pronostico restano dalla parte delle Rosse. “La macchina è veloce, si è comportata bene finora su tutti i circuiti, e penso che questa sia la cosa più importante. La nostra vettura ha un grande potenziale, così adesso me ne vado in vacanza sentendomi tranquillo per le prossime gare, sottolinea giustamente Vettel.
BOTTAS SCUDIERO MA NON PER SEMPRE  – Ma non sembra essere questo l’elemento decisivo, quanto l’aspetto psicologico e la tenuta nervosa di tutti gli uomini di Maranello. In Belgio e in Italia incombono nuove possibili variabili che hanno generato qualche disfunzione nelle ultime due trasferte: la pioggia e l’aspetto emozionale. Tra i boschi delle Ardenne gli acquazzoni di fine agosto non sono cosa inaspettata e quindi sarà bene essere pronti, facendo tesoro delle recenti esperienze. Monza, in particolare, richiederà nervi saldi: sulla pista di casa l’attesa è già spasmodica e la tifoseria del Cavallino si aspetta una prova indimenticabile ora che la distanza dalle ex-invincibili Mercedes è stata sensibilmente ridotta se non annullata. Anche Toto Wolff e muretto Mercedes sbagliano, basta pensare alla mancata reattività di Hockenheim, e poi non è detto che Bottas, come ha fatto capire, sia sempre disponibile a meri ruoli da scudiero a scapito delle sue prestazioni. Per quanto scontato, come sempre quello che dichiara…, alla Ferrari non resta che fare come dice Raikkonen: Nella seconda metà della stagione cercheremo di cambiare le cose e fare ancora un po’ meglio. So che la strada è ancora lunga, tutto può succedere e le cose cambiano in fretta. Continuiamo a spingere, cercando di migliorare anche nei dettagli e di essere costanti, e sono sicuro che potremo arrivare a risultati ancora migliori.
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ALONSO 37 ANNI, PAZZA IDEA FERRARI?

(27/7/2018) – ALONSO BACK TO FERRARI? L’ultima notizia, ed è grossa, sulle intenzioni di Fernando Alonso, che domenica 29 luglio compie 37 anni,  l’ha sparata Martin Brundle:Sono piuttosto sicuro che Fernando Alonso cercherà di parlare con il nuovo capo della Ferrari Louis Camilleri, nell’ultimo e disperato tentativo di assicurarsi un sedile in una scuderia vincente”. Boom!  Allora, che lo spagnolo sia alla spasmodica ricerca di un volante vincente in F1 (Mercedes-Ferrari- Red Bull) lo ha praticamente confermato anche il suo attuale Team principal, alla Mc Laren, Zack Brown che interpellato sul possibile arrivo di Sainz ha dichiarato: “Fernando non è ancora sicuro di cosa vuole fare, cosa vuole guidare, quindi ci sono scenari che comprendono diversi piloti. Ma ovviamente sono discussioni che teniamo per noi”. Certo, stanno facendo di tutto per trattenerlo: via l’evanescente DS Bouillier, dentro l’esperto De Ferran e, da poche ore, anche il brillante DT James Key. Buone mosse, ma c’è da lavorare, come dimostrato anche nelle ultime FP all’Hungaroring. Fernando aspetta, valuta, ascolta, incontra… Ha ancora un po’ di tempo per decidere ma le porte Mercedes si sono chiuse con il rinnovo contrattuale di Hamilton e Bottas mentre rimangono spiragli in Red Bull (Ricciardo indeciso) e … Ferrari (Raikkonen quasi con le valigie in mano). Su quest’ultima ipotesi, avanzo però qualche dubbio. Tutto è possibile, ma affiancare a Vettel uno come Alonso cozza contro più delicati elementi: 1) il tedesco, a livello personale, non lo vuole – 2) prenderlo equivarrebbe ad un atto di sfiducia nei confronti di Seb – 3) non mi pare che sia questa la politica perseguita da Arrivabene, molto attento agli equilibri interni – 4) i cavalli di ritorno quasi mai funzionano.

ALONSO, 15 ANNI FA LA PRIMA VITTORIA – A meno di sorprese, Fernando si metta dunque l’animo in pace e d’altronde lui rilancia con ottimismo sugli sviluppi in vista del 2019 della MCL33. Lo spagnolo domenica 29 luglio compie 37 anni: insieme a Raikkonen è il senatore della F1 alla quale è talmente attaccato da lasciare, per il momento, in secondo piano…il piano B e cioè lo sbarco in Indy Car per coronare il sogno (prima o poi ci proverà comunque) della Triple Crown vincendo anche la 500 Miglia. Ma dalla prossima settimana c’è la pausa estiva e nel week end si corre all’Hungaroring che sicuramente gli scatena dolci ricordi. Il 24 agosto 2003, quasi 15 anni fa, è stato lì che un rampante spagnolo, all’età di 22 anni e 26 giorni, divenne il più giovane vincitore di un GP di F1. Faceva caldo anche quella domenica, correva per la Renault e doppiò perfino Schumacher sulla Ferrari. La prima vittoria di una lunga serie che lui vorrebbe (e potrebbe) ancora allungare!
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PATRESE, 64 ANNI, ALLA 24 ORE DI SPA: GOOD LUCK!

(27/7/2018) – Ieri Riccardo Patrese è stato autore di un testa-coda durante le qualifiche alla 24 Ore di Spa, classe Pro-Am, ma il pilota padovano, protagonista di questo clamoroso ritorno…al futuro, è su di giri. Si tratta solo di prendere ulteriore confidenza con la NSX GT3 schierata dalla Castrol Honda Racing e, alla bella età di 64 anni nonchè con 21 anni di digiuno racing (vedi 24 Ore Le Mans 1997 con la Nissan), ci può stare. Una decisione coraggiosa, quella di Riccardo, come fu coraggiosa la scelta di dire no a Frank Williams che nel 1994, nei giorni successivi l’incidente mortale di Senna, aveva pensato al padovano, ritiratosi a fine ’93, per riempire quel vuoto enorme. Ma il tempo è passato e il titolato pilota italiano – in F1 6 vittorie, 37 podi, secondo posto assoluto nel 1992; primo alla 1000 Km di Spa nel 1985 – si è dedicato ad altro ma sempre con un occhio particolare al motorsport, compreso il figlio Lorenzo che ripercorre le sue orme. E’ infatti impegnato nel Campionato Italiano ACI Kart e nella Iame Series Italia per il Team Driver Racing Kart e, come il padre provetto sciatore, non disdegna puntate in altre discipline sportive: ha appena partecipato al Campionato europeo Giovanile di equitazione a Fontainebleau.

HONDA NSX GT3 – Ma torniamo all’attualità. Come noto, Patrese condividerà l’abitacolo della super car giapponese – motore V6 bi turbo da 3.5 litri – con Loic Depailler. Sì, è proprio il figlio del compianto Patrick e, dopo aver dato retta al suo DNA impegnandosi negli anni ‘90 in F. Renault, FIA Sports Car Cup e Grand-Am (più recentemente in GT Cup e alla Le Mans Classic), è oggi uno stimato giornalista/editore dell’edizione francese di Top Gear Magazine. Good luck anche a lui. La vettura a disposizione dei due piloti – l’equipaggio ufficiale è composto da Bertrand Baguette ed Esteban Guerrieri – è entusiasmante. Dopo aver debuttato nel 2016, NSX GT3 ha vinto in Nord America l’IMSA WeatherTech Sports Car Championship e il Pirelli World Challenge. JAS Motorsport, storico partner Honda, è responsabile dell’assemblaggio, fornisce a Spa l’assistenza tecnica. “L’auto offre grande maneggevolezza – ha detto Patrese –  ed è piacevole da guidare nei tratti veloci e nelle curve più lente. Sono entusiasta all’idea della gara, dell’auto e di lavorare di nuovo con un Team per respirare l’atmosfera di una corsa”.
Patrese bio: https://motor-chicche.blogspot.com/2014/04/patrese-oggi-60-anni-ma-resta-un-ever.html

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AL GIFFONI FILM FESTIVAL LO SHORT MOVIE “LE REGOLE DELLA VITTORIA”,

(26/7/2018) – Oggi al Giffoni Film Festival viene presentato fuori concorso lo short movie “Le regole della vittoria”, la storia di un bambino che sogna di diventare un grande pilota di Formula 1. Il corto ha l’obiettivo di diffondere tra i giovani le preziose regole della sicurezza stradale ed è frutto della collaborazione ormai pluriennale tra Giffoni Experience e Automobile Club d’Italia che, tra l’altro, anche quest’anno porterà “Karting in Piazza” a Giffoni Valle Piana nei giorni 25, 26 e 27 luglio.

Le regole della vittoria”, girato in varie location, dal Foro Italico di Roma, nella  sede del CONI, al circuito internazionale di Napoli e al kartodromo di Battipaglia, fino agli spazi di Giffoni Valle Piana e alla pista di Fiorano, ha un chiaro messaggio da trasmettere: per diventare dei veri campioni, dentro e fuori la pista, bisogna unire alla passione e al talento anche la disciplina e il rispetto delle regole. E lo sport è un ottimo alleato per inculcare questo insegnamento. Il protagonista è Andrea, un bambino di 11 anni che, dopo essersi seduto al posto di guida di una fiammante auto da corsa, ne resta folgorato, decidendo allora di realizzare il proprio sogno: diventare un grande pilota. Ma il suo temperamento esuberante fa sì che l’impulsività abbia sempre la meglio sul raziocinio, con le regole di sicurezza stradale in secondo piano. Questo fino a quando i suoi stessi mentori e compagni di corse, tra cui Gabriele, non gli insegneranno l’importanza del rispetto delle regole stradali senza le quali non si può mai veramente vincere. Gli “attori” sono due kartisti nella realtà: Andrea Filaferro e Gabriele Minì, il primo pilota ufficiale della Scuderia Birel Art – Sezione Junior; il secondo pilota ufficiale della Scuderia Parolin. Ospiti d’eccezione delle riprese Giovanni Malagò, Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, e Antonio Giovinazzi, terzo pilota della Scuderia Ferrari, che hanno prestato il volto al cortometraggio per un cameo.
Al progetto hanno lavorato gran parte del team Produzione di Giffoni Experience, la parte manageriale del team ACI su scala nazionale, tra cui Angelo Sticchi Damiani, presidente ACI, Marco Ferrari, direttore centrale ACI Sport, Marco Rogano, direttore generale ACI Sport, Ivan Capelli, presidente dell’ACI Milano, Gian Carlo Minardi, presidente della Commissione Velocità in Circuito ACI Sport, Luca Bartolini, direttore della comunicazione ACI Sport, e Pasquale Amoroso, direttore del Marketing ACI Sport, e i principali dirigenti di ACI Nazionale, tra cui Ferdinando Parisi, componente del Consiglio Sportivo ACI Sport, e Simone Capuano, componente della Giunta Sportiva ACI Sport, che si sono impegnati direttamente nella produzione del corto.
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LA MORTE DI MARCHIONNE, IL FUTURO DELLA FERRARI

L’ultima uscita pubblica di Sergio Marchionne, il 26 giugno 2018
(25/7/2018) – MARCHIONNE DIES AT 66, THE FUTURE OF FERRARI. Dopo giorni di voci e speranze, oggi c’è una triste certezza: Sergio Marchionne, 66 anni, Presidente Ferrari, è morto in seguito a “complicazioni” post-operatorie nell’ospedale di Zurigo nel quale era stato ricoverato. La sua scomparsa avviene, tra l’altro, nel giorno in cui a Londra si presentano i conti del secondo trimestre FCA. A farlo è Mike Manley, nuovo Ceo, rapidamente nominato al suo posto sabato scorso. Come noto, nuovo AD Ferrari è invece Louis Carey Camilleri mentre Presidente del Cavallino è diventato John Elkan. Così, improvvisamente, sono andate le cose e questo è quanto, in vista del nuovo futuro. Inutile dire che proprio il futuro, come comunque avviene sempre in casi come questi, è qualcosa che diviene un po’ più incerto. C’è un ancor fresco piano industriale, declinato l’1 giugno scorso, ma questo blog di carattere sportivo si sofferma sulla situazione che interessa la Ferrari.




CAMILLERI NUOVO CEO –  L’1 agosto verrà ratificata la nomina di Camilleri che l’ex Presidente Montezemolo ha già presentato così: “Lo conosco bene. E’ un appassionato della Ferrari da sempre, sono certo che farà molto bene”. Nato nel 1955 ad Alesandria d’Egitto ma cittadino maltese, laureato in Economia e Gestione Aziendale presso la Business School dell’Università di Losanna, e nel CdA Ferrari dallo scorso anno e viene da un “bacino” molto sfruttato dalla Ferrari stessa: Phillip Morris International, di cui è stato Presidente e Chief Executive Officer dal marzo del 2008 al maggio del 2013. Anche l’attuale Team Principal Maurizio Arrivabene proviene dalla multinazionale svizzera. Torniamo a Camilleri: Dall’aprile del 2002 e dall’agosto del 2002 al marzo del 2008 è stato rispettivamente Chief Executive Officer e Presidente di Altria Group, Inc.. Dal novembre del 1996 all’aprile del 2002 ha ricoperto la carica di Vice Presidente Senior e Chief Financial Officer di Altria Group, Inc., dopo aver lavorato senza soluzione di continuità in Altria Group, Inc. e nelle sue controllate (inclusa PMI) ricoprendo vari ruoli dal 1978. È stato nominato membro del Consiglio di Amministrazione di América Móvil, S.A.B. de C.V. nell’aprile del 2011 e in precedenza è stato membro del CdA di Telmex International SAB dal dicembre del 2009. Nel 1995  è stato Presidente e CEO di Kraft Foods International. È stato poi amministratore di Kraft Foods Inc. (“Kraft”) dal marzo del 2001 al dicembre del 2007 e Presidente di Kraft dal settembre del 2002 al marzo del 2007.

LA FERRARI OGGI – La Ferrari è quotata a Wall Street dal 21 ottobre 2015 e alla Borsa di Milano dal 4 gennaio 2016. Marchionne avrebbe lasciato la carica di capo FCA ad aprile 2019 per mantenere invece, con grande piacere come più volte ribadito, quella di Presidente Ferrari. Intanto, il 30 luglio entrerà in carica il nuovo Chief Financial Officer, Antonio Picca Piccon, in sostituzione di Alessandro Gili che a maggio aveva lasciato l’Azienda. Qualcosa di più si potrebbe venire a sapere già il prossimo 1 agosto, data programmata per la presentazione a Maranello dei Risultati consolidati II Trimestre (a settembre il Capital Market Day). Lo scorso 13 aprile si è tenuta in Olanda l’ultima Assemblea degli Azionisti Ferrari che hanno approvato il bilancio 2017 unitamente alla proposta di distribuire un dividendo in denaro di 0,71 Euro per ciascuna azione ordinaria in circolazione, pari a un dividendo complessivo di 134 milioni di Euro. Nell’occasione furono rieletti tutti gli amministratori di Ferrari: oltre a Marchionne, amministratori non esecutivi erano stato rieletti John Elkann, Piero Ferrari, Delphine Arnault, Louis C. Camilleri, Giuseppina Capaldo, Eduardo H. Cue, Sergio Duca, Lapo Elkann, Amedeo Felisa, Maria Patrizia Grieco, Adam Keswick ed Elena Zambon.

UNA FERRARI SEMPRE DA F1? – La domanda è: quale posizione assumerà Camilleri nel confronti dei padroni della F1, Liberty Media, in vista della stretta finale che dovrà definire i nuovi regolamenti (e la nuova redistribuzione dei proventi post Patto della Concordia) in vigore dal 2021? Marchionne non aveva concesso sconti in relazione all’aspetto tecnico (leggi sviluppo della power unit) trovando nei rivali della Mercedes una solida spalla. A marzo, sempre più infastidito, aveva detto: “Liberty non capisce un tubo di tecnica, ci lasci lavorare”. A maggio, invece, si era detto “incoraggiato” dal mutato atteggiamento della “controparte”. In sostanza, il suo concetto era: “Se la F1 diventa come la Nascar, con piste noiose e macchine tutte uguali, noi ce ne andiamo”. Aggiungendo: “Mettevi in testa che la Ferrari continuerà a correre. E’ nel nostro DNA”, lasciando aperti chissà quali scenari. Altre questioni: si perseguità la linea di successione interna in fatto di tecnici della Gestione Sportiva (vedi Binotto) non rincorrendo star affermate? Alfa Romeo continuerà a supportare la Sauber ? (mai svelato il corposo finanziamento alla scuderia elvetica). Quale sarà la politica della Driver Academy? L’italiano Giovinazzi verrà valorizzato? Si vedrà. Marchionne si era compenetrato moltissimo nello spirito Ferrari, vivendo spesso la magica atmosfera di Maranello e di Fiorano. Ammirava il Drake e in occasione di un anniversario della sua scomparsa aveva detto: “Oggi i suoi principi e i suoi insegnamenti sono ancora più forti e attuali. La determinazione con cui ha affrontato le tante sfide della vita, il coraggio di prendere rischi e andare contro corrente, l’avida curiosità che lo ha portato a innovare costantemente sono solo alcuni degli esempi che guidano la quotidiana attività di chi lavora in Ferrari. Personalmente vivo questa eredità come un costante punto di riferimento, uno stimolo a fare sempre meglio”.Non ce l’ha fatta a celebrare il 30° anniversario, il prossimo 14 agosto.
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ADDIO MORRIS NUNN, MENTORE DI ALEX ZANARDI NELLA CART USA

(24/7/2018) – A poco meno di un anno dalla morte di Don Nichols (21 agosto), carismatico “patron” della Shadow, mercoledì scorso se ne è dunque andato anche Morris Nunn, ingegnerepreparato ed esperto, inglese di Walsall, che tentò, senza trovarla, la strada del successo in F1 attraverso il Team Ensign (1973 – 1982). Uno che lo ha conosciuto bene è stato Alex Zanardi che ha iniziato e terminato, purtroppo drammaticamente, la sua più che brillante avventura in America proprio con Nunn quale DT, col quale creò un proficuo legame non solo professionale ma anche umano. Lo racconta lo stesso pilota italiano nel suo celebre libro “…Però, Zanardi da Castel Maggiore”. Dopo aver venduto la Ensign a Teddy Yip, Nunn si era trasferito a Miami ed era entrato nel circuito Indy lavorando per Bignotti, Newman-Haas, Patrick. Nel 1989 Emerson Fittipaldi vinse la 500 Miglia di Indianapolis con lui affianco. Dal 1992 era invece alla Target di Chip Ganassi e lì si ritrovò col bolognese che spuntò un contratto grazie ai buoni uffici della Reynard e ad un test a Homestead migliore rispetto a Krosnoff.
ANNI D’ORO IN F. CART, RAPPORTO MAGNIFICO CON NUNN – Alex racconta che il tecnico inglese era inizialmente un po’ prevenuto nei confronti dei piloti italiani, rei  a suo dire di sbagliare troppo, ma che venne poi a sapere dalla moglie che si era totalmente ricreduto grazie ai primi riscontri in pista durante i quali Zanardi realmente impressionò nonostante la pressione del momento. “Questo ragazzo ha veramente il traction-control nel piede, rispetta la meccanica ed è veloce, veloce, veloce!”. Avrebbe scoperto anche un’altra caratteristica vincente del pimpante italiano: la acuta capacità di analisi tecnica e di proposizione di soluzioni. Una vera manna, per un ingegnere. Dal canto suo, Morris Nunn profuse tutta la sua mirabile esperienza che consentì a Zanardi di vincere a Portland alla prima stagione in F.Cart, quella anche del famoso sorpasso da brividi al “cavatappi” di Laguna Seca. Un altro ricordo vivido è quello della gara super-veloce sull’ovale del Michigan, quando Nunn  consigliò a dovere il suo pilota, o come ormai lo chiamava, il suo Pineapple (ragazzaccio, testone), in verità un po’ scettico sull’opportunità di “scaricare” gli alettoni. Alex dovette ricredersi, riconoscendo l’estrema sapienza del suo tecnico al quale si era ormai affezionato anche in virtù delle storie che, nei momenti di relax, era in grado di  raccontare su fatti  e personaggi del motorsport che mandavano in autentica estasi un genuino appassionato  come Zanardi. Seguirono anni di vera epopea zanardiana, con altre roboanti vittorie e titoli. Chiusa malamente l’esperienza in F1 con la Williams, Zanardi tornò a guardare all’America e a Nunn che aveva messo in piedi un proprio team con il sostegno della Honda. L’accordo fu siglato: nel 2001 Alex era di nuovo in Cart per la felicità di entrambi. Dovette però accorgersi che il tecnico inglese non poteva essere più semplicemente il suo ingegnere di macchina, ma da team manager doveva occuparsi di mille altre incombenze, oltre forse a non avere più le motivazioni di un tempo. Una stagione difficile, culminata nel terribile incidente di Lausitzring, a settembre.
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POST GERMAN GP / CARO VETTEL, NEMO PROPHETA IN PATRIA!

(23/7/2018) – Non hanno sbagliato  – o hanno sbagliato poco – né Hamilton, né Raikkonen, tutti con qualcosa di importante in ballo (vedi 5° titolo o rinnovo del contratto). Ha sbagliato Vettel, saldamente in testa al Gran Premio di Germania, e che errore! Niente vittoria praticamente sicura, niente leadership della classifica, niente dedica al Presidente Marchionne e soprattutto nessuna scusa. Come ha affermato lui è stato un errore esclusivamente suo, tutto sommato piccolo ma con un impatto pesante, anche se qualcuno lo inquadra come un errore “da principiante” e comincia il ricordo della sequela di “errori” del tedesco che rischiano di inficiare la indiscussa superiorità della SF71-H. Il dritto di Baku, la penalizzazione di Le Castellet… per limitarci a quest’anno. Non è, però, il caso di infierire. Basti pensare, un esempio per tutti, alla uscita di strada di Senna a Montecarlo nel 1988, mentre conduceva con un secolo di vantaggio su Prost. Certo, il boccone è amarissimo da ingoiare soprattutto se si pensa che il diretto rivale Hamilton partiva dalla settima fila e, pur autore di una rimonta strepitosa, non pareva in grado di insidiare la supremazia di entrambe le rosse a Hockenheim. E’ bastata una pioggia leggera – il temporale è arrivato dopo la bandiera a scacchi – per scombinare tutto e trasferire il sorriso dal volto di Arrivabene a sotto i baffoni di Herr Zeitsche al box Mercedes.
COME PATRESE A IMOLA 1983 – Quello che ha colpito, poi, della inopinata uscita di strada di Vettel è la irrefrenabile esultanza di buona parte del pubblico. Un po’ come avvenne al povero Riccardo Patrese quando nel 1983 a Imola, in testa su Brabham, scivolò fuori pista alle Acque Minerali spianando la…pista del successo alla Ferrari di Tambay. Il padovano rimase molto male del trattamento subito dal pubblico italiano che lo aveva immolato senza se e senza ma sull’altare della vittoria dell’inossidabile mito Ferrari. Nemo propheta in Patria, caro Sebastian! Per quanto tedesco – “Sono nato a 50 km da qui, Hockenheim è casa mia”, aveva detto nel week end – la Germania è anche “casa” della Mercedes e la grande e storica scuderia ha i suoi bravi e fieri fans pronti a sostenere lei e il suo pilota di punta, Hamilton. L’inglese, quasi commosso, ha esultato a lungo conscio, oltre che delle sue qualità, che lassù qualcuno lo ama. Ma meno male che non ha detto via radio “Abbiamo vinto a casa sua, ah ah ah”. Sebastian deve imparare ancora un po’ di cose…
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FLASHBACK / BRITISH GP 2003. L’INVASIONE DI CORNELIUS

(20/7/2018) – THE CORNELIUS’ INVASION. Gran Premio d’Inghilterra, 20 luglio 2003, Silverstone: oltre che per la vittoria della Ferrari di Rubens Barrichello, la gara di 15 anni fa sarà ricordata anche per la clamorosa invasione di pista ad opera di Cornelius “Neil” Horan. L’ex preste irlandese, indossando tanto di kilt, in diretta TV mondiale, cominciò a correre frontalmente alle monoposto lanciate sul velocissimo tratto dell’Hangar Straight. Nel compiere la pericolosissima impresa, il temerario brandiva due cartelli con le scritte “Read the Bible” (“Leggete la Bibbia”) e “The Bible is always right” (“La Bibbia ha sempre ragione”). Dopo lunghissimi secondi, evitato per miracolo da tanti piloti, un commissario di percorso riuscì finalmente a bloccarlo e a trascinarlo – letteralmente – al di là della sede stradale. “Quando l’ho visto – disse Mark Webber, allora alla Jaguar – pensai solo che quel tizio sarebbe morto nei successivi trenta secondi”.Nel frattempo, la Safety car era già entrata in pista – per la seconda volta tra l’altro: in precedenza era stato necessario a causa dei detriti lasciati in pista dalla Mc Laren-Mercedes di Coulthard – e molti ne approfittarono per un nuovo stop ai box. Ormai “personaggio”, si scoprì di più di Cornelius, soprannominato The Grand Prix Priest (Il Prete dei Gran Premi) o The Dancing Priest (Il Prete Danzante) per le sue intemerate apparizioni a sorpresa nel corso di grandi eventi sportivi. Stesso copione, per esempio, alla maratona delle Olimpiadi di Atene 2004. La giustizia inglese lo condannò a due anni e due mesi di reclusione per trasgressione aggravata, ma venne scarcerato in anticipo. Ecco da YouTube il video in questione: https://www.youtube.com/watch?v=s519tP0mO_o

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INTRAMONTABILE BIBENDUM, L’OMINO MICHELIN COMPIE 120 ANNI

(20/7/2018) – TIMELESS BIBENDUM, HE’S 120. Nel 1894, all’Esposizione Universale e Coloniale di Lione, osservando una pila di pneumatici disposti artisticamente, Édouard Michelin ha una folgorazione e dice: “Guarda, con un paio di braccia in più sembrerebbe un omino!”. E’ nato così, nel 1898, Bibendum, l’Omino Michelin che festeggia quest’anno il 120° compleanno.  L’Aventure Michelin, un luogo unico, aperto a tutti, che custodisce e testimonia la storia e il patrimonio culturale del Gruppo a Clermont Ferrand (32, Rue du Clos Four), celebra l’evento con una mostra dedicata, fino al 31 dicembre 2018.




BIBENDUM, MIGLIOR LOGO DI TUTTI I TEMPI – Ma ripercorriamo la storia di questo autentico “personaggio” che da allora accompagna generazioni di viaggiatori in tutto il mondo. Fu l’artista Marius Rossillon, conosciuto con il nome d’arte di “O’Galop”, a realizzarlo rendendolo protagonista di uno straordinario manifesto dal titolo “Nunc est Bibendum” (“Adesso bisogna bere”), in cui cita l’Ode di Orazio (I, 37) per dire che il pneumatico Michelin “beve” l’ostacolo. Poi comincia ad apparire su ogni canale pubblicitario, impegnato a fornire informazioni tecniche relative all’uso corretto del pneumatico. Altri grandi nomi del mondo della pubblicità e dei manifesti, come Hautot, Grand Aigle, Riz, Cousyn e René Vincent, contribuiscono quindi alla sua affermazione conferendogli ognuno il proprio stile e le proprie idee, forme e design diversi. Infine, per rendere l’Omino Michelin facilmente riconoscibile per tutti, diventa necessario uniformarne l’immagine. L’impresa sarà portata a termine, negli anni ‘20, dagli artisti dediti a Bibendum che lavorano nello studio grafico Michelin: con un numero ben preciso di pneumatici come struttura per il corpo e forme definite, a poco a poco l’Omino Michelin diventa il personaggio conosciuto in tutto il mondo. Il suo successo continua a crescere fino a quando, nel 2000, viene riconosciuto miglior logo di tutti i tempi da una giuria di esperti del Financial Times. Quello stesso anno, l’Omino Michelin assume un design high-tech in 3D, che ne sottolinea la predisposizione per l’innovazione e la tecnologia. 
Biografia di Bibendum >>

1898: Nascita del personaggio da un disegno del fumettista O’Galop

1901: Spuntano le gambe all’Omino Michelin, di cui fino ad oggi si vedeva solo il busto

1920: L’Omino Michelin è una star internazionale

1986: La campagna pubblicitaria dell’agenzia francese BDDP fornisce ulteriore conferma della popolarità del personaggio

2000: L’Omino Michelin viene votato miglior logo di tutti i tempi dal Financial Times

Diventa un personaggio in 3D

2009: Prima campagna pubblicitaria mondiale: “Il giusto pneumatico cambia tutto”

2017: Nuova identità visiva: l’Omino Michelin torna al 2D, in linea con il nuovo essenziale “flat design”

2018: L’Omino Michelin compie 120 anni