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AZERBAIJAN GP / LO STRANO CASO DI ROMAIN GROSJEAN

(1/5/2018) – BAKU: ROMAIN GROSJEAN, A QUEER CASE. Da qualche tempo, e di nuovo in questo ultimo periodo, il nome di Romain Grosjean è accostato a quello della Ferrari in vista di un possibile avvicendamento sulla monoposto ora di Kimi Raikkonen. Tuttavia, l’ultimo imbarazzante incidente in Azerbaijan del quale è stato protagonista il francese nato 32 anni fa a Ginevra, desta qualche perplessità sulla solidità complessiva delle qualità di questo pilota che indubbiamente possiede talento. Ma per quanto sarebbe ingiusto soffermarsi sull’ultimo incredibile inconveniente patito a Baku – è finito a muro durante i giri dietro la Safety Car, lui dice per aver inavvertitamente toccato un pulsante che ha sbilanciato la vettura, perdendo un possibile terzo posto – sono ora da considerare altri errori marchiani e atteggiamenti negativi che possono indicare un persistente disagio nell’approccio complessivo alla guida.


Tornano alla mente l’incidente a Spa 2012, quando piombò a volo rado sui poveri Alonso e Hamilton, cosa che gli costò un GP di squalifica a Monza – in quell’anno Mark Webber lo ribattezzò “il folle del primo giro” – o il pericolosissimo tamponamento a Ricciardo a Montecarlo 2013. Poi tanti piccoli grandi errori di nervosismo che hanno fatto sfumare buoni tempi di qualifica o preziosi piazzamenti. Ma quello che fa riflettere è, per esempio, l’acquaplaning del quale fu unica (e inutilmente polemica) vittima nel corso delle prove bagnate del GP d’Italia a Monza 2017.

CAMPIONE O BRAVO PILOTA? – Sottolineo: chi più, chi meno, nessuno è stato esente da pecche anche marchiane nel corso delle proprie carriere e Romain può a giusta ragione essere orgoglioso e vantare i suoi titoli, dalla F. Renault alla Euro Series F3 (2007), dalla GP 2 e GP 2 Asia (2008), alla Auto GP (2009). Solo che dopo 7 stagioni complete in F1 – esordio in Renault al GP d’Europa 2009, al posto del giubilato Piquet jr – 126 gran premi disputati tra Renault, Lotus e Haas e 10 podi, da uno come lui non ci si aspettano più delle simili “cavolate”, direbbe Marchionne. Da uno notoriamente veloce e con un indiscutibile bagaglio d’esperienza è invece lecito pretendere massima concretezza e inoltre, contrariamente a quanto evidenziato l’anno scorso in preda ai guai all’impianto frenante, calma, razionalità e autorevolezza nell’aiutare la squadra a superare le problematiche. E’ questo quello che distingue un campione carismatico da un bravo pilota.