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29/1/2018) – Certo che. la Arrows ha fatto parlare molto di sé, fin dalla fondazione e dal debutto, avvenuto il 29 gennaio di 40 anni fa, al Gran Premio del Brasile 1978, seconda gara della stagione. Il modello FA1, approntato in poco meno di due mesi e affidato a Riccardo Patrese, si caratterizzava per la sua silhouette particolare ma c’era…un ma. Il mitico patron della Shadow, Don Nichols – scomparso la scorsa estate – gridò al plagio intentando subito causa. Il gruppo dirigente della neonata scuderia, sostenuto finanziariamente dal discusso finanziere Franco Ambrosio e composto da Alan Rees, Jackie Oliver, Dave Wass e Tony Southgate, da cui l’acronimo “Arrows”, era effettivamente transfugo dalla squadra di Nichols.

Già nel mese di agosto, una Corte di giustizia inglese riconobbe le ragioni di questì’ultimo ingiungendo ai plagi la distruzione (o la restituzione) dei pezzi (almeno il 40%) costruiti in base ai disegni della futura Shadow DN9. Non passò, dunque, la linea la difesa del capo-progettista Southgate che reclamò la proprietà intellettuale delle sue idee ed inoltre Oliver & C. furono condannati a pagare le spese processuali e risarcimento danni. Una bella mazzata, per un piccolo team all’esordio!

ARROWS, 24 STAGIONI IN F1 – Fu l’epilogo di un’operazione maldestra originata dal tentativo di quel gruppo – Ambrosio, già sponsor della Shadow rimase poi invischiato in oscure vicende giudiziarie – di rilevare a fine 1977 proprio la scuderia anglo-americana con Gunnar Nilsson quale pilota. Don Nichols resistette all’assalto e non rimase altro da fare che mettersi in proprio con le conseguenze appena descritte. La FA1, più avanti opportunamente modificata, si dimostrò subito competitiva tanto che Patrese già al secondo gran premio, in Sudafrica, stupì tutti e solo un guaio al motore gli negò la clamorosa vittoria. Quell’anno, la Arrowse Patrese (al quale poi venne affiancato Stommelen) salirono sul podio in Svezia (2°posto), furono protagonisti di una spaventosa carambola con Pironi a Zandvoort e finirono sotto accusa per l’incidente mortale di Peterson a Monza, che costò un’ingiusta squalifica per una gara del pilota italiano. Dopo 24 stagioni complete tra passaggi di proprietà, vedi Footwork e TWR di Tom Walkinshaw, e le più disparate motorizzazioni – dalla Ford alla BMW, dalla Porsche alla Mugen-Honda e alla Hart, dalla Megatron alla Yamaha, dalla Supertec alla Asiatech – la Arrows alzò definitiva bandiera bianca a fine 2002 con all’attivo un quarto posto nel 1988 e una pole (Patrese, Long Beach 1981).