(15/1/2018)– TEAM MERZARIO, 40 YEARS AGO THE FIRST START. C’era la Ferrari, con Gilles Villenueve; c’era la Brabham, con Niki Lauda e la Lotus, con Mario Andretti. E c’era la Merzario con…Arturto Merzario. Tutto nacque da una frattura! Quarant’anni fa, al primo Gran Premio della stagione 1978 di F1, il 15 gennaio in Argentina, debuttò un’altra monoposto rossa, iscritta al campionato col nome del pilota cow-boy, ex ferrarista che all’alba dei suoi 35 anni decise di provare ad emulare i vari Mc Laren, Brabham, Surtees, ecc. Il pilota di Civenna, con il coraggio che non gli era (ed è) mai mancato, diventava costruttore. Le esperienze tutt’altro che soddisfacenti con la Ferrari – fu lui a dover lasciare il sedile a Lauda nel 1974 – la Iso, la Williams (Sir Frank apprezzava moltissimo Arturo), la Fittipaldi/Copersucar, la Wolf Williams, la March e la Shadow lo aiutarono a prendere una decisione non facile, gravida di problematiche ma entusiasmante ed estremamente motivante. Ma la scintilla si deve…ad un infortunio!
COME NACQUE L’IDEA DELLA MERZARIO F1 – Ecco infatti come Arturone racconta la genesi del progetto: “Inizio 1977, ero a Cervinia a sciare. Per scattare una foto mi sono spostato, ho messo un piede sul ghiaccio, sono scivolato e caduto da una bella altezza. Femore rotto e addio al contratto con la ATS. In ospedale ho avuto tanto tempo per pensare. Ho comprato una March, ho visto che riuscivo a tirarci fuori qualcosa nonostante la sua vetustà e poichè che la lotta con le Case ufficiali era dura ho deciso di passare dall’altra parte!”. Nella calura Argentina fu schierato il modello A1. La risicata squadra al box (Arturo spesso scendeva dalla macchina e, casco ancora in testa, aiutava i giovani meccanici a capire le modifiche necessarie…), si fece onore nonostante un’uscita di strada durante le prove. In prova 20° tempo su 24 concorrenti (davanti alle due Ensign, a Brett Lunger su Mc Laren privata e al debuttante Pironi su Tyrrell); in gara ritiro dopo 9 giri per guai alla trasmissione. La qualifica di Buenos Aires si rivelerà il miglior risultato assoluto conseguito dal Team di Carate Brianza. Per il resto, tante non qualificazioni e innumerevoli ritiri nonostante la collaborazione di Joe Palazzoli, Gian Paolo Dallara, le prove che il Drake acconsentì a Fiorano, sponsor (anche importanti) che andavano e venivano, l’aiuto dei tifosi chiamati a dare un supporto economico dal settimanale Autosprint, l’acquisizione del materiale Kaushen, le chance offerte anche a due giovani talenti italiani come Colombo e Brancatelli. Fino alla capitolazione un anno dopo, con Arturo a lungo alle prese con i debiti prodotti da questa oggi incredibile avventura che comunque rimane nella storia della F1.