(23/11/2017) – La notizia più ghiotta che la F1 attende è l’ingaggio di Robert Kubica da parte della Williams. Ma in pentola bolle altro. E’ noto che la Force India intende cambiare nome ed è già trapelata l’ipotesi di un atteso ritorno: Brabham! Effettivamente l’effetto India sembra svanito: per ammissione stessa del controverso patron Vijay Mallya non sono arrivati i tanti capitali attesi da parte di altri magnate del continente, né il Gran Premio d’India ha avuto vita lunga. Dall’altra parte, la dinasta dei Brabham, impersonata dall’ex F1 David, sta cercando da tempo i tempi e le modalità giuste per un ritorno in grande stile sulle piste.
Proprio David ha partecipato recentemente ad una gara della Toyota 86 Racing Series sul circuito di Bathurst su una vettura giapponese appositamente allestita con la livrea classica della prima Brabham e il numero 66, che si riferisce all’anno in cui il grande padre Jack – scomparso nel 2014 – vinse il titolo mondiale per la prima volta al volante di un’auto che portava il suo stesso nome. Nell’occasione ha lasciato intravvedere nuovi spiragli di azione dopo la battaglia legale per rientrare in possesso del “brand” e dopo alcuni tentativi non proprio riusciti per issare di nuovo le gloriose vele Brabham.
LE MANOVRE DI DAVID BRABHAM – Il 2014 è stato l’anno in cui si è ripartiti con un piano preciso e scadenzato per tornare a conferire piena dignità alla storica Brabham nel mondo del motorsport. Il confronto con i tedeschi della Formtech era stato lungo e aspro ma vittorioso e Sir Jack, al tramonto della vita, ambiva a vedere i suoi nipoti Matthew e Sam rinverdire e propagare la dinasty. C’era bisogno di mettere ordine e il lancio del sito brabham.co.uk è stato ed è uno strumento ad hoc.
Subito dopo è arrivato il Brabham Project, obiettivo Mondiale Endurance fin dal 2015 e soprattutto la 24 Ore di Le Mans. Per arrivarci, David era ricorso al crowdfunding: donazioni spontanee aperte e tutti e tutti potevano conseguentemente entrare a far parte del “Team”. Una formula innovativa e figlia dei tempi digital-social che inizialmente ha dato frutti raggiungendo ampiamente la soglia richiesta di 250mila sterline. Ma il motorsport costa e la generosità di appassionati, fan e interessati a vario livello non ha alla fine permesso di mollare gli ormeggi.
Resta tuttora la voglia e la forte determinazione di rendere onore a quel progetto e alla memoria di uno dei più grandi piloti di tutti i tempi. David lo ha fatto capire chiaramente e sta sicuramente lavorando alacremente sottotraccia – leggi cercando partner facoltosi, pare americani – per trovare la via giusta per il grande ritorno, senza scalfire una storia così grande.