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SI’, ARRIVA IL SUV FERRARI!

(13/10/2017) – Pare proprio che il SUV Ferrari si farà. Quando? Dalle ultime dichiarazioni del Presidente Marchionne si evince che la decisione è stata presa e che dovrà essere definito solo il percorso di sviluppo e design. Un bene? Un male? Necessario? Superfluo? Sul web circolano già rendering sul futuro SUV Ferrari che, così, scende sul terreno già calcato con grande successo dalla Porsche, con la Cayenne, e molto presto anche dalla Lamborghini con la Urus (presentazione 4 dicembre). Inimagginabile fino a poco tempo fa, ma la concorrenza e la necessità del nuovo management di conseguire maggiori profitti – effetto a volte perverso delle quotazioni in Borsa, che porterà ad aumentare la produzione di Rosse fino alla fatidica soglia delle 10mila unità – hanno reso questa che finora aveva costituto solo una lontana eventualità una certezza. Un quadro che il precedente Presidente Montezemolo – di stretto e inossidabile rito Enzoferrarista – vedeva come qualcosa di nefasto, poiché suscettibile di pregiudicare la preziosa esclusività delle supercar di Maranello.
IL POLO DEL LUSSO OBIETTIVO FINALE  – Ma ormai il dado è tratto. Non così, invece, per quanto riguarda la Ferrari elettrica. Da quest’orecchio Marchionne non ci sente in toto (qui, curiosamente, in piena sintonia con il suo predecessore), figuriamoci per la supercar del Gruppo. Sì, inevitabilmente, all’ibrido: filone tra l’altro già inaugurato nel 2013 con l’avveniristica LaFerrari che per la prima volta nella storia del Cavalino proponeva un sistema di propulsione ibrido, basato sul sistema HY-KERS sviluppato con Magneti Marelli.
https://motor-chicche.blogspot.com/2013/03/la-ferrari-what-else-si-chiama-cosi-la.html

C’è molto lavorìo sulle strategie future del Gruppo FCA. Ferrari si è già staccata e continua a circolare l’ipotesi dello spin-off di altri due marchi (oltre a Magneti Marelli): Maserati (a proposito, il Tridente farà da pioniere dato che qui “l’elettricità” è stata annunciata per il 2019) e Alfa Romeo. Obiettivo finale: il famoso “polo del lusso”. L’impressione è che, alla fine, Exor, la cassaforte degli Agnelli, voglia mantenere un piede nel mondo automotive solo grazie a questa succosa soluzione. I pretendenti al resto del Gruppo FCA ci sono: cinesi e tedeschi… Allora tenetevi forte: l’eventuale annuncio potrebbe arrivare l’anno prossimo in occasione delle presentazioni dei piani industriali 2018–2022. (Intanto: e la Ferrari Dino?)
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CAMPIONI 2017, C’E’ ANCHE COSIMO BARBERINI!

(10/10/2017) – Storie di campioni. Da Charles Leclerc in F2 a George Russell in GP3, fino a Harrison Scott in Euroformula o Enaam Ahmed in British F3, la stagione agonistica 2017 ha emesso già molti verdetti. Insieme a questi campioni Motor Chicche applaude anche Cosimo Barberini. Per il secondo anno consecutivo il pilota di Montaione, in provincia di Firenze, si è imposto nel Trofeo Abarth Selenia, al volante della sua Abarth 695 Assetto Corse Evoluzione, grazie a 7 vittorie. Vincitore di entrambe le gare dell’ultimo appuntamento stagionale, disputate al Mugello, Barberini in realtà ha avuto la certezza del titolo già dopo la prima delle due gare disputate, poiché il suo principale avversario, il finlandese Juuso Pajuranta, è uscito di pista nel giro di formazione e non è riuscito a prendere il via. In Gara1 Barberini ha preceduto lo svedese Joakim Darbom, che ha così superato momentaneamente  in campionato Pajuranta. In Gara 2, nuovo successo per Barberini davanti a Pajuranta che, grazie a questo risultato ha consolidato la piazza d’onore in campionato. 
Cosimo Barberini, 27 anni, imprenditore, è un appassionato dei motori a 360°: è “nato” col motocross per poi passare sui kart fino a scoprire il Trofeo Abarth Selenia dove ha debuttato nel 2014. Prime soddisfazioni già nel 2015 – secondo posto finale nel Trofeo Italia e terzo in quello Europeo – per poi affermarsi come top driver della categoria l’anno seguente e infine il trionfale bis 2017. Complimenti, campione!


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JOANNE VILLENEUVE E LYN ST. JAMES A MODENA IN VISITA ALLA MASERATI

(10/10/20179)- Lo scorso fine settimana Joanne Villeneuve era a Modena. Piacevole la coincidenza: 40 anni prima – era il 9 ottobre 1977 – l’esordio a sorpresa di suo marito Gilles in F1 con la Ferrari al Gran Premio del Canada a Mosport. Con Lauda ormai mondiale e “transfuga” verso la Brabham, il Drake decise repentinamente di offrire allo sconosciuto canadese l’occasione della vita.
Ma Joanne, madre del campione del mondo 1997 Jacques, non era nella capitale dei motori per celebrare l’anniversario. Accompagnava infatti Lyn St. James, una delle poche donne ad aver gareggiato come pilota professionista in competizioni automobilistiche internazionali, in visita allo stabilimento Maserati. Lyn si è guadagnata rispetto nel mondo del motorsport: è infatti una delle nove donne ad essersi qualificata per la 500 miglia di Indianapolis, aggiudicandosi il titolo Rookie of the Year nel 1992. Nella sua carriera ha vinto per ben due volte la 24 Ore di Daytona e una volta la 12 Ore di Sebring. Inoltre ha partecipato anche alla 24 Ore di Le Mans e alla 24 Ore del Nurburgring. Si è ritirata dalle corse nel 2001 e ha scritto il libro “Ride of Your Life” rimanendo poi vicino al mondo delle corse sia come commentatrice televisiva che come collaboratrice del campionato NASCAR.

Lyn e Joanna hanno vissuto l’emozionante esperienza alla scoperta della Casa del Tridente –  sempre vivi negli USA i fasti della doppia vittoria a Indianapolis, 1939 e 1940, ad opera di Wilbur Shaw sulla 8CTF Boyle Special – soffermandosi alla linea dove vengono prodotte le sportive GranTurismo e GranCabrio. Le due ospiti hanno poi ammirato la 6CM, monoposto da competizione del 1936, esposta nello show room Maserati insieme alla MC12, alla Quattroporte GTS GranSport e alla nuova Ghibli GranLusso.


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FABIENNE WOHLWEND, STORICA PRIMA VITTORIA DI UNA RAGAZZA NELLA COPPA SHELL DEL FERRARI CHALLENGE

(9/10/2017) – Si chiama Fabienne Wohlwend, 19 anni, del Liechtenstein: per la prima volta una ragazza si è aggiudicata la vittoria in una gara della Coppa Shell mettendo in fila tutti i rivali. La pagina di storia del Ferrari Challenge (Europe) è stata scritta ieri a Imola e complimenti alla fanciulla da record – una rookie! – che corre al volante della 488 Challenge numero 1001 del team Octane 126 (debutto a giugno nel round di Monza). 
Fabienne era evidentemente in stato di grazia: aveva infatti centrato una fragorosa pole position staccando di quasi tre decimi il vincitore del sabato, il francese Henry Hassid. Proprio quest’ultimo è stato un duro avversario per la ragazza, attaccata con decisione nel corso dei primi due giri. Ottima, però, la sua difesa della posizione di leader. Hassid, però, non aveva nessuna intenzione di mollare la “preda” e nel finale di gara si è riavvicinato a lei provando un ultimo attacco a tre giri dal termine, ancora senza fortuna. Fabienne Wohlwend ha dunque trionfato davanti ad Hassid, scrivendo così una straordinaria pagina di storia del motorsport e della Ferrari. P.S. Le Finali Mondiali del Ferrari                                                          Challenge sono in programma dal 26 al 29 ottobre al Mugello.

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POST GP GIAPPONE, LE TAPPE (E I DUBBI) DELLA CRISI FERRARI

(9/10/2017) ALL DOUBTS FERRARI’S CRISIS. E ora, cara Ferrari? Che debacle al Gp del GiapponeVettel ritirato, Hamilton vincitore: 59 punti di differenza tra i due contendenti a quattro gare dal termine. In un tweet su @MotorChicche ho scritto che il recente premio Nobel per la Letteratura Kazuo Ishiguro dovrebbe scrivere un nuovo romanzo dedicato al Cavallino, titolo: “The remains of Ferrari”. Sì perché a questo punto è scontato e giusto l’ennesimo proclama di Maurizio Arrivabene “noi non molliamo”, ma c’è da chiedersi quanto e cosa potrà veramente ancora profondere la Rossa per giocarsi le sue, ormai, residue possibilità. Sempre il Team Principal, ai microfoni RAI, cercava di minimizzare: “E’ stato solo un componente”… Tutte le monoposto sono fatte di componenti, per quanto più o meno importanti. Sulle Ferrari stanno cedendo a ripetizione, sulle Mercedes (e ora anche le Red Bull) no. Questo è il punto. Le spiegazioni sono già arrivate: “squadra giovane”, “bisogna lavorare meglio”. Esperienza, organizzazione: in questo concitato epilogo di campionato questo manca, dunque, alla Ferrari. 
LE TAPPE DELLA CRISI – A Spa si lottava gomito a gomito con Hamilton, a Monza i primi segnali di “affaticamento”, poi il crash allo start di Singapore. Da lì, il blocco, Sepang, Suzuka: punti pesanti a portata di mano buttati via. Un po’ come l’Italia del calcio. Dopo la cocente sconfitta con la Spagna è subentrato il crollo psicologico, la confusione, il nervosismo, gli errori. E’ lo sport, è la natura umana che ancora (e per fortuna) regola le nostre azioni. In vista di Austin, è l’ora delle riflessioni, anche se permangono tanti dubbi e quesiti irrisolti. Raikkonen: “Negli ultimi anni abbiamo fatto, come squadra, tanti progressi: ma adesso, per chissà quale ragione, sembra che i problemi tecnici escano dal nulla. E’ strano: le macchine vanno benissimo e poi, alla domenica, accade qualcosa di inaspettato”. Ma la Ferrari ha il dovere di insistere, di provarci con decisione fino alla fine. Lo farà. Perché le corse sono suscettibili di tanti colpi di scena e perché c’è un blasone, attualmente sotto critica, da difendere e rilanciare. Vettel, molto deluso, ha usato le parole migliori: “Ho detto anche ai ragazzi di tornare a casa e riposare perché è stata una settimana difficile, con un sacco di cambiamenti. Poi ritorneremo con un pacchetto migliore per fare bene le ultime quattro gare, e vedremo. In generale, credo che la squadra sia sulla giusta strada. Stiamo migliorando gara per gara e ci sono anche aspetti positivi. Anche se oggi è difficile vederli”.
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F1 MARKET DRIVERS, FIATO SOSPESO PER ALONSO

(5/10/2017) –  Oltre il duello Hamilton-Vettel – domenica il round Giappone -a tenere desta l’attenzione sulla F1 è il mercato piloti. A fine 2018 scadono molti contratti “pesanti” (vedremo) ma qualcosa di importante deve ancora essere concluso adesso, Fernando Alonso in primis. Cosa farà lo spagnolo? Ha fatto sapere che prenderà una decisione nel prossimo doppio week end Austin – Città del Messico: la fornitura del motore Renault alla Mc Laren – che ha ripudiato Honda – sarà sufficiente per trattenere il caliente ex ferrarista? Probabilmente la cosa non lo esalta più di tanto, ma quale alternativa avrebbe per “vincere o combattere per il podio”, come dice lui? Con l’ingaggio di Sainz da parte della Renault, realisticamente l’unica possibilità sarebbe alla Williams. Paddy Lowe – memore di cosa ha significato l’arrivo di Hamilton alla Mercedes – lo ha sondato illustrandogli le prospettive e le ambizioni del Team. Basterà? Il fatto di avere alle spalle un motore Mercedes sarà un incentivo decisivo, magari in vista di un “salto” nella squadra Mercedes nel 2019? Mmmhhh, ma la Williams non farebbe un investimento per un solo anno (o no?), quindi tanto vale aspettare e vedere in Mc Laren – anche se Vandoorne lo stuzzica… – come evolve la prossima stagione quando, come si diceva, andranno a scadenza i contratti di Hamilton, Bottas, Ricciardo, Raikkonen e scusate se è poco. (Occhio alle sirene Le Mans e Indy, però!)

MANOVRE RED BULL – Il nome di Ricciardo comincia a circolare pesantemente, visto che alla Red Bull pare intendano puntare con decisione su Verstappen (e si capisce) e offrire, come da loro policy, una chance ad un giovane che potrebbe essere Gasly se farà bene sulla Toro Rosso. L’australiano piace al presidente Ferrari Marchionne e indubbiamente il suo carattere e le sue origini, oltre alle sue ormai acclarate doti, fanno pensare ad accoppiata vincente e sognante col Cavallino. Vettel, fresco di rinnovo triennale a Maranello, ha però sempre puntato sull’amico Raikkonen mentre Daniel non è esattamente il suo ideale di compagno di squadra. A proposito delle strategie di Marko, c’è da regolare la questione Kvyat. Il russo serve alla F1 (come d’altronde servirebbe un americano ma non c’è…) ma da quelle parti i risultati sono tutto e per Dani il destino pare segnato. Già, ma chi a far compagnia Gasly? Sergio Sette Camara sembra ancora acerbo, allora perché non “richiamare” Luca Ghiotto “giubilato” a fine 2014 dopo la sconfitta in GP3 ad opera di Ocon? Più che un’idea è un’opportunità vista la stagione positiva del pilota di Arzignano in F2.

GIORNI DECISIVI PER KUBICA – Sulle manovre per il 2018 senza dubbio il protagonista è Robert Kubica. Sembra ieri quando Keke Rosberg – era il 2005 – riuscì ad ottenere un test alla Williams per il suo giovin rampollo Nico. Oggi è quest’ultimo, da suo manager, a perorare la causa del pilota polacco ed è riuscito ad ottenere un doppio test con la monoposto di Sir Frank che dovrebbe salutare Massa. L’11 ottobre a Silverstone (con una monoposto del 2015) e poi all’Hungaroring il 18 ottobre, quando dovrà vedersela anche con l’altro pretendente (attualmente terzo pilota), Paul Di Resta, in pista il giorno prima. In coda ci sono poi Palmer, Werlhein, Ericsson. 
I due della Sauber “fiutano” tempi difficili alla scuderia capitanata da Vasseur: il rinnovato connubio motoristico con la Ferrari potrebbe allargarsi ai piloti e il Cavallino ne ha da piazzare ben due. Leclerc pare sicuro (anche perché ora si “vuole” che il campione di F2 approdi obbligatoriamente in F1) mentre Antonio Giovinazzi – già in pista per due GP con il team svizzero – è in corsa. Per il pugliese potrebbe prospettarsi quel volante o la conferma a terzo pilota Ferrari (dove attenderebbe gli sviluppi del contratto Raikkonen) o un posto alla Haas se dovessero sorgere problemi con Grosjean o Magnussen. La cosa migliore per lui e per l’Italia sarebbe però correre, non un altro anno in panchina.
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40 ANNI FA L’ULTIMA GARA DI LAUDA CON LA FERRARI

(2/10/2017)WATKINS GLEN 1977: 40 YEARS AGO LAST RACE LAUDA – FERRARI. Il 2 ottobre è una data che, in qualche modo, fa parte della storia della F1. Quel giorno del  1977, 40 anni fa esatti, Niki Lauda corse l’ultima gara su una Ferrari. Si trattava del Gran Premio USA-Est, disputatosi sulla pista di Watkins Glen, e con il quarto posto l’austriaco vinse matematicamente il suo secondo titolo mondiale, dopo quello trionfale del 1975. Dopo Monza, gli bastava andare a punti con Scheckter, suo primo rivale sulla rivelazione Wolf, ormai già a distanza di sicurezza.

DIVORZIO LAUDA – FERRARI. Ma non fu un giorno di festa. Lauda covava da tempo l’intenzione di dare il benservito alla Scuderia rea, a suo modo di vedere, di averlo maltrattato l’anno prima dopo l’incidente del Nurburgring (immediatamente contattati altri piloti) e dopo il ritiro senza lottare con Hunt al Gran Premio del Giappone del Fuji. Il clamoroso divorzio si era già consumato e il gelo regnava sovrano da settimane a Maranello tra il pilota-computer e il Drake, preso in contropiede dalla inaspettata decisione. Riepilogo: dopo il vittorioso Gran Premio d’Olanda Niki si precipitò in sede per annunciare la decisione irrevocabile di lasciare il  Cavallino, destinazione Brabham-Alfa Romeo diretta da Bernie Ecclestone. Poi il Gp d’Italia e ancora punti pesanti per l’assegnazione del titolo (secondo dietro Andretti, Scheckter ritirato). Il 27 settembre, la Ferrari annunciò il sostituto: lo sconosciuto Gilles Villeneuve. Una vera scommessa. Insomma, la tensione era alle stelle con i vari dipendenti sotto osservazione da parte di Enzo Ferrari per capire ogni cedimento “sentimentale” verso le rivendicazioni del “traditore”. A fare le spese dell’ormai insanabile distacco anche il fido meccanico Cuoghi che, infatti, cadde in disgrazia e finirà per seguire in Inghilterra il suo pilota.

L’ULTIMA GARA A WATKINS GLEN – Il Gran Premio Usa-Est, terz’ultimo della stagione, poteva essere decisivo per l’assegnazione del titolo e sia pur molto controvoglia Lauda scese in pista deciso a chiudere entrambe le “pratiche”. Corse come da suo stile: settimo in qualifica, quarto in gara dove adottò, su una pista inizialmente bagnata, una tattica attendista e senza sussulti. A dare spettacolo ci pensarono Hunt e Andretti, rispettivamente primo e secondo. Col mondiale in tasca rinunciò poi alle due ultime corse, in Canada e Giappone. Dopo quattro anni intensi, gloriosi e drammatici, si chiudeva nel modo peggiore il rapporto tra Lauda, uno dei più grandi piloti della F1, e la Ferrari, la mitica Scuderia ambita da tutti. Solo molti anni dopo, Niki si pentì di quella scelta avventata e intrisa di risentimento dando ragione al monarca di Maranello, col quale ebbe modo di riconciliarsi, che gli disse: “Se fossi rimasto alla Ferrari avresti già eguagliato il record di Fangio”…
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DOPO MALESIA: FORCE MAX E MISTERO FERRARI

(2/10/2017)MALAYSIA GP, FORCE VERSTAPPEN AND MISTERY FERRARI. I risultatidel Gran Premio della Malesia offrono una proiezione molto attendibile sull’esito del  rush finale di campionato che resta un duello, non più così ravvicinato, tra Hamilton e Vettel. Ma cosa succede veramente alla Ferrari? Verstappen sarà la variabile “impazzita”? Nel week end dei suoi beati 20 anni, il vincitore Max ha sciolto una bustina di zucchero nella personale coppa della amara stagione 2017, finora costellata da ritiri, incidenti e “minacce” di  passare alla concorrenza. E’ lui il pilota del futuro e sarà sempre più difficile per la Red Bulltrattenerlo – Ferrari e Mercedes pensano a lui per il dopo Vettel e Hamilton – a meno che il recente connubio con l’Aston Martin e quello possibile con Honda non convincano l’olandese che potrebbe fare la storia della F1 alla corte di Markko e Horner.
LE CARTE E I MISTERI FERRARI NEL RUSH FINALE – Ma preme parlare della situazione particolare nella quale la Ferrari si è andata a cacciare nel momento cruciale. Situazioni che si ripetono. Tornano in mente il calo di fine stagione di Niki Lauda nel 1976, il fattaccio Schumi-Villeneuve all’ultima gara a Jerez nel 1997, il mancato start di Schumacher a Suzuka 2008 e addio titolo o ancora il motore in fumo del tedesco del Cavallino sempre a Suzuka nel 2006 che consegnò il mondiale ad Alonso. La pausa estiva non ha portato bene e ora, a meno di una poco immaginabile debacle Hamilton-Mercedes, le cose si sono messe male. Bisogna pensare che domenica si va direttamente in Giappone, poi una settimana di pausa (viaggio di rientro compreso) e quindi di nuovo uno-due ravvicinato in America e Messico, fino all’epilogo di novembre tra Interlagos e Abu Dhabi. Poco tempo per ragionare con calma e porre rimedio agli ultimi guai. “C’è qualcosa che dobbiamo capire”, ha detto Vettel. “Dobbiamo lavorare meglio”, ha aggiunto sibillino Arrivabene. Ma, senza intoppi, la Ferrari c’è: lo ha dimostrato a Singapore (nelle prove…) e a Sepang. Anche Suzuka è pista favorevole. Il fatto è che ormai non c’è altro da fare che vincere. La solidità  psicologica assume quindi un’importanza particolare e in un team caliente e latino come la Ferrari non è cosa di poco conto (se poi ci si mette anche Vettel il tedesco, vedi Baku, start Singapore e contatto con Stroll post bandiera a scacchi a Sepang stiamo freschi…). Hamilton, se le condizioni lo richiedono, come ha fatto ieri, può perfino concedersi il lusso di controllare la situazione e vivere di rendita ma anche lui, grandissimo, sotto pressione sbaglia. Ecco allora che diventa essenziale – e sarebbe ora – che Raikkonen possa competere al massimo livello e dare a Vettel quella “protezione” sempre vagheggiata ma che ora appare decisiva, tenuto conto, tra l’altro, che le Red Bull sembrano aver trovato la competitività perduta e diventano per tutti avversarie rocciose. La stessa richiesta, però, verrà fatta anche all’altro finlandese Bottas…