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Mese: Ottobre 2017
(31/10/2017) – GIOVINAZZI ON FERRARI SOON: WHY NOT? Chiusi i giochi per l’assegnazione del titolo mondiale 2017, l’attenzione di team e piloti si sposta al campionato 2018. Ok, oggi Wolff & C. sono a Parigi per discutere dei motori ma io vorrei sapere: cosa farà l’anno prossimo Antonio Giovinazzi? Dalla Svizzera giunge notizia che la Sauber avrebbe deciso: Leclerc affiancherà il confermato (e protetto) Ericsson mentre, come noto, la Haas per prima ha annunciato la riconferma del duo Grosjean – Magnussen. Sono le due Scuderie motorizzate Ferrari – ma il rapporto è più articolato e quindi vincolante – che rappresentano l’unica speranza di vedere il pilota pugliese stabilmente al volante di una F1. E, tra l’altro, finalmente il ritorno di un italiano – dopo Trulli e Liuzzi nel 2011! – tra i magnifici “20” della massima formula. Invece pare che le cose si stiano mettendo male, compreso il discorso di un secondo anno da terzo pilota del Cavallino perchè, per quanto prestigiosa, non è una prospettiva così allettante. Qualcuno dirà: un anno di pazienza ed il posto di Raikkonen, per il quale è veramente difficile ipotizzare un ennesimo rinnovo, sarà suo. Magari. Alle porte di Maranello bussano già in tanti: da Ricciardo a Bottas (nel 2019 alla Mercedes si parla di Ocon), a Perez (fermo restando che potrebbe approdare anche lo stesso Leclerc ). Insomma, una matassa piuttosto aggrovigliata. Per ora, Giovinazzi è sotto contratto per terminare la serie di Free Practice 1 con la Haas ma sarebbe bello se accadesse una cosa.
MARCHIONNE, GIVE A CHANCE TO GIOVINAZZI! E cioè che il Presidente Marchionne gli concedesse la chance di correre gli ultimi due gran premi con la Ferrari! Non è un gesto impossibile per uno come il capo di FCA, abituato a sparigliare le carte e, sovente, ad uscire dal seminato. Giovinazzi al posto di Raikkonen (o anche di Vettel per una gara) non è una bestemmia. La Ferrari ha consolidato le sue classifiche quale vice-Mercedes quindi ormai l’esigenza è solo quella di testare eventuali soluzioni per il 2018, cosa fattibile per…piede del pilota più esperto. Ma un pizzico di pepe in questo finale di stagione amaro per la Scuderia potrebbe darla solo Bon Jovi, voglioso di far vedere che non è da meno dei vari debuttanti Ocon, Vandoorne, Stroll . Un’occasione per attrarre attenzione anche per la F1 stessa, visto che a Interlagos e ad Abu Dhabi non ci sono più punti pesanti in palio e i piloti fino a ieri in lizza per qualcosa di importante vanno in modalità “relax”. Ricordo e sottolineo che la Toro Rosso e la Renault non si sono fatte troppi scrupoli per investire subito nel futuro rinunciando (rudemente per la verità…) rispettivamente a Kvyat e Palmer in evidente apnea per saggiare le qualità di Hartley o per accaparrarsi un talento come Sainz. Braccini corti invece, come troppo spesso accaduto, alla Ferrari?
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F1, STRANGER THINGS
(30/10/2017) – Hamilton ha vinto, evviva Hamilton. Ma in questo finale di stagione in F1 stiamo assistendo a situazioni, eventi, comportamenti che lasciano abbastanza perplessi. Cosa succede? Cose strane. Piloti competitivi che, improvvisamente, non vedono più il traguardo o non riescono a lottare come potrebbero. Altri in situazioni involutive preoccupanti. Un mercato piloti basato su considerazioni dei Team che non sempre appaiono chiare o totalmente condivisibili. Insomma, un po’ di tutto e, tutto sommato, un po’ di pepe sulle ultime due gare del Mondiale 2017: Interlagos e Abu Dhabi.
Ecco, intanto, qualche elucubrazione che solletica le menti di molti appassionati:
Ecco, intanto, qualche elucubrazione che solletica le menti di molti appassionati:
Il calo repentino di Bottas nel finale di stagione. “Non riesce ad adattarsi alla monoposto”…
Mexico GP: Vettel forsennata rimonta, Raikkonen pacioso in terza posizione.
Verstappen superiore a tutti (Mercedes compresa!), Ricciardo bersagliato da guai tecnici
La morìa dei motori Renault (tranne uno)
Perez che nel suo Messico viene surclassato dal compagno di squadra Ocon
Passi per Kubica, ma la Williams che intende rinunciare a Massa per Werlhein o Ericsson…
Alonso: ok la F1, ma il pensiero è a Le Mans (e Daytona)…
Kvyat torna, fa punti…e viene congedato alla Marko-maniera
Grosjean nervoso e inconcludente come mai
Sauber: to be or not to be un team satellite Ferrari?
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KING LEWIS IV
(30/10/2017) – KING LEWIS HAMILTON: FOURTH TITLE. Complimenti a Lewis Hamilton che, ancora di più, fa storia in Formula 1: il suo quarto titolo mondiale conquistato in Messico – in dieci anni di carriera nella massima formula, debutto: GP Australia 2007 – lo pone allo stesso livello quantitativo di Prost e Vettel e, a soli 32 anni, gli consente di puntare anche allo score di Fangio (5) e al record detenuto da Schumacher (7). Come in occasione del suo primo sigillo – ricordate la pazza corsa in Brasile nel 2008? – Hamilton ha cominciato a festeggiare mentre il podio era occupato da altri piloti. Alla fine non è stata la corsa che sognava per coronare il suo quarto sogno diventato realtà ma va bene così e nessuno ha niente da recriminare. Il pilota della Mercedes ha meritato il titolo: non si è demoralizzato quando la Ferrari sembrava aver consolidato una certa supremazia ed è stato implacabile quando invece il Cavallino si è azzoppato. Le caratteristiche di un campione. Quest’anno ha ben presto ridotto le forti ambizioni del fresco compagno di squadra Bottas e, alla fine, ha ammaestrato il grande rivale della stagione, Vettel. Che tra i due non corra buon sangue, nonostante le apparenze e i tentativi di farli sembrare amici, è testimoniato dal team-radio di Hamilton dopo le gomitate al via in Messico: “Mi ha colpito deliberatamente?”. Ma ora è tempo di far festa.
LA FAVOLA DI HAMILTON – Dio, famiglia e Team: ecco le forze poco oscure del quadri-campione del mondo che non manca mai di ringraziare (sul retro del casco attualmente c’è l’effigie di Gesù). Una storia fantastica, di crescita continua e di perseveranza, quella di Lewis Carl Hamilton, figlio di Anthony e nipote di nonno Davidson che riporta alle sue origini delle Antille. A Città del Messico c’era anche mamma Carmen Larbaleistier – Lewis aveva due anni quando i genitori divorziarono – mentre sono due le sorellastre Nicole e Samantha e poi c’è Nicolas, figlio della nuova compagna di Linda. Nato a Stevenage, a Nord di Londra, dovette trasferirsi a causa di una antipatica storia: il Preside della John Henry Newman School che Lewis frequentava lo accusò di aver malmenato un allievo insieme ad altri. Falso, ma ormai la sua posizione era insostenibile. L’iscrizione al Cambridge Arts and Sciences College cambiò la sua vita (voleva diventare musicista, ammirava Phil Collins): “Fu lì che capii che volevo farcela”.
Il resto è storia: il kart dall’età di 8 anni, la promessa di Ron Dennis, le vittorie in F. Renault UK, F3, GP2, F1 (nel 2008 fu il più giovane campione del mondo a 23 anni e 9 mesi). Le grandi rivalità con Alonso, Rosberg e ora Vettel. Ma, al di là della pista, Hamilton è ormai un grande personaggio, un’icona della F1. La stessa corsa di ieri verso il box tra ali di fans, le ormai consuete scene di gioia al GP di Gran Bretagna quando il suo corpo svolazza nell’aria sostenuto dai tifosi in delirio, i suoi (plurale) look resteranno nella storia al pari del cappellino, occhialoni e inseparabile moglie Helen di Jackye Stewart, dei successi di Lauda col volto segnato dalle ustioni, del carisma anche filosofico del suo idolo Senna. Hamilton, al quale in Canada la famiglia del paulista ha donato una copia del casco, non scherza neanche da questo punto di vista. Ecco, per finire, qualche chicca-pensiero del campionissimo:
“Io voglio sempre riuscire in quello che faccio”.
“Non potrei mai dire che mi ritengo migliore di chiunque altro ma sono un pilota di F1 e credo nelle mie capacità. Per arrivare occorre aver grande fiducia nei propri mezzi”.
“Guardo gli altri e voglio batterli, anche se penso siano i migliori”.
(26/10/2017) – Inizia oggi l’edizione 2017 delle Finali Mondiali Ferrari. Fino al 29 ottobre quattro giorni di red passion in programma sul circuito del Cavallino, il Mugello, dove si disputeranno le ultime gare del Ferrari Challenge Trofeo Pirelli delle tre serie, Europa, Nordamerica e Asia-Pacifico per un totale di 101 piloti coinvolti. Domenica, un numero record di 488 Challenge si contenderà in pista l’ambito titolo di campione del mondo. Al passo d’addio le 458 Challenge Evo. A fare da eccitante corollario, il fascino inossidabile delle Formula 1 storiche e la potenza della FXX K, ultima vettura degli esclusivi Programmi XX. Non ci saranno gli uomini e piloti della Scuderia F1, impegnati in Messico, ma non mancheranno dimostrazioni di pit stop, accelerazioni da brivido e giri velocissimi sul tracciato. In pista anche le vetture impegnate nelle Competizioni GT, le 488 GTE e le 488 GT3 oltre ai piloti GT ufficiali del Cavallino Rampante tra cui i protagonisti della classe GTE-Pro del FIA World Endurance Championship, Alessandro Pier Guidi, James Calado, Sam Bird e Davide Rigon. L’evento prevede inoltre diverse attività organizzate nel paddock, tra cui quelle dedicate ai fan più piccoli. Gli spettatori potranno ammirare tutta la gamma, comprese le nuovissime 812 Superfast e Portofino, presentata solo poche settimane fa al Salone di Francoforte. Per celebrare adeguatamente i 70 del Marchio ci sarà inoltre una tenda con 70 vetture da competizione della Ferrari, da quelle nate per le competizioni GT a quelle per di Formula 1. Ecco classe per classe la situazione mentre per il programma vi rimando al link http://races.ferrari.com/it/finalimondiali2017/programma/
TROFEO PIRELLI. In pista fin dal venerdì ci saranno i protagonisti delle tre serie continentali del Ferrari Challenge, Europe, North America e Asia-Pacific (APAC) che hanno quasi tutti i titoli ancora da assegnare. Se in Europa il Trofeo Pirelli è andato a Daniele Di Amato, cui è bastato un quarto posto nella seconda gara di Imola, nella serie North America è ancora tutto da decidere: in lizza ci sono Wei Lu, Cooper MacNeil e Martin Fuentes che sono racchiusi in appena nove punti. Anche nella serie APAC la lotta è a tre, ma Philippe Prette basteranno due buoni piazzamenti per centrare un nuovo campionato.
TROFEO PIRELLI AM. Apertissimo il campo nelle tre edizioni del Trofeo Pirelli Am. In Europa sarà lotta a tre tra Jens Liebhauser, il rookie Chris Froggatt e l’esperto Martin Nelson. Anche il Challenge APAC offre un quadro simile, con Ken Seto che guida ma deve guardarsi da Tiger Wu e da Yanbin Xing. È invece un testa a testa tra Marc Muzzo e Chris Cagnazzi per il premio nella classe North America.
COPPA SHELL. Grandi duelli anche in Coppa Shell, dove in Europa la classe è stata
dominata da due vecchie conoscenze della European Le Mans Series, Johnny Laursen e Henry Hassid. Il francese ha già conquistato la Coppa Gentlemen per gli over-55 ma, forte di sei vittorie in questa stagione, sui saliscendi del Mugello c’è da credere che il pilota del team Charles Pozzi proverà a fare il colpaccio. Lotta a due anche in Asia con il dominatore della prima parte di stagione, Makoto Fujiwara, che deve difendersi dalla rincorsa di Eric Zang. Testa a testa anche in North America con Karl Williams che guida su Barry Zekelman.
TROFEO PIRELLI 458. Nella classe riservata alle 458 Challenge EVO, che termineranno alle Finali Mondiali del Mugello il proprio servizio nel monomarca più famoso del mondo, troviamo l’unico altro titolo già assegnato, quello dell’australiano Martin Berry, dominatore del campionato APAC. Per il resto i giochi sono apertissimi: appena 16 punti separano Holger Harmsen e Galip Atar, con il turco che può quasi toccare con mano la possibilità di diventare il primo campione del Ferrari Challenge proveniente dalla nazione che si trova a metà tra Europa e Asia. Situazione ancora più aperta nella serie North America, con Joe Rubbo che ha due punti di vantaggio su Naveen Rao, cinque su James Walker e 17 su Francesco Piovanetti.
LADIES. Al Mugello anche per le ragazze ci sarà grande attenzione. Impegnate nelle Finali Mondiali ce ne saranno ben sei: Lisa Clark e Debra Palermo saranno impegnate nella classe North America mentre nella serie APAC a dominare la scena è Kanthicha Chimsiri. In Europa il duello più scoppiettante con Fabienne Wohlwend, storica vincitrice dell’ultima gara a Imola, opposta a Manuela Gostner e a Tina Kok. Venerdì e sabato sono in programma gli ultimi due round del campionato, domenica invece spazio unicamente alle tre Finali Mondiali che definiranno, in gara unica, tutti contro tutti, i campioni iridati delle diverse classi.
(26/10/2017) – 20 YEARS AGO, JEREZ 1997: CRASH SCHUMACHER – VILLENEUVE . Vi dice niente questa data? Venti anni fa? E’ il giorno del crash Schumacher – Jacques Villeneuve, quando i piloti della Ferrari e della Williams arrivarono a giocarsi il titolo mondiale 1997 all’ultima gara, il Gran Premio d’Europa a Jerez. Staccati di un solo punto in classifica: 78 a 77 per il ferrarista. Entrambi in prima fila con lo stesso tempo! Al culmine di un week end ad alta tensione, il fattaccio: al 47° giro il tentato sorpasso del figlio di Gilles alla curva Dry Sac con una mega-staccata, la reazione sconsiderata di Schumi che rifila una ruotata all’impertinente avversario col risultato di finire impantanato nella sabbia. Lui ritirato, il canadese, seppur con qualche danno, libero di involarsi verso un terzo posto sufficiente per farlo entrare nella storia (e passi l’accusa di combine con i piloti Mc Laren Hakkinen e Coulthard che si classificarono primo e secondo). Il Cavallino, invece, dovette molto amaramente rinviare ancora una volta i propositi di interrompere il digiuno che durava dal 1979.
L’ERRORE DI SCHUMACHER – A distanza di tanto tempo, la narrazione della fenomenale carriera di Kaiser Schumi ancora si inceppa su questo sgradevole episodio che molti aggiungono al contatto che mise fuori gara Damon Hill ad Adelaide nel 1994 e addirittura a certe pratiche similari attuate ai tempi della F3 (Macao). Torniamo a quel tempo. Inizialmente, Schumacher respinse ogni addebito circa la volontarietà dell’atto. “Lo rifarei”, “Mi è venuto addosso: senza di me sarebbe finito fuori”, disse. I commissari di percorso relazionarono su un normale incidente di gara. Apriti cielo: nelle ore successive le immagini (soprattutto la camera-car) sollevarono uno tsunami di riprovazione da parte dell’opinione pubblica, dei media (anche tedeschi!) e di qualche collega. La Ferrari (leggi Montezemolo) corse ai ripari organizzando in fretta e furia una conferenza stampa a Maranello che fu l’inizio di una lunga operazione di recupero dell’immagine del suo pilota di punta, troppo arroccato sulle sue posizioni francamente insostenibili e in deficit di rapporti con la stampa italiana (continuava a parlare solo inglese).
La FIA, allora presieduta da Max Mosley, analizzati i fatti, fu invece dura: pilota colpevole e cancellati tutti i punti conquistati da Schumacher (validi invece per la classifica costruttori) anche se venne respinta la soluzione squalifica per il 1998 riconoscendo come “istintivo e non premeditato” il gesto. Schumacher ammise “l’errore” e inoltre fu “invitato” a partecipare una campagna pubblicitaria istituzionale per la sicurezza sulle strade. Anni dopo, lo stesso Schumacher confessò: “Tornassi indietro non mi comporterei allo steso modo. Non sempre sono capace di analizzare le situazioni a caldo”. I grandi successi degli anni 2000 contribuirono poi a sfumare gli effetti dell’increscioso episodio che resterà nella storia della F1 e che ancora fa discutere i tifosi e gli appassionati.
(25/10/2017) – LAST VICTORY OF RICCARDO PATRESE: JAPANESE GRAND PRIX 1992. L’ultima vittoria di Riccardo Patrese in F1 arrivò alla penultima gara del campionato 1992, il Gran Premio del Giappone: era il 25 ottobre. Il pilota padovano salì raggiante sul gradino più alto del podio, circondato da Berger secondo (Mc Laren) e Brundle terzo (Benetton) a coronamento di una stagione che alla fine lo vide ottimo secondo in classifica, mseppur con il rammarico di aver dovuto “capitolare” al compagno di squadra Mansell nonostante entrambi disponessero della imbattibile Williams FW14B, la monoposto dalle sospensioni attive e mille altre diavolerie elettroniche che annichilirono la concorrenza, Senna compreso. Ma Patrese, alla Williams già da quattro anni e in procinto di accasarsi alla Benetton, sapeva bene di dover svolgere il ruolo di “supporto” nei confronti del coccolato beniamino di casa Mansell, in cerca di rivincita dopo le amarezze Ferrari, e fu leale.
LA GARA – Fin dalle qualifiche le Williams dettarono come sempre legge, assicurandosi la prima fila il venerdì poichè sabato la pioggia rese inutile la seconda sessione. Dietro le due Mc Laren e l’astro emergente Schumacher (nel 1993 compagno di squadra proprio di Patrese). Alla Ferrari, Larini sostituiva Capelli appiedato da un intransigente Montezemolo. Tutto abbastanza facile anche in gara: Mansell s’invola seguito dall’italiano e ben presto sia Senna che Schumacher si ritirarano per guai tecnici. Solo dopo il pit-stop colpo di scena: Mansell si fa superare da Patrese per poi ritirarsi afflitto da problemi al motore. Infine la “passeggiata” liberatoria di Riccardo fino alla bandiera a scacchi, davanti a Berger staccato di 13 secondi. Fu la sesta vittoria del padovano che pensava di potersi togliere altre soddisfazioni alla Benetton. Ma lì trovò quel diavolo di Michael Schumacher e al termine dell’annata ’93 decise di ritirarsi.
(24/10/2017) – La carovana della F1 approda in Mexico con Lewis Hamilton più che pronto a giocare il match-ball contro la coriacea ma affaticata Ferrari di Vettel. Dopo la prestazione di Austin, con tutta probabilità l’inglese, al quale basta un quinto posto, potrà festeggiare con sombrero e tequila il suo quarto titolo mondiale (!) che lo parifica all’inviso tedesco del Cavallino nello score complessivo. In attesa di riaccendere i motori sul circuito di Città del Messico ancora ferita dal recente terremoto c’è veramente da perdere la testa dietro alle “mattane” della Formula 1 che spesso si perde tra prospettive future o decisioni e/o reazioni poco comprensibili.
E VERSTAPPEN QUESTA VOLTA S’INCAXXA – Tiene banco, ovviamente, la sanzione che ha sottratto il terzo posto al solito, arrembante Verstappen. Giusto? Sbagliato? Certo, il regolamento parla chiaro e Max è in fallo ma, arringano i difensori, le corse sono così e altri “correi” non sono stati puniti. Al solito: qual è la linea di tolleranza? E’ forse finita l’impunità della quale, credevano in molti, l’olandese godeva ai fini dello spettacolo (leggi audience)? Mah. Io dico solo che non era il caso di far salire il ragazzo fin quasi sul podio per poi tirarlo giù. Una situazione oggettivamente umiliante, in diretta mondiale, da evitare. Poi, che i regolamenti vengano spiegati bene nei breafing, ogni volta. Come a degli scolaretti? Sì, altrimenti Verstappen o altri in futuro si sentiranno liberi di definire “idiota” uno dei Commissari preposti .
NERVI TESI ALLA FERRARI – Maurizio Arrivabene ribadisce: “Lotteremo fino all’ultimo GP, fino all’ultima curva”. Bene. Ma ormai non ci sono più dubbi: gli step evolutivi sulla Mercedes hanno funzionato alla grande, sulla Ferrari hanno creato problemi facendo sfumare le velleità iridate.
Anche il proverbiale “passo gara migliore” a Austin è andato a farsi benedire. Vettel, onestamente, lo ha riconosciuto: “Loro ne avevano di più”, punto e basta (con un Hamilton in forma strepitosa, tra l’altro). L’ambiente Ferrari, quando si perde – nonostante un’annata comunque molto positiva – non è mai tranquillo e infatti il Presidente Marchionne sta esternando spesso a modo suo. “Sono state fatte cavolate”, la frase più antipatica (per quanto sostanzialmente veritiera) riferita alla squadra e al pilota di punta. Un avviso anche ai vertici Liberty Media per quanto riguarda i prossimi regolamenti sui motori: “Ci sarà da litigare”. Insomma, nervi tesi che potrebbero anche peggiorare se negli ultimi tre gran premi i piloti o la squadra dovessero sbagliare qualcosa non confermandosi superiori almeno alla Red Bull che invece è in forte crescita.
KVYAT, MESTO RITORNO IN PANCHINA – Sul circuito “Hermanos Rodriguez” sulla Toro Rosso torna Gasly e viene confermato Hartley. Dopo un “turno”, tra l’altro gratificato da un punto mondiale, torna in panchina il povero Kvyat.
A proposito di umiliazioni, cos’altro è questa? Che Marko si decida: il russo è fuori (dalle sue grazie)? Le decisioni sulla composizione della Toro Rosso, tradizionale serbatoio della ambitissima Red Bull, si stanno rivelando sempre più difficili. Il programma Young è un po’ in affanno ed è bastata una telefonata – quando si dice l’iniziativa privata – di Hartley per assicurare al neo-zelandese un volante e, chissà, un contratto per il 2018. In Texas non ci poteva aspettare un granchè da un esordiente su vetture tanto complesse ma la nuova chance in Messico dovrà essere probante per lui. Alla fine dell’anno prossimo, probabilmente, qualcuno da Faenza prenderà il posto di Ricciardo (nuovo ferrarista?) e farà compagnia al neo-confermato e idolatrato Verstappen. Possono essere Gasly o Hartley?
(20/10/2017) – FERRARI: LAST DRIVERS WORLD CHAMPIONSHIP IN 2007. Quante possibilità hanno ancora la Ferrari e Sebastian Vettel di vincere il campionato 2017? La Scuderia è partita per Austin con l’obiettivo di crederci ancora e di sfruttare tutto il potenziale della SF70H. Giusto così. D’altronde, anche 10 anni fa – era il 21 ottobre 2007 – l’ultimo titolo mondiale portato a Maranello da Kimi Raikkonen (sempre lui) fu conquistato all’ultima gara grazie a tanta concentrazione, perfezione strategica…e un po’ di fortuna per la lotta intestina tra i due avversari di allora – entrambi Mc Laren – Hamilton (sempre lui) e Alonso. Dieci anni cominciano ad essere troppi per la Ferrari che poi non è riuscita a ripetersi pur con un super-Alonso (quanto bizzoso, però) alle sue dipendenze e quindi con un Vettel all’apice della forma. Inutile stare a ricordare le occasioni perse o sprecate che dir si voglia. L’atteggiamento migliore è quello dichiarato da Hamilton: niente calcoli, ma pensare solo alla gara della domenica e, ovviamente, vincerla. Stessa filosofia adottata con successo l’anno scorso da Nico Rosberg.
L’ULTIMO TITOLO FERRARI IN BRASILE NEL 2007 – Eh, dolci ricordi quelli di dieci anni fa. Raikkonen giunse in Brasile, ultima gara stagionale, con sette punti di svantaggio rispetto al leader della classifica Hamilton. Davanti a lui anche Alonso. In qualifica, la pole fu ottenuta dall’altro ferrarista e pilota di casa Felipe Massa, poi Hamilton, Raikkonen e Alonso. La lotta era ristretta a loro, come oggi è una partita Mercedes-Ferrari. Dicevo dei due galletti Mc Laren: ebbene, proprio un esagerata staccata di Hamilton, partito male, ai danni di Alonso tolse di mezzo un primo contendente. Infatti l’inglese arrivò lungo perdendo posizioni (in seguito ebbe problemi al cambio) e da qui il gioco di squadra Ferrari ebbe la meglio anche su Alonso. Pit-stop perfetti e infine, sia pur col magone, Massa consegnò la testa della corsa e il mondiale al compagno di squadra. Raikkonen campione con un solo punto di vantaggio sul duo Mc Laren! Morale: vinca il migliore ma la Ferrari, se non vuole capitolare subito, sia modello Interlagos 2007!
(19/10/2017) – YOKOYAMA FATAL CRASH. Era il 19 ottobre del 1997: la morte, trenta anni fa, del pilota giapponese Takashi Yokoyama, allora 25 anni, impegnato nella nona prova del campionato nazionale di F3 al Fuji, resta nella memoria per quel tragico quanto spettacolare incidente. Incredibile e incresciosa la dinamica del crash: a causa dei detriti lasciati sull’asfalto a seguito del contatto tra altre vetture, i commissari esposero le bandiere gialle ma sul lungo rettilineo di arrivo Yokoyama, che evidentemente non si era accorto della segnalazione, arrivò a piena velocità. L’impatto con chi lo precedeva fu talmente violento che la sua monoposto prese letteralmente il volo finendo sfortunatamente per schiantarsi contro un tabellone pubblicitario che, a cinque e passa metri di altezza, sormontava la pista. Inutile ogni soccorso.
https://www.youtube.com/watch?v=d_RyHcPsblY
(19/10/2017) – FROM ALONSO TO GOMMENDY TO THE CONQUEST OF INDIANAPOLIS. La F1, con qualche fatica, sta recuperando terreno sul piano della attrattività ma è Indianapolis a non perdere mai colpi, continuando a far sognare o a rappresentare un’ossessione per generazioni di piloti. Quest’anno sullo storico catino ci ha fortissimamente provato Alonso con enorme risonanza mediatica nonostante il ritiro mentre l’indomito vincitore Takuma Sato è assurto a nuova gloria (anche finanziaria). Prima del giapponese, sono risalite le azioni di Alexander Rossi e del redivivo Montoya. A vincere la Serie 2017 è stato invece Josef Newgarden, diventato protagonista e, per un po’, anche candidato al sedile Toro Rosso ex Sainz ad Austin. Insomma, Indianapolis “tira” e infatti per l’anno prossimo – ci sarà il nuovo accattivante aerokit 2018 – si registrano nuove ambiziose adesioni (e vedremo se Alonsito tenterà ancora).
GOMMENDY E CALMELS SPORT ALLA CONQUISTA DI INDIANAPOLIS – La ciliegina sulla torta è il recente annuncio dell’operazione Indianapolis che chiamerei “vive la France” e che vedrà protagonisti il pilota Tristan Gommendy, 38 anni, indimenticabile vincitore del Gp di Macao nel 2002 (attualmente nel WEC), e Didier Calmels, storico co-fondatore del Team Larrousse-Calmels di F1 in pista nelle annate 1987-1988.
L’imprenditore, poi, uscì di scena per una drammatica vicenda personale di uxoricidio ma non ha mai perso la passione, tanto è vero che divenne patron del Team Signatech attivo nell’Endurance. Ora il sogno è quello di far sventolare la bandiera transalpina nel tempio del motorismo internazionale vincendo la 500 Miglia di Indianapolis, il prossimo 298 maggio. Ci proveranno in partnership con una Dallara-Honda del Team Schmidt Peterson numero 77 e la vettura avrà i colori della bandiera francese. Il battage promozionale e mediatico è già pronto (Vivendi): “Andiamo a Indianapolis con l’ambizione di vincere nei prossimi tre anni”. Bonne chance.
WICKENS E NASR VERSO L’AMERICA – L’ultimo annuncio è quello di Robert Wickens, campione 2011 della Formula Renault 3.5 e attualmente in DTM con la Mercedes. Il canadese sbarcherà in America per unirsi alla Schmidt Peterson Motorsports. Ha dovuto decidere il da farsi, dato che dal 2019 la casa della Stella dirà ciao al DTM per concentrarsi anche sulla Formula E: in F1, ha dichiarato, erano interessati più che altro ai suoi soldi, allora… Sembra molto vicino alla Serie a stelle e strisce anche un’altra “vecchia” conoscenza: Felipe Nasr, il brasiliano ex Sauber F1 (2015-2016) che dopo aver vagliato le categorie Imsa e Formula E (un pensierino lì ce lo fanno tutti ormai) pare proprio abbia deciso di partecipare alla IndySeries (era a Watkins Glen per saggiare l’ambiente). Se ha mantenuto i suoi munifici sponsors, non sarà difficile per lui trovare un volante.