(31/7/2017) – Anche se col fiatone, la Ferrari ha tenuto fede ai pronostici e all’Hungarian GP ha ripreso il timone del campionato 2017: doppietta in qualifica, doppietta in gara con Vettel alla sua vittoria numero 46, la settima in rosso. Le Mercedes, più a loro agio con le soft, hanno comunque dimostrato di rimanere forti e insidiose, ma quanta differenza con il dominio incontrastato degli anni scorsi! Va dato atto che, con la SF 70H, a Maranello hanno sfornato finalmente una monoposto all’altezza del blasone a dire il vero negli ultimi anni un po’ decaduto. Ed è da lodare la reattività degli uomini della Scuderia, capaci di individuare e attuare migliorìe in qualsiasi momento, come d’altronde si richiede ad un team di così tanta esperienza e mezzi a disposizione. Se a Silverstone si piangeva, a Budapest si festeggia a conferma di un mondiale assai combattuto ma siamo solo al giro di boa e già Spa e Monza si prefigurano favorevoli alle Frecce d’Argento, con Singapore invece di nuovo nelle corde della Ferrari (e Red Bull). E’ comunque un campionato che si gioca gara per gara.
RAIKKONEN SI GUADAGNA LA RICONFERMA -Peccato che, ancora una volta, alla festa rossa non ha partecipato Kimi Raikkonen, come a Montecarlo. Lo avete visto sul podio: non aveva nessuna voglia di spruzzare champagne verso il compagno e ha dichiarato che avrebbe voluto vincere. Ieri poteva farlo: quando è stato chiaro che Vettel non era al 100% per il problema allo sterzo lui ha provato a far capire al muretto che, se non passava, si rischiava la clamorosa “remontada” Mercedes. Si è invece andati avanti così e la superiorità della Ferrari ha evitato la beffa ma non la composta delusione del finlandese che ha signorilmente detto: “Il risultato di squadra è la cosa più importante”. Può consolarsi: a fine gara il Presidente Marchionne, pressato dalla stampa sul rinnovo del contratto, dopo aver ricordato che lui è l’ultimo campione del mondo ferrarista, ha detto: “Andiamo bene con loro due, mi dispiacerebbe cambiare”.
TRE PUNTI CHE POSSONO FARE LA DIFFERENZA – Alla Mercedes hanno fatto “scalpore” per la decisione di restituire la posizione a Bottas, alla fine terzo, precedentemente invitato a farsi da parte per consentire l’assalto di Hamilton alle Ferrari. Assalto, però, non riuscito. Dal muretto, l’ordine finale è partito addirittura all’ultimo giro mentre Verstappen ringhiava negli scarichi del finlandese. Hamilton ha dovuto rallentare molto ed è stato grande il rischio che l’olandese beffasse addirittura tutti e due. Toto Wolff ha esagerato? E se alla fine, quei tre punti in meno dovessero rivelarsi decisivi? “Questo è lo spirito di questa squadra” ha detto Toto ma chissà se a Stoccarda la pensano ugualmente…
VERSTAPPEN CI RICASCA – In ultimo, c’è da parlare della partenza di Verstappen. Questa volta l’imbelle olandese si è beccato dieci secondi di penalità per aver decretato la fine della gara del compagno di squadra Ricciardo dopo aver tirato (troppo) la frenata col risultato di tamponare l’incolpevole australiano. Max è forte ma, davvero, qualcuno dovrebbe dirgli che la partenza non è tutto e che l’auto-controllo aiuta a vincere di più. Ricciardo stesso ne è un esempio. Sì, d’accordo è ancora giovane ma l’ambiente della F1 è terribile e si fa presto a passare da enfant prodige a “Pierino la peste”. Per fare un paragone con il calcio, un po’ quello che è avvenuto con il talentuoso Antonio Cassano le cui gesta, a un certo punto, sono state bollate solo come “cassanate”. Max, comunque, si è scusato con Ricciardo e questa è una buona cosa conoscendo il suo carattere. A Spa lo aspettano orde di tifosi orange, non sprechi ancora l’occasione.