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ALONSO, SATO, ASCARI NELLA STORIA DI INDIANAPOLIS

(29/5/2017) – Onore a Fernando Alonso che a Indianapolis ha comunque dimostrato di essere un grande. Il ritiro al 179° giro – 21 dal termine – per il cedimento del motore Honda non cancella quanto di eccezionale il pilota spagnolo ha messo in mostra da subito sul difficile catino dell’Indiana che, come si è visto, non perdona gli errori. In qualifica è stato veloce, ha condotto la gara per alcuni giri e, secondo molti addetti ai lavori, poteva anche vincere. Certamente sarebbe stato tra i protagonisti del rush finale. Dunque Fernando ha fatto tutto quello che doveva fare nella miglior maniera possibile e ora c’è solo da chiedersi se avrà voglia e modo di riprovarci. “Sono venuto qui fondamentalmente per mettermi alla prova e sfidare me stesso. So di poter essere il più veloce su una F1 ma non so se posso esserlo in Indy Car”. Lo potrai scoprire solo correndoci ancora, Fernando…



SATO NELLA STORIA – Intanto complimenti a Takuma Sato, vincitore dell’edizione 2017, che quest’anno ha compiuto 40 anni. Sul traguardo ha regolato Helio Castroneves e così si è ripreso, primo giapponese a vincere la leggendaria gara, quello che perse clamorosamente all’ultimo giro nel 2012. Bravo Takuma!
https://motor-chicche.blogspot.it/2017/01/birthday-takuma-sato-40-anni-japanese-spirit.html

IL FLOP DI ALBERTO ASCARI NEL 1952 – Anche Alberto Ascari, giusto 65 anni fa, tentò di sbancare Indianapolis con la Ferrari 375. Era il 1952 e il pilota milanese, alla vigilia dei grandi successi mondiali in F1, era affascinato dalla sfida. L’avventura americana, invece, non solleticava più di tanto il Drake che acconsentì senza troppo entusiasmo solo per soddisfare l’ambizione del suo pupillo e dietro l’insistenza “dell’ambasciatore” Ferrari in Usa, Luigi Chinetti, e del capo della Champion Italia, Aldo Daccò. Una sola monoposto con pochi ricambi e senza una preparazione specifica attraversò l’Oceano ma il risultato fu assai negativo. Ascari si qualificò in settima fila e la gara, comunque valida per il campionato di F1, terminò presto per la rottura del mozzo della posteriore destra che lo spedì fuori pista. Il tentativo non fu più ripetuto e quella diventò l’unica apparizione di una Ferrari alla 500 Miglia di Indianapolis.

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