(27/3/2017) – AUSTRALIAN GP, SOMETHING NEW. Aria nuova in F1? A parte la probante vittoria della Ferrari di Vettel nel Gp d’Australia, sembra di sì. Certo, è consigliabile attendere quanto meno l’immediata controprova o conferma del prossimo GP di Cina, ma la gara di Melbourne ha fornito quattro spunti che lasciano ben disposto chi si attendeva un campionato non “ammazzato” dalla egemonia Mercedes e che avvalorano la rivoluzione tecnica delle monoposto 2017.
GO FERRARI – Fin dai test di Barcellona la Rossa SF 70H si è dimostrata veloce, affidabile, consistente. In Australia ha confermato queste qualità, unitamente al ritrovato e più che mai sorridente Vettel, ed ha vinto anche in virtù di una migliore strategia box. Appunto, ci si chiede: quanto è valsa la sosta ritardata rispetto alla Mercedes di Hamilton? Questo trionfo somiglia molto alla domenica vincente del GP di Malesia 2015, allorquando strategia e ottimale gestione degli pneumatici sorpresero gli uomini Mercedes e condussero Vettel alla prima delle tre vittorie col Cavallino. Una cosa è certa, comunque: le frecce d’argento questa volta non sono scappate e appena Raikkonen troverà un bilanciamento a lui congeniale l’impressione è che, almeno, la battaglia italo-tedesca sarà affollata e ravvicinata. Vettel, infine: come ormai noto quando si ritrova tra le mani una monoposto al livello delle migliori dimostra tutta la sua forze ed esperienza. Soprattutto quando passa in testa, poi, concentrazione e fluidità d’azione sono impressionanti. Alla Alberto Ascari, direbbe il Drake!
STOP MERCEDES – Facce scure e poca voglia di parlare alla Mercedes. Sapevano che la Ferrari aveva fatto passi in avanti da gigante ma probabilmente non pensavano di pagare subito dazio, anche in virtù della supremazia dimostrata sia in qualifica che nei primi giri di gara. “Alla Ferrari hanno capito meglio come utilizzare i nuovi pneumatici Pirelli”, è stata la diagnosi. Può essere, ma probabilmente a Brackley è nata qualche preoccupazione in più. La nuova Mercedes è stata notevolmente avvicinata dalla Ferrari quanto a potenza motore e forse la maggiore aderenza garantita dagli pneumatici contribuisce a supplire alle carenze telaistiche – sempre che non siano state risolte da Binotto & C. – della Rossa che, tra l’altro, pare gestire molto bene il degrado delle Pirelli large. Allora? Alla Mercedes dovranno alzare l’asticella e hanno già dimostrato di saperlo fare rapidamente ma sorgono interrogativi. Terranno a bada il nervosismo? Verrà messa a repentaglio l’affidabilità? Quanto e fino a quando peserà la mancanza di un pilota come Rosberg, ovviamente più esperto di “cose” Mercedes rispetto a Bottas e quindi più capace di fornire un contributo tecnico doppio insieme ad Hamilton?
REBUS RED BULL – La Red Bull l’anno scorso è stata la maggior contendente del dominio Mercedes ed era logico aspettarsi quanto meno una conferma di questo ruolo, anche perché i feed back post Barcellona dei piloti erano stati positivi. Invece i torelli di Helmut Marko hanno deluso le aspettative. Ricciardo, in particolare, è uscito dal GP di casa con le ossa rotte: botta in qualifica e ritiro in gara, dopo la partenza dai box già con due giri di distacco. Verstappen, primo non Mercedes e Ferrari un qualifica, si è ugualmente classificato a fine gara, dopo aver tentato l’assalto finale a Raikkonen. La stoffa c’è sempre, eccome, ma così questa Red Bull non va. Per la verità, anche l’avvìo 2016 non fu strepitoso ma Horner e Marko quest’anno intendono lottare per il titolo ed evidentemente, allo stato, non ci sono le condizioni mentre la Ferrari il salto in avanti lo ha fatto. Gli sguardi, allora, sono rivolti al solito Adrian Newey affinché apporti fin dal prossimo GP le necessarie migliorìe (anche se buona parte del lavoro deve farlo la Renault ). A Milton Keynes c’è comunque da essere abbastanza ottimisti perché Adrian è un mago e la coppia di piloti a disposizione è la migliore della F1.
IL GRUPPONE – Alla Force India devono rimboccarsi le maniche. Il quarto posto 2016 tra i Costruttori pare in pericolo. Il responso del GP australiano, infatti, ci dice che il team indiano di rosa dipinto staziona ora in un gruppone dove si lotta ad armi pari. Ne fanno parte: la Williams che, se con il giovane e inesperto Stroll deve avere pazienza, può invece avvalersi di un Massa che è sempre una garanzia. La Toro Rosso , la cui nuova monoposto di James Key non è solo esteticamente bella ma anche molto buona. Sia Carlito Sainz, in cerca delle ultime credenziali per l’approdo l’anno prossimo in un top team, sia il rigenerato Kvyat appaiono inoltre molto in palla. Anche la Renault , sebbene non è questo lo status a cui ambisce, ha fatto progressi anche grazie ad Hulkenberg che ha fornito, come ci si aspettava, una personale iniezione di velocità (in più il Team francese ora si avvale anche dell’apporto di Alain Prost). La Haas ha dimostrato in qualifica (almeno con Grosjean, Magnussen deludente) di poter ambire, in determinate circostanze, anche ad un podio. Ma, risolti i soliti problemi ai freni, ecco cedere il motore: l’affidabilità è il suo tallone d’Achille. Dispiace non annoverare in questo “gruppone” la Mc Laren , nonostante l’impegno assoluto di Alonso: o arrivano più benedetti cavalli Honda o sarà debacle di uomini e stroria.
GIOVINAZZI SUPER – Davvero eccezionale il debutto di Antonio Giovinazzi, a parte la felicità di rivedere un italiano in F1 sei anni dopo l’ultima apparizione di un italiano. Chiamato improvvisamente (con un sms!) a sostituire sulla Sauber il dolorante Werlhein, su una pista mai vista prima, Bon Jovi ha prima sfiorato la Q 2 – peccato quell’errore all’ultima curva – e in gara si è classificato a due passi dalla zona punti, dodicesimo. Veloce e con pochi errori, attento ma senza trascurare le prestazioni, ha convinto tutti della bontà del suo talento e bene ha fatto la Ferrari a metterlo sotto contratto. Werlhein rientrerà in Cina – anche se si comincia prendere in considerazione l’eventualità di una conferma dell’italiano – e Antonio tornerà a ricoprire il ruolo di terza guida di Maranello, con impegno primario al simulatore. Un peccato, ma lo spot promozionale australiano è di quelli che serviranno in futuro. Impossibile pensare il contrario.