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Mese: Gennaio 2017
(16/1/2017)– Nell’estate 2015 sembrava proprio che Valtteri Bottas, nuovo pilota della Mercedes, dovesse passare alla Ferrari al posto del connazionale Raikkonen, in evidente fase calante. A sorpresa, il finlandese del Cavallino venne invece riconfermato e l’operazione saltò con grande dispiacere di Bottas. La pressione mediatica sul pilota della Williams fu tale da fargli dichiarare: “E’ stato il momento più inquietante della mia carriera”, con conseguenze seppur non volute anche sulla concentrazione per i week end di gara. Acqua passata: questa volta la sorpresa è lui e il colpo è grandioso.
Grazie all’addio di Nico Rosberg, Toto Wolff ha pensato al pilota della “sua” nidiata per affiancare Hamilton. Una scelta senza dubbio azzeccata: Valtteri ha esperienza, talento, velocità e non sembra proprio un pianta-grane. Ha 27 anni e probabilmente, a 4 anni dal debutto in F1, è all’apice della maturità. A livello personale ha inoltre trovato ulteriore stabilità con il matrimonio, lo scorso settembre, che lo ha legato alla nuotatrice olimpica Emilia Pikkarainen la cui relazione è datata 2010. E ora? Bottas ha già frequentato il podio ma con quella macchina le prospettive sono molto più rosee e anche la prima vittoria è molto probabile. Sempre che a Brackley non sbaglino clamorosamente progetto!
(16/1/2017)– E oggi si festeggiano i 65 anni di Piercarlo Ghinzani, il Ghinza da Riviera d’Adda, in provincia di Bergamo. Serio (fin troppo), veloce e ottimo collaudatore: ha fatto parte della pattuglia italiana in F1 dove ha debuttato nel 1981 con la Osella. La buona volontà del costruttore torinese, per il quale corse anche dall’83 al 1985 (quinto a Dallas nell’84!) e nel 1989, non bastò a supportare il talento del pilota lombardo che però non trovò fortuna nemmeno nelle sue estemporanee e tribolate esperienze alla Toleman, alla Zakspeed e alla Ligier inizialmente motorizzata Alfa Romeo.
NON SOLO F1 – Dalla sua, Ghinzani aveva una solida preparazione meccanica frutto degli anni trascorsi nella officina riparazioni del padre a Calusco d’Adda. A otto anni era già lì a parlare di candele e pistoni e a guidare le prime auto. Ma non gli mancavano nemmeno titoli importanti conquistati in pista e una professionalità impeccabile, tanto da curare la preparazione fisica anche tramite lo sci di fondo e l’assistenza del dottor Quarenghi dell’Inter. Aveva cominciato nel 1971 con una Formula Ford acquistata dall’amico Pesenti-Rossi per poi passare due anni (1972 e 1973) in F3. Gavetta pura e risultati gli valsero infine l’appoggio dello sponsor Allegroni e le “cure” dei fratelli Pedrazzani della Novamotor. Nel 1976 fu secondo nel campionato europeo (secondo un quello tricolore) che poi vinse alla grande nel 1977, battendo un certo Nelson Piquet che anni dopo, già campione del mondo di F1, dirà: “Ghinzani era più bravo di me”.
Nonostante le difficoltà finanziarie, nel 1978 riuscì a sbarcare in F2 (March Bmw) senza grossi acuti mentre nel 1979 si laureò campione italiano di F3 con i motori Alfa Romeo al debutto nella serie propedeutica. Cesare Fiorio lo volle sulla Lancia Beta Montecarlo nello squadrone tricolore nel Mondiale Endurance.
Una carriera segnata dalla ricerca spasmodica degli sponsor ma, disse lui una volta con orgoglio, “Io ho scelto la strada più lunga: ho cercato prima di fare accorgere quanto valevo come pilota, piuttosto millantare qualità che non avevo ancora dimostrato”. Quanti piloti hanno scelto la seconda strada, sostituita poi dal mero versamento di regolari e congrui bonifici nelle casse dei Team. Appeso il casco al chiodo, Ghinzani si è preso buone soddisfazioni con il proprio Team attivo dalla F3 al campionato A1Grand Prix.
(13/1/2017)– FIRST INDIAN DRIVER IN F1 IS 40 YEARS OLD. Kumar Ram Narain Karthikeyan, che domani 14 gennaio compie 40 anni, verrà ricordato se non altro perché è stato il primo pilota indiano – è nato a Chennai – a sbarcare in F1. A fornirgli l’occasione nel 2005 è stato quel furbacchione di Eddie Jordan, molto sensibile più che al curriculum del figlio di Karthikeyan senior, ex campione indiano rally, al fatto che fosse sostenuto (leggi dollari) dal colosso industriale Tata. In quella stagione, udite udite, Narain si classificò quarto al Gran Premio Usa a Indianapolis…ma a ricordare bene fu quella famosa gara nella quale i gommati Michelin si ritirarono tutti per problemi di tenuta degli pneumatici.
Non bisogna essere tuttavia troppo sprezzanti: Karthikeyan è stato campione di F. Asia nel 1996, ha fatto gavetta in F3 e World Series by Renault e ha pure vinto per i colori del suo Paese due gare in A1 Grand Prix. Ma la F1 è un’altra cosa: dopo aver ricoperto il ruolo di collaudatore alla Williams è stato ingaggiato dalla HRT – scuderia non certo al top, va detto – dove però nel 2011 è stato ben presto avvicendato dal talentuoso Ricciardo e nel 2012 si fece notare solo in occasione di uno spettacolare e per fortuna incruento incidente ad Abu Dhabi con la Mercedes di Rosberg. E’ riapparso nel 2013 in AutoGP (5 vittorie, 4 pole) senza però laurearsi campione per approdare quindi in Super Formula, categoria nella quale l’anno scorso (per il Sunoco Team LeMans) si è classificato 11° grazie ai punti conquistati a Suzuka, gara di apertura del campionato giapponese. Buona fortuna e buon compleanno, Narain…
(11/1/2017) – In attesa di vedere assegnati ai piloti gli ultimi volanti liberi in Sauber e Manor, si è svegliato, tardivo e sorprendente, il mercato tecnici e manager dei Team F1. E forse la Ferrari perde delle opportunità a non approfittarne. Non è ancora ben chiaro perché Paddy Lowe abbia pensato di lasciare l’ambitissima Mercedes per la Williams ma il gran colpo d’inverno è proprio questo che prenderà corpo in occasione del prossimo scambio con Bottas, destinato a sostituire Rosberg. Non solo, pare, l’inglese assumerà a Grove una posizione di comando a 360° ma potrà accorciare se non annullare i tempi di gardening apportando così immediatamente agli uomini di Frank e Claire Williams una dote di conoscenze preziosissime. Al suo posto, alla corte di Wolff, Lauda e Aldo Costa, si affaccia l’ipotesi dell’ex Cavallino James Allison che però, come hanno capito tardi a Maranello, è tecnico specializzato ma non “globale” per una monoposto di F1. Uno come lui, comunque, fa molto comodo a una struttura oliata come quella in attività a Brackley. Dalla Francia arriva poi l’ultimo botto: dopo appena un anno Frederic Vasseur dice adieu per insanabili contrasti circa la conduzione e la visione del Team francese che, a questo punto, rischia di passare un altro anno a dir poco difficile.
IDEA WILLIS PER LA FERRARI – Di fronte a tutto questo, la Ferrari prosegue sulla strada indicata dal Presidente Marchionne: avanti con la squadra, e Mattia Binotto alla testa di una struttura orizzontale. Per alcuni addetti ai lavori, un sistema che in F1 non funziona. Lasciate svanire le ipotesi Bob Bell e lo stesso Lowe, nell’impossibilità di arrivare al sogno proibito Adrian Newey, si è deciso di affidarsi all’estro e alla competenza dei quadri interni, “e se ho sbagliato criticate me, non cercate altri capri espiatori”, ha già precisato Marchionne. Speriamo bene. Nel tourbillon sopra descritto, magari, potevano fare un tentativo: Geoff Willis. Il tecnico inglese ha certamente un ruolo alla Mercedes – è Direttore della Tecnologia – ma è un po’ in ombra e un incarico di prestigio alla Ferrari potrebbe motivarlo molto. Ex Leyton House, Williams, Bar, Honda – dove incappò in una brutta storia di vetture artificiosamente sottopeso – e Red Bull ha lavorato a lungo con il mago Newey. Tra l’altro è sposato con Francesca d’Aragona, parla un ottimo italiano e nel 2004 diceva, al contrario di altri tecnici inglesi, “Mia moglie è italiana e un giorno vorremmo andare a vivere in Italia“. Lo pensa ancora?
(9/1/2017) – Che giornata e che sorpresa per la Wolf e Jody Scheckter al Gran Premio di Argentina del 9 gennaio 1977, 40 anni fa: vittoria al debutto per la monoposto WR01 iscritta dal magnate austro-canadese Walter Wolf e rilancio alla grande per il pilota sudafricano che aveva puntato tutto su questa che altro non poteva essere definita che una scommessa, dando addio alla Tyrrell 6 ruote. Quella torrida domenica sul circuito di Buenos Aires è stata scritta una delle pagine più eccitanti della F1 e da lì partì la corsa di Jody verso la Ferrari. Ma andiamo con ordine.
LA GARA – Davvero nessuno, dopo le qualifiche poteva prevedere l’epilogo della gara iniziale del campionato: l’unica Wolf fece segnare il 10° tempo, quinta fila, anche se rappresentava un enorme progresso rispetto alla Wolf-Williams – nient’altro che una Hesket rivista – in pista nel corso del 1976. Ma il lungimirante e appassionato Walter Wolf si era messo in condizioni migliori puntando sull’ingegno di Harvey Postlethwaite che disegnò la nuova vettura, molto particolare a livello di aerodinamica ed efficace, tra l’altro caratterizzata da una livrea nero-oro accattivante.
Certo, un pizzico di “fortuna” ha aiutato a compiere l’impresa visti i ritiri in serie di chi partì davanti a lui. Oltre le defaillances di Lauda, Mass e Depailler, alla testa della gara si avvicendarono di Watson (Brabham-Alfa), poi il neo campione del mondo Hunt su Mc Laren e infine Carlos Pace sull’altra Brabham-Alfa ma i primi due dovettero ritirarsi, nell’ordine, per rottura di un semiasse e della sospensione anteriore sinistra (uscita di pista) mentre il brasiliano, già in crisi con le gomme, cedette clamorosamente a livello fisico per il gran caldo a sei giri dalla bandiera a scacchi, consentendo a Scheckter di avviarsi verso l’inaspettato trionfo. La Wolf, comunque, dimostrò di non essere un fuoco di paglia e infatti quell’anno vinse in totale 3 gare, contendendo fino ad un certo punto il titolo poi conquistato da Lauda.
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HULKENBERG PRONTO PER IL 2017
(5/1/2017) – Nico Hülkenberg è il primo pilota ad apparire, con un tweet sul social gestito dalla Renault Sport, nelle nuove vesti 2017. Il tedesco ha lasciato la Force India, che lo ha salutato con molta umanità sottolineando il suo “carattere amichevole”, per dare una svolta alla sua carriera, correndo per una Casa ufficiale alla vigilia dei 30 anni. E in Renault si aspettano molto da lui, ormai ricco di esperienza (e di una vittoria alla 24 Ore di Le Mans) e giudicato da un po’ tutti gli addetti ai lavori come un potenziale campione del mondo. Ci credeva Stefano Domenicali, che lo aveva opzionato per la Ferrari prima che la scelta ricadesse su Raikkonen, e probabilmente sarebbe stata la scelta di Toto Wolff alle prese con la grana del ritiro a sorpresa dell’altro tedesco Rosberg.
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The Hulk, kartista |
Ma non è tempo di recriminazioni. Come gli altri, The Hulk attende con impazienza di provare la monoposto francese figlia dei nuovi regolamenti. si è dichiarato un pò frustrato ma ha già anticipato di essere consapevole del fatto che lo attenda ancora una stagione difficile – “Non mi aspetto di finire sempre tra i primi sei o di entrare in Q3” – ma è il giusto approccio soprattutto prima di aver valutato l’efficienza e la consistenza dei nuovi pneumatici Pirelli più larghi. Buon lavoro dunque a Nico che è in gara praticamente da bambino: eccolo qui a destra in una foto che lo ritrae appena adolescente ai tempi del kart!
(4/1/2016) – Sono passati 50 anni dalla morte di Donald Malcolm Campbell, pilota e re della velocità. Il 4 gennaio del 1967 a Coniston Water questo intrepido cavaliere del rischio stava tentando di battere sul suo avveniristico Bluebird a reazione il record di velocità sull’acqua che gli apparteneva ma mentre sfrecciava a oltre 480 Km/h il mezzo inspiegabilmente si librò in aria per almeno 15 metri sfracellandosi poi sulla superficie del lago senza lasciare scampo al conducente. Aveva 46 anni. Campbell era un vero eroe dell’epoca a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, molto celebre per le sue coraggiose imprese. Ben otto furono i record di velocità conquistati da lui, figlio di un altro impavido sfidante della resistenza dell’aria e cioè il padre Malcom Campbell, e l’apice lo raggiunse nel 1964 quando superò ogni limite sia su terra che su acqua. Per quanto riguarda le quattro ruote, il primo record lo battè sul Lago Evre in Australia dove raggiunse la impressionante velocità di 648.73 Km/h al volante dell Bluebird-Proteus CN7. “Donald stava andando verso l’ignoto e lui era ben consapevole dei rischi”, disse all’epoca Norman Buckley, osservatore capo per il tentativo e detentore di cinque record di velocità di acqua.
(2/1/2017) –Il primo buon compleanno del 2017 va a Beppe Gabbiani, da Podenzana, in provincia di Piacenza, che oggi compie 60 anni. Pilota d’assalto della seconda metà degli anni ’70, si guadagnò l’appellativo di “cavallo pazzo” per la sua condotta garibaldina ad una gara di F3 nazionale trasmessa in diretta Rai. Ma era il suo modo di intendere le corse e la vita e “Cavallo pazzo – Una vita oltre il limite” è infatti il titolo dl libro autobiografico che ha scritto.
CARRIERA – Di famiglia facoltosa, aveva fin da piccolo provato l’ebbrezza di stringere il volante di fiammanti Ferrari o Maserati del padre. Quasi naturale passare ai kart, risultando subito veloce e vincente: in saccoccia, tra il 1971 e il 1975, 2 titoli italiani e uno europeo a squadre. Quindi il passaggio alle monoposto, Formula Italia e successivamente F.3 anche continentale, dove vinse all’esordio in Francia. L’ascesa sembrava inarrestabile: arrivò in F2 per il team Trivellato Racing, che disponeva del motore Ferrari, e John Surtees affidò a lui la vettura lasciata vacante da Brambilla rimasto ferito nell’incidente di Monza ‘78. Ma l’esperienza non fu felice: troppi errori, troppa tensione e Beppe non riuscì a qualificarsi nei due gran premi a disposizione.
Aver assaggiato la F 1 non poteva bastargli e, dopo una nuova parentesi in F2 ufficiale March (scintille col privilegiato Surer), l’iscrizione al Gp dimostrativo di Imola nel 1979 (scintille con il proprietario Don Nichols), la partecipazione al Mondiale Marche con la Lancia , insieme a Alboreto e Ghinzani, e a tre gare del campionato BMW ProCar, l’occasione di nuovo in F2 con la Maurer dello sfortunato Hoettinger, nel 1981 giunse la nuova opportunità: la Osella dall’anno prima sbarcata in F1. Ma non era destino: fu una storia, anche polemica, di mancate qualifiche e ritiri. Gabbiani si vide ancora in pista: F2 con quattro belle vittorie, 24 Ore di Le Mans, F.3000, FIA GT, CITE, Lotus Cup Italia, ma non arrivò nessun titolo e la passione si spense. Auguri, “Cavallo pazzo”: resti un mito degli anni ruggenti.