(30/1/2017) – Cento anni fa, il 30 gennaio 1917, nasceva a Le Havre Paul Frère. E’ quasi doveroso celebrare questo anniversario perché si tratta di un uomo leggendario, di origine belga, che ha dedicato praticamente tutta la vita ai motori, esaltandosi e facendosi apprezzare sia come giornalista sportivo che come pilota. Raffinato e competente, talentuoso e concreto, lascia in eredità una miriade di preziosi articoli e libri ma anche un curriculum-pista di tutto rispetto. Dopo un iniziale approccio motociclistico, già nel 1952 debuttò in Formula 1 al Gran premio del Belgio, al volante di una HWM del team Ecurie Belge, classificandosi subito a punti, quinto, ma riuscì a vincere il Grand Prix des Frontieres, gara non valida per il campionato. Erano gli anni d’oro della Mille Miglia e Frère, ovviamente direi, vi partecipò nel 1953 primeggiando nella categoria Turismo oltre 2000 cc su una Chrysler Saratoga insieme a Andre Milhoux. Poi ancora F1 e soprattutto, dopo una breve parentesi Gordini, due anni (1955 e 1956) con la Ferrari , culminati in un bellissimo secondo posto nel ’56 sulla “sua” pista di Spa dietro l’altro ferrarista Peter Collins.
PRIMO A LE MANS NEL 1960 – Il Drake lo stimava molto e cedette alla corte spietata del belga che ambiva ad entrare nell’albo d’oro della 24 Ore di Le Mans. Già secondo nel 1955 – l’edizione del tragico incidente – e nel 1958, sempre su Aston Martin, nel 1960 colse il successo assoluto che agognava a bordo della Ferrari 250 Testarossa in equipaggio con il connazionale Olivier Gendebien (accoppiata tra l’altro già risultata vincente alla 12 Ore di Reims del 1957 e del 1958).
Così Enzo Ferrari ricorda nel libro “Piloti che gente…”: “Sapevo ch’egli teneva tanto a disputare, e possibilmente vincere, la 24 Ore di Le Mans. Lo invitai, allora, a fare coppia con Gendebien su una mia macchina, col patto che se avesse vinto avrebbe smesso di correre, esaudendo così la preghiera della moglie e delle sue tre figliole. Vinse, infatti, e mantenne la promessa. Mi chiese poi il volante della Ferrari che aveva impugnato in quell’ultima corsa gloriosa, per appenderlo al muro dietro la sua scrivania”. Questo era Paul Frère, un amore davvero sconfinato per le auto. Nel 2006, pensate, all’età di 89 anni, era ancora in attività nei pressi del Nurburgring per testare – attività per la quale era particolarmente versato e stimato – una Honda, ma un brutto incidente gli costò una serie di fratture dalle quali non si riprese mai completamente. Morì il 23 febbraio 2008, a 91 anni.