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DISCOVERING NICO

(6/12/2016) – A distanza di qualche giorno, resta lo stupore per la scelta di Nico Rosberg che forse ha svelato il suo vero volto. Che notizia, ilritiro a 31 anni dalla Formula 1, fresco vincitore del primo titolo mondiale, pilota titolare della monoposto più ambita, la Mercedes! Nel 2017 avrebbe certo avuto molti oneri da sopportare (la sete di rivincita di Hamilton, lo sviluppo della nuova Freccia d’argento) ma anche molti onori, compresi nuovi introiti derivanti da sicuri contratti pubblicitari. Invece ha detto subito basta. Suoni da monito a chi ritiene tutto sommato semplice guidare queste F1. Nico, in particolare quest’anno, ha veramente dato tutto, concentrandosi oltre ogni limite gara per gara, con una applicazione sì fruttuosa ma logorante al massimo. Dopo il felice epilogo di Abu Dhabi ha controllato i suoi manometri, evidentemente in fascia rossa, è la decisione è stata conseguente. L’ho detto, è stata la riflessione di un ragazzo normale che possiamo scoprire attraverso alcune sue dichiarazioni.
STOP CON LA F1: “Quando ho vinto il GP del Giappone a Suzuka, avevo il titolo nelle mie mani. La pressione era aumentata e ho cominciato a pensare di ritirarmi dal motorsport da campione del mondo. Domenica mattina ad Abu Dhabi sapevo che quella corsa sarebbe potuta essere l’ultima della mia carriera. E prima della gara ho sentito improvvisamente che tutto era chiaro e giusto. Volevo gustarmi dall’interno ogni secondo del fatto che quella sarebbe stata la mia ultima gara, e quando i semafori si sono spenti è diventata la corsa più intensa della mia carriera. Lunedì mattina mi sono deciso in modo definitivo a fare questo passo”.

ROSBERG A SCUOLA: “Ho studiato a Nizza dove mi sono iscritto al Liceo Scientifico perché mi piaceva tutto ciò che aveva a che fare con la matematica e la logica. Ho sempre avuto passione per lo studio e a scuola sono sempre andato bene perché mi impegnavo. Non volevo essere mediocre e poi, per carattere, tendo sempre a essere competitivo esigendo molto da me stesso. Ma è stato determinante il ruolo dei miei compagni classe e il clima che si era creato: sapevamo che per accedere a una buona università l’unica via era quella di avere buoni voti e per questo ci incoraggiavamo e stimolavamo a vicenda per migliorarci. Mi sono quindi iscritto alla facoltà di Ingegneria aeronautica dell’Imperial College di Londra perché negli anni ’80, quando correva mio padre, lì si erano laureati tanti tecnici di F1. Gli impegni con le corse hanno preso il sopravvento e ho dovuto lasciar perdere”.


ROSBERG E L’ITALIA: “Sono nato in Germania ma cresciuto a Monte Carlo. Con il mestiere che faceva mio padre era normale abituarsi a essere un po’ girovago. Ma l’Italia è un Paese che amo moltissimo. Quasi tutti i miei amici sono italiani, soprattutto di Milano. Ci troviamo spesso. Ho imparato bene l’italiano grazie alle partite di calcio che facciamo insieme: mi dava fastidio che parlassero tra di loro senza che io capissi. Degli italiani mi piace il carattere: sono aperti, brillanti, sempre pronti allo scherzo. Per non parlare del cibo italiano che adoro: se posso, mangio in ristoranti italiani in tutto il mondo!”

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