
(15/11/2016) – Oggi sicuramente Luca Cordero di Montezemolo tornerà indietro nel tempo, a quel 15 novembre 1991, 25 anni fa, giorno in cui il CdA della Ferrari gli conferì pieni poteri nominandolo Presidente e Amministratore Delegato Ferrari. Glielo aveva anticipato l’AD di Fiat del tempo, Cesare Romiti, ovviamente con il placet dell’Avvocato Agnelli: “Penso che dovresti andare a fare il numero 1 alla Ferrari”, gli disse a metà tra consiglio e ordine.
All’Azienda di Maranello, a tre anni dalla scomparsa del mitico fondatore, occorreva una scossa per rivitalizzarla sia dal punto di vista industriale sia, soprattutto, sportivo. Montezemolo ne divenne il defibrillatore. Certo, nei suoi 24 anni al timone di comando si possono annoverare trionfi e momenti di crisi, determinazione e ambiguità, luci ed ombre. Con lui i grandi successi dell’era Schumacher 2000 – 2004, la vittoria numero 100 da ferrarista (Gp Barhein 2008) e la numero 150 del Cavallino (2002), fino al record di 2,3 mld di fatturato (bilancio 2013) e alla elezione della Ferrari quale brand più influente al mondo (2014). Un crescendo che, tra l’altro, l’ha visto diventare anche Presidente FIAT (2004-2010) e Maserati (dal 1997) nonchè laureato honoris causa in Ingegneria all’Università di Modena. Nello stesso tempo, con lui non pochi 8 anni per tornare a vincere nel 2000 (ma nel 1997 il titolo era cosa fatta senza il fattaccio Schumi-Villeneuve), nessuna seria chance offerta a piloti italiani, l’ok incondizionato alla nuova F1 ibrida alla quale la Ferrari non era pronta (Fiorio dixit, e si vede ancora). A fine 2014 il brusco stop imposto da Marchionne e John Elkann.
· LA FERRARI NEL 1991
· I PILOTI DI MONTEZEMOLO
· MONTEZEMOLO E I PILOTI ITALIANI
· SCELTE VINCENTI, SCELTE SBAGLIATE
· LE CRISI DELL’ERA MONTEZEMOLO
· I GRANDI CAMBIAMENTI
LA FERRARI NEL 1991 – Occorre ricordare qual era la situazione del tempo alla Ferrari, che rischiava seriamente di diventare una nobile decaduta. Tanto per capire, gli ultimi accadimenti prima della soluzione Montezemolo furono: l’allontanamento del DS Cesare Fiorio, il licenziamento di Prost, le dimissioni del Presidente Fusaro che dopo tre anni – successe a Vittorio Ghidella – tornava a ricoprire incarichi in seno alla Fiat. Il titolo mondiale piloti mancava dal 1979, ben 12 anni. Fino ad allora, a “reggere” la gestione c’erano anche: Piero Ferrari (Vice presidente), Claudio Lombardi (Responsabile Gestione Sportiva), Marco Piccinini (rapporti con le Autorità), Pier Guido Castelli (Direttore Tecnico), Paolo Massai (motori), Steve Nichols (telai), Jean Claude Migeot (aerodinamica), Franco Ciampolini (elettronica). Le cose non andavano meglio dal punto di vista industriale e commerciale: gli ultimi modelli arrancavano e nel 1993, quindi in era Montezemolo, scattò per la prima volta la cassa integrazione.

I PILOTI DI MONTEZEMOLO – Quando arrivò nel 1991 la coppia era già fatta: Alesi e Capelli. Il 1992 fu un disastro collettivo ma pagò proprio l’italiano che venne privato del volante già dalle due ultime gare del mondiale. “Aveva assunto un atteggiamento negativo”, spiegò Montezemolo. Mah. Montezemolo ha puntato decisamente sui numeri 1: aveva intavolato una seria trattativa con Senna poi deceduto, dopo tre incontri a Montecarlo, nel 1996 ha portato a Maranello Michael Schumacher, ha ingaggiato Kimi Raikkonen (tutte e due le volte) e Fernando Alonso. Ha perso la scommessa solo con lo spagnolo, quasi campione già nel 2010 senza lo svarione tattico del muretto box ad Abu Dhabi.
MONTEZEMOLO E I PILOTI ITALIANI – Come detto, ha presto giubilato senza tanti complimenti il povero Ivan Capelli. I piloti italiani hanno avuto un ruolo da comprimari assoluti: a fine 1995 test a Fiorano per Badoer, Fisichella, Morbidelli e Martini: Morale della favola, fu ingaggiato Irvine. Larini ha sostituito………….
l’infortunato Alesi nel 1994, Fisichella l’infortunato Massa nel 2009 (svanita l’occasione di riportare Schumi in pista) ma non ci furono promozioni. Una reale chance, periodo 2008 / 2010, fu offerta a Valentino Rossi che però preferì continuare con le moto. Discorso a parte per il fedele collaudatore Luca Badoer. La grande occasione di ben figurare poteva averla nel 1999, quando Schumacher si ruppe la gamba a Silverstone, ma per affiancare Irvine Montezemolo scelse Mika Salo. “Non me la sento di affidargli la grande responsabilità di sostituire Michael”, si giustificò. Purtroppo per Luca fu invece un disastro quando avvicendò Massa nel 2009, con quelle monoposto così complicate da capire in fretta.
SCELTE VINCENTI, SCELTE SBAGLIATE – Detto dei piloti, la migliore scelta di Montezemolo è stata certamente quella di Jean Todt (consigliato da Ecclestone) che “prese servizio” alla testa della sconquassata Gestione Sportiva da giugno 1993. Poi gli altri “pezzi” pregiati: da Ross Brawn a Rory Byrne, da Gilles Simon a Martinelli. Il dream team dell’era Schumacher. Per disegnare la macchina del 1993 dovette invece, obtorto collo, ricorrere ai servigi di John Barnard (Postlethwaite declinò l’offerta) che come anni prima pretese di lavorare dall’Inghilterra (a Shalford) e che, come anni prima, si distinse per la lentezza dei suoi progetti e per la non velata ostilità al way of work (e anche life) italiano. Anni persi (1992 – 1995) se non per la crescita di alcuni futuri tecnici di successo delle Rosse. A conti fatti, sbagliatissima la decisione di fare a meno del progettista Aldo Costa, oggi deus ex machina Mercedes, e del capro espiatorio Stefano Domenicali che ha fatto posto a quel Marco Mattiacci a sua volta ben presto totalmente sparito dal mondo Ferrari…

LE CRISI DELL’ERA MONTEZEMOLO – Il Presidente ha dovuto affrontare una serie di situazioni di crisi molto delicate, dal punto di vista dell’immagine e umano. I gravi incidenti di Schumacher a Silverstone nel 1999 e di Massa a Budapest nel 2009. La folle azione di Schumacher nei confronti di Jacques Villeneuve nella gara decisiva di Jerez 1997 (per la quale il Presidente fece scattare un’operazione di recupero simpatia a tutela dell’immagine compromessa del tedesco. La crisi del deflettore irregolare in Malesia nel 1999. L’inopinato ordine box a Barrichello per cedere la posizione a Schumi in Austria nel 2002. La clamorosa spy-story Ferrari – Mc Laren del 2007 per la quale si dimostrò sostanzialmente magnanimo nei confronti degli sleali avversari britannici. Le bizze dell’ultimo, nervosissimo Alonso.
I GRANDI CAMBIAMENTI – Nell’era Montezemolo la Ferrari ha attraversato una grande mutazione tecnica e umana, quest’ultima testimoniata anche dall’avvìo della cosiddetta Formula Uomo che ha reso la mitica factory di Maranello davvero a misura d’uomo e sempre più ambita dai futuri workers. Ma per motivi di competitività, la Ferrari di Montezemolo è per esempio passata dallo storico motore 12 cilindri al 10 cilindri fino al Turbo e all’ibrido attuali, dagli pneumatici Good Year alle Bridgestone fino alle Pirelli, dal carburante Agip alla Shell. Si è inoltre avvalsa finalmente di un avveniristica galleria del vento (disegnata da Renzo Piano), inizialmente diretta da John Iley e attiva 24 ore su 24 secondo tre turni da 8 ore (!) non disdegnando successivamente anche quella Toyota di Colonia pur di colmare uno dei gap storici del Cavallino. Infine, da ricordare che con lui il “pianeta” Ferrari è stato esportato con la realizzazione dei Ferrari World di Abu Dhabi e, dal prossimo aprile, Barcellona.