Categorie
Senza categoria

LUCI E OMBRE DELL’ERA FERRARI-MONTEZEMOLO (1991 – 2014)

(15/11/2016) – Oggi sicuramente Luca Cordero di Montezemolo tornerà indietro nel tempo, a quel 15 novembre 1991, 25 anni fa, giorno in cui il CdA della Ferrari gli conferì pieni poteri nominandolo Presidente e Amministratore Delegato Ferrari. Glielo aveva anticipato l’AD di Fiat del tempo, Cesare Romiti, ovviamente con il placet dell’Avvocato Agnelli: “Penso che dovresti andare a fare il numero 1 alla Ferrari”, gli disse a metà tra consiglio e ordine.
All’Azienda di Maranello, a tre anni dalla scomparsa del mitico fondatore, occorreva una scossa per rivitalizzarla sia dal punto di vista industriale sia, soprattutto, sportivo. Montezemolo ne divenne il defibrillatore. Certo, nei suoi 24 anni al timone di comando si possono annoverare trionfi e momenti di crisi, determinazione e ambiguità, luci ed ombre. Con lui i grandi successi dell’era Schumacher 2000 – 2004, la vittoria numero 100 da ferrarista (Gp Barhein 2008) e la numero 150 del Cavallino (2002), fino al record di 2,3 mld di fatturato (bilancio 2013) e alla elezione della Ferrari quale brand più influente al mondo (2014). Un crescendo che, tra l’altro, l’ha visto diventare anche Presidente FIAT (2004-2010) e Maserati (dal 1997) nonchè laureato honoris causa in Ingegneria all’Università di Modena. Nello stesso tempo, con lui non pochi 8 anni per tornare a vincere nel 2000 (ma nel 1997 il titolo era cosa fatta senza il fattaccio Schumi-Villeneuve), nessuna seria chance offerta a piloti italiani, l’ok incondizionato alla nuova F1 ibrida alla quale la Ferrari non era pronta  (Fiorio dixit, e si vede ancora). A fine 2014 il brusco stop imposto da Marchionne e John Elkann.
·         LA FERRARI NEL 1991
·         I PILOTI DI MONTEZEMOLO
·         MONTEZEMOLO E I PILOTI ITALIANI
·         SCELTE VINCENTI, SCELTE SBAGLIATE
·         LE CRISI DELL’ERA MONTEZEMOLO
·         I GRANDI CAMBIAMENTI
LA FERRARI NEL 1991 – Occorre ricordare qual era la situazione del tempo alla Ferrari, che rischiava seriamente di diventare una nobile decaduta. Tanto per capire, gli ultimi accadimenti prima della soluzione Montezemolo furono: l’allontanamento del DS Cesare Fiorio, il licenziamento di Prost, le dimissioni del Presidente Fusaro che dopo tre anni – successe a Vittorio Ghidella  – tornava a ricoprire incarichi in seno alla Fiat. Il titolo mondiale piloti mancava dal 1979, ben 12 anni. Fino ad allora, a “reggere” la gestione c’erano anche: Piero Ferrari (Vice presidente), Claudio Lombardi (Responsabile Gestione Sportiva), Marco Piccinini (rapporti con le Autorità), Pier Guido Castelli (Direttore Tecnico), Paolo Massai (motori), Steve Nichols (telai), Jean Claude Migeot (aerodinamica), Franco Ciampolini (elettronica). Le cose non andavano meglio dal punto di vista industriale e commerciale: gli ultimi modelli arrancavano e nel 1993, quindi in era Montezemolo, scattò per la prima volta la cassa integrazione.

I PILOTI DI MONTEZEMOLO – Quando arrivò nel 1991 la coppia era già fatta: Alesi e Capelli. Il 1992 fu un disastro collettivo ma pagò proprio l’italiano che venne privato del volante già dalle due ultime gare del  mondiale. “Aveva assunto un atteggiamento negativo”, spiegò Montezemolo. Mah. Montezemolo ha puntato decisamente sui numeri 1: aveva intavolato una seria trattativa con Senna poi deceduto, dopo tre incontri a Montecarlo, nel 1996 ha portato a Maranello Michael Schumacher, ha ingaggiato Kimi Raikkonen (tutte e due le volte) e Fernando Alonso. Ha perso la scommessa solo con lo spagnolo, quasi campione già nel 2010 senza lo svarione tattico del muretto box ad Abu Dhabi.

MONTEZEMOLO E I PILOTI ITALIANI –  Come detto, ha presto giubilato senza tanti complimenti il povero Ivan Capelli. I piloti italiani hanno avuto un ruolo da comprimari assoluti: a fine 1995 test a Fiorano per Badoer, Fisichella, Morbidelli e Martini: Morale della favola, fu ingaggiato Irvine. Larini ha sostituito………….

l’infortunato Alesi nel 1994, Fisichella l’infortunato Massa nel 2009 (svanita l’occasione di riportare Schumi in pista) ma non ci furono promozioni. Una reale chance, periodo 2008 / 2010, fu offerta a Valentino Rossi che però preferì continuare con le moto. Discorso a parte per il fedele collaudatore Luca Badoer. La grande occasione di ben figurare poteva averla nel 1999, quando Schumacher si ruppe la gamba a Silverstone, ma per affiancare Irvine Montezemolo scelse Mika Salo. “Non me la sento di affidargli la grande responsabilità di sostituire Michael”, si giustificò. Purtroppo per Luca fu invece un disastro quando avvicendò Massa nel 2009, con quelle monoposto così complicate da capire in fretta.

SCELTE VINCENTI, SCELTE SBAGLIATE – Detto dei piloti, la migliore scelta di Montezemolo è stata certamente quella di Jean Todt (consigliato da Ecclestone) che “prese servizio” alla testa della sconquassata Gestione Sportiva da giugno 1993. Poi gli altri “pezzi” pregiati: da Ross Brawn a Rory Byrne, da Gilles Simon a Martinelli. Il dream team dell’era Schumacher. Per disegnare la macchina del 1993 dovette invece, obtorto collo, ricorrere ai servigi di John Barnard (Postlethwaite declinò l’offerta) che come anni prima pretese di lavorare dall’Inghilterra (a Shalford) e che, come anni prima, si distinse per la lentezza dei suoi progetti e per la non velata ostilità al way of work (e anche life) italiano. Anni persi (1992 – 1995) se non per la crescita di alcuni futuri tecnici di successo delle Rosse. A conti fatti, sbagliatissima la decisione di fare a meno del progettista Aldo Costa, oggi deus ex machina Mercedes, e del capro espiatorio Stefano Domenicali che ha fatto posto a quel Marco Mattiacci a sua volta ben presto totalmente sparito dal mondo Ferrari…


LE CRISI DELL’ERA MONTEZEMOLO – Il Presidente ha dovuto affrontare una serie di situazioni di crisi molto delicate, dal punto di vista dell’immagine e umano.  I gravi incidenti di Schumacher a Silverstone nel 1999 e di Massa a Budapest nel 2009. La folle azione di Schumacher nei confronti di Jacques Villeneuve nella gara decisiva di Jerez 1997 (per la quale il Presidente fece scattare un’operazione di recupero simpatia a tutela dell’immagine compromessa del tedesco. La crisi del deflettore irregolare in Malesia nel 1999.  L’inopinato ordine box a Barrichello per cedere la posizione a Schumi in Austria nel 2002. La clamorosa spy-story Ferrari – Mc Laren del 2007 per la quale si dimostrò sostanzialmente magnanimo nei confronti degli sleali avversari britannici. Le bizze dell’ultimo, nervosissimo Alonso.

I GRANDI CAMBIAMENTI – Nell’era Montezemolo la Ferrari ha attraversato una grande mutazione tecnica e umana, quest’ultima testimoniata anche dall’avvìo della cosiddetta Formula Uomo che ha reso la mitica factory di Maranello davvero a misura d’uomo e sempre più ambita dai futuri workers. Ma per motivi di competitività, la Ferrari di Montezemolo è per esempio passata dallo storico motore 12 cilindri al 10 cilindri fino al Turbo e all’ibrido attuali, dagli pneumatici Good Year alle Bridgestone fino alle Pirelli, dal carburante Agip alla Shell. Si è inoltre avvalsa finalmente di un avveniristica galleria del vento (disegnata da Renzo Piano), inizialmente diretta da John Iley e attiva 24 ore su 24 secondo tre turni da 8 ore (!) non disdegnando successivamente anche quella Toyota di Colonia pur di colmare uno dei gap storici del Cavallino. Infine, da ricordare che con lui il “pianeta” Ferrari è stato esportato con la realizzazione dei Ferrari World di Abu Dhabi e, dal prossimo aprile, Barcellona.
Categorie
Senza categoria

OBRIGADO MASSA, BEDANKT MAX

(14/11/2016) – Due grazie per il Gran Premio del Brasile 2016: a Felipe Massa e Max Verstappen. Ieri la natura umana e quella propriamente detta (la pioggia continua) hanno fatto il miracolo: hanno rivitalizzato il cosiddetto Circus, da tempo ormai narcotizzato da regolamenti astrusi, domini incontrastati e comunicati e/o dichiarazioni stucchevolmente standard.

CIAO MASSA – Quasi epicamente, Felipe Massa è uscito indenne dall’acquaplaning che ha mandato a muro la sua Williams e si è concesso una lunga passerella d’addio al suo amato pubblico. Lo ha fatto non nascondendo i suoi sentimenti, alla vigilia del suo ultimo gran premio in F1 ad Abu Dahbi. Per tornare al suo box ha percorso la pit lane a piedi, sotto una incessante pioggerella,  con la bandiera brasiliana tra le mani e, soprattutto, versando sincere e commoventi lacrime. Tra il tripudio dei tifosi che affollavano le tribune centrali e lo spontaneo, bellissimo “onore delle armi” da parte degli uomini box delle altre scuderie. Per lui, applausi, abbracci, baci, pacche sulle spalle. In particolare dagli amici della Ferrari, fino all’abbraccio più forte con moglie e figlio. Una scena nata per caso ma davvero diversa da quelle compite e robotiche alle quali siamo abituati ad assistere in F1. Felipe, 35 anni, 250 GP, vice campione mondiale 2008, ci mancherà anche per questo.

SUPER MAX – Lo aveva detto che gli piaceva guidare sull’acqua. E infatti Verstappen ha corso a Interlagos come sempre: spavaldo e all’attacco. Con l’unica differenza delle traiettorie alla Senna (vedi Donington 1993) per tenere le quattro ruote scolpite sempre sull’acqua. Quanti sorpassi, un pauroso testa-coda controllato, uno spettacolo: forse ha ragione Ecclestone quando dice che bisognerebbe correre sempre su pista bagnata, a costo di inondarla d’acqua con le autobotti! E Max ha fatto bene a non dare ascolto all’”amichevole” consiglio di Toto Wolff che aveva telefonato a papà Jos pregandolo di riferirgli di non interferire nella lotta mondiale tra Hamilton e Rosberg. Ma che significa? Per tutta risposta l’olandesino ha immediatamente passato l’accorto Rosberg e molto probabilmente avrebbe insidiato per la vittoria Lewis. Buon per lui che il box Red Bull non si è avveduto che ieri bastava lasciar libero di correre il pupillo di Marko e gli ha imposto le intermedie facendogli solo perdere tempo.
Categorie
Senza categoria

CHI E’ QUESTO PILOTA?

(11/11/2016) WHO’S THIS DRIVER? Provate a indovinare chi è questo giovin pilota, oggi affermato campione, che all’epoca dello scatto – 1995 – aveva solo 19 anni. Qualche indicazione: è quindi del 1976, italiano, mai (purtroppo) in F1 anche se l’ha assaggiata, quattro titoli internazionali (L’ULTIMO RECENTISSIMO) e due nazionali conquistati. Segni particolari: troppo simpatico e super-appassionato! Allora, chi è? VEDI SOTTO / SEE BELOW


(11/11/2016)Ebbene sì, è Thomas Biagi! Un po’ come Schumacher: con la conquista dell’International GT Open anche il nostro ha conquistato il settimo titolo – il quarto internazionale – di una carriera sempre di vertice, lunga e appassionata. A Barcellona, con il secondo posto in Gara 1, il pilota bolognese fresco 40 enne si è laureato ancora campione con un round di anticipo rendendo vincente il mix con il compagno di volante Fabrizio Crestani (28 anni, by programma Junior Lamborghini) , la Lamborghini Huracan e la Orange 1 Team Lazarus: in totale  sette podi e una vittoria (a Le Castellet) su un totale di 13 gare disputate. Generoso e straripante, Thomas inquadra perfettamente la situazione: “Statisticamente sono l’unico pilota che sicuramente negli ultimi 30 anni ha vinto categorie di livello internazionale con i marchi Ferrari, Maserati e Lamborghini. Un successo importante, ottenuto a 40 anni e con una squadra con la quale chiudo un debito che avevo col passato, quando la Lazarus si chiamava GP Racing. Col team principal Tancredi Pagiaro nel 2001 sfiorammo il titolo della Euro 3000 Series venendo battuti per pochissimo da Felipe Massa. Quando ho rincontrato Tancredi, ci siamo detti che dovevamo cancellare quella sconfitta e provare a tornare a vincere assieme. Entrambi arrivavamo da due stagioni non facili, ma non mi sono mai arreso credendo sempre in me stesso. E quando c’è la passione, la motivazione, si può essere vincenti come tanti altri piloti italiani già quarantenni hanno dimostrato, e mi riferisco a Tarquini, Pirro e recentemente Zanardi”. Leggete che trafila: tricolore karting nel 1991, Mondiale FIA GT1 nel 2003 e 2007, Superstars Internazionale e Superstars Italia nel 2010, Gran Turismo Italia nel 2012 e infine International GT Open. E una promessa: non finisce qui!!
Categorie
Senza categoria

IL CONCORSO CHE METTE IN PALIO IL CASCO DI HAKKINEN

(9/11/2016)HOW TO WIN HAKKINEN’S HELMET. Nokyan Tyres lancia un simpatico concorsocon in palio il casco originale di Mika Häkkinen, il pilota finlandese due volte campione di F1 che è official brand ambassador dell’azienda e protagonista di un nuovo spot televisivo, on air principalmente nei Paesi Scandinavi e su internet.

IL CONCORSO – Per aggiudicarsi il bel premio occorre andare sul profilo Instagram @nokiantyreseurope, https://www.instagram.com/nokiantyreseurope, dove sarà possibile consultare anche il regolamento dettagliato: i partecipanti dovranno infatti fotografare il tratto di strada che ritengono più difficile e condividere la foto su Instagram con l’hashtag #likeMika. Il casco sarà assegnato a chi ne ha più bisogno per guidare sulle strade europee, dato che l’azienda sta cercando proprio quella più difficoltosa. Il concorso è aperto a candidati con indirizzo email della Repubblica Ceca e di Polonia, Germania, Italia, Francia, Bulgaria, Romania, Austria e Svizzera. 
Tra due settimane, a partire dal 6 novembre, l’azienda sceglierà il vincitore del casco autografato. 
Categorie
Senza categoria

AUTO PIU’ AFFIDABILI: GLI AMERICANI PREMIANO LE GIAPPONESI

(9/11/2017)CAR RELIABILITY: AMERICANS REWARD JAPANESE CARS. Quali sono le auto più affidabili dal 2000 ad oggi? Negli Stati Uniti è stato pubblicato l’Annual Auto Reliability Survey, compilato dall’organizzazione no profit “Consumer Reports”, che  elenca il grado di affidabilità delle vetture in commercio negli Usa, fornendo così un utile strumento per l’acquisto di un’auto. Il bollettino, come riportato su www.autoUncle.it,  prende in esame più di 30 case automobilistiche – mezzo milione di auto prodotte fra il 2000 e il 2015 – e le testimonianze dei proprietari offrendo quindi una valutazione secondo una scala di punteggio da 0 a 100. I giudizi degli abbonati alla rivista riguardavano 17 possibili fonti di problemi più o meno seri. La media delle valutazioni ottenute da ciascun veicolo dello stesso marchio, in modo da eliminare  eventuali discrepanze fra modelli appartenenti a fasce diverse, ha definito il punteggio. Il giudizio finale, su base percentuale, è stato suddiviso  in fasce di merito: più affidabili (da 100 a 81 punti), affidabili (da 80 a 41 punti) e meno affidabili (da 40 a 0 punti).


LA CLASSIFICA: in testa le Lexus (con il punteggio di 86/100), seguite dalle Toyota con 78/100; sul podio anche l’americana Buick, seguita dalla Audi, prima europea con i suoi (71/100). Nella Top 8″ anche un altro marchio asiatico, la Kia (69/100), seguita a ruota dalle rivali Mazda (68/100) e Hyundai (66/100). Chiude la Top la Infiniti (62/100). Quest’ultima, in particolare, ha guadagnato 16 posizioni rispetto al 2015. Nella media, invece, le altre tedesche: BMW (57/100), mentre Porsche (45/100) e Mercedes-Benz (44/100) sono ancora più in basso.Giudizio negativo per la Volkswagen (30/100), penalizzata sicuramente dal Dieselgate.  Altre marche statunitensi non ridono: Ford (44/100) e Jeep (30/100);  in vertiginosa discesa anche la Tesla, a causa dei problemi della Model X (28/100). Brutte notizie pure per l’Italia. Il gruppo FCA è nelle ultime quattro posizioni, al penultimo posto con appena 17 punti: Dodge (28/100), Chrysler (26/100), Fiat (17/100) e Ram (16/100). Un dato su cui pesa la scarsa qualità della 500L, che si conferma, per il terzo anno consecutivo, l’auto più inaffidabile secondo Consumer Reports.Gli americani, quindi, Audi a parte, non ritengono le auto europee particolarmente affidabili, mentre continuano a premiare le auto giapponesi.

Categorie
Senza categoria

HAPPY BIRTHDAY / JOHNATAN PALMER 60 ANNI, AUGURI AL DOTTORE DELLA F1

(7/11/2016) JOHNATAN PALMER 60 YEARS OLD, THE DOCTOR OF F1. Oggi Johnatan Palmer compie 60 anni: per festeggiare a dovere l’ex pilota di F1 avrebbe desiderato essere sicuro che anche l’anno prossimo l’amato figlio Jolyon (c’è anche Will), ora alla Renault, avrà ancora un volante disponibile, ma deve attendere ancora un po’. Intanto, papà Palmer, nato a Londra, taglia questo traguardo e, anche se nella massima formula quel promettente pilota della scuola britannica non ha avuto successo, può vantarsi di essere diventato un brillante imprenditore del mondo racing.
LA CARRIERA DEL “DOTTORE” – Curiosa la sua bruciante carriera: nel Circus, Johnatan era più noto come unico pilota laureato. II padre era un medico e lui si laureò in Medicina alla Medical School di Guy, cominciando anche ad esercitare la professione in un ospedale del Sussex . Ma la grande passione per di motori lo portò, nonostante costanti difficoltà a reperire i budget necessari, dalla F. Ford  alla F1 dove debuttò al GP d’Europa 1983. Frank Williams gli offrì una chance colpito dai successi nei campionati British F3, vinto nel 1981, e in F2, dove si impose proprio nel 1983. Le successive esperienze in RAM-Hart (1984), Zakspeed (’85-’86) e Tyrrell (‘87/’89) non furono però esaltanti (con finale da tester Mc Laren). 

La stagione migliore fu il 1987 quando si “consolò” con la Coppa Jim Clark assegnata al pilota meglio piazzato tra quelli con vetture a motore aspirato (11° grazie a due quinti posti e un quarto). Nel 1986 la F1 era diventata all Turbo ma nel 1987 furono riammessi gli aspirati con cilindrata portata a 3500 cc, peso minimo 500 kg, consumo libero e nessun obbligo di rifornimento mentre i Turbo da a 1500 cc avevano il limite di pressione di sovralimentazione a 4 bar, il peso di 540 kg e il tetto consumi a 195 litri. Qualche buona soddisfazione se la tolse nelle categorie Sportscar con le quali ottenne diverse vittorie, un secondo posto alla 24 Ore di Le Mans 1985 e…un brutto incidente in qualifica della 1000 Km di Spa.

MOTOR SPORT VISION – E’ stato commentatore BBC per la F1 ma oggi Palmer è Amministratore delegato del Gruppo Motor Sport Vision – l’altro socio è Sir Sir Peter Ogden – che comprende la proprietà e la gestione della Palmer Sport (driving experiences per aziende) e degli autodromi di Bedford, Brands Hatch, Cadwell Park, Oulton Park e Snetterton, oltre l’organizzazione dei campionati britannici Superbike e BRDC F4 (in passato anche la F. Audi Palmer e la F2). Palmer avrebbe recentemente avanzato un’offerta per rilevare anche Silverstone. 
Categorie
Senza categoria

MEGLIO LA F1 DEL DUELLO VILLENEUVE – ARNOUX

(4/11/2016) – F1 oggi: vale ancora la pena di seguirla? Non si è ancora attenuata l’ondata di polemiche e proteste relative al triplo duello senza sconti, anche verbali, Verstappen – Vettel – Ricciardo avvenuto negli ultimi giri del Gran Premio del Messico. Una cosa è certa: i tifosi, gli appassionati stanno perdendo il gusto di assistere alle corse di Formula 1. Non si tratta di semplice nostalgia perché gare noiose ci sono sempre state in tutte le stagioni. C’è qualcosa di più profondo che attiene all’essenza dell’automobilismo, una sfida sì tecnologica per le vetture ormai molto sofisticate che scendono in pista ma che devono pur sempre essere condotte, direi domate, da uomini. Con tutte le loro buone qualità, che entusiasmano le folle, o i loro limiti, denotati dagli errori. Ci sta tutto. Snaturare questo, penalizzare uno scarto minimo, – certo, non va bene chiudere una porta in faccia ad alta velocità – collegare (forse è il caso di dire legare) la spontaneità di un pilota, che è espressione del talento, alle indicazioni che arrivano via radio significa  mortificare lo sport stesso e lo spettacolo che ne deve derivare. E’ un po’ come mettere la musica al minimo in una discoteca: diventa una balera per anziani viveur. 
Che dire, consoliamoci rivedendo uno dei duelli più belli della storia della F1, quello tra Gilles Villeneuve e Rene Arnoux a Digione nel 1979. Non mancarono le “sportellate” ma fu solo il trionfo del coraggio e dell’ardimento ed inoltre tra il ferrarista e l’alfiere della Renault, al termine, non ci furono insulti ma solo ammirazione reciproca per aver dato vita a qualcosa di incredibile. Diventato leggendario.  https://www.youtube.com/watch?v=cOdHUsOqt8c
Categorie
Senza categoria

CANADA IN F1, LANCE STROLL SULLA STRADA DEI VILLENEUVE E…DI ALLEN BERG

(3/11/2016) – Con l’ufficializzazione di Lance Stroll alla Williams per il biennio 2017-2018 torna il vento del Canada in Formula 1. Tra i piloti canadesi apparsi in F1, quasi superfluo citare Gilles Villeneuve, poi il figlio Jacques che nel 1997 iscrisse il mitico cognome nell’albo d’oro, e infine Allen Berg, do you remember?  
Tra la nuova speranza, fresco campione FIA F3 Europe, l’ex idolo dei ferraristi a cavallo degli anni ’70 – ’80 e il grande rivale di Schumacher – con la breve parentesi di Jacques Villeneuve Sr, il fratello di Gilles che corse qualche gara nel 1981 e il 1983 con Arrows e RAM – c’è stato Berg. Nato a Vancouver, fu pilota della Osellanel 1986, dopo buone stagioni in Formula Atlantic North America, Formula Pacific Championship Tasman e la British F3 con Eddie Jordan (a Silverstone si impose a due tipi tosti come Ayrton Senna e Martin Brundle). Dieci gare con la monoposto torinese ma un’esperienza nella massima formula priva di acuti e di successi.
Nel 1990 disputò la 24 Ore di Le mans con  Watson e Giacomelli per poi passare in DTM e infine trasferirsi in Messico dove divenne campione di F2 nel 1993. Ben presto Berg fondò un proprio Team, la Scuadra Fortia, impegnata nel NorthiaNorth American Toyota Atlantic Series. Un tipo di attività che gli si addiceva, tanto da assumere la gestione del campionato di Formula Renault Canada. L’altra svolta: è stato capo istruttore per BMW Messico nel loro programma “Fahrer Training” e prima ancora ha lavorato come istruttore per la Derek Daly Racing Academy, la Skip Barber Racing School e la Mosport Racing School. Ha anche lavorato come Capo Istruttore per la Calgary Sports Car Club nella sua scuola di licenza di conduttore di base, dal 2007 la Allen Berg Racing School, poi “esportata” negli Stati Uniti, in California.

Categorie
Senza categoria

FERRARI, CHE STORIE: NEL 1991 PROST LICENZIATO E MORBIDELLI SESTO IN AUSTRALIA

(3/11/2016) – Facciamo un salto indietro di 25 anni e si vedrà come alla Ferrari certe crisi sono abbastanza frequenti. Il 3 novembre del 1991 ad Adelaide si disputò l’ultima prova del mondiale già matematicamente vinto per la terza (e ultima) volta da Senna. La scuderia di Maranello si presentò al GP di Australia con Alesi e la novità Gianni Morbidelli: Alain Prost era stato infatti clamorosamente licenziato! Al termine di una stagione avara di soddisfazioni, con la Rossa nettamente inferiore a Mc Laren e Williams, le critiche rivolte dal francese alla 642 dopo la gara del Giappone non furono tollerate dall’allora presidente Fusaro che già a maggio aveva messo fine all’avventura del DS Cesare Fiorio, “reo” di aver ingaggiato un certo Senna contro il volere dell’arci-rivale Prost. Ma quanti misteri e sospetti in casa Ferrari!
IL LICENZIAMENTO DI PROST – Secondo Prost, il suo siluramento fu in realtà un’operazione “politica” poiché, a suo dire, si era alla vigilia della firma di un nuovo contratto che lo avrebbe legato alla Ferrari come pilota e come Direttore Sportivo (ruolo allora ricoperto da Claudio Lombardi). Soluzione evidentemente osteggiata da qualcuno molto in alto (a giorni sarebbe arrivato sul ponte di comando Montezemolo). E la storia del paragone Ferrari – camion? Per il francese solo un’incomprensione: “Avevo toccato qualcuno al via ed ebbi un problema allo sterzo. Feci forse la più bella gara della mia carriera e mi classificai in quarta posizione. Al traguardo provai a spiegare il perché del dolore alla braccia e usai quella metafora ma non troverete la registrazione di nessuna intervista in cui io uso quelle parole!”. Per la cronaca, anni dopo Cesare Fiorio, completamente riappacificato con Prost, ebbe a dire: “Capimmo che eravamo stati usati, messi uno contro l’altro”…

MORBIDELLI A PUNTI – Il Gran Premio di Australia è stata la gara più breve mai effettuata: solo 15 giri. Il violento acquazzone, e i decisi segnali di Senna dall’abitacolo, costrinse la Direzione gara a fermare le vetture dopo 24 minuti e ad assegnare punteggio dimezzato ai primi sei. Mezzo punto toccò proprio al sostituto di Prost, l’italiano Gianni Morbidelli prestato dalla Minardi-Ferrari che aveva vinto la concorrenza con Andrea Montermini per quel volante tanto temporaneo quanto prestigioso. Furono i primi punti in F1 del pilota di Pesaro che si dimostrò all’altezza del compito così delicato che gli venne assegnato. Peccato per lui che durò così poco: per il 1992 era stato già ingaggiato Ivan Capelli. Ma questa è un’altra (triste) storia Ferrari. 
Categorie
Senza categoria

HAPPY BIRTHDAY / ALAN JONES 70 ANNI, L’AUSTRALIA DOPO JACK BRABHAM

(2/11/2016) – AGE ALAN JONES: 70 YEARS OLD. Il buon compleanno oggi è per Alan Jones che compie 70 anni. Nato a Melbourne, pilota della grande tradizione australiana, è stato campione del mondo di F1 nel 1980 regalando per la prima volta a sé e a Frank Williams il più grande dei traguardi personali. La Williams, già da qualche anno forte dei capitali di finanziamento arabi, veniva da un 1979 in forte crescendo: trovata un po’ di affidabilità in più, la efficace FW07C di Patrick Head fu portata da Jones per prima al traguardo cinque volte. Con ulteriori cinque podi (nessun altro piazzamento) rintuzzò così le velleità dell’agguerrita concorrenza formata in primis da Piquet su Brabham e dal compagno di squadra Reutemann.  Si ritirò, a 35 anni, l’anno seguente, in cui si classificò terzo con due vittorie, al termine di una stagione caratterizzata dall’aspra concorrenza con l’argentino al quale non garantì il minimo aiuto e che perse il campionato all’ultima gara. 

In realtà, tornò al volante  nel 1983 su Arrows (solo a Long Beach) e nel 1985 e 1986 sulla Lola del progetto Caar Haas Beatrice ma si trattò di un vero azzardo su monoposto assolutamente non competitive. Complessivamente, 116 gran premi disputati e 12 successi, a partire dal primo nel 1977 in un bagnato e rocambolesco Gp d’Austria al volante della Shadow. Quel giorno, un australiano tornava a vincere in F1 sette anni dopo l’ultimo acuto del grande Jack Brabham in Sudafrica. La tradizione dei pilot5i venuti dall’Oceania si rinnovava e quello fu il suo vero trampolino di lancio verso un top team, dopo che la stessa Ferrari lo aveva valutato per la sostituzione del transfuga Lauda. Jones può essere considerato non particolarmente simpatico o uno che non eccelleva nella amministrazione della meccanica, ma ha saputo costruire al meglio la sua carriera – kart, F. Atlantic, F.5000, esordio in F1 nel 1975 su Hesketh, poi con Hill, Surtees e Shadow – fidando nel suo piede pesante e in una buona dose di prepotente coraggio.