(28/11/2016) – Complimenti a Nico Rosberg, un po’ meno ad Hamilton. Nico a 31 anni diventa per la prima volta campione del mondo di F1, primo tedesco a riuscirci su unamonoposto tedesca. A dieci anni dal debutto (Barhain 2006) e dopo 206 gran premi disputati, il figlio d’arte eguaglia così l’impresa di papà Keke del 1982 (ci era riuscito solo Damon Hill). E Lewis Hamilton? Ad Abu Dhabi si è giocato tutte le carte fino all’ultima curva ma la domanda è: il suo comportamento è stato accettabile? Certo, ha rallentato di proposito – contravvenendo alle “istruzioni” del muretto box – per compattare gli inseguitori e mettere in difficoltà Rosberg ma non ha mai davvero ostruito Nico e quindi direi che non si può parlare assolutamente di scorrettezza. Piuttosto, ritengo abbia commesso un errore tattico.
ERRORE TATTICO DI HAMILTON? – Dopo l’impeccabile partenza aveva probabilmente tutta la possibilità di involarsi, come d’altronde ha fatto nelle ultime corse. Nico, subito buon secondo, era un attimo più in difficoltà soprattutto a livello psicologico ed infatti è rimasto molto tempo nel mirino delle Red Bull (coraggioso e bellissimo comunque il sorpasso di Verstappen). Faccio questa ipotesi: se Lewis avesse pensato solo a fare la sua gara, facendo il vuoto e confermando la superiorità netta di questo finale di stagione, avrebbe creato più problemi a Rosberg. Senza un punto di riferimento visivo davanti Nico avrebbe a sua volta pensato più a chi aveva alle spalle a scapito del suo ritmo e, a quel punto, non so come sarebbe finita l’impetuosa rimonta finale di Vettel e Verstappen. Da annotare che il tedesco della Ferrari, a fine gara, ha affermato che una volta in coda al ravvicinato duo Mercedes si è sentito un po’ frenato nell’attacco decisivo proprio perché poteva creare – e non lo voleva – un incidente. Con solo Rosberg davanti, magari, la situazione poteva maggiormente prestarsi ad un diverso epilogo e questo vale anche per l’olandesino della Red Bull, che seguiva Sebastian, sempre pronto ad approfittare di ogni occasione. Questo scenario è indubbiamente impossibile da verificare ma la mia conclusione è che in pista è buona norma pensare solo a fare il proprio meglio.
P.S.: Ad inizio carriera Senna in qualifica usava rallentare gli avversari nel loro giro veloce. Fu Alboreto, un giorno, a dargli una lezione frenando di botto davanti a lui e provocandogli un “salutare” spavento. La smise ed è stato il campione che sappiamo.