(20/9/2016) – LAUDA-MERZARIO, THE ODD COUPLE. Niki Lauda e Arturo Merzario si sono ritrovati al recente GP d’Italia a Monza: due persone (e anche due piloti) completamente diverse legate però da un filo che non potrà mai spezzarsi. Merzario, come ben noto, è il salvatore dell’austriaco, colui che l’1 agosto del 1976 ebbe il coraggio di gettarsi letteralmente tra le fiamme che avvolgevano l’abitacolo della Ferrari T2 dopo l’incidente alla curva Bergwerk del Nurburgring e di tirare fuori Lauda sottraendolo ad una fine atroce. Proprio a settembre di 40 anni fa, subito dopo il suo eroico rientro a Monza, Lauda si presentò sul circuito di Salisburgo dove Merzario era impegnato in una gara del Mondiale Sport con l’Alfa Romeo e gli regalò il suo orologio d’oro. Un dono che l’italiano accettò anche se non proprio gioiosamente – dirà: “non ho fatto quello che ho fatto per ricevere encomi e decorazioni” – ma che la stampa austriaca invece stigmatizzò: per Lauda la sua vita valeva solo un orologio? Proprio due settimane fa a Monza i due hanno partecipato ad uno speciale RAI TV dando vita ad un siparietto niente male. Merzario ha ricordato di essere rimasto male quando Lauda, passando davanti al suo box in occasione del Gp italiano del 1976, non si fermò a salutarlo e ringraziarlo e per questo gli ha candidamente dato un paio di volte dello “stronzo” senza alcuna reazione da parte dell’attuale dirigente Mercedes F1. Merzario ha inoltre ricordato ancora alcuni drammatici frangenti del salvataggio al Nurburgring: “Paradossalmente– ha detto – è stato più facile aiutarlo quando lui perdeva i sensi nell’abitacolo perché così smetteva di agitarsi e mi diede modo di slacciare finalmente le cinture”. E ancora: “Appena tirato fuori, in attesa dell’ambulanza che tardava, gli ho praticato anche la respirazione artificiale, come mi avevano insegnato a scuola”. Insomma, un angelo custode in carne e ossa…con licenza di chiamarlo “stronzo”.
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