La breve esistenza del giovane Ferrari continua a meritare effetti ed affetti. Oggi si riparla di un nuovo modello stradale Dino, una sorta di “entry level”, in fase di studio a Maranello che rievochi lo storico esemplare realizzato tra il 1969 e il 1973 (ci fu anche un coupè Fiat).
(30/6/2016) – DINO FERRARI DIED 60 YEARS AGO. Del figlio del Drake, l’amatissimo Alfredo, Dino Ferrari, si è detto e scritto tutto. Oggi ricorrono 60 anni dalla sua morte, avvenuta il 30 giugno 1956, all’età di 24 anni, alla fine della lunga battaglia contro la distrofia muscolare progressiva di cui era affetto. Un avversario implacabile, anche per il coriaceo padre che, impotente, pensò di farla finita insieme a lui un giorno di giugno sul bastione di San Marino. Cosa sarebbe diventato quel figlio così portato per la meccanica e appassionato di corse? Oggi avrebbe avuto 84 anni e, chissà, piace immaginarlo ancora alla testa dell’Azienda fondata dal padre. Era assai competente: si diplomò perito industriale all’Istituto Corni di Modena e Ingegnere in Svizzera; frequentò anche il primo anno della Facoltà di Economia a Bologna.
Le sue intuizioni sull’architettura dei motori si rivelarono giuste, vedi il celebre 6 cilindri a V di 65° a doppio albero a camme in testa di 1500 cc per la F 2. Nel 1957 fu realizzata la Dino 156 che Luigi Musso portò al debutto al GP di Napoli con un buon terzo posto e vinse a Reims con al volante Maurice Trintignant. Quel motore,, evoluto (2500 cc), equipaggiò poi la 246 F1 in lizza nel mondiale di F1 1958 e, ulteriormente rivisto, le Sport.
Come noto, l’autodromo di Imola è intitolato “Enzo e Dino Ferrari” e c’è anche un kartodromo, quello di Fermo, che rende omaggio alla sua memoria. Ma sono gli studi sulla malattia degenerativa che l’ha portato via a non avere fine. Già nel 1972, il Drake promosse l’interessamento di una equipe di ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano e nel 1978 fondò, insieme al prof. Guglielmo Scarlato, il “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano che dal 1984 si avvale dell’aiuto dell’Associazione Amici del Centro Dino Ferrari. L’impegno sulla ricerca e il sostegno delle persone colpite dal male è perseguito ora da Piero Ferrari.