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ANNIVERSARY / 30 GIUGNO 1956. DINO FERRARI, A 60 ANNI DALLA MORTE VIVONO LE SUE INTUIZIONI

(30/6/2016) DINO FERRARI DIED 60 YEARS AGO. Del figlio del Drake, l’amatissimo Alfredo, Dino Ferrari, si è detto e scritto tutto. Oggi ricorrono 60 anni dalla sua morte, avvenuta il 30 giugno 1956, all’età di 24 anni, alla fine della lunga battaglia contro la distrofia muscolare progressiva di cui era affetto. Un avversario implacabile, anche per il coriaceo padre che, impotente, pensò di farla finita insieme a lui un giorno di giugno sul bastione di San Marino. Cosa sarebbe diventato quel figlio così portato per la meccanica e appassionato di corse? Oggi avrebbe avuto 84 anni e, chissà, piace immaginarlo ancora alla testa dell’Azienda fondata dal padre. Era assai competente: si diplomò perito industriale all’Istituto Corni di Modena e Ingegnere in Svizzera; frequentò anche il primo anno della Facoltà di Economia a Bologna. 
Le sue intuizioni sull’architettura dei motori si rivelarono giuste, vedi il celebre 6 cilindri a V di 65° a doppio albero a camme in testa di 1500 cc per la F2. Nel 1957 fu realizzata la Dino 156 che Luigi Musso portò al debutto al GP di Napoli con un buon terzo posto e vinse a Reims con al volante Maurice Trintignant. Quel motore,, evoluto (2500 cc), equipaggiò poi la 246 F1 in lizza nel mondiale di F1 1958 e, ulteriormente rivisto, le Sport.

La breve esistenza del giovane Ferrari continua a meritare effetti ed affetti. Oggi si riparla di un nuovo modello stradale Dino, una sorta di “entry level”, in fase di studio a Maranello che rievochi lo storico esemplare realizzato tra il 1969 e il 1973 (ci fu anche un coupè Fiat). 

Come noto, l’autodromo di Imola è intitolato “Enzo e Dino Ferrari” e c’è anche un kartodromo, quello di Fermo, che rende omaggio alla sua memoria. Ma sono gli studi sulla malattia degenerativa che l’ha portato via a non avere fine. Già nel 1972, il Drake promosse l’interessamento di una equipe di ricercatori dell’Istituto Mario Negri di Milano e nel 1978 fondò, insieme al prof. Guglielmo Scarlato, il “Centro Dino Ferrari” dell’Università degli Studi di Milano che dal 1984 si avvale dell’aiuto dell’Associazione Amici del Centro Dino Ferrari. L’impegno sulla ricerca e il sostegno delle persone colpite dal male è perseguito ora da Piero Ferrari.
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ANNIVERSARY / 30 GIUGNO 1966. NINO FARINA, 50 ANNI FA LA MORTE DEL PRIMO CAMPIONE DEL MONDO DI F1

(30/6/2016) 50 YEARS AGO DIED NINO FARINA, THE FIRST F.1 WORLD CHAMPION. Sono passati 50 anni dalla morte di Giuseppe Emilio “Nino” Farina, il 30 giugno 1966, pilota automobilistico di un’altra epoca, ma il suo nome non verrà mai dimenticato. Lo ricordano costantemente gli Albi d’Oro, gli storici dell’auto, i telecronisti più inclini a raccontare la F1. Farina è stato infatti il primo campione del mondo della neo costituita Formula 1: 66 anni fa, nel 1950 con l’Alfa Romeo 158, in classifica finale si piazzò davanti a Fangio e Fagioli (le 3 formidabili “F”). Vinse anche la prima gara titolata, a Silverstone, facendo segnare inoltre la pole position e il giro più veloce. Dati sportivi e statistici che lo proiettano negli anni quale magnifico precursore delle gesta dei successivi pionieri del rischio su quattro ruote, fino ai Vettel ed Hamilton di oggi. Ma, per i più giovani, che tipo di pilota e di uomo era Nino Farina? Nato a Torino nel 1906, il padre Giovanni era il patron di una delle più antiche ed importanti carrozzerie automobilistiche dell’epoca, gli “Stabilimenti Farina”, lo zio era il mitico Pinin Farina. Lui, dopo la laurea in legge, sembrava destinato alla carriera legale. Nulla di più sbagliato: era un esuberante sportivo e dopo il ciclismo, l’equitazione e lo sci rimase folgorato dai motori. 
Prima gara nel 1930, la salita Aosta – Gran San Bernardo, e già dal 1936 al 1939 si laureò consecutivamente campione italiano assoluto di velocità. In breve tempo divenne uno dei massimi alfieri dell’Alfa Romeo. Accettava spavaldamente il rischio ma si abbandonava edonisticamente ai piaceri della vita, donne in testa (e un sigaro cubano mentre era ala guida!). Dopo il ritiro dell’Alfa Romeo, nel periodo tra il 1952 e il 1955, passò alla Ferrari con la quale aveva già corso regalando nel 1949 al Drake la prima vittoria all’estero del Cavallino, il Gran Premio di Rosario, in Argentina. Con la Rossa si affermò anche alle 1000 Km del Nurburgring (1953) e di Buenos Aires (1954); nel 1956 organizzò una spedizione alla 500 Miglia di Indianapolis con una monoposto frutto di un complicato assemblaggio Bardhal-Ferrari-Osca che però non diede frutti (mancata qualificazione). Enzo Ferrari così lo dipinse nel suo “Piloti che gente”: Era l’uomo dal coraggio che rasentava l’inverosimile. Un grandissimo pilota, ma per il quale bisognava stare sempre in apprensione, soprattutto alla partenza e quando….

mancavano uno o due giri all’arrivo. Alla partenza era un poco come un purosangue ai nastri, che nella foga della prima folata può rompere; in prossimità del traguardo era capace di fare pazzie, ma, bisogna pur dire, rischiando solo del proprio, senza scorrettezze e danno ad altri. Così, aveva un abbonamento alle corsie dell’ospedale”. Si ritirò quell’anno, a 50 anni, e il 30 giugno del 1966, nei pressi di Aiguebelle, rimase vittima di un incidente mortale mentre guidava una Ford Cortina Lotus. 

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QUINTARELLI, FROM JAPAN WITH LOVE

(29/6/2016)Ronnie Quintarelli è in Giappone dai primi anni 2000. Una scelta difficile ma che ha pagato: oggi è stimato e vincente pilota ufficiale Nissan e ora anche “Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia”, onorificenza conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e consegnata dall’Ambasciatore italiano in Giappone Domenico Giorgi. Motivo? Il veneto di Negrar rientra tra “coloro che, italiani all’estero o stranieri, hanno acquisito particolari benemerenze in diversi settori e aree, inclusa la promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi e nella promozione dei legami con l’Italia”. Niente male per uno sportivo puro di 36 anni (è nato ad agosto 1979) al quale l’appassionato papà Roberto diede il nome del grande pilota svedese Peterson – morto a Monza nel 1978 – e che dopo essere diventato campione europeo kart, vice campione F.2000 (dietro a Felipe Massa) e tester Midland F1 capì prima di altri che per le vele degli italiani non c’era vento. 
C’era, invece, la possibilità di una carriera professionistica di alto livello dall’altra parte del mondo, prima con Toyota e, dal 2008, in qualità di portacolori Nissan (dal 2013 nel Team ufficiale NISMO). Fiducia ripagata: nel 2015 si è laureato pilota più vincente nella storia della serie Super GT, conquistando insieme a NISMO e al compagno di scuderia Tsugio Matsuda il suo quarto titolo in cinque anni. Ma a favore di Quintarelli non ci sono solo meriti sportivi. L’italiano si è distinto anche per l’encomiabile impegno civile profuso quale volontario, insieme all’associazione Italians For Tohoku”, a seguito del tremendo terremoto che ha colpito nel 2011 il nord del Giappone. Quintarelli ha scoperto un nuovo mondo – nel quale si è perfettamente integrato – fatto di rispetto, lealtà di passione. “Spero vivamente che l’impegno sportivo di Ronnie in qualità di campione italiano in Giappone possa rafforzare ancor di più il legame tra le nostre due nazioni”, ha detto Takao Katagiri, CEO di Nissan Motorsports International.
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FLASHBACK / GP SPAGNA 1981. JARAMA, IL CAPOLAVORO DI VILLENEUVE

(27/6/2016) – Era fine giugno, quando nel 1981 si disputò il Gran Premio di Spagna sul circuito di Jarama: il teatro di una delle gare e delle vittorie più belle ed entusiasmanti di Gilles Villeneuve. Il pilota della Ferrari era reduce dall’inaspettato trionfo di Montecarlo, ma non era tra i favoriti della gara iberica: la sua monoposto Turbo necessitava ancora di molti affinamenti né il telaio garantiva quella tenuta di strada necessaria per tenere a bada i molti cavalli sprigionati dal valido propulsore. In qualifica, Gilles fu infatti solo settimo mentre la pole fu segnata da Jacques Laffite su Talbot Matra. La gara ebbe tuttavia uno svolgimento del tutto inaspettato: Jacquot sbagliò partenza e Alan Jones, su Williams campione del mondo, s’involò decisamente al comando con Villeneuve subito molto aggressivo. Primo colpo di scena, l’uscita di pista dell’australiano che spianò la strada proprio al canadese. Da questo momento, pagine di storia: Gilles, nonostante una vettura visibilmente in difficoltà sul tratto misto, tenne a bada una muta di avversari incollati gli uni agli altri negli scarichi. Laffite, Watson (Mc Laren), Reutemann (Williams) e De Angelis (Lotus) formarono per  molti e interminabili giri un incredibile trenino ma sempre a traino della Ferrari numero 27 che sfruttava la potenza del motore sul lungo rettilineo e l’abilità del pilota nelle curve più lente nonostante gli assalti continui in particolare di Laffite. Ma era il giorno del canadese che regolò tutti – entro 1”24’ –  fino alla bandiera a scacchi e quel giorno disse: “Forse oggi ho vinto più io che la macchina…”. Nessuno poteva immaginarlo ma quella sarebbe stata l’ultima vittoria di Gilles Villenueve. 
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FELIZ CUMPLEANOS / PIETRO FITTIPALDI 20 ANNI CON IL SOGNO DELLA F1

(24/6/2016)HAPPY BIRTHDAY PIETRO FITTIPALDI. Gli anni passano veloci per Pietro Fittipaldi da Cruz, nipote del grande Emerson: domani 25 giugno compie 20 anni – il compleanno lo festeggia in pista a Le Castellet – e la Formula 1 rimane sempre il suo obiettivo. Un Fittipaldi di nuovo nella massima formula è suggestivo. Ma dopo l’exploit di Verstappen, Pietro deve affrettare i tempi perché l’età per “arrivare” si è abbassata notevolmente e la concorrenza dei figli e nipoti d’arte è fortissima Insomma, è il momento di imporsi perché in Europa il ruolino di marcia del giovane rampollo nato a Miami ((http://motor-chicche.blogspot.it/2014/06/pietro-fittipaldi-orgoglio-di-nonno_5.html). ma di sangue brasiliano non è stato ancora tale da impressionare indelebilmente i team principal. Il talento c’è: sui kart (dall’età di sette anni) ha brillato, poi si è imposto all’attenzione generale diventando campione Nascar All American Series, categoria Limited Late Models, a soli 15 anni! 
Come il suo illustre nonno, nel 2013 è quindi sbarcato in Inghilterra per disputare la F. Renault BARC (un podio) e la F4 BRDC (una vittoria e 4 podi) e dominare l’anno successivo la categoria Protyre Formula Renault britannica, oltre a svezzarsi anche in F. Renault 2.0 Eurocup e con i test della F. Renault World Series 3.5. L’anno scorso, si è cimentato nel FIA F3 Europe, conquistando da rookie tre podi. Tra l’autunno e l’inverno ha partecipato al Challenge MRF in Asia laureandosi campione con una gara di anticipo. Ora l’ultimo tassello: la Formula V8 3.5 che corre per la Fortec Motorsport. Al momento ha vissuto dei fine settimana difficil ed è indietro in classifica al contrario del compagno di squadra Deletraz. Serve uno scatto, è un Fittipaldi!
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HISTORIC MINARDI DAY A IMOLA: LA FESTA, IL PROGRAMMA

(24/6/2016) – Nel trentennale dell’esordio in Formula 1, sabato 25 giugno è in programma l’Historic Minardi Day all’Autodromo di Imola. Un “fenomeno” davvero unico quello della scuderia di Faenza, mai vittoriosa o a podio, ma sempre rispettata e amata da addetti ai lavori e appassionati. Sarà una festa dei motori con ben 17 monoposto di F1 in pista (10 Minardi, la Tecno 1972, la Williams FW07 Campione del Mondo 1980 e le Ferrari di Alain Prost, Jean Alesi e Ivan Capelli) e l’allegro ritrovo dei tifosi, dai Minardi Club di San Francisco, Lauria e Paullo a tanti Scuderia Ferrari Club. Ma è solo l’antipasto perché il menu proporrà giri in pista, simulatori (il più abile potrà poi girare in pista su una Lamborghini Huracan a fianco di un pilota professionista), mostre, pit-stop, area Street food, dj-set, ecc.: tutto dalle ore 9.00 (biglietto 10€, gratis per gli under 12, accesso alle tribune libero). 
Naturalmente ci saranno tanti piloti ai quali Minardi ha dato la possibilità di esordire e mettersi in mostra: dall’argentino Miguel Angel Guerra, primo pilota che ha corso sotto i colori del Minardi Team in Formula 2, agli italiani Paolo Barilla, Giancarlo Fisichella, Giovanni Lavaggi, Pier Luigi Martini, Gianni Morbidelli, Alessandro Nannini, Jarno Trulli, il brasiliano Tarso Marques, gli spagnoli Adrian Campos e Sala Luis Perez, il portoghese Pedro Lamy e test-driver come Davide Rigon, Gabriele Lancieri, Matteo Bobbi, Thomas Biagi. E ci saranno tante vetture da ammirare: oltre le 31 monoposto faentine, a cominciare dalla M185 dell’esordio al GP del Brasile 1985 e alla STR10 di Verstappen e Sainz jr, saranno esposte la piccola FIAT 500 del 1972, con cui Gian Carlo Minardi vinse il primo Campionato Italiano in qualità di Direttore Sportivo della Scuderia del Passatore, la Minardi F2 del 1982 e la Ferrari F2001. In totale, oltre 70 le vetture presenti tra pista e paddock, con 50 esemplari di monoposto che hanno scritto le pagine più importanti del Mondiale di F1, insieme alle Formula 2, Formula 3 (la Chevron-Toyota B38 con cui Elio De Angelis vinse la gara di Montecarlo ed il Campionato Italiano nel 1977), F.Italia, F3000 e Gran Turismo. Lo spettacolo andrà avanti fino alle 18.30 e si concluderà con il saluto davanti alla tribuna principale. Sul portale ufficiale dell’evento, www.minardiday.it, è disponibile l’intero programma dell’evento e tutti i dettagli della giornata all’Autodromo di Imola.
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VETTEL FERRARISTA PER SEMPRE

(23/6/2016)VETTEL AT THE NEW FERRARI FOR EVER – MUSEUM EXHIBITION. Resterà aperta per un anno la nuova mostra del Museo Ferrari di Maranello intitolata “Ferraristi per Sempre” inaugurata ieri alla presenza di Sebastian Vettel, del Team Principal Maurizio Arrivabene e di Luca Fuso, Chief Brand Officer di Ferrari. E’ stato il pilota tedesco, già ospite al FIA Motorsport Conference di Torino, a tagliare il nastro dell’esposizione che rende omaggio a tutti i piloti che hanno contribuito alla leggenda del Cavallino. Sebastian ha passato in rassegna le cinque sale su cui è disposta la mostra, a cominciare da quella dedicata ai campioni del mondo dove si trovano esposte due vetture di Michael Schumacher, una 500 di Alberto Ascari, la 312 T4 del 1979 e la F2007 con cui divenne iridato il suo attuale compagno di squadra Kimi Raikkonen. 
Al primo piano, ha poi osservato i totem interattivi pensati per offrire ai visitatori una percezione ancora più completa delle sfide che ogni pilota automobilistico deve fronteggiare ogni volta che scende in pista. Per Vettel un vero bagno di folla e una full immersion nei suoi ricordi, in particolare quando ha posato accanto alla 126 CK di Gilles Villeneuve: “Ero con la famiglia alla comunione di mia cugina – ha detto – e mio padre mi portò in una sala del ristorante in cui c’era una tv: guardammo insieme il GP di Monaco che Gilles vinse da dominatore. La passione per la Ferrari nasce da bambini e per lavorare in Ferrari questo sentimento deve continuare a crescere sempre”. 
Vettel accanto alla prima Ferrari, la 125 S
Nel contempo è stata presentata l’altra nuova mostra al piano terra: “Esclusività e Tecnologia, le Serie Speciali Limitate”, dedicata ai modelli costruiti in pochissimi esemplari e che hanno segnato la storia per le innovazioni e la tecnologia che hanno introdotto. In mostra dalla 288 GTO del 1984 a vetture simbolo come F40 ed Enzo, fino alle ultime serie limitate costruite, come LaFerrari, F12tdf ed FXX K, fresca della vittoria nel premio Compasso d’Oro.

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JOYEUX ANNIVERSAIRE / MICHELE MOUTON, I 65 ANNI DELLA REGINA DEI RALLY

Michelle Mouton oggi
(23/6/2016) BIRTHDAY MOUTON, 65 YEARS OLD. Non ci sono dubbi: Michèle Mouton, francese di Grasse, che oggi compie 65 anni, è stata il pilota donna– i rally il suo regno – più forte di tutti i tempi. Nel motorsport contano le vittorie e lei può vantare un palmares eccezionale, invidiabile per tanti colleghi uomini rimasti perennemente nell’anonimato.  Tutto cominciò a soli 22 anni, quando un amico le propose di farle da co-equipier in un rally locale. Fu il colpo di fulmine: le piacque, poi prese il volante e cominciò ad andare veloce, molto veloce. Già campionessa femminile rally in Francia e vincitrice di classe su Moynet LM alla 24 Ore di Le Mans 1975, in equipaggio con Christine Dacremont e Marianne Hoepfner, si fece definitivamente conoscere e apprezzare grazie a grandi prove al Tour de Corse, in particolare su Fiat Abarth 131. 
E’ stata quindi la prima donna a vincere una tappa di campionato mondiale, al Rally di Sanremo 1981, sulla Audi quattro. Successo replicato l’anno dopo in Portogallo, Acropoli e Brasile: un anno magnifico, il 1982, che la vide seconda in classifica finale dietro solo un mostro sacro come Walter Rohrl. Storico, poi, il suo doppio successo alla Pikes Peak International Hill Climb del 1984 e 1985, prima in coppia con l’inseparabile navigatrice Fabrizia Pons e poi da sola al volante, sempre dell’Audi.  Da segnalare anche l’affermazione, nel 1986, nel campionato tedesco rally questa volta su Peugeot 205 Turbo. E’ l’anno delle morti di patron Thierry Sabin alla Parigi-Dakar (lei c’era) e di Henry Toivonen: la FIA decise di sopprimere il Gruppo B e Michele decise di concludere la sua esperienza. Dal 2010, Jean Todt le ha affidato il ruolo di Presidente della Commissione Donne della FIA. Alla fine, solo un decennio di gare ma talmente intenso e soddisfacente da lasciarle, tuttora intatto, il “titolo” di Regina dei rally.

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LE MANS 2016 / 2. TOYOTA E MAZDA, DRAMMA E VITTORIA

(21/6/2016) Toyota e Mazda a Le Mans: dalla crudele delusione di domenica scorsa al 25° anniversario della grande vittoria del motore rotativo nel 1991. Onore, in entrambi i casi, alla tecnologia (e anche alla filosofia) giapponese applicata al mondo endurance motorsport. La Toyota TS050 – motore turbo 2.4 litri, sistema ibrido 8MJ e nuovo telaio – avrebbe meritato la vittoria (entrambe le biposto sono state al comando) e il drammatico stop ad un giro dalla fine di Kazui Nakajima (in equipaggio con Davidson e Buemi) è stato davvero un colpo basso per gli uomini della Gazoo Racing. “Non ho parole per descrivere le nostre emozioni. E’ semplicemente straziante ma torneremo nel 2017 più forti e più determinati a vincere”, ha detto Toshio Sato, presidente della squadra. Non sarà una improvvisa perdita di alimentazione a fiaccare l’impegno verso l’obiettivo principe della Toyota che era e resta quello di vincere a Le Mans. “Questa esperienza è piuttosto difficile da accettare, ma ci renderà più forti”, conferma Anthony Davidson. Porsche e Audi sono avvisate. 

MAZDA 1991 –  Il 23 giugno 1991 sul traguardo della 24 Ore di Le Mans transitò per prima una vettura dalla appariscente livrea arancione e verde e con un’inconfondibile rombo del suo motore, quello ormai mitico dotato di quattro rotori. Circa 21 ore dall’inizio della gara, dopo una lunga battaglia contro le favorite Mercedes-Benz e Jaguar, la Mazda 787B prese il comando della gara per la prima volta e non lo abbandonò più fino alla fine della corsa. Fu Johnny Herbert a vedere per primo la bandiera a scacchi dopo 362 giri (3.065 miglia) a una velocità media di 205 Km/h. Ad oggi, si tratta dell’unico trionfo registrato da una casa produttrice asiatica alla più antica gara di resistenza al mondo e l’unica vittoria registrata da un’automobile da corsa dotata di motore rotativo. Più impressionante rispetto alle semplici specifiche del motore rotativo R26B della  787B – che era caratterizzato da un esclusivo sistema di iniezione e tre candele per rotore, producendo la bellezza di 522kW / 710CV a 9,000rpm – era il fatto di quanto il motore stesso potesse essere affidabile ed allo stesso tempo di quanto l’auto fosse veloce nelle mani di un trio d’eccezione formato da Herbert, Volker Weidler e Bertrand Gachot. Le tre Mazda che parteciparono alla competizione – due nuove  787B e una 787 dell’anno precedente – completarono la gara, posizionandosi prima, sesta e ottava nella classifica generale. Dopo  le normali ispezioni di routine al termine della corsa, gli ingegneri Mazda affermarono che l’R26B era talmente in buone condizioni che avrebbe potuto correre un’altra 24 ore!
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LE MANS 2016 / 1. FORD E FERRARI, LA BATTAGLIA CONTINUA

(21/6/2016)Emozione, orgoglio, determinazione, storia: domenica scorsa come 50 anni fa. La Ford è tornata a Le Mans ed ha vinto, passando in testa per l’ultima volta al 20° giro, e battendo la Ferrari. La storica rivalità tra il Cavallino e l’Ovale Blu è tornata (anche nei successivi reclami…). La splendida GT numero 68 alla cui guida si sono alternati Sébastien Bourdais, Joey Hand e Dirk Müller si è imposta nella categoria LM GTE a soli 395 giorni dal primo giro in pista, il 20 maggio 2015, al Calabogie Motorsports Park in Canada. Gli sforzi del team Chip Ganassi, prescelto per l’operazione, hanno dunque avuto successo in poco più di un anno.
FORD – “Questo è un momento storico per la Ford Motor Company“, ha detto Bill Ford, Presidente Esecutivo di Ford Motor Company. “Abbiamo osato sognare di tornare a Le Mans, 50 anni dopo l’incredibile vittoria del 1966, e competere nella sfida più dura al mondo. L’orgoglio che abbiamo provato quando la Ford GT ha tagliato il traguardo è indescrivibile. Il team Ford Chip Ganassi Racing ha dimostrato lo spirito di Ford, fondato su innovazione, determinazione e lavoro di squadra. Abbiamo a cuore il nostro patrimonio storico, ma oggi abbiamo fatto ancora una volta la storia e non potrei essere più fiero“. I piloti, forse, sono ancora frastornati: “Ci hanno consegnato un’auto da corsa che abbiamo potuto spingere al massimo. Abbiamo guidato come se fosse una gara sprint, per 24 ore”, ha detto Hand. Prima vittoria a Le Mans, dopo 10 tentativi, per il francese Bourdais nato nei pressi di Tertre Rouge: “C’è tanta fatica, ma anche tanta commozione nel vincere il trofeo per la famiglia Ford. Per noi tutto torna: la storia, il duello Ford-Ferrari, 50 anni dall’epico trionfo e la famiglia Ford qui con noi. Riuscire a ottenere tutto ciò è una sensazione incredibile“. 
La Ford GT n° 69, alla cui guida si sono alternati Ryan Briscoe, Scott Dixon e Richard Westbrook, ha completato il podio con il terzo posto. Alla fine delle estenuanti 24 ore di gara, l’Ovale Blu ha portato al traguardo tutte e quattro le Ford GT, raggiungendo la quarta e la nona posizione. La n° 66, guidata da Billy Johnson, Stefan Mücke e Olivier Pla, è stata in lizza per un buon risultato nella fase iniziale della corsa, ma ha pagato un problema elettrico. La n° 67, guidata da Marino Franchitti, Andy Priaulx e Harry Tincknell, ha sofferto di un problema al cambio all’inizio della gara, dovendo così inseguire per tutte le 24 ore. Note positive, infine, anche  per il  team Chip Ganassi che con la sua 175a vittoria diventa l’unico nella storia a vincere la 500 Miglia di Indianapolis, la 500 Miglia di Daytona, la 400 Miglia di Brickyard, la 24 Ore di Daytona, la 12 Ore di Sebring e la 24 Ore di Le Mans.

FERRARI – La Ferrari ha lottato come un leone per respingere l’offensiva Ford ma il secondo posto con la 488 GTE numero 82 del team Risi Competizione guidata da Giancarlo Fisichella, Toni Vilander e Matteo Malucelli è amaro. Ritirate le altre due 488 GTE del team AF Corse. Ma come andata, vista da Maranello? Dopo quasi un’ora di safety car, causa pioggia, la gara è finalmente iniziata, con le due Ford del Team USA davanti e la Ferrari 488 numero 51 di AF Corse guidata da James Calado subito dietro. La 71, con Sam Bird, e la 82 con Giancarlo Fisichella, sono risalite al quinto e al sesto posto grazie alla partenza dai box della Ford Team UK 67. Tutte le Ferrari hanno messo in atto un triplo stint che…………….

per la 51 si è concluso un giro prima del previsto a causa di una foratura lenta. La vettura è stata richiamata al box all’ultimo momento e, nel rientro, Calado è passato violentemente su un cordolo danneggiandola in modo rilevante. Anche la 71 non è riuscita ad esprimere un gran passo mentre straordinariamente regolare si è dimostrata la 488 di Risi Competizione passata addirittura al comando della classifica. La vettura 51 è ripartita con 12 giri di distacco dopo le riparazioni mentre è della notte la delusione per la 488 numero 71: Davide Rigon, per un problema ad un cerchio, è finito nella sabbia alla curva 4. Quasi all’alba si compiva la giornata no del team AF Corse perché alcuni sensori del motore consigliavano di ritirare al box la vettura 51. Al sorgere del sole il duello della vettura di Risi Competizione con la Ford continuava fino quasi al termine quando, complice un testacoda di Vilander, la Ford 68 ha acquisito un vantaggio rassicurante chiudendo davanti alla Ferrari 82.