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NUOVA FORD GT, SOLO PER 500 APPASSIONATI

(14/4/2016) – La nuova Ford GT, la supercar ad altissime prestazioni dell’Ovale Blu: desiderate possederne uno dei 500 esemplari che saranno prodotti in edizione limitata nei primi due anni? Se la risposta è sì fino al 12 maggio prossimo occorre inoltrare domanda sul sito FordGT.com, dove è possibile configurare online la ‘GT dei propri sogni’. In caso di approvazione, i potenziali acquirenti potranno quindi completare l’acquisto affiancati dal Ford GT Concierge Service, che fornirà loro – assicurano dalla Ford – un’esperienza su misura, non solo durante l’ordine e la consegna, ma anche per tutto il periodo di possesso della Ford GT. Il processo di acquisto della Ford GT è unico proprio come la nostra supercar”, commenta infatti Henry Ford III, Direttore Marketing Global di Ford Performance. “Comprendiamo che i clienti possessori della Ford GT saranno grandi ambasciatori di Ford Motor Company e quindi non vediamo l’ora di fornire loro un servizio tanto speciale quanto l’auto stessa”. Il nuovo sito dedicato alla Ford GT offre un configuratore che fornisce ai clienti una prima opportunità di allestimento  e la possibilità di condividere la loro configurazione ideale con il resto del mondo attraverso i social media. Sono disponibili 8 colori per la carrozzeria, compreso l’ambitissimo Liquid Blue, che possono essere combinati con 7 diversi colori per le strisce, e 4 allestimenti per gli interni. La GT si annuncia come la Ford più tecnologicamente avanzata di sempre, caratterizzata da un innovativo trattamento aerodinamico delle superfici, dall’utilizzo estensivo di materiali ultraleggeri, come la fibra di carbonio utilizzata per il telaio, e dal motore EcoBoost 3.5 bi-turbo da oltre 600 cavalli, che le garantirà uno dei migliori rapporti peso-potenza mai ottenuti a bordo di un’auto di produzione.
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HAPPY BIRTHDAY / DAN GURNEY 85 ANNI, UN MARINE IN F1

(13/4/2016) – Tanti auguri di buon compleanno al grande Dan Gurney, oggi 85 anni, un altro dei “grandi vecchi”del motorsport americano che hanno lasciato un segno del loro talento anche in Europa. Nato a Port Jefferson nel 1931, altissimo, ex Marine (in Corea), figlio di un cantante lirico e nipote dell’inventore dei cuscinetti a sfera, Daniel Sexton Gurney si mise in testa un’idea meravigliosa: affermarsi in Formula 1, lui che proveniva da una tradizione motoristica così diversa. Ci provò perché, oltre alla bruciante passione e al talento innato, sapeva di poter contare su una ferrea determinazione e su una preparazione tecnica non comune. Lo chiamavano infatti “meticoloso Dan”. La strada maestra per le sue ambizioni era costituita, ovviamente, dalla mitica Ferrari.

E Gurney ci arrivò presto grazie ai risultati e alle segnalazioni a Maranello da parte del plenipotenziario USA Luigi Chinetti e del connazionale Phil Hill. Nel 1958 debuttò su una rossa alla 24 Ore di Le Mans e l’anno dopo era in F1 dove si mise in luce in Germania (2°) e in Portogallo (3°). Ma Gurney aveva fretta di primeggiare e preferì battere altre strade: BRM (1960), Porsche (1961 e 1962) alla quale regalò il suo e il loro primo successo assoluto al Gp di Francia ’62 (e dove trovò moglie in Eva Butzi, dell’ufficio stampa), Brabham (1963/1965), fino alla decisione di diventare costruttore, realizzando attraverso la AAR – All American Racers, fondata insieme a Carol Shelby, la Eagle. Molto ben realizzata, montava inizialmente il classico Coventry-Climax per passare poi al 12 cilindri a V della Weslake, appositamente progettato. Il debutto avvenne quasi 50 anni fa, il 12 giugno del 1966 al GP del Belgio che Gurney vincerà un anno dopo, unico successo della neonata concorrente. 

L’americano concluse la sua avventura in F1 con la Brabham e infine la Mc Laren, nel 1970, per tornare in patria con un totale di 86 GP disputati, 4 vittorie e 3 pole. Ma soprattutto con il generale apprezzamento degli addetti ai lavori – diede filo da torcere a  mostri sacri come Moss, Clark, Graham Hill, Jack Brabham – che ancora oggi lo tratteggiano come un pilota ingiustamente sottovalutato.  La sua grandezza sta negli altri trionfi conseguiti: primo alla 12 Ore di Sebring del 1959 (Ferrari 250), alla 1000 Km del Nurbugring del 1960 in coppia con Moss (Maserati Tipo 61), alla 3 Ore di Daytona del 1962, alla 24 Ore di Le Mans del 1967 insieme a A.J. Foyt (Ford GT40), due volte secondo alla 500 Miglia di Indianapolis (1968 e ’69) che vincerà con….

una sua macchina e Bobby Unser al volante nel 1975 (è tra i co-fondatori del campionato CART e sarà protagonista di una partnership con la Toyota molto proficua nella IMSA). Insomma, stiamo parlando di un vincente (corse anche nella CanAm) e di un brillante innovativo (vedi il “Flap di Gurney”): la sua AAR, oggi affidata al figlio, è attiva nel campo della progettazione e ingegneria per l’auto, la moto (vedi l’Alligator) e l’industria aeronautica. Per dire, infine, della sua modernità e inventiva: fu il primo ad indossare il casco integrale (Indy 1968, da lì il binomio con la Bell) e il primo a introdurre sul podio l’usanza di spruzzare lo champagne (Le Mans 1967). 
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FLASHBACK / GP SPAGNA 1986. SENNA BATTE MANSELL IN VOLATA

(13/4/2016)– Che duello tra Ayrton Senna e Nigel Mansell al Gran Premio di Spagna del 13 aprile 1986 a Jerez! Solo 14 centesimi e pochi centimetri, al termine di una gara mozza-fiato, separarono sulla linea del traguardo il vittorioso pilota brasiliano, allora al secondo anno su Lotus-Renault, e lo scatenato inglese a caccia del mondiale su Williams-Honda.  Con gli spettatori ovviamente in visibilio o incollati alla tv, sicuramente oggi ancora memori di quella contesa. Senna era partito in testa senza riuscire però a staccare un gruppetto di clienti poco docili come Piquet, Rosberg, Prost e Mansell, tutti però attenti a non sprecare troppa benzina: era infatti l’anno della “formula consumo”. Rosberg pagò presto le conseguenze della sua irruenza mentre Piquet dovette abbandonare col motore rotto e Prost, come sempre, si dimostrò fin troppo guardingo. La lotta, alla fine, rimase ristretta tra il giovane talento di San Paolo e il Leone inglese che, dopo un pit-stop per una foratura lenta, rientrò in pista staccato di circa 20 secondi. Gli pneumatici freschi e la sua veemenza gli consentirono però di recuperare quasi quattro secondi al giro, fino al corpo-a-corpo degli ultimi chilometri e al vero e proprio rush in accelerazione sul rettilineo d’arrivo che i due percorsero praticamente affiancati. Come detto, Senna la spuntò davvero per un soffio e questo fu solo il primo degli spettacolari confronti diretti tra i due campioni che questo blog cercherà di riportare alla memoria, con molta nostalgia. (https://www.youtube.com/watch?v=87g8q7ZmXAs)
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F1, BMW RILEVA LA SAUBER? C’E’ ANCHE L’ALFA ROMEO!

(11/4/2016) – Segnatevi questa data: 30 aprile. E’ il termine entro il quale la F1 Commision dovrà mettere nero su bianco le proposte per la nuova Formula 1, in vigore dal campionato 2017. Sperando che ce la facciano – il precedente termine del 29 febbraio non è stato rispettato – potrebbe allora decidere di entrare in scena un nuovo, importante concorrente: la BMW. Difficile in pochi mesi preparare squadra ed organizzazione ex novo ma la soluzione è a portata di mano e non è neanche una novità: i tedeschi potrebbero rilevare la Sauber, come fecero tra il 2006 e il 2009, mai come adesso in seria difficoltà di sopravvivenza (attenzione però: per gli svizzeri si parla anche di operazione rientro Alfa Romeo!). 

Giancarlo Minardi, solitamente ben informato, da tempo prospetta come molto probabile il ritorno nel Circus della Casa di Monaco di Baviera e i nuovi regolamenti rappresenterebbero l’utile stargate poiché farebbe ripartire un po’ tutti da nuove basi. Come noto, in estrema sintesi, si parla di pneumatici più larghi e di dimensioni delle monoposto maggiorate, oltre che di soluzioni per il recupero di grip meccanico a scapito dell’esasperazione aerodinamica. La “famigerata” power unit ibrida resterebbe l’unica conferma ma, sul tema, la BMW è ferrata come la Mercedes e probabilmente gli studi e le prove al banco sono in corso da tempo. Proprio l’ambizione di fronteggiare il consolidato strapotere sportivo e mediatico dei connazionali di Stoccarda potrebbe costituire la definitiva spinta che porterebbe a cinque le Case ufficiali in lizza nella massima formula, dopo Mercedes, Ferrari, Renault e Mc Laren. Anticipo il toto-piloti: su almeno una delle due monoposto salirebbe un pilota tedesco. Chi? Rosberg è in scadenza di contratto e se dovesse decidere di cambiare aria sarebbe il benvenuto per la mole di preziose informazioni in suo possesso. In alternativa, ecco finalmente l’occasione d’oro per il sempre apprezzato Hulkenberg. Per il secondo volante, visto il successo dell’operazione Werhlein, la BMW pescherebbe nel bacino dei suoi piloti nel DTM. 

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HAPPY BIRTHDAY / MARK BLUNDELL 50 ANNI E L’OCCASIONE MANCATA WILLIAMS

Mark Blundell oggi
(8/4/2016) – Ecco un altro pilota della scuola inglese che non ha trovato fortuna in Formula 1: è Mark Blundell al quale oggi vanno gli auguri di buon compleanno: 50 anni! E’ rimasto nel mondo dei motori in veste di commentatore TV e di CEO della MB Partners Sports Management Agency: lo spagnolo Roberto Mehri è tra i suoi “pupilli”. Poca fortuna, dicevo, ma buoni risultati e … un rammarico. Sì, perché dopo il motocross, la F. Ford e la F.3000 le sue qualità vennero notate dalla Williams che lo volle come tester dall’inverno del 1989. Troppo grossa, però, l’opportunità del debutto con la Brabham-Yamaha nel 1991 a Phoenix. Arrivò anche il primo punto già a Spa, ma anni dopo Mark giudicherà quella scelta frettolosa, visti i successi conseguiti dal team di Sir Frank e invece il naufragio del team che fece campione Piquet. 
Nel 1992 ebbe modo di rifarsi alla grande vincendo la 24 Ore di Le Mans insieme a Warwick e Dalmas sulla Peugeot 905. Dal 1993 ritrovò la F1, prima con la Ligier-Renault, insieme al connazionale Martin Brundle, e poi alla Tyrrell-Yamaha, cogliendo buoni terzi posti in Sudafrica e in Germania (1993) e in Spagna (1994). Nel 1995 il repentino divorzio di Mansell dalla Mc Laren gli aprì le porte del team di Ron Dennis – del quale era stato nel 1992 collaudatore – al primo anno del fortunato connubio motoristico con la Mercedes. Il miglior risultato, quarto posto al GP d’Italia, non gli garantì il posto. Tra il 1996 e il 2000 eccolo infine a cercar fortuna in America, nella serie CART: tre vittorie e un brutto incidente durante dei test per la PacWest. 

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QUANDO LA FERRARI DELUDE NEL GIRO DI RICOGNIZIONE

(4/4/2016)WHEN FERRARI DISAPPOINTS ON FORMATION LAP. In Barhein ci ha pensato Raikkonen, buon secondo,  a tenere alto l’onore della Ferrari ma sconcerta e preoccupa il ritiro di Vettel addirittura durante il giro di ricognizione. L’affidabilità, un tempo fiore all’occhiello delle Rosse, lascia a desiderare: in Australia fu il finlandese a dover alzare bandiera bianca con un turbo in fiamme mentre a Shakir pare sia stata una valvola motore a mettere subito fine ai sogni di gloria del tedesco. Due k.o. inaspettati e pesanti, che certamente non avranno fatto piacere al Presidente Marchionne. 
Schumacher out al GP Francia 1996
La sensazione è che la SF16-H sia una buona macchina che si è molto avvicinata alla Mercedes ma le frecce d’argento appaiono nel complesso ancora superiori E in grado, soprattutto, di tirare fuori un surplus prestazionale ogni volta che serve. Senza i guai alla partenza, molto probabilmente Hamilton sarebbe arrivato davanti a Raikkonen che in classifica è al momento è il pilota del Cavallino meglio piazzato al pari di Grosjean che guida una vettura debuttante… 
Prost ritirato nel GP S. Marino 1991
Tra l’altro non è la prima volta che i tifosi del cavallino vengono raggelati già nel giro di ricognizione: al Gran Premio di Francia del 1996, a Magny Course, Michael Schumacher, allora al primo anno in rosso e nell’occasione in pole position, dovette mestamente parcheggiare a lato lasciando via libera a Damon Hill. Ancora peggio nel 1991 quando al Gran Premio di S. Marino a Imola Alain Prost perse clamorosamente il controllo della monoposto per un acquaplaning non riuscendo a ripartire e a collocarsi in griglia tra le grida di delusione della folla amica. A questo punto non resta che attendere il responso del delicato GP di Cina, il 17 aprile, per capire la reale consistenza delle ambizioni ferrariste. Le Mercedes scappano.
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ANNIVERSARY / 3 APRILE 1966. MUORE PININFARINA, IL “SARTO” PREFERITO DI FERRARI

(2/4/2016)50th DEATH OF PININFARINA, ENZO FERRARI FAVORITE TAILOR. Domani 3 aprile, ricorrono i 50 anni della morte di Battista Farina, più celebre come Pininfarina, avvenuta nel 1966 a Losanna. Creando nel maggio del 1930 (pochi mesi dopo la Scuderia Ferrari…) la Società AnonimaCarrozzeria Pinin Farina, è stato senz’altro uno dei principali e primordiali estensori a livello internazionale del gusto, della raffinatezza e dell’eleganza italica. Applicati alle auto, delle quali era appassionatissimo. Era zio di Giuseppe Farina, primo campione del mondo di F1 ed aveva perfino gareggiato: ci teneva a ricordare che nel 1921, alla classica della montagna Aosta – Gran San Bernardo, aveva battuto niente meno che un certo Enzo Ferrari su Alfa Romeo. Proprio il rapporto con il Drake costituì un probante banco di prova per l’azienda piemontese. Il re di Maranello, già in contatto praticamente con tutti i carrozzieri, da Ghia a Vignale, da Touring a Zagato, cercava qualcuno che infondesse “personalità” alle sue creature. 

A sua volta, il già grande Pininfarina, che aveva avuto in un altro “vate” dell’auto come Vincenzo Lancia un mentore e socio, dopo tanti successi con altre marche desiderava fortemente far parte del magico mondo delle esclusive gran turismo di Maranello. Due giganti, dunque, che dovevano solo incontrarsi per regalarsi a vicenda un nuovo traguardo professionale e umano. Sì, ma dove? A Maranello o a Torino? Le cronache narrano di una prima stretta di mano in “campo neutro”, in un ristorante di Tortona, che chiarì subito l’ineluttabilità della collaborazione. L’intesa, a partire dagli allestimenti per la 342 America, fu lunga, proficua, cordiale e diede vita alle Ferrari più belle e a varie personalizzazioni, per il Principe di Svezia Bertil come per l’attrice Ingrid Bergman. Il Drake definiva Pininfarina – a proposito, già cavaliere del Lavoro, nel 1961 questo diventò il cognome ufficiale per decreto presidenziale di Giovanni Gronchi – “il primo vero sarto dell’automobile, un grande artista”. Un connubio felice che si sarebbe perpetuato egregiamente anche col figlio Sergio. Una Ferrari, la 550 Barchetta presentata a Parigi nel 2000, è stata battezzata col nome Pininfarina. Oggi l’Azienda è stata acquisita dagli indiani della Mahindra.