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A MONZA PER SENNA, IL 3D E LE GARE ACISPORT

(29/4/2016)Senna continua ad attrarre. Oltre 6mila persone hanno già visitato la mostra “Ayrton Senna. L’ultima notte” in corso all’Autodromo Nazionale Monza, Museo della Velocità, fino al 24 luglio 2016. Per i tifosi, domani 30 aprile c’è un’appendice: la serata speciale “Senna. L’ultima notte insieme” ideata dai curatori dell’esposizione, il fotografo Ercole Colombo e il giornalista Giorgio Terruzzi. A partire dalle ore 21.00 i visitatori potranno assistere alla proiezione di un suggestivo filmato dedicato alla carriera del campione brasiliano, seguito da una conversazione con ospiti speciali tra i quali Jean Alesi ed Ivan Capelli che dialogheranno insieme ai curatori della mostra. Dunque una bella occasione unica per ricordare il campione di S. Paolo attraverso le testimonianze e i racconti di chi ha avuto la possibilità di conoscerlo più da vicino e di addentrarsi nella forte sensibilità dell’uomo. Il biglietto (10,00 euro) comprende l’ingresso più una consumazione offerta dallo “Speed Food Cafè”, bar ufficiale dell’Autodromo Nazionale Monza. (1,50 euro del biglietto saranno devoluti al progetto “Casa Francesco” dell’associazione “Amici Dell’Unitalsi” di Vedano al Lambro).

Sempre all’Autodromo di Monza, segnalo da oggi un’esperienza unica al mondo per un circuito, grazie alla realtà aumentata: indossando gli occhiali multimediali di ARtGlass, i visitatori potranno vedere la statua di Juan Manuel Fangio prendere vita, assisteranno in prima persona al ritiro dalle corse di Michael Schumacher, ripercorreranno in più tappe la storia del Tempio della Velocità e assisteranno all’evoluzione del design delle automobili da corsa. Un viaggio emozionante con animazioni in 3D, video storici e racconti dei protagonisti.
Non mancheranno le corse dell’Aci Racing Week End: fino a domenica pomeriggio, oltre 100 vetture di cinque campionati  – evento di cartello è il Campionato Italiano Gran Turismo – animeranno un intenso programma di prove, qualifiche e ben 13 gare. L’ingresso alla gara è gratuito a tutte le tribune e al paddock.
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TYRRELL, SEI RUOTE CHE NON FUNZIONARONO

(29/4/2016)TYRRELL SIX WHEELER, GOOD IDEA, BAD RESULTS. Tra gli eventi che caratterizzarono lo splendido e drammatico campionato mondiale di F1 1976, ve ne fu uno tecnico molto rilevante: l’esordio della Tyrrell P34, monoposto a sei ruote, con quattro più piccole anteriori. Il 2 maggio di quell’anno, 40 anni fa, al Gran Premio di Spagna a Jarama, la rivoluzionaria vettura progettata da Derek Gardner fu affidata al solo Depailler – Scheckter, l’altro pilota del “boscaiolo” Ken, l’avrebbe guidata dal successivo GP del Belgio – che fece segnare il terzo tempo in qualifica ma si ritirò in gara al 25 giro per un’uscita di pista. Un idea di successo? Concetto indubbiamente corretto, che resta nella storia della F1, ma con problematiche alla fine rivelatesi insormontabili.
Se è vero in quella stagione la macchina si rivelò competitiva, e infatti arrivarono una vittoria (Jody in Svezia), otto secondi posti e un terzo posto, con i due piloti in classifica finale dietro solo ai mattatori assoluti Hunt e Lauda, è anche vero che le problematiche emerse la resero di difficile gestione. L’intento di Gardner era di assicurare con quella coraggiosa trovata un più efficace inserimento in curva (i piloti potevano controllare le condizioni delle ruotine da una finestrella ricavata nell’abitacolo) e soprattutto una vantaggiosa pulizia dei flussi d’aria, diretti verso il posteriore senza il disturbo degli pneumatici anteriori. Nei fatti e alla lunga, la P34 poi P34/2 si dimostrò pesante, tanto che molti particolari dovettero essere realizzati in titanio, e inoltre la spiccata aderenza anteriore andava a discapito della stabilità del posteriore, difetto al quale si tentò di ovviare con parecchi interventi (vedi alettone e muso) e pensando subito ad una nuova sospensione per il 1977. 
Buon per Scheckter, a suo agio col sovrasterzo, meno per Depailler che infatti non riuscì a vincere (ma ci andò vicino a Monza, in Canada e al Fuji). Detto che il vantaggio aerodinamico veniva vanificato dalla presenza degli enormi pneumatici posteriori di allora, il problema dei problemi fu però il rapporto con il fornitore degli pneumatici, la Good Year. La produzione speciale e apposita per la Tyrrell – che già godeva per esempio di mini-ammortizzatori Koni – divenne ben presto insostenibile per la casa americana: nel 1977 la situazione non decollò nonostante sei podi da parte di Depailler e Peterson e il progetto venne abiurato. Nel ’78 si tornò alle tradizionali quattro ruote con il Project 008 sotto la guida tecnica di Maurice Philippe che aveva preso il posto del dimissionario Gardner al quale va dato atto di aver guardato avanti. La sua valida intuizione fu colta da Williams e March che però non andarono oltre alcuni test.
La Tyrrell 6 ruote del 1977
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FLASHBACK / GP EUROPA 1996. JACQUES VILLENEUVE VINCE IL SUO PRIMO GP

(28/4/2016) – A Jacques Villeneuve ci vollero solo quattro corse per vincere il suo primo gran premio in Formula 1, quello d’Europa che si disputò al Nurburgring il 28 aprile del 1996, 20 anni fa. Il figlio dell’indimenticabile Gilles era stato ingaggiato dalla Williams, “spinto” da Bernie Ecclestone alla ricerca di personaggi per il suo Circus, dopo i trionfi l’anno prima in Formula Indy, compresa la 500 Miglia di Indianapolis. Sfiorò il successo già al debutto in Australia dove stupì tutti con la pole e il giro più veloce ma dovette rallentare per una perdita di olio favorendo la vittoria del compagno di squadra Damon Hill. Fu ancora secondo in Argentina e infine splendido primo al GP d’Europa dove precedette quello che diventerà il suo avversario principe, Schumacher, al primo anno in Ferrari, e Coulthard su McLaren-Mercedes. Quel giorno la FW 18 motorizzata Renault fu un orologio e il canadese fu impeccabile: effettuò la migliore partenza e  mantenne costantemente la testa senza commettere errori, a differenza di tanti altri. Vinse ancora in Gran Bretagna, Ungheria e Portogallo (stupendo sorpasso ancora ai danni di Schumi…) ma alla fine si classificò secondo dietro Hill (97 punti vs 78). Era ormai pronto per il 1997… 
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PROST E SHEENE, ARRIVANO I FILMS

(27/4/2016)Alain Prost e Barry Sheene: cosa hanno in comune questi due campioni del motore? Sono i protagonisti di nuovi film che faranno felici gli appassionati e i fans.
PROST, THE MOVIE – Si intitola “Prost”, sarà girato l’anno prossimo e ad impersonare il quattro volte campione del mondo di F1  oggi impegnato in Formula E con la Dams Renault sarà il connazionale Guillaume Gouix. La produzione sarà a cura della Labyrinthe Films e della Mars Films; la regia di Julien Leclerq. Si sa solo che narrerà della vita di Alain fin dall’infanzia, per arrivare all’ultimo atto della sua gloriosa carriera in pista, il titolo 1993 con la Williams, anno del suo ritiro. Ovviamente, buona parte della pellicola, alla quale l’ex pilota fornirà un contributo memoriale significativo, sarà incentrata sul prolungato duello, in pista e a parole, avuto con Ayrton Senna. Nel docu-film “Senna”, Prost risultava sostanzialmente come il pilota “scorretto” (vedi Suzuka 1989) e “politicamente” vicino all’allora presidente della FISA, Jean Marie Balestre. Una ricostruzione più volte contestata da Alain che con tutta probabilità vorrà con questo film fornire la “sua” verità dei fatti e per questo sarà molto interessante.
SHEENE, THE MOVIE – Inglese di Londra, forse può essere definito il James Hunt delle due ruote, ed un film su di lui è proprio una bella idea. Ecco il trailer: https://www.youtube.com/watch?v=isb_UkeTs3g. Barry è stato campione del mondo della classe 500 nel 1976 e 1977 con la Suzuki ma fu anche campione di simpatia per il suo modo disincantato e guascone di affrontare il rischio e la vita. Mitico il numero 7 che lo contraddistingueva sulle piste di tutto il mondo e anche il papero che decorava il suo casco. Certo, il modo di correre costantemente al limite gli ha fatto pagare un prezzo altissimo: 67 fratture e tante, tante viti nelle sue ossa per tenerlo insieme, per questo fu soprannominato “Iron Man”, ed è tra gli idoli di Valentino Rossi. Terribili le cadute a Daytona (1975), Paul Ricard (1980), Silverstone (1984) alle quali reagì sempre da impavido cavaliere del motore, nonostante le raccomandazioni contrarie dei medici. Si arrese solo al cancro, il 10 marzo del 2003 in Australia, dove si era trasferito per beneficiare di un clima migliore. 
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KVYAT 22 ANNI, A SOCHI PER STUPIRE

(26/4/2016)Danil Kvyat è il pilota del giorno: perché oggi compie 22 anni, auguri, e perché è l’unico russo a correre il gran premio di casa, domenica prossima, a Sochi (Sirotkin è stato ingaggiato in extremis dalla Renault ma girerà solo nelle FP1 di venerdì). Ma ci sono altri interessanti perchè: la Red Bull sembra infatti aver ritrovato la competitività perduta e il terzo posto di Shanghai ha rilanciato le quotazioni dell’imberbe driver di Ufa che, tra l’altro, non è uscito affatto intimorito dalla diatriba (anche sul podio) con il blasonato Vettel che lo ha rimproverato di essere stato fin troppo audace alla prima curva del Gp di Cina. “Ora Vettel mi conosce meglio”, ha detto con un po’ di ironia nelle ultime ore Kvyat per niente incline alle scuse. “Così si va sul podio” aveva commentato a caldo e c’è da scommettere che la sua condotta non cambierà nemmeno sulle rive del Mar Nero. “Sopravvive solo il più forte” è il suo motto. A Milton Keynes sono molto ottimisti e parlano di Ferrari nel mirino: se così fosse ci sarebbe davvero da preoccuparsi a Maranello… L’anno scorso a Sochi Kvyat si classificò quinto ma nessuna Red Bull è mai arrivata in zona podio e il gran premio di Russia è uno dei cinque del calendario mai conquistato da Horner & C. danil è pronto e carico: “E’ magnifico poter correre davanti ai propri connazionali. La pista presenta curve simili ma non facili come potrebbe sembrare: la curva 4 è la più bella ma mi rende felice avere anche una tribuna intitolata a me!”. 
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IMOLA DI NUOVO PRONTA PER LA F1, DIECI ANNI DOPO

(22/4/2016)IMOLA IS READY, F1 AGAIN. Quante probabilità ha il circuito di Imola di tornare ad ospitare un gran premio di Formula 1? Molte, dieci anni dopo l’ultima gara, il 23 aprile del 2006. La società Formula Imolache gestisce l’impianto – partecipata all’85% dal consorzio Con.Ami che comprende 23 comuni tra le provincie di Bologna, Ravenna e Firenze, e le Regioni Emilia Romagna e Toscana – è uscita da tempo, e in maniera trasparente, allo scoperto: con i conti a posto, l’obiettivo  principale è riportare le monoposto regine sui saliscendi della pista intitolata a Enzo e Dino Ferrari. Il Presidente della società, Uberto Selvatico Estense, ha più volte incontrato negli ultimi tempi Bernie Ecclestone prospettandogli in modo preciso e garantito intenzioni, programmi di sviluppo e disponibilità economiche. Musica, per le orecchie del Padrino che, molto seccato, è alle prese con la “telenovela” del rinnovo Monza. Imola non vuole “fare le scarpe” allo storico circuito brianzolo, né alla titolazione di Gran Premio d’Italia, ma è pronta ad ogni soluzione: alternanza, rinnovo della storica partnership con S. Marino, o anche nuova titolazione, tipo GP d’Europa ora di pertinenza del Gran Premio dell’Azerbaigian. Ecclestone è sensibile alla ricchezza di storia di Imola, al legame del circuito del Santerno con Enzo Ferrari e al desiderio del “popolo rosso” di rivedere la F1 sul circuito di casa. E una buona notizia viene proprio dalle ultime dichiarazioni del boss inglese, secondo il quale il numero dei gran premi potrebbe anche aumentare (ma più probabilmente qualche sede oggi in calendario potrebbe gettare la spugna, si parla di Cina e di non lunga vita del cittadino di Baku) spalancando così le porte a chi ha soldi e voglia di provarci (oltre Imola, Las Vegas, Kyalami e altri).  L’ultima volta che le monoposto del Circus hanno sfrecciato sul “piccolo Nurburgring” è stata giusto dieci anni fa. Quel giorno Michael Schumacher, su Ferrari, tenne a bada, per la gioia dei tifosi del Cavallino, fino alla bandiera a scacchi la Renault di Fernando Alonso, attaccato ai suoi tubi di scarico ma impossibilitato a superarlo. Un’immagine e un esito che in molti vorrebbero rivedere.
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EVENTO VESPA, 70 ANNI E NON SENTIRLI

(21/4/2016) – C’è un compleanno speciale, con tanti eventi, il prossimo 23 aprile: nel 1946 a Firenze veniva infatti depositato il brevetto della Vespa. Compie quindi 70 anni lo scooter più conosciuto e diffuso al mondo, vera icona italiana, frutto post seconda guerra mondiale dell’intuito, della sapienza e della creatività di Enrico Piaggio, dell’ingegnere Corradino D’Ascanio e del designer Mario D’Este che diede forma ad un’idea di libertà un po’ bici, per la sua maneggevolezza, un po’ auto grazie alla sua comodità e alla completa carenatura delle parti meccaniche. Ed era anche innovativa (senza catena e sospensione a pantografo) ed elegante! Un insetto elegante che patron Piaggio, che così volle riconvertire l’azienda aeronautica di famiglia, battezzò per l’appunto Vespa. 
Qualità mai venute meno e che ne hanno sancito il successo planetario. Qualche numero? Del primo esemplare, la 98 cc, negli storici stabilimenti di Pontedera ne furono prodotti circa 2000, ma con la successiva 125 cc già si sfiorarono i 10mila; nel giro di un decennio ne furono vendute un milione. Protagonista del boom economico italiano degli anni ’60, e del film “Vacanze romane” con Gregory Peck ed Audrey Hepburn – che contribuì a renderla celebre anche negli States – oggi viene fabbricata anche in India, Brasile e Vietnam e stabilmente venduta in tutto il mondo. 
L’azienda ha conosciuto un  periodo di crisi negli anni ’90 ma dopo essere appartenuta al fondo tedesco Morgan Greenfel, l’avvento nel 2003 di Roberto Colaninno riportò sotto il tricolore e in utile tutta una storia, che ha ripreso vigore e mordente con un’ulteriore internazionalizzazione. L’anniversario verrà celebrato con una versione speciale e, tanto per innestare un’altra marcia, a Pontedera sarà inaugurato il nuovo stabilimento di verniciatura automatizzato; in programma anche la mostra dal titolo “In viaggio con la Vespa” presso il Museo Piaggio. Ma fremono soprattutto i tantissimi Vespa Club che prenderanno parte al raduno internazionale dal 23 al 25 aprile e a tante altre iniziative sparse su tutto il territorio nazionale e all’estero.
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TUTTO SULL’ E-PRIX DE PARIS

(19/4/2016) – C’è grande attesa e fermento per l’e-prix di Parigi, che sabato 23 aprile porterà per la prima volta le monoposto elettriche del campionato di Formula E nella ville lumiere, su un circuito di 1,93 Km (14 curve) intorno al complesso architettonico di Les Invalides. Un vero e proprio evento, fortemente voluto dal CEO della Formula E, Alejandro Agag, e dal presidente FIA Jean Todt nonché incondizionatamente appoggiato dal sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, e dal Ministro della Città, Patrick Kanner, poiché in linea con gli intenti eco-ambientali sanciti a dicembre da Cop 21 proprio nella capitale francese. 
Lo spettacolare appuntamento, ovviamente, è particolarmente sentito da Case e piloti transalpini: oltre al fornitore unico di pneumatici Michelin e allo sponsor ufficiale EDF, la F.E conta sulla partecipazione di due team Renault DAMS e DS Virgin Racing e di quattro piloti come Nicolas Prost, Jean Eric Vergne, Loic Duval e Stephane Serrazin che probabilmente mai avrebbero pensato un giorno di correre una gara sfrecciando silenziosamente tra il Museo dell’Esercito e la tomba di Napoleone! Per l’occasione, DS si mette in mostra: domani alle ore 11 al Park Hyatt Paris-Vendome ci saranno la monoposto DSV-01 con Vergne alla guida e, al debutto dopo il Salone di Ginevra, la DS E-Tense. Da lì, si muoveranno verso l’Opera e il Louvre, lungo la riva sinistra della Senna, fino alla Torre Eiffel. Ritorno, questa volta lungo la riva destra, passando vicino al Grand Palais fino al DS World Paris, il flagship del Marchio al 33 de la rue François 1er. Previste comunque due soste: davanti alla Piramide del Louvre e la seconda al Trocadéro. Pronti? Partenza sabato alle ore 16, biglietti a partire da 20 euro.
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AUTO-SCONTRO FERRARI, NON E’ LA PRIMA VOLTA…

(18/4/2016) CRASHES FERRARI AT THE STARTL’incidente in partenza tra le due Ferrari ha “imbarazzato”, così ha detto, Sergio Marchionne. Ma se il Presidente del Cavallino avesse memoria storica ricorderebbe che contatti alla partenza, tra le due Rosse, non sono mai mancati! In Cina Raikkonen è quello che ha subito i peggiori danni e fortunatamente è uno che parla poco: Non ho la minima idea di quello che è successo in partenza, all’improvviso sono stato colpito e mi sono girato. Seb è venuto da me a scusarsi dopo la gara, ed è chiaro che non l’ha fatto apposta, ma per la gara purtroppo questo non cambia le cose”. Vettel, dal canto suo, da buon tedesco ha trovato del raziocinio: “Quello che è accaduto nel primo giro, dopotutto, è un incidente di gara. Da dove mi trovavo, non potevo andare da nessuna parte, stretto fra Kimi e Kvyat. E’ chiaro che sono molto dispiaciuto per quello che è successo, non è una bella cosa finire contro una macchina che ha i tuoi stessi colori. Kimi ha bloccato i freni alla curva 1, io ho cercato di passarlo all’interno. Daniil era dietro di me, ma era partito meglio e stava preparando la stessa mossa. Io volevo assolutamente passare Kimi e Daniil voleva a tutti i costi superare me. Kimi è rispuntato a sinistra, Kvyat da destra, ho cercato di tenerlo e poi di mollare il gas e frenare, ma a quel punto non c’era più nulla da fare”. 
Crash ferrari start GP Spain 1975
Incidenti e contatti alla partenza tra due Ferrari, dicevo. Ricordo, per esempio, l’auto-eliminazione di Lauda e Regazzoni allo start del Gran Premio di Spagna del 1975 al Montjiuch anche se con la “collaborazione” dell’arrembante Andretti su Parnelli. Oppure lo scontro sempre tra Lauda e Regazzoni al via del Gran Premio di Gran Bretagna a Brands Hatch nel 1976, con lo svizzero reo di una manovra troppo azzardata che a fine stagione contribuì a costargli il posto. O ancora il lieve contatto alla prima decisiva curva del Gran Premio di Long Beach 1979 tra Villeneuve e Scheckter che piegò l’alettone anteriore del sudafricano poi secondo dietro il canadese. Cose che capitano?
Crash Ferrari start GP GB 1976
Ferrari start Long Breach 1979
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RALF SCHUMACHER, DALLA PRIMA VITTORIA IN F1 ALL’ADAC F4

(15/4/2016) Ralf Schumacher comincia questo fine settimana ad Oschersleben la sua nuova vita da team principal nel campionato ADAC F4, 15 anni dopo la sua prima vittoria in F1. Il team è quello del suo ex “principal” nel DTM, Gerhard Ungar, ribattezzato per sancire la nuova unione US Racing. Si parla molto del fatto che nello stesso campionato correrà un certo Mick Schumacher, nipote proprio di Ralf in quanto figlio del grande Michael: dunque avversari, in qualche modo come ai tempi della F1 quando il fratello minore dell’ex ferrarista tentò di farsi strada da solo prima con la Jordan (debutto nel 1997) e quindi soprattutto con la Williams e infine con la Toyota. Proprio il 15 aprile del 2001, Ralf vinse il suo primo Gran Premio, quello di San Marino. 
Guidava la Williams BMW – in squadra con lui c’era Montoya – e in quella occasione partì in seconda fila col terzo tempo. Era in giornata di grazia: scattò subito al comando che mantenne e consolidò anche dopo i pit stop, facendo segnare anche il giro più veloce. Degli avversari, solo Coulthard su Mc Laren tentò di insidiarlo ma dovette accontentarsi della piazza d’onore, come il ferrarista Barrichello del terzo posto. Attardato Hakkinen sull’altra Mc Laren e ritirato Michael Schumacher. Quell’anno vincerà anche in Canada e soprattutto in Germania, classificandosi alla fine quarto in classifica generale. Sembrava veramente potesse affermarsi, invece cominciò un lento declino. Ora vedremo se saprà guidare al successo i giovani: nel suo team c’è Louis Gachot, figlio di quel Bertrand grazie alle cui vicissitudini Michael esordì al Gp del Belgio del 1991.