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BRITISH DRIVERS, LA DIFFICILE EREDITA’ DI LEWIS HAMILTON

(26/2/2016)BRITISH DRIVERS AFTER HAMILTON. Lewis Hamilton si avvìa ad recitare anche in questa stagione il ruolo di protagonista. Il quarto titolo mondiale, come Prost, è senza dubbio un obiettivo…a portata di Mercedes. In ogni caso, grazie al pilota inglese la scuola britannica si sta riaffermando al più alto livello dopo i più recenti titoli mondiali che risalgono a Jenson Button (2009), Damon Hill (1996), Nigel Mansell (1992). Solo altri sei piloti hanno sventolato da campioni del mondo il vessillo dell’Union Jack: Hunt (1976), Stewart (’71 e ’73), Clark (’63 e ’65), Surtees (1964), Graham Hill (’62 e ’68) e Hawthorn (1958). Stirling Moss e Peter Collins hanno solo sfiorato l’affermazione massima ma sono leggende. Il problema è, a ben guardare, il dopo Hamilton: ci sono piloti britannici pronti a raccogliereil testimone? C’è spazio per loro?

PILOTI BRITANNICI TOWARDS F1 – La scalata alla Formula 1 non sembra profilarsi agevole per i suoi epigoni moderni né in passato per molti altri la “fortuna” è stata altrettanto benevola. Lewis fin da piccolo ebbe, oltre al talento, la perspicacia di “prenotarsi” un posto alla Mc Laren direttamente da patron Ron Dennis. Oggi questo sembra appartenere al mondo delle favole e ne sanno qualcosa Will Stevens, Max Chilton, Paul Di Resta, Anthony Davidson, Allan Mc Nish ultimi fuoriusciti dal Circus senza aver lasciato segno. Nel 2016 ci prova il campione GP2 Jolyion Palmer, rampollo dell’ex Johnatan, ritrovatosi quasi per caso al volante della Renault con la quale ha un’occasione d’oro per dare un seguito alla rinnovata supremazia britannica. Tanti auguri. Alle porte della massima formula premono poi Oliver Rowland,fresco campione World Series, e Alex Lynn, nel 2015 riserva Williams, entrambi quest’anno in GP2 come pure Jordan King. In GP3 c’è Jake Dennis, ma sarà dura per tutti. Si sono riciclati bene tra Formula E e WEC Sam Bird, James Calado, Nick Tandy, eccezionale vincitore a Le Mans.

Stephan South
PILOTI BRITANNICI LOST IN F1 – Insomma, nonostante l’appartenenza alla patria dei motori, nella quale un tempo si faceva di tutto per approdarvi  e diventare professionisti (vedi per esempio il nostro Giacomelli), sono davvero tanti i piloti indigeni che si sono persi (Adrian Quaiff-Hobbs, where is?) o che una volta in Formula 1 non hanno particolarmente brillato. Per molti di loro resta l’interrogativo sulle effettive qualità. Molti buoni acuti ma poca costanza da parte di Coulthard, Herbert, Warwick, Brundle. Effimeri Blundell, Dumfries, Bailey, Keegan. Vinsero tanto nelle formule cadette piloti tosti come Stephen South, Geoff Lees, Brian Henton ma le loro carriere si sono arenate troppo presto. 

Geoff Lees


La malasorte è stata invece spietata con talenti come Tony Brise, Tom Pryce, Mike Hailwood, Piers Courage. Da citare anche i piloti del ceppo irlandese che si sono distinti come Irvine e Watson o che hanno fatto da comprimari come Daly e Donnely. Dimentico certamente qualcuno ma il senso è chiaro: uno su mille ce la fa, anche se viene dalla terra dei baronetti del motore.


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