(22/1/2016) – Ferrari-Fangio: un binomio che non poteva mancare e che, forse, non poteva durare. “Avremo il campionissimo”, annunciò il Drake per la stagione 1956. E giusto 60 anni fa, il 22 gennaio, arrivò subito la prima vittoria (oltre a pole e giro più veloce), al Gran Premio di Argentina inaugurale del campionato mondiale di F1 di quell’anno. La Mercedes si era ritirata – per manifesta superiorità ma anche per sopire gli effetti del dramma di Le Mans l’anno prima – ed Enzo Ferrari schierava le Lancia D50 che ben volentieri aveva accolto (e rivisitato) dopo il clamoroso stop di Gianni Lancia, turbato dalla morte di Alberto Ascari. Avversari: le Maserati e le Vanwall. E fu proprio un plotoncino di 250F del Tridente che Fangio quel giorno regolò sulla pista di casa, sebbene con l’aiuto di Luigi Musso che gli cedette la propria vettura – allora si poteva – a fronte di guai meccanici (pompa della benzina). L’asso argentino vinse dopo 96 interminabili giri con 24” di vantaggio davanti Behra, Hawhtorn e Landi/Gerini; quinta un’altra Ferrari, quella del debuttante Gendebien. Fangio vincerà poi altre due gare (GB e Italia) e con l’aiuto generoso e decisivo di Collins a Monza l’ennesimo titolo mondiale, a 45 anni. Peccato che incomprensioni e sospetti, veri o ingigantiti, minarono la serena convivenza a Maranello e non consentirono la prosecuzione del rapporto tra i due giganti del motorsport. Fangio coronò la propria gloriosa carriera con un’ultima affermazione alla Maserati ma resta nella hall of fame della Scuderia del Cavallino.
Categorie