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Gp Spagna 1990: ultima gara e ultimo podio di Nannini |
(12/10/2015) – Il 12 ottobre del 1990 la carriera di Alessandro Nannini, almeno in F1, conobbe la parola fine. Il pilota toscano rimase coinvolto in un brutto incidente d’elicottero. Un atterraggio sbagliato nei pressi della villa di famiglia poco fuori Siena – lui era passeggero – e l’avambraccio destro fu tranciato. Dieci ore sotto i ferri all’Ospedale di Firenze e l’equipe medica del prof Bufalini riuscì a riattaccargli l’arto, ma tornare alle corse sarebbe stato impossibile. Solo due settimane prima era salito sul podio, terzo, del Gran Premio di Spagna a Jerez insieme ai ferraristi Prost e Mansell. L’anno prima aveva vinto il celebre Gran Premio del Giappone, quello dello scontro Prost-Senna. Era l’italiano più in auge, ben supportato dalla sua Benetton. Ottime prospettive. Nel settembre di quell’anno era quasi fatta per il suo passaggio alla Ferrari, al posto di Mansell. La solita “politica” che circondava ogni affare del Cavallino fece incredibilmente sfumare il tutto – Nannini disse un clamoroso “no” e accusa l’ex DS di Maranello Cesare Fiorio – e al suo posto arrivò Alesi. (vedi http://motor-chicche.blogspot.it/2013/02/nannini-io-la-ferrari-le-corse-persi-la.html).
Tutto era cominciato con i rallycross sulle mitiche Citroen Diane 2 CV – correva sotto pseudonimo per sfuggire al veto paterno – poi i rally, infine la pista, inizialmente con un casco tutto bianco. Vittorioso in F. Fiat Abarth, quindi le categorie superiori – compresi i prototipi nello squadrone Lancia – fino al legame con Minardi che lo fece esordire in F2 e poi, nel 1986, F.1. Nannini era veloce e simpatico, qualità che mantenne anche nella nuova carriera con l’Alfa Romeo nel Turismo italiano e nel DTM, poi anche nel Fia GT con la Mercedes: bastava il suo nome per richiamare folle magari non troppo interessate alle ruote coperte. A fine 1996, insieme a Briatore e Gabriele Rumi divenne azionista della Minardi. Poi ne ha avuto abbastanza, correndo qua e là solo per divertirsi insieme all’amico Gianni Giudici. Guarda poco i gran premi e soprattutto gira per l’Italia occupandosi degli affari di famiglia (pasticceria e torrefazione del caffè). Uno come lui manca tantissimo in questa rigida Formula 1.