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(da Twitter) |
(28/9/2015) – Sarà l’aver raggiunto Senna per numero di gran premi vinti, sarà per il terzo titolo mondiale ormai sempre più vicino, sarà per la particolare atmosfera giapponese, ma la vittoria di ieri a Suzuka ha proposto ai media un mistico Lewis Hamilton, proprio come il suo idolo brasiliano. Il pilota inglese ha più volte manifestato la sua fede e affermato di credere, aiutato per questo – dice – nella sua vita e carriera. Anche dopo il GP del Giappone, più serafico ed estatico che mai, ha ringraziato Dio per il felice epilogo della gara, condotta, come ha detto lui, con uno speciale vento favorevole. Ovviamente soffiato dal buon Dio. Lewis, che ha rivelato di pregare l’Altissimo prima delle gare importanti, si esprime anche attraverso i tatuaggi sul suo corpo e l’abbigliamento e in questo senso si è già fatto notare in passato per una grossa croce sul dorso o per l’effigie del suo angelo custode sul braccio o ancora per una t-shirt con stampata l’immagine del volto di Cristo. Ma il richiamo a Dio è costante ed avviene sia nella buona che nella cattiva sorte. Per esempio quando ha vinto il suo secondo mondiale l’anno scorso, oppure quando viveva tempi di impasse alla Mc Laren (2012) e diceva: ‘Bisogna tenere viva la speranza, si deve credere che ci sia un piano. Credo che Dio abbia un piano per me anche se io non so quale sia”. Più recentemente, davanti alla cocente delusione del Gran Premio di Montecarlo, letteralmente buttato alle ortiche, disse: “Ho fermato la macchina e ho pregato. Mi ha dato la forza per superare il momento perché so che poi arrivano cose positive. La fede mi ha aiutato a diventare quello che sono e per dare un messaggio alle persone: non è importante cosa si affronta, tutto si può superare. Per me, quella è stata la prova finale”.