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ANNIVERSARY / 11 GIUGNO 1955. 60 ANNI FA A LE MANS LA TRAGEDIA PIU’ GRANDE. Chi era Pierre Levegh

(11/6/2015) – E sono passati 60 anni da quello che viene tuttora ricordato come il più spaventoso e cruento incidente  della storia delle corse: la falcidia mortale di 83 spettatori, con 120 feriti, alla 24 Ore di Le Mans dell’11 giugno 1955. Morto anche il pilota Pierre Levegh. La dinamica, nella sua tragicità, è storia: durante la terza ora di gara, imboccato il rettilineo di arrivo, Mike Hawthorn su Jaguar decise tardivamente di rientrare ai box, scartando improvvisamente sulla destra. Lance Macklin, su Austin Healey, fu costretto a sua volta a deviare sulla sinistra innescando così il violento contatto con la Mercedes 300 SLR guidata da Levegh che lo seguiva da vicino. 

La vettura tedesca decollò, andando a schiantarsi, e prendendo fuoco, sulle barriere sotto le tribune. Il blocco motore, il cofano, un asse delle ruote volarono impazziti tra la folla, rendendo pauroso il tremendo bilancio delle vittime. Dalle foto si può evincere lo scenario impressionante di morte che ne seguì. Fu un incidente a sua volta esiziale per il motorsport: non solo la Mercedes ritirò le altre vetture e poi chiuse con le corse ma la Germania cancellò il Gran Premio di quell’anno e la Svizzera vietò tutte le gare sul suo territorio. Interdizione tuttora valida. Tra i testimoni di quell’incidente, l’italiano Paolo Marzotto che ricorda: “Ero ai box ad aspettare di dare il cambio a Castellotti. Ad un certo punto, dalla parte opposta del nastro stradale, vedo…

un gruppetto di giovani che si sbracciano per attrarre la mia attenzione. Erano tre amici americani e una ragazza. Faccio loro segno che possono prendere il sottopasso per venire nel box Ferrari. Ho appena il tempo di salutarli che è il mio turno. Compio il primo giro e vedo il finimondo. Quella ragazza, che fortunatamente salvai, divenne mia moglie e io mi ritirai dalle corse”. 
Pierre Levegh

Ma chi era Pierre Levegh, il pilota vittima di questo evento tragico? Parigino, in realtà si chiamava Pierre Eugene Alfred Bouillin ma correva con lo pseudonimo del cognome dello zio, ex pilota. Le Mans era la sua passione: vi corse nel 1938 e 1939 e, dopo la Guerra, tra il 1951 e il 1954. Nel 1952 sfiorò il colpaccio: pilota unico – sarebbe stato un record – perse la gara che conduceva per un cambio di marcia sbagliato. Nel 1955 passò alla Mercedes. Aveva già 42 anni e per questo veniva chiamato “il Vescovo”. Qualche attimo prima della collisione per lui fatale, ricorda Juan Manuel Fangio che lo seguiva, riuscì ad alzare il braccio per segnalare la situazione di pericolo. Un ultimo riflesso, indice anche di correttezza e sportività, che probabilmente ridusse gli effetti catastrofici della carambola.
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HAPPY BIRTHDAY / AUGURI VIC, 80 ANNI!

(10/6/2015)Vic Elford compie oggi 80 anni. L’ex pilota, inglese di Peckham, è una delle migliori icone della “golden age” delle corse: le sue eccezionali imprese negli anni sessanta e settanta lo collocano di diritto nell’Olimpo dei cavalieri del rischio e dell’ardimento. Tanto veloce da meritarsi  l’appellativo di “Quick Vic”, in realtà nacque come rallista, anzi come navigatore, e al volante arrivò a vincere l’Europeo Rally nel 1967 con una Porsche 911. Un sodalizio, quello con la Casa tedesca, che darà frutti. Ma facciamo un passo indietro: come sbocciò tanta passione? A Silverstone: “Nel 1949 mio padre mi portò a vedere il primo GP del dopoguerra. Fu lì che decisi: ‘questo è quello che farò’. Avevo 13 anni”. Il primo successo fu come una miccia: l’anno seguente, il 1968, il suo talento esplose letteralmente. Prendere nota, please: si impose, nell’ordine, al Rally di Montecarlo sempre su Porsche 911 e alla 24 Ore di Daytona. Quindi secondo alla 12 Ore di Sebring e di nuovo primo alla Targa Florio in coppia con Maglioli e alla 1000 Km del Nurburgring. La 24 Ore di Le Mans (dove l’anno prima ottenne subito la vittoria di classe) gli sfuggì a due ore dal termine ma trovò la Formula 1. A luglio l’esordio al Gran Premio di Francia a Rouen, dove portò la sua Cooper T86B-BRM al quarto posto sotto la pioggia. 

Nei due anni successivi, su Cooper-Maserati, Mc Laren e BRM, non otterrà però grandi risultati (13 gare in totale e 8 punti conseguiti). Nel 1972 passa all’Alfa Romeo nel Mondiale Marche e dopo altre brevi esperienze si ritira nel 1974 per dedicarsi alla conduzione del team Inaltera con obiettivo Le Mans (sarà a capo anche della ATS in F1). Un volto da duro, quello di Vic Elford (che si prestò alle riprese del film su Le Mans con Steve Mc Queen) ma in realtà un animo generoso. Si guadagnò la nomina a Chevalier de Ordre National du mérite, conferitagli dall’allora presidente francese Pompidou, per essere intervenuto con “coraggio ed eroismo” a soccorso di due colleghi vittime di un incidente alla 24 Ore di Le Mans del 1972. Jo Bonnier purtroppo non sopravvisse. “Non credo di aver fatto nulla di speciale: pensai fosse assolutamente normale provare a salvarlo”. A gennaio, la Road Racing Drivers Club presieduta da Bobby Rahal lo ha insignito del Phil Hill Award 2015
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NUOVO PILOTA FERRARI CERCASI (?)

(9/6/2015) – Il testa coda al tornantino del circuito di Montreal e la conseguente perdita di un terzo posto sicuro potrebbe costare caro a Kimi Raikkonen, in attesa di rinnovo contrattuale alla Ferrari. I rapporti si sono raffreddati: con Vettel costretto nelle retrovie, toccava a lui confermare la Rossa seconda forza di campionato sempre sul podio insieme ai cavalieri della Mercedes. Invece, dopo buone qualifiche è arrivato il guaio, nello stesso punto e con le stesse modalità dello scorso anno. In un primo momento il finlandese ha parlato di “mappatura del motore non adatta” ma in dichiarazioni successive ha glissato.  Arrivabene, che si è capito essere un ultras del Cavallino, non l’ha presa affatto bene anche se poi ha smorzato: “Un fatto che non abbiamo ancora compreso pienamente, e che potrebbe essere dovuto a un ‘concorso di colpa’, visto che ci ha detto che la stessa cosa era successa un anno fa”. 
Comunque, non è questo quanto Maranello si aspetta dal suo ultimo campione del mondo e non per niente il Presidente Marchionne presente in Canada, a domanda precisa sul suo futuro, non ha dato alcuna certezza. Ma se la Ferrari vuole cambiare pilota deve muoversi adesso. Già, ma su chi puntare? Quando “radio box” parlava di feeling con Hamilton lo stesso Arrivabene, nello smentire, fece presente che semmai occorreva un pilota giovane. Non è più un segreto l’attenzione per Valtteri Bottas, l’altro finlandese ora alla Williams e gestito da Toto Wolff: è il favorito. Ma la Ferrari ha anche cartucce interne: sono suoi piloti Gutierrez e Vergne (al simulatore), già con esperienza, e i nostri Marciello e Fuoco rispettivamente in GP2 e GP3 (il calabrese sarà per la prima volta tester F1 dopo il Gp di Austria). Cosa offrono le altre formule? Tenendo presente che la Mc Laren ha già legato a sé il talentuoso belga Vandoorne (primo in Gp2) e l’altro olandesino volante De Vries, la Mercedes il campioncino Ocon (Gp 3) e la Lotus (leggi Renault?) il francese leader della WS 3.5, Matthieu Vaxiviere, si potrebbe puntare sul  canadese (nazione che a Maranello evoca dolci ricordi, Gilles) Latifi, o sull’italiano Giovinazzi che spopola in Fia F3. In F1, tramontate le ipotesi Hulkenberg e Perez,  al suo esordio sta facendo molto, molto bene lo spagnolo, Carlos Sainz, a dispetto di chi stravedeva solo per il suo compagno di squadra, l’osannato Max Verstappen. P.S. Sul web i  tifosi del Cavallino spingono però per la soluzione Ricciardo.
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RIVOGLIAMO IL VERO RICCIARDO!

(8/6/2015) – Solo un anno fa era la rivelazione e il Gran Premio del Canada lo aveva vinto lui. Oggi Daniel Ricciardosembra l’ombra di quel pilota determinato e funambolico che, in qualche modo, ha contributo alla scelta di Vettel di lasciare la Red Bull. In classifica è settimo e zampate vincenti come quelle dello scorso anno pare proprio che possa dimenticarsele. Anzi, nelle ultime due gare il compagno di squadra Kvyat gli è stato davanti e lui sembra aver un po’ smarrito la strada. A Montreal, probabilmente, ha toccato il fondo: tredicesimo e poco ottimismo per il futuro: “E’ un circuito di potenza e noi la potenza ce l’abbiamo limitata. Abbiamo cercato di risolvere i nostri problemi provando varie soluzioni di gomme, ma non è andata bene e questo è stato davvero frustrante”. Poi ha aumentato la dose: “Non mi sarei mai aspettato un risultato del genere, è stato come sbattere la testa al muro. Penso che la mia macchina debba aver avuto un guasto. Non ho dimenticato come si guida e so di non essere un secondo più lento del mio compagno di squadra”. Insomma, una piccola crisi anche se Daniel non rinuncia al suo proverbiale sorriso, solo un po’ più forzato. Il suo team principal, Chris Horner, lo assolve però a metà: “E’ stato un fine settimana difficile per lui, ma il telaio sta migliorando e nelle prossime gare sono previsti ulteriori migliorìe. Credo che, come nel 2013, Daniel non sia riuscito a trovare l’assetto ottimale per la sua auto, né le gomme lo hanno aiutato”. Se a tutto questo si unisce il fatto che l’australiano ha già fatto le sue rimostranze in ottica 2016 per la situazione di stallo della Scuderia (e quindi della sua carriera), direi che la serenità a Milton Keynes quest’anno è proprio assente.
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KIMI AIUTA?

(5/6/2015) – Week end del Gp del Canada difficile per Kimi Raikkonen. Difficile psicologicamente. Perché la stagione entra nel vivo e il suo contratto è in fase di scadenza. Il problema è che, finora, l’ultimo arrivato, pur essendo il poker-campione Vettel, lo ha sempre battuto in qualifica e solo una volta, in gara, ha fatto peggio (Barhein). Kimi deve quindi perfezionare l’approccio, adattando meglio la sua SF15-T agli pneumatici disponibili e strappare una posizione in griglia più avanzata rispetto alla media che sta tenendo. Certo, viene alla mente che già l’anno scorso a Melbourne la situazione sembrava più o meno simile (vedi post http://motor-chicche.blogspot.com/2014/03/la-versione-di-kimi-ho-solo-bisogno-di.html). Comunque ha dimostrato di poter essere ancora competitivo (e di non “risentire” dell’effetto paternità) ma a Maranello gli chiedono di più. Arrivabene è fin troppo franco con lui: gli ha reso noto che per la firma varranno i risultati e non ha lesinato critiche, a volte non concordemente, per certi atteggiamenti e piccoli ma decisivi errori. Poco scusabili per un campione del mondo con tanta esperienza. Il finlandese, poi, è più nervoso del solito e anche l’ultimo rimbrotto alla squadra per averlo fatto uscire in maniera “pericolosa” dal box a Montecarlo è un indice di questo. L’atteggiamento sfuggente e sufficiente con i giornalisti è poi abbastanza noto ma sta peggiorando. A Montreal la Ferrari ha portato qualche piccola novità sul motore e lui, al solito non si sbilancia: Per questa gara abbiamo cose ‘normali’, ma ovviamente dovremo vedere come funzionano e a che punto siamo. Qui serve una vettura che si comporti bene in ogni parte del tracciato, che è molto diverso da quelli su cui abbiamo corso finora. Per questo non è facile dire come saremo piazzati. Le mescole a disposizione sono le stesse di Monaco, ma la pista è molto diversa, dovrebbe andare bene per noi. Molto dipenderà dalle condizioni meteo. Sappiamo che cosa manca ancora, dobbiamo migliorare nelle qualifiche e puntiamo a fare meglio in determinate aree, per facilitarci la vita alla domenica. Faremo del nostro meglio per mettere insieme un buon week end e vedremo che succede”. Molti punti interrogativi, dunque.
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STONER “PILOTA” LAMBORGHINI

(4/6/2015)Casey Stoner è in Italia: torna alla Ducati? No, è appena stato alla Lamborghini a Sant’Agata Bolognese. Il campione delle due ruote, accolto dal Presidente e AD  Stephan Winkelmann, e dal Direttore Ricerca e Sviluppo, Maurizio Reggiani, ha visitato il Museo che custodisce storiche vetture del Toro, e lo stabilimento di produzione, dove vengono assemblate le supersportive emiliane. In particolare, ha potuto ammirare da vicino la Aventador LP 700-4 sia coupé che roadster, e, a due mesi dal debutto, la nuova Aventador LP 750-4 Superveloce. L’australiano non ha resistito inoltre al piacere della prova ed è salito a bordo di una rossa Lamborghini Huracan LP 610-4 che gli è stata affidata per qualche giorno. 

“Per me è stato un giorno incredibile – ha detto alla fine del tour – è qualcosa che desideravo fare fin da bambino: avere l’opportunità di guidare una di queste vetture e vedere come sono costruite. In passato, ho conosciuto da vicino alcune aziende italiane e ho visto quanto impegno e passione mettono in ciò che fanno, dal design alla produzione. Vedere in prima persona ciò che significa produrre queste vetture è andato ben oltre le mie aspettative. Mi ha dato una nuova prospettiva da cui guardare Lamborghini e al valore contenuto in questo Marchio”. Bene, chissà che ora Casey non vada a trovare i vecchi amici della Ducati (dello stesso gruppo Lamborghini…) dopo essersi già complimentato con loro via twitter per le ultime performances. Poi da cosa può nascere cosa…
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DANICA PATRICK, F1 POSSIBILE. WHY NOT?

(4/6/2015) – Dunque è possibile: Danica Patrick potrebbe arrivare in Formula 1. Lo ha ammesso Gene Haas in un’intervista a Usa Today: l’anno prossimo una delle sue due macchine motorizzate Ferrari potrebbe essere affidata alla pilota di Beloit, già eroina della Indy Car e ora impegnata nella Nascar Sprint Cup Series al volante di una Chevrolet per il team Stewart-Haas. Dunque, il futuro team principal la conosce bene, anche se per la verità ha legato il suo eventuale ingaggio all’arrivo di uno sponsor munifico che vedesse in lei un utile leva di pubblicità e marketing. Beh, qual è la novità? Funziona così per molti, ormai. E lei l’appeal ce l’ha: il suo sito, per esempio, è “presentend by Tissot” ed è seguitissima sui social. Poi, ovvio, toccherebbe a lei non sfigurare in pista. Penso che la probabilità di avere una donna in F1 sia abbastanza elevata. Dalla sua parte, il pieno gradimento di Bernie Ecclestone, l’esigenza della Haas di avere un pilota americano, il curriculum della Patrick, unica rappresentante del gentil sesso ad aver vinto una gara in Indy Car (2008), dopo aver addirittura sfiorato la vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis nel 2005 (e mettiamoci pure che pesa pochissimo!) Contro: le resistenze (ci sono, ci sono…) all’ingresso di una donna nel Circus, la concorrenza di tanti altri piloti che ambiscono ad un volante importante (finora si è parlato già di: Vergne, Gutierrez, Sutil, senza contare quelli che non si vedranno rinnovare il contratto quest’anno e nuove leve che scalpitano dalla GP2, WS 3.5 e F.3 Europa), e infine le prevedibili difficoltà con monoposto tanto diverse e complesse rispetto a quelle fin qui guidate.  A 33 anni, però, sarebbe una chance da concederle. In F1 si è visto di molto meno professionale.

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ALLONS ENFANTS. Piloti francesi verso la F1

(1/6/2015) – Se l’Italia piange, la Francia non ride. In Formula 1 l’era dei piloti italiani (già dal 2012) ma ora anche quella dei piloti francesi sta diventando un ricordo sbiadito. Vedete la foto sopra – che fior di campioni, da Laffite a Depailler, a Pironi o Arnoux, e manca ancora Prost! – e pensate all’isolato talento di oggi, Romain Grosjean, che tra l’altro rischia fortemente di rimanere inespresso. Il pilota, ginevrino di nascita, sconta i problemi economici della Lotus e addirittura gli è stato imposto, con suo sommo scoramento, di cedere il sedile in diversi venerdì di prove libere al pagante Palmer. Solo due anni fa, la pattuglia transalpina poteva contare anche su Vergne, Charles Pic e Bianchi facendo così numericamente concorrenza ai tedeschi. Poi, repentino, il diradamento. Certo, Vergne si tiene in bell’allenamento al simulatore Ferrari e in Formula E e sembra il più papabile per un rientro (infatti si fa il suo nome per un volante del Team Haas, l’anno prossimo) ma il futuro riserverà nuovi “galletti” che possano non dico rinverdire i fasti di Prost, primo e finora unico iridato francese, ma quanto meno rimpinguare la pattuglia? Per capirlo bisogna allora dare un’occhiata ai campionati propedeutici. 
P. Gasly
In GP2 con la Dams, è probabilmente Pierre Gasly(classe 1996) ad avere le migliori chance: in campionato è indietro ma fa parte del programma junior Red Bull ed ai recenti test di Barcellona ha impressionato, saltando agevolmente dalla monoposto di Milton Keynes alla Toro Rosso; altri francesi in GP2, Arthur Pic (’91), Norman Nato (’92) e Nathanael Berton (’89) ma per loro la vedo dura. Nell’altro campionato di livello, la World Series 3.5, da seguire Matthieu Vaxiviere, attualmente secondo e vincitore di Gara 1 a Montecarlo, che a sua volta è pilota della filiera giovani Lotus; 
M. Vaxiviere
E. Ocon
nella stessa categoria battaglia il figlio d’arte Aurelian  Panis a suo agio nel team transalpino Tech 1 di Simon e Sarah Abadie. 

Buone note arrivano dalla GP3 dove Esteban Ocon, campione in carica Fia F3, non sta facendo altro che confermare le sue buone qualità che gli sono recentemente valse anche l’entrata nella “famiglia” junior team della Mercedes (e a Barcellona ha provato la Force India). Ci vorrà forse più tempo, ma nel Fia F3 sono interessanti, due rampanti virgulti, entrambi della Costa Azzurra, come Dorian Boccolacci e Brandon Maisano, quest’ultimo ben conosciuto alla Ferrari. Nella EuroCup F. Renault cominciano a farsi notare Anthoine Hubert e Simon Gachet. Discorso a parte per “gli americani”….

Sebastian Bourdais, Simone Pagenaud e Tristan Vautier, che ormai si sono ritagliati una posizione nella IndyCar in grande spolvero, e per Nicholas Prost protagonista in Formula E. Quelle citate sono dunque le avanguardie che produrranno sicuramente almeno un campione, ma la memoria va anche ai tanti ai quali le scarse finanze e varie congiunture negative hanno letteralmente tarpato le ali verso la F1 come per esempio Tristan Gommendy, splendido vincitore di Macao F3 nel 2002 ora competitivo in Elms, oppure Olivier Pla oggi nel programma Nissan GT-R LM Nismo; poi Nicolas Lapierre, Alexandre Premat o ancora Bruce Jouanny (oggi a Top Gear France). Frank Montagny, invece, la chance l’ha avuta ma per lui è finita come è finita…

Tristan Gommendy



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HONDA CERCA IL RECORD IN EUROPA

(1/6/2015) – La sfida è partita. Oggi da Aalst, in Belgio, due membri del team European Research & Development (R&D) di Honda, Fergal McGrath e Julian Warren, a bordo di una Honda Civic Tourer, hanno iniziato un viaggio in senso orario attraverso l’Europa continentale, con l’obiettivo di testare in condizioni di guida reali i consumi di carburante del motore 1,6 i-DTEC facendogli percorrere 13.614 km (per una media di 592 km al giorno, 170 ore totali al volante) nei 24 Stati confinanti dell’UE e di stabilire quindi un nuovo record nel segmento conquistando così il Guinness World Records. Rientro ad Aalst il 25 giugno. La vettura potrà viaggiare solo su strada e per questo motivo, non sono inclusi nel percorso i 4 paesi membri UE che sono raggiungibili solo via mare o aria, Regno Unito, l’Irlanda, Cipro e Malta. Per dimostrare la correttezza ed il rispetto dei requisiti richiesti in relazione al peso, inoltre, ad ogni sosta per rifornimento deve essere fatto il pieno di carburante. Per garantire l’accurato monitoraggio del viaggio, del tempo e della distanza percorsa, sulla vettura è stato installato un dispositivo di rilevamento fornito da Tracker (parte di Tantalum Corporation). Sarà inoltre possibile seguire le tappe del viaggio in diretta visitando il sito http://www.tracker.co.uk/RealFuelChallenge. Sarà possibile seguire l’avventura su #RealFuelChallenge o rimanere in contatto con l’account Twitter @FergalandJulian.