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HAPPY BIRTHDAY / AUGURI VIC, 80 ANNI!

(10/6/2015)Vic Elford compie oggi 80 anni. L’ex pilota, inglese di Peckham, è una delle migliori icone della “golden age” delle corse: le sue eccezionali imprese negli anni sessanta e settanta lo collocano di diritto nell’Olimpo dei cavalieri del rischio e dell’ardimento. Tanto veloce da meritarsi  l’appellativo di “Quick Vic”, in realtà nacque come rallista, anzi come navigatore, e al volante arrivò a vincere l’Europeo Rally nel 1967 con una Porsche 911. Un sodalizio, quello con la Casa tedesca, che darà frutti. Ma facciamo un passo indietro: come sbocciò tanta passione? A Silverstone: “Nel 1949 mio padre mi portò a vedere il primo GP del dopoguerra. Fu lì che decisi: ‘questo è quello che farò’. Avevo 13 anni”. Il primo successo fu come una miccia: l’anno seguente, il 1968, il suo talento esplose letteralmente. Prendere nota, please: si impose, nell’ordine, al Rally di Montecarlo sempre su Porsche 911 e alla 24 Ore di Daytona. Quindi secondo alla 12 Ore di Sebring e di nuovo primo alla Targa Florio in coppia con Maglioli e alla 1000 Km del Nurburgring. La 24 Ore di Le Mans (dove l’anno prima ottenne subito la vittoria di classe) gli sfuggì a due ore dal termine ma trovò la Formula 1. A luglio l’esordio al Gran Premio di Francia a Rouen, dove portò la sua Cooper T86B-BRM al quarto posto sotto la pioggia. 

Nei due anni successivi, su Cooper-Maserati, Mc Laren e BRM, non otterrà però grandi risultati (13 gare in totale e 8 punti conseguiti). Nel 1972 passa all’Alfa Romeo nel Mondiale Marche e dopo altre brevi esperienze si ritira nel 1974 per dedicarsi alla conduzione del team Inaltera con obiettivo Le Mans (sarà a capo anche della ATS in F1). Un volto da duro, quello di Vic Elford (che si prestò alle riprese del film su Le Mans con Steve Mc Queen) ma in realtà un animo generoso. Si guadagnò la nomina a Chevalier de Ordre National du mérite, conferitagli dall’allora presidente francese Pompidou, per essere intervenuto con “coraggio ed eroismo” a soccorso di due colleghi vittime di un incidente alla 24 Ore di Le Mans del 1972. Jo Bonnier purtroppo non sopravvisse. “Non credo di aver fatto nulla di speciale: pensai fosse assolutamente normale provare a salvarlo”. A gennaio, la Road Racing Drivers Club presieduta da Bobby Rahal lo ha insignito del Phil Hill Award 2015

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