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HAPPY BIRTHDAY / RALPH FIRMAN 40 ANNI, VINCENTE MA NON IN F1

(20/5/2015) – Firman è un nome importante nel motorsport. Oggi è il compleanno di Ralph Firman che compie 40 anni: è il figlio di Ralph senior, deus ex machina della Van Diemen, la monoposto con la quale molti futuri grandi piloti hanno macinato i primi chilometri. Ovviamente il piccolo Ralph non poteva non essere folgorato dal mito della velocità e a partire dai kart, guidati dall’età di 11 anni, è riuscito ad arrivare in Formula 1, alla Jordan. Esperienza, però, durata solo un anno, il 2003, senza lasciare traccia. Subito vincente in Formula Vauxhall e nel British F3, come pure a Macao F3 (1996) e poi in F. Nippon (2002), il connazionale Eddie Jordan – Ralph è nato in Inghilterra, a Norwich, ma è a tutti gli effetti irlandese – gli offrì un volante. Compagno di squadra era Fisichella. Aveva guidato una F1 solo in occasione di un test premio a Jerez, nel 1995, in quanto “McLaren Autosport Young Driver of the Year”. L’approccio ad una stagione piena si rivelò più difficile del previsto e dopo un positivo ottavo posto in Spagna – unico punto della sua carriera nella massima formula – la situazione si incrinò a causa di un brutto incidente nelle prove del sabato del GP di Ungheria. 

La sua Jordan, in piena velocità, perse l’alettone posteriore andandosi a schiantare posteriormente con violenza. Ne uscì sostanzialmente incolume ma i medici gli impedirono di correre la gara e a Monza. Terminata l’avventura in F1, dimostrò di non aver dimenticato come si vince: nel 2007 il campionato giapponese Super GT su Honda NSX del team Aguri (oltre ad una partecipazione alla 24 Ore di Le Mans e a gare in A1 Grand Prix per i colori dell’amata Irlanda). 
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FLASHBACK / 19 MAGGIO 1985. SCINTILLE PATRESE – PIQUET A MONTECARLO

(19/5/2015) – Pochi giorni al Gran Premio di Monaco a Montecarlo, una gara difficilissima che non permette errori per gli spazi angusti entro i quali le monoposto devono destreggiarsi. Un esempio? Proprio 30 anni fa, il 19 maggio del 1985, ecco cosa combinarono Patrese e Piquet, in duello ravvicinato, alla prima staccata della St. Devote. Sul rettilineo d’arrivo, il brasiliano, allora su Brabham BMW, prese la scia del padovano su Alfa Romeo sponsorizzata Benetton, inserendosi all’interno. Patrese certo non agevolò la manovra e i due si toccarono con il pericoloso risultato di sbattere con violennza contro le barriere, tra varie piroette, scintille e principi di incendio.

Quello che rimase delle due vetture finì nella via di fuga e fortunatamente i piloti non patirono conseguenze fisiche ma l’incidente comportò danni anche per altri a causa dei detriti e dell’olio sparso sulla pista. Per Laffite e Teo Fabi che seguivano immediatamente dietro i due contendenti e poi per Lauda e soprattutto per Alboreto su Ferrari impegnato in una lotta feroce con Prost su Mc Laren. Il ferrarista, in testa, fu costretto ad una sosta ai box per poi ripiombare in pista e, superati De Cesaris e De Angelis, a guadagnare per lo meno un buon secondo posto. 
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GIOVINAZZI, L’ITALIANO DA EXPO

Giovinazzi con papà Vito e un componente del Team
(18/5/2015) – Con la perentoria vittoria in Gara 3 a Pau, al termine di un week end Fia F3 pressoché perfetto, tutto da podio, – nove volte su nove su uno dei gradini finora – Antonio Giovinazzi si è definitivamente proiettato nell’olimpo dei predestinati. Una carriera in costante crescendo. Non per niente la Gazzetta dello Sport ha titolato sul web “Sulle orme di Hamilton”.  E Antonio, al termine lo ha sottolineato: “E’ fantastico vincere su un circuito cittadino da così tanti anni nella storia del motorsport, là dove ha vinto anche Lewis Hamilton”. Giovinazzi è ormai consapevole della sua forza ed è più che mai leader della classifica del campionato europeo Fia F3, apprezzatissimo dal team Jagonya Ayam with Carlin e, cosa ancora più importante, dagli addetti ai lavori. Quelli che segnano i nomi sui taccuini e consigliano e propongono alle scuderie top. Quest’anno doveva correre nella World Series 3.5 by Renault ma il team inglese, i motoristi della Volkswagen e gli indonesiani che lo sostengono con lodevole lungimiranza – “tutto questo non sarebbe possibile senza di loro“, ripete sempre Antonio  – hanno insistito e deciso di puntare assolutamente su di lui per conquistare il titolo continentale. 

Dal Fia F3, solo lo scorso anno, sono venuti fuori quel Max Verstappen oggi in F1 alla Toro Rosso e il campione in carica Esteban Ocon ora sotto contratto con la Mercedes e già protagonista di un test con la Ferrari (premio) e con la Force India (nei recenti test di Barcellona). Insomma, anche in virtù della sua giovane età (21 anni), Antonio ha la possibilità di giocare bene le sue carte. E’ un pilota italiano e non si può non sottolineare che ha costruito la sua carriera altrove, sobbarcandosi voli una serie di voli intercontinentali pur di vincere (Formula Pilota China) e concludere gli studi superiori. Pensare, poi, che tutto è nato grazie ad un kartodromo nella sua Martina Franca, capitale della Valle d’Itria, in un Sud Italia che tutto è tranne che un trampolino di lancio automobilistico, è indice della sua indole vincente, della sua innata velocità, e mettiamoci pure l’appassionato ardore della famiglia, papà Vito in testa. Antonio deve restare concentrato come adesso e dopo l’estate verrà il tempo delle nuove opportunità. Corre con un motore Volkswagen alle spalle e lo scorso inverno è stato invitato dall’Audi (Gruppo VW) ad un test in DTM. I tedeschi lo seguono, mentre pensano ad un loro prossimo ingresso in grande stile in Formula 1…
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DOPO SENNA, AMY. Il nuovo docu-film di Asif Kapadia

(18/5/2015) – Dopo Senna, Amy Winehouse. Asif Kapadia, il regista londinese che ha   firmato lo splendido docu-film sulla vita e le imprese sportive del pilota brasiliano, ci riprova con la talentuosa cantautrice inglese deceduta nel luglio del 2011. Il film-documentario sulla breve esistenza della Winehouse – aveva 27 anni quando fu trovata senza vita nel letto della sua casa – è stato presentato fuori concorso al Festival di Cannes: titolo, semplicemente “Amy”, un po’ come quello dedicato ad Ayrton e cioè “Senna”. Sarà nelle sale italiane a metà settembre. Kapadia ha adottato lo stesso metodo del suo lavoro su Ayrton, premiato al Sundance Film Festival, e cioè ha ripercorso la vita della protagonista della pellicola attraverso immagini, le sue canzoni, testimonianze e interviste di parenti, amici e colleghi. Uno di questi si è deciso a consegnare filmati inediti proprio dopo aver visto “Senna” che effettivamente è stato “cucito” molto bene consegnando ai posteri una visione mitica se non proprio mistica del personaggio, al di là delle sue imprese leggendarie sulle piste di tutto il mondo. 


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E’ MORTO RENZO ZORZI, KYALAMI ’77 LO SEGNO’

(15/5/2015) – Giunge la notizia della morte di Renzo Zorzi, ex pilota di Formula 1, 68 anni, trentino di Ziano di Fiemme. Nella massima formula approdò grazie a Frank Williams e grazie ai riflettori che si accesero su di lui dopo la magnifica vittoria al Gran premio di F3 a Montecarlo del 1975. Una vetrina, allora, eccezionale per auto-promuoversi. Corse il  Gran Premio d’Italia e poi quello inaugurale della stagione 1976 ma la vera occasione gliela offrì il discusso finanziere Ambrosio che nel 1977 lo impose sulla Shadow. 

La macchina era discretamente competitiva ma tutto finì con il maledetto Gran Premio del Sudafrica. Zorzi si fermò, agitatissimo, a lato, sul rettilineo d’arrivo, con un principio di incendio al motore. Intervennero, attraversando la pista, due commissari, ma quello più giovane fu travolto in pieno dall’altra Shadow guidata da Tom Pryce a sua volta colpito in faccia dall’estintore. Morirono entrambi. Zorzi, del tutto inviso alla squadra, quell’anno corse solo 5 gare, sostituito poi da Patrese a partire da Montecarlo. Ad inizio anni ’90 si trasferì in Puglia per amore e avviò una scuola di pilotaggio – la Top Driving School – presso l’Autodromo del Levante, in quel di Binetto. Ex collaudatore Pirelli, fu anche collaudatore di prototipi per alcune Case automobilistiche. Quell’incidente terribile, segnò la sua carriera e il suo animo.

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MOSS, HERRMANN E RALF SCHUMACHER ALLA MILLE MIGLIA 2015. E c’è Monza!

(13/5/2015)Parte domani sera, fino al 17 maggio, la Mille Miglia 2015. Ed è un’edizione con un “plus”: al via ci saranno niente meno che Sir Stirling Moss e Hans Herrmann che per l’occasione torneranno a guidare la mitica Mercedes 300 SLR (W 196 S) per celebrare i 60 anni dalla leggendaria vittoria conquistata nel 1955. Quell’anno Moss, e il suo copilota Denis Jenkinson, con il numero 722, vinsero la mitica corsa in 10h 7’ e 48”- il miglior tempo mai realizzato – mentre Herrmann, con il numero 704, fu costretto al ritiro per problemi tecnici sul Passo della Futa quando si trovava saldamente in seconda posizione. Per i due mostri sacri, oggi 85 anni entrambi, sarà davvero una bella emozione. 
La Mercedes propone un terzo rappresentante della Stella ed è Ralf Schumacher, fratello di Michael, chiamato a guidare la 300 SLR numero 658 che si piazzò giunse seconda con al volante Juan Manuel Fangio. Moss, Herrmann e Schumacher saluteranno gli appassionati di auto storiche a Brescia, Sirmione, San Marino, Roma e Siena. Quest’anno, la Mille Miglia vedrà alla partenza circa 430 automobili in rappresentanza di 70 differenti marchi, tra cui ben 40 Mercedes, a sottolineare lo stretto legame che da sempre lega la Casa di Stoccarda e la Mille Miglia. Tra le vetture iscritte, altre marche ben rappresentate sono Alfa Romeo e Jaguar con 58 automobili; Lancia con 43 e Fiat con 42 iscritte; seguono Porsche con 36 vetture, Aston Martin con 29, Bugatti con 22, Ferrari e Austin Healey con 21.

Per la prima volta nella storia, domenica 17 maggio, sotto l’egida di Expo 2015, la Mille Miglia sarà inoltre ospite dell’Autodromo di Monza (ingresso euro 5). Le vetture, provenienti da da Parma e Piacenza, arriveranno a Monza dall’incrocio del Malcantone, fino al paddock del circuito brianzolo per poi affrontare la prova cronometrata di regolarità. I modelli d’epoca sfrecceranno anche sullo storico “ovale” di Monza, celebre per le sue curve sopraelevate, chiuso alle competizioni dal 1969 e recentemente restaurato parzialmente.
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ANNIVERSARY / 13 MAGGIO 1960. ADDIO A HERRY SCHELL, AMERICANO DI PARIGI

(13/5/2015) – A maggio 1950, a Silverstone si corse dunque la prima gara di campionato mondiale di Formula 1. Una competizione che avrebbe chiesto anche il suo duro tributo in fatto di vite umane. Dieci anni più tardi, il 13 maggio del 1960, sulla medesima pista, morì Harry Schell, pilota appassionato e capace. Rimase ucciso nel corso delle qualifiche (bagnate) dell’Internationl Trophy, gara non valida per  il campionato ufficiale. Schell, nato a Parigi e di lingua francese ma di origine americana, era un predestinato: sia il padre Laury che la madre Lucy OReilly erano infatti piloti dell’Ecurie Bleu. Laury perì in un incidente stradale che risparmiò la compagna che però dovette abbandonare ogni velleità velocistica. Il volante toccò a lui e nel 1950 già debuttò al Gp di Montecarlo a bordo di una Cooper, la prima F1 a motore posteriore. Ma le sue vetture, Gordini, Maserati, Vanwall, non erano proprio di prima mano. Dal 1956, le cose andarono meglio, con Schell frequentemente a punti. Tra i suoi ricordi più emozionanti il duello ravvicinato con Ascari e Hawthorn, suoi idoli, al GP di Spagna del 1954, lui su una Gordini con i colori USA; poi il terzo posto al GP di Pescara 1957 su Maserati 250F. La migliore stagione, il 1958: sesto assoluto con un bel secondo posto al GP di Olanda dietro a Moss. Amava la vita ed era considerato un gentleman; nel contempo sapeva cosa era il rischio e non nascondeva il sentimento di nervosismo del pilota. Non servì per salvargli la vita. 
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ANNIVERSARY / 13 MAGGIO 1950. COMINCIA LA FORMULA 1

(13/5/2015)La Formula 1 ha 65 anni e forse li dimostra.  Il 13 maggio del 1950, sulle piste di atterraggio di un aeroporto militare della Raf riattato a circuito automobilistico, parliamo di Silverstone, si corse il primo Gran Premio valido per il campionato mondiale, cinque anni dopo la fine del conflitto mondiale. Una lunga storia, dunque: la F1 è sportivamente un po’ in affanno, ma resta palestra tecnologica eccezionale.  Quella domenica, si contarono circa 120mila spettatori e si ricorda la visita di Re Giorgio VI, insieme alla Regina Elisabetta e alla principessa Margaret. In pista c’erano Alfa Romeo, Ferrari, Talbot-Lago, Gordini-Simca: avanguardie di una competizione tra grandi Case e piloti coraggiosi che avrebbe assunto progressivamente dimensione internazionale e caratteri di esclusività. Il regolamento prevedeva l’utilizzo di monoposto da 1500 cc con compressore volumetrico oppure motore aspirato da 4500 cc (scelto dalla Ferrari). Sulla velocissima pista inglese, le magnifiche Alfa Romeo 158 monopolizzarono la gara e il podio, nell’ordine: primo Nino Farina (sua anche la pole e il giro più veloce, poi il primo titolo), quindi Luigi Fagioli e infine Reg Parnell. A seguire, Yves Giraud-Cabantous e Louis Rosier su Talbot-Lago. Da  allora, si sono scritte pagine leggendarie del motorismo. Per celebrare l’anniversario, oggi alle ore 19 Sky Sport F1 HD (canale 207) metterà in onda la trasmissione “Race Anatomy – 65 anni di F1”.

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ALLARME ROSSO. Il “caso” Rivola e altro turbano la Ferrari

(12/5/2015) – Nonostante il terzo posto di un sempre sorridente Vettel, e quindi una Ferrari costantemente a podio, a Maranello ci sono musi sono lunghi di ritorno dal GP di Spagna. La Scuderia delle Rosse si conferma seconda forza del campionato ma l’ambiente non è del tutto sereno. I motivi sono presto detti.

LE NOVITA’ NON HANNO FUNZIONATO – Innanzi tutto, il “pacchetto” di novità portato a Barcellona non è servito ad avvicinare le Mercedes che, anzi, questa volta al traguardo hanno inflitto sonori distacchi alla seconda forza del campionato. Circa 45” a Vettel e un minuto a Raikkonen, quarto dietro l’imprendibile Bottas. Bene ha fatto Arrivabene a non arrampicarsi sugli specchi: “Un passo vanti lo abbiamo fatto ma doveva essere un salto. Non punto il dito verso nessuno in particolare, mi prendo le mie responsabilità. Dobbiamo lavorare di più”. E ancora: “Non siamo ciechi e abbiamo visto che solo nel terzo settore, dove conta la trazione, perdevamo mezzo secondo”. L’ansia da prestazione ha portato il “muretto” del Cavallino a differenziare l’approccio aerodinamico al GP: le soluzioni nuove sulla SF15-T di Vettel, il vecchio pacchetto affidato a Raikkonen. Una scelta sempre delicata a livello psicologico nei confronti dei propri piloti.

LE SPINE DI KIMI – Il finlandese non ne ha beneficiato: “Io ero preparato a correre il rischio. – ha detto come al solito sornione – Forse sarebbe andata meglio con l’aerodinamica nuova, anzi probabilmente è così, ma almeno adesso lo sappiamo”. Così Kimi ha probabilmente perso la chance di sopravanzare il connazionale Bottas che nel finale ha resistito senza troppi affanni alla sua rimonta. Una gara nella gara, quella tra i due finlandesi: sembra che la Ferrari abbia messo gli occhi proprio sul pilota della Williams per il dopo Raikkonen. L’ultimo campione del mondo della Ferrari ha bussato al rinnovo del contratto ma Arrivabene lo ha gelato: “Contano i risultati, poi si vedrà”. Peccato, però: forse le comparazioni aerodinamiche sarebbe stato meglio farle nei due giorni di test previsti oggi e domani sulla stessa pista con Gutierrez e Marciello, ma ormai è andata.
STRATEGIA SBAGLIATA? – Peccato,  forse, anche non essere passati con Vettel alle gomme hard subito dopo lo stesso cambio di Hamilton. Il tedesco era egregiamente davanti all’inglese – dopo aver “copiato” il primo pit stop per le medie – e sarebbe uscito davanti anche in questo caso. I piloti si sono lamentati della difficoltà di superare, anche col DRS aperto. Forse Vettel avrebbe potuto tenerlo ancora dietro. Non secondo Arrivabene: “Abbiamo fatto una scelta aggressiva mettendo Sebastian sulle due soste: se avessimo deciso per tre cambi gomme le cose non sarebbero cambiate, se non in peggio”. Il quattro volte iridato non se ne fa un cruccio: “Dobbiamo semplicemente accettare il fatto che la Mercedes è stata la migliore squadra in pista ma stiamo lavorando duramente per colmare il distacco e penso che stiamo andando nella giusta direzione”. E va bene, vediamo a Montecarlo.

Il DS Massimo Rivola

IL CASO RIVOLA – A proposito di serenità interna, c’è da chiedere e da chiedersi se tornerà a farsi vedere nel Principato il Direttore Sportivo Massimo Rivola, stranamente assente a Barcellona (è uno stakanovista delle presenze). Alla Ferrari, abbastanza abbottonati sull’argomento,  hanno inizialmente parlato di “motivazioni personali” e i giornali hanno ipotizzato addirittura di un suo passaggio alla Mc Laren per ritrovare Alonso. Mah… Presto ne dovremo sapere di più su questa presunta rimozione dall’incarico, insieme al responsabile della Logistica, Massimo Balocchi, e addirittura uno dei cuochi della hospitality. Per quale motivo?

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FLASHBACK / 11 MAGGIO 1975. FERRARI PRIMA A MONTECARLO, DOPO UN DIGIUNO DI 20 ANNI

(11/5/2015) – Un anniversario di buon auspicio per la Ferrari in vista del prossimo gran premio a Montecarlo. L’11 maggio del 1975, 40 anni fa, la Rossa dopo 20 anni di astinenza tornava a trionfare sulle stradine del Principato grazie ad una gara caparbia di Niki Laudae alla palese competitività della Ferrari T, la monoposto col cambio trasversale al suo primo successo di campionato (ma la prima vittoria avvenne due settimane prima all’International Trophy a Silverstone). Lauda partì in pole position, unico a scendere sotto l’1’27”, affiancato dalla rivelazione Pryce su Shadow; subito dietro Jarier (Shadow) e Peterson (Lotus). 

Si trattava della terza gara per l’attesa T di Forghieri che aveva debuttato in Sudafrica (Lauda quinto) ed era partita davanti a tutti in nel GP precedente in Spagna (ritiro per incidente alla partenza). La pista era bagnata e molte uscite di strada e incidenti caratterizzarono tutto il gran premio (out tra gli altri anche Regazzoni, Hunt, Mass, Depailler). Il finale fu emozionante con Fittipaldi, guardingo nelle prove dopo i fattacci del Montjuich, sempre più alle calcagna di un freddissimo Lauda con un arrivo quasi in volata (2”75 di distacco). Terzo Pace sui Brabham. Alla bandiera a scacchi, ci fu vero tripudio al box del Cavallino con Montezemolo tanto scatenato da scendere pericolosamente in pista, trattenuto a stento: l’allora DS, incontenibile, sferrò un pugno a chi cercava di trattenerlo! (P.S.: un ultima curiosità: Lauda sul podio si produsse in un galante baciamano alla Principessa Grace che gli valse le critiche dei “puristi” del protocollo regale!!)