(25/5/2015) – Con la seconda vittoria alla 500 Miglia di Indianapolis, Juan Pablo Montoya si è ritagliato il suo spazio di leggenda. Ci era riuscito nel 2001, quando era appena un rookie (per quanto di evidenti belle speranze), e ci è riuscito ieri, unico a fare bis a distanza di 10 anni. A.J. Foyt ce ne aveva messi 15 per agguantare la sua quarta affermazione. Ma soprattutto, il colombiano, alle soglie dei 40 anni, ha ripagato la fiducia di Roger Penske e ha dimostrato di avere intatti i numeri che lo imposero all’attenzione della Formula 1: grinta e determinazione. Nella massima formula, si sa, prima con la Williams e poi con la Mc Laren, aveva cullato il sogno mondiale (terzo nel 2002 e 2003) ed aveva assunto il ruolo di acerrimo antagonista di un certo Michael Schumacher. Poi il calo, fino, nel 2006, alla risoluzione anticipata del contratto con la Mc Laren, che attendeva Alonso.
In sette stagioni Nascar per l’amico Chip Ganassi ha poi vinto appena due gare, non un granchè. Sembrava quasi finita, quando è arrivata la chiamata al vecchio amore, la IndyCar. Un 2014 interlocutorio (una vittoria, quarto posto finale) e un 2015 da leader della classifica, fino all’esaltazione di ieri. Juancho ha lottato fino all’ultimo contro le avversità (tamponato dalla De Silvestro) e contro spietati rivali come il compagno di squadra Will Power, Kimball e il pole man Scott Dixon, rispettivamente secondo, terzo e quarto in volata. “E’ stato fantastico, impressionante: una battaglia fino all’arrivo”, ha detto alla fine raggiante il pilota di Bogotà. Il tradizionale latte fresco, l’abbraccio di Connie e figli e il sostanzioso assegno che spetta al vincitore lo avranno rinfrancato. Sì, Montoya è tornato ed è tornata anche Indy!