(28/2/2015) – Cosa dire di più del grande Mario Andretti che oggi festeggia il compleanno numero 75? Le vittorie di questo pilota tra i più veloci di sempre e sicuramente anche tra i più disponibili e affabili, appartengono alla storia e parlano da sole: dalla F1, a Indianapolis, al Mondiale Marche. Forse, non tutti sanno che il Mario da Montona, oggi in territorio Croato, ha mantenuto un forte legame con le sue origini. Nella città che gli ha dato i natali ci è stato l’ultima volta con tutta la famiglia nel 2013 ed inoltre è Sindaco del Libero Comune di Montona in esilio, carica creata dalla Famiglia Montonese, l’’associazione che rappresenta gli esuli italiani di Montona per non tagliare il cordone ombelicale con il luogo madre.
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Montona, luogo natìo di Mario Andretti |
Sì, perché il futuro campione del mondo e…dei due mondi di automobilismo, all’età di sette anni dovette abbandonare il suo paese. Gli accordi post Seconda Guerra mondiale – era il 1948 – assegnarono infatti l’Istria alla ex Jugoslavia e alla famiglia Andretti non rimase che raggiungere il campo profughi di San Frediano, nei pressi di Lucca, in Toscana. Lì rimasero diversi anni e lì il piccolo Mario scoprì e sviluppò, giorno dopo giorno, la sua indole e la sua passione: la velocità. Correva, come il vento, in bici e correva su un carrettino a tre ruote. Poi arrivò il primo mezzo a motore: c’è chi ricorda fosse una moto Morini, chi un Mosquito. La visione di un trionfante Ascari a Monza nel 1954 corroborò definitivamente l’intenzione di diventare pilota. E infatti non ci pensò due volte appena solcato l’Oceano, insediatosi nella tranquilla Nazareth, in Pennsylvania, su indicazione di alcuni parenti (“Arrivammo negli Stati Uniti con 125 dollari nelle tasche di papà Alvise”), e cominciato a lavorare sodo per cominciare una nuova vita.
La prima auto da corsa fu una Hudson di un pilota deceduto , rimessa a posto insieme al fratello Aldo, poi tante altre e di ogni tipo. Non avrebbe mai smesso di correre, era sempre in viaggio con caravan e bilico. Nel 1963, nello stesso giorno disputò tre gare su due piste diverse. Nel 1968 partecipò a 108 gare, una ogni tre giorni. Tentò anche l’impossibile al debutto in F1: qualificazioni del venerdì a Monza, volo in America per disputare una gara e ritorno in Italia giusto per la domenica. Non fu ammesso perché il regolamento imponeva almeno 24 ore di distanza tra una corsa e l’altra. Si rifece alla gara successiva, vero debutto: subito in pole a Watkins Glen! Stupiva per la naturalezza delle sue imprese: dalla vittoria al debutto con la Ferrari , in Sudafrica nel 1971, alla pole di Monza 1982, chiamato d’urgenza e d’affetto dal Drake nell’anno dei mille guai ferraristi. Già nella Hall of Fame dello sport automobilistico, nel 2004 è stato nominato Grand Marshall del Columbus Day e nel 2006 ha ricevuto l’onorificenza di Commendatore della Repubblica italiana. Mario dovette appendere il casco al chiodo nel 1994 (ultimatum anche da parte della moglie) ma avrebbe continuato all’infinito. Quando si dice nato per…(e peccato per il sogno non esaudito della 24 Ore di Le Mans). Auguri!
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Andretti e la Ferrari, il grande amore |