(23/12/2014) – Marco Mattiacci se ne stava tranquillamente in America. Lavorava e curava al meglio gli affari della Ferrari in una parte di mondo importantissima per il Cavallino. Mercato storico, auto mitiche, clienti facoltosi, glamour a go-go. Credo si godesse la vita. All’improvviso, ad aprile, una telefonata: in alto, avevano pensato a lui quale successore del dimissionario Stefano Domenicali. Montezemolo? Marchionne? Non si capisce ancora bene a chi imputare la scelta, certo particolare. Praticamente impossibile rifiutare. La Ferrari, in crisi nera, ricorreva urgentemente a questo romano di 43 anni per avviare un nuovo e vincente corso. Ok. era a digiuno di corse e gli affiancarono Antonello Coletta, perché un minimo di cognizione di causa era comunque necessario. Poi i mesi sono trascorsi, i miglioramenti in pista non si sono assolutamente visti, sono saltati il Presidente Montezemolo e il pilota di punta Alonso (hai detto niente!), la squadra si è disunita, è stata annunciata la prossima quotazione in borsa del 10% del Cavallino.
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Da sx. Arrivabene e Marchionne |
Finalmente, è il caso di dire, il campionato è finito ma la rivoluzione è continuata. Perché rievoco tutto questo? Perché anche Marco Mattiacci è stato impietosamente giubilato, travolto dal “nuovismo” ritenuto un po’ tardivamente essenziale per rifondare la Scuderia. E’ out. Ieri, durante la conferenza stampa di fine anno, il nuovo Presidente Marchionne, con al fianco il sostituto Maurizio Arrivabene, si è espresso su di lui così: “ Ho grandissimo rispetto per Mattiacci, commercialmente ha fatto un ottimo lavoro. La F1 è però campo completamente diverso, di cui Arrivabene conosce tutti gli attori. E’ la persona ideale per portarci avanti mentre per Marco era troppo imparare un mestiere e far ripartire la squadra”. Un ragionamento che indubbiamente può filare ma che poteva e doveva essere fatto sette mesi fa. Perché messa così vien da dire che forse alla Ferrari bisogna rivedere e curare anche l’aspetto delle relazioni umane.