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HAPPY BIRTHDAY / HUUB 60

(8/10/2014) Buon compleanno a Huub Rothengatter che oggi compie 60 anni. Qualcuno si chiederà: ma chi è?  E’ un ex pilota olandese – nato a Bossum – che ha tentato la carriera in Formula 1 ametà degli anni ottanta ma con scarso successo. Come tanti aspiranti piloti professionisti del paese dei tulipani, cominciò nel team di Van Amersfoort per passare poi in F.3 e, nel 1979, F.2 dove riuscì a vincere una gara. Erano anni di abbondanza in F.1 e la concorrenza era forte: vi fece ingresso a stagione inoltrata solo nel 1984 per sostituire Mauro Baldi alla Spirit. L’anno dopo passò alla scuderia italiana Osella anche qui in sostituzione di Ghinzani transfuga alla Toleman. Colse un buon settimo posto al GP di Australia, che resta il suo miglior risultato. Nel 1986, infine, tentò l’avventura alla Zakspeed ma in Australia corse il suo ultimo gran premio in F.1 e terminò la carriera. In seguito, si è dedicato al lancio di giovani piloti olandesi ed è stato manager di Jos Verstappen. Oggi vede molto bene il figlio Max, neo pilota Toro Rosso e punta anche su Nyck De Vries. Lui, intanto, è attivo nel mondo imprenditoriale attraverso la EV Box, stazioni di ricarica per le auto elettriche. 

Rothengatter su Osella F1 nel 1985

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ESSEN MOTOR SHOW CELEBRA LA “F1 MADE IN GERMANY”

(7/10/2014)La Mercedes sta dominando in Formula 1: una nuova dimostrazione della potenza tedesca. Essen Motor Show, in programma dal 29 novembre al 7 dicembre (preview il 28/11), organizzerà molto opportunamente un evento speciale dal titolo “Formula 1 made in Germany”. Si tratta di una mostra che presenterà al pubblico vetture di piloti tedeschi, e relativi team e costruttori, dal 1950 ad oggi (da Graf Trips a Jochen Mass, Michael Schumacher, Ralf Schumacher, Heinz-Harald Frentzen e Nick Heidfeld fino alla Red Bull 2010 di Sebastian Vettel). Particolare risalto sarà inoltre dato alla leggendaria Mercedes W 196 con la quale la casa di Stoccarda entrò nella massima formula nel 1954 dominando con Juan Manuel Fangio. Sarà possibile apprezzare il progresso tecnologico attraverso una comparazione con la Bmw Sauber del 2008 anch’essa presente: entrambe montavano un propulsore 8 cilindri (anteriore per W196) ma in mezzo cui sono 500 cavalli di differenza…ovviamente a favore della Bmw-Sauber! Ad Essen Motor Show, presso il Congress Center, si terrà inoltre la terza edizione del Sponsors Motorsport Summit, discussioni e forum con qualificate presenze di settore che esamineranno il mondo motorsport da prospettive diverse. L’offerta della manifestazione è completata da veicoli sportivi di serie, tuning, motorsport, auto d’epoca, moto e spettacoli speciali e live action nella Motorsport Arena.
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ANNIVERSARY / 6 OTTOBRE 1974. WATKINS GLEN. FITTIPALDI, HULME, KOINIGG: TRE ADDII

(6/10/2014) – Gran Premio Usa 1974: il 6 ottobre di quaranta anni fa, all’ultima gara della stagione disputato a Watkins Glen, vi fu una concentrazione di eventi che meritano di essere ricordati: l’ultimo titolo mondiale conquistato dal quel fuoriclasse che risponde al nome di Emerson Fittipaldi, l’ultima gara del campione del mondo forse meno mondano che ci sia stato e cioè Denny Hulme e, purtroppo,l’incidente mortale di Helmut Koinigg.

FITTIPALDI. “El rato”, come veniva soprannominato il brasiliano, giunse in America al culmine del duello con Clay Regazzoni. Al ferrarista andò tutto male in quel week end mentre all’alfiere della Mc Laren bastò un quarto posto per arrivare a 55 punti e staccare di tre lunghezze lo svizzero. A soli 28 anni – oggi bisogna aggiungere: per l’epoca – Emerson conquistò il suo secondo mondiale dopo quello del 1972 con la Lotus. 

Fittipaldi sul podio del Glen: 2° titolo mondiale
Nessuno, quel giorno, avrebbe pensato che sarebbe stato l’ultimo titolo mondiale per il fuoriclasse brasiliano e tanto meno lui che dichiarò di puntare ad eguagliare il numero di allori iridati del grande avversario Jackie Stewart. Il tris lo sfiorò già l’anno seguente e solo una portentosa Ferrari T con alla guida la rivelazione Lauda impedì l’impresa. Che avrebbe potuto benissimo realizzarsi nel 1976 ma Fittipaldi fece prevalere il cuore e lasciò clamorosamente la Mc Laren per buttarsi nell’avventura del team tutto carioca Copersucar che successivamente assunse il suo stesso nome. Purtroppo, nonostante il grande impegno e la sua classe sempre adamantina, le stagioni furono avare di risultati. Miglior campionato, quello del 1978: decimo con 17 punti e grande secondo posto nel suo Brasile. Nel 1980, dopo 144 gp, e14 vittorie, arrivò il ritiro dalla F1 ma non dalle corse. Nella Cart americana dimostrò di essere sempre lui, Indianapolis compresa.
HULME. Clives Davis “Danny” Hulme si ritirò dalla F1 piangente. Al suo ultimo appuntamento al Glen aveva assistito molto da vicino all’ennesimo incidente mortale, quello di Helmut Koinigg. Nel mese di marzo dello stesso anno era rimasto profondamente scosso dalla tragica scomparsa di Peter Revson rovinosamente uscito di strada durante test a Kyalami. Hulme fu tra i soccorritori del pilota americano ma non ci fu nulla da fare. Dopo 112 GP, 8 vittorie e soprattutto un campionato mondiale conquistati il neozelandese aveva deciso di appendere il volante al chiodo.
Hulme al Glen: la sua ultima gara 
Il titolo del 1967 su Brabham Repco gli aveva ormai donato gloria motoristica eterna. Era entrato in contatto con il pilota e costruttore australiano in veste di meccanico ma poi ebbe la sua opportunità in pista e non se la lasciò sfuggire. Vinse proprio davanti al compagno di squadra e padrone della scuderia che dovette scartare il peggior risultato e si dice non prese affatto bene questo smacco. Terzo fu Clark, per dire dei suoi avversari. Ma l’anno dopo dovette trasmigrare alla Mc Laren alla quale rimase fedele fino al ritiro con due terzi posti finali, nel 1968 e 1973, quali migliori risultati. Disse addio, come suo stile, senza troppi squilli di tromba (per la sua poca loquacità era soprannominato “l’orso”): “E’ giusto fare largo ai giovani anche se noi vecchietti abbiamo dimostrato di saperci prendere delle soddisfazioni”, disse. Un mese dopo il Glen, la Marlboro organizzò un pranzo di addio e di ringraziamento a Londra. Hulme è scomparso nel 1992, vittima di un infarto.

KOINIGG. Helmut Koinigg al Glen era alla sua seconda gara in Formula 1. Austriaco di Salisburgo – era nato nel 1949 – e amico del costruttore connazionale Kaimann, si era accordato a Monza con John Surtees per due anni di contratto. Debuttò quindi con onore in Canada.

Al GP USA, in qualifica aveva fatto segnare il terz’ultimo tempo ma in gara sul difficile e pericoloso circuito americano uscì di pista finendo senza scampo sotto il guard rail, con una dinamica simile a quella che l’ l’anno prima era costato la vita di Francois Cevert. La gara non fu sospesa e, anzi, la notizia del decesso fu resa pubblica solo al termine. Koinigg aveva corso nel 1972 inSuper V vincendo la Coppad’Oro e nel 1973 il Campionato nazionale Montagna. Si era cimentato anche in una gara con la Porsche Martini ufficiale e una in F2 sempre con la Surtees. In patria veniva considerato un possibile erede di Rindt. Non ebbe modo di dimostrarlo:lasciò moglie e un figlio.

La scena dell’incidente di Koinigg

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LA MORTE DI DE CESARIS. IN F1 GLI E’ MANCATA LA VITTORIA

De Cesaris al Senna Tribute lo scorso maggio
(6/10/2014)I FUNERALI DI DE CESARIS SI SVOLGERANNO GIOVEDI’ ALLE ORE 11 NELLA CHIESA DI SAN ROBERTO BELLARMINI A PIAZZA UNGHERIA. 
La giornata nera per la Formula 1 ieri ha coinvolto anche Andrea De Cesaris. Il pilota romano, fuori dalla massima formula dal 1994, è morto a seguito delle dell’incidente occorsogli verso le ore 14 sul Grande Raccordo Anulare di Roma mentre guidava la sua moto all’altezza dello svincolo per il quartiere Bufalotta. Aveva 55 anni. Chissà, forse lo avremmo rivisto al prossimo salone Supercar nella sua Roma, invece la sua storia è finita così, tragicamente in un incidente stradale, come Regazzoni. L’ultima uscita pubblica, proprio lo scorso maggio al Senna Tribute di Imola dove, per quanto abbastanza taciturno e schivo, si era concesso ai tifosi dopo aver reso omaggio al pilota brasiliano nel ventennale della sua scomparsa. Veloce, aggressivo, duro (a Brands Hatch nel 1984 fu protagonista di un prolungato “tappo” alle Ferrari di Arnoux e poi di Alboreto) era soprannominato “Mandingo”. Fuori dalle piste, amava la campagna, il motocross, il surf per il quale si narrano lunghi periodi di permanenza alle Hawaii; partecipava alle partite di beneficenza della Nazionale Piloti. 

Maggio 2014: De Cesaris al Senna Trbute di Imola
Di lui oggi si dice: ha raccolto poco in relazione alla sua lunga militanza in Formula 1 (208 GP disputati). Vero, ma nei suoi 14 anni ha guidato 11 monoposto diverse (Alfa Romeo, Mc Laren, Ligier, Minardi, Brabham, Rial, Dallara BMS, Jordan, Tyrrell, Sauber) ma mai veramente e costantemente competitive. Poteva riuscirci a Long Beach nel 1983, dove era partito in magnifica pole con l’Alfa Romeo, ma come spesso gli è capitato problemi meccanici hanno rovinato le aspettative. Certo, è stato fin troppo spesso anche autore di rovinose uscite di pista: gli inglesi, quando nel 1981 pilotava la Mc Larenscelto da Ron Dennis, non gliene perdonavano una (vedi dritto nelle reti a Silverstone). Ebbe incidenti paurosi – viene spontaneo rammaricarsi del fatto che sia uscito vivo dalle piste ed è rimasto vittima sulla strada – tipo quello nel warm up del GP di San Marino 1983 o ancora peggio durante il Gp di Austria 1985 quando cappottò più volte all’interno della sua Ligier-Renault. Guy Ligier voleva licenziarlo in tronco poi si limitò a fargli pagare i danni. Non ha mai vinto ma….

sul podio è salito bene: 3° a Montecarlo nel 1982 (Alfa); 2° in Germania e in Sudafrica nel 1983 (Alfa); 3° in Belgio nel 1987 (Brabham-BMW); 3° in Canada nel 1989 (BMS-Dallara). De Cesaris ha speso la sua giovinezza prima sui kart, dove ha spopolato, poi in Inghilterra dove si trasferì come quasi d’obbligo ai suoi tempi per disputare la F3 britannica. Entrò nelle grazie della Marlboro che gli garantì il prosieguo di carriera. Addio, Andrea.











GALLERY: 

Pole a Long Beach nel 1982 su Alfa Romeo
Tra i “capi” della rivolta dei piloti in Sudafrica 1982
Spettacolare incidente in Austria 1985 su Ligier
Secondo in Germania nel 1983 sempre su Alfa Romeo
Altro brutto incidente: Imola 1983


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FORZA JULES! Bianchi: appesi ad un bollettino medico

Bianchi al recente Senna Tribute di Imola
(6/10/2014) – Sono momenti delicati per Jules Bianchi: trascorsa la notte, si attende il bollettino medico che aggiorni le condizioni dello sfortunato pilota francese vittima ieri di un incidente terribile a Suzuka. Speriamo bene per il simpatico e gentile pilota di Nizza, da tempo parte della famiglia Ferrari attraverso la Driver Academy (Mattiacci, Massa, Alonso, tra i primi ad accorrere al Mei Hospital). Le polemiche, come sempre, nel frattempo impazzano. Il preannunciato tifone. Quel mezzo di soccorso doveva essere lì? Le doppie bandiere gialle. Il mancato utilizzo dell’elicottero per trasportare Jules in ospedale. La gara, alla ripresa della pioggia, doveva essere interrotta? Secondo Felipe Massa sì. Altri piloti affermano che anche il buio ha potuto contribuire al disastro. Non è la prima volta che si verifica un caso del genere (ecco il video amatoriale su Youtube:  https://www.youtube.com/watch?v=I1cwbtk6CkA). Nel 2003, aInterlagos Michael Schumacher perse il controllo della sua Ferrari sulla pista viscida e andò a sbattere sulle protezioni a pochi metri da una gru intervenuta a spostare un’altra monoposto. Sempre sulla pista brasiliana, nel 2002 Nick Heidfeld, allora su Sauber, portò via uno sportello della Medical Car guidata dall’ex pilota Alex Ribeiro, intervenuta dopo un incidente alla Arrows di Bernoldi. Il peggio fu evitato per pura fortuna. Tre considerazioni a questo punto….

L’incidente di Mc Nish (2002)
1) Suzuka è un circuito molto bello e tecnico ma con punti veramente pericolosi. La curva 130 R o la Dunlop, in particolare, sono davvero temibili. Nel 2002 Allan Mc Nish se la vide davvero brutta durante le qualifiche. La sua Toyota, fuori controllo, sfondò addirittura le barriere. Nel 2003, inMotoGp, il centauro Daijiro Kato su Honda perse invece la vita. 2) Come in altri incidenti anche qui la fatalità ha giocato un ruolo molto grande. Bianchi ha colpito il mezzo con un’angolazione tale che ha esposto troppo il capo. A Imola nel 1994 il braccio della sospensione perforò la visiera del casco di Senna infliggendogli il colpo letale. 3) Coincidenza: un anno fa, in Canada, ancora un’uscita di strada di una Sauber – nell’occasione quella di Gutierrez – provocò il guaio successivo. Un commissario di pista, durante le operazioni di spostamento della vettura, fu investito dal mezzo di soccorso e rimase ucciso.

L’incidente di Kato (2003)
L’incidente di Heidfeld (Brazil – 2002)



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VETTEL TROVA UN AMICO: RAIKKONEN. E’ la futura coppia Ferrari?

(3/10/2014) – Il tifone che si abbatterà dalle parti della pista di Suzuka e il sempre più probabile divorzio di Fernando Alonso dalla Ferrari: in Giappone non si parla d’altro. Gli addetti ai lavori che circolano nel paddock in queste ore post free practices del venerdì riportano tutti la stessa impressione: l’addio dello spagnolo è questione di poco tempo. Le parti sono distanti e sembra di rivivere le ore che hanno preceduto la formalizzazione dell’addio di Montezemolo, utili solo a trovare il momento e la forma migliori per porre fine ad un rapporto durato cinque anni e purtroppo andato come peggio non si poteva prevedere. Assodato o quasi  questo – in F1 non si può mai dire – prende nettamente quota l’ipotesi del nuovo pilota che approderà alla Rossa: Sebastian Vettel. Così come Alonso ha ormai tutto da guadagnare accasandosi alla Mc Laren Honda – prestazioni e sontuoso ingaggio che solo i nipponici sono in grado di sostenere – il tedesco quattro volte campione del mondo può solo rigenerarsi alla Ferrari. In Red Bull le suo quotazioni (e il suo morale) sono in caduta libera sotto i colpi della rivelazione Ricciardo che, come ha detto lui stesso, gli ha reso la vita difficile. Nelle ultime dichiarazioni, inoltre, …………..

per quanto vago è stato più possibilista e non ha mancato di sottolineare l’appeal della sensazione unica di una vittoria al volante della Ferrari. Non solo: a Maranello farebbe coppia con il grande amico  Raikkonen. Ricordate un anno fa, quando in Ungheria l’incontro del manager di Alonso, Garcia, con Chris Horner aveva dato la stura alla ipotesi di un trasferimento dello spagnolo ala Red Bull? In lizza c’era anche Raikkonen, ai ferri corti alla Lotus. Ebbene, Vettel fu molto netto nel chiarire le sue preferenze: “Non ho niente contro Fernando, lo rispetto molto come pilota. Ma con Kimi il rispetto è sia in pista che fuori perché lui è sempre stato molto sincero e diretto con me. Da questo punto di vista, potrebbe essere un po’ più facile”. Forse ci siamo.
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L’ULTIMO MONTEZEMOLO: “LA FERRARI RESTI UNICA”

(3/10/2014) – Quello di Parigi è l’ultimo Salone dell’Auto, almeno in veste di presidente della Ferrari, per Luca Cordero di Montezemolo. Il 13 ottobre, giorno della quotazione di FCA a Wall Strett le “forzate” dimissioni saranno esecutive. Ieri, ancora una volta, ha calcato la passerella da protagonista, inseguito dai giornalisti salutati ad uno ad uno personalmente, con alcuni che hanno voluto farsi fotografare assieme a lui. Attorniato dall’Amministratore delegato di Ferrari Amedeo Felisa e dell’Amministratore delegato di FCA Sergio Marchionne, si è visto un Montezemolo-zen, pacato e filosofeggiante: La vita ci riserva sempre tante sorprese, l’importante è continuare a imparare”, ma con un impeto di orgoglio quando ha parlato di un anno che dal punto di vista economico sarà “senza precedenti”, con 400 milioni di utile operativo e una posizione finanziaria netta che raggiunge il miliardo e mezzo. 
Questo per quanto riguarda il piano industriale – ha fatto un salto anche allo stand Maserati – ma la Formula 1? Anzi: e Alonso? Lascerà davvero la Ferrari? Fernando è un pilota fortissimo che in questi anni ha dato molto alla Ferrari. Ho parlato con il Team Principal Marco Mattiacci e gli ho detto di confrontarsi con lui. Credo sia importante che la Ferrari e Alonso si parlino confermando il reciproco rispetto e la loro amicizia”. Di più, non poteva dire, ormai. Poi l’idea da sempre caldeggiata della terza macchina: Ne sento parlare perché ci sarebbero due o tre squadre costrette a lasciare e anche se si dovesse arrivare a questa soluzione perché costretti dall’urgenza e non perché la si è pianificata, la troverei comunque positiva”. Spiccioli di tempo al comando del timone di Maranello e non è mancata quindi una previsione del futuro: Immagino una Ferrari diversa, così come la Ferrari di oggi è diversa da quella di cinque o dieci anni fa. Ma sono sicuro che manterrà nel suo DNA le caratteristiche che la rendono unica”. 


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CON L’ASTERION, LAMBORGHINI E’ PLUG-IN

2/10/2014 – Lamborghini scrive un nuovo capitolo della sua storia: il concept car Asterion LPI 910-4, che ha debuttato oggi sul palcoscenico del Mondial de l’Automobile di Parigi, ospita infatti per la prima volta un gruppo motopropulsore con tecnologia ibrida Plug-in (potenti batterie al litio). Asterion è il vero nome del mitico Minotauro, figura mitica metà uomo e metà toro. La casa di Sant’Agata Bolognese presenta così una soluzione per ridurre in modo significativo le emissioni di CO2 (valore certificato di 98 g/km) utilizzando  le tecnologie disponibili al giorno d’oggi senza rinunciare, precisano, “a guidabilità e reattività senza pari, cui si aggiunge una potenza superiore e un’autonomia eccezionale di ben 50 kmin modalità puramente elettrica”. 
Il design è inedito, ma al tempo stesso – anche qui ci tengono a far presente – fedele alla filosofia del marchio. Lamborghini – spiega Stephan Winkelmann, Presidente e CEO – continua a concentrarsi sulla riduzione dei pesi, considerata la via maestra per ridurre le emissioni di CO2. Questo avviene ad esempio tramite l’investimento nelle nuove tecnologie basate sulla fibra di carbonio, investimento funzionale anche alla ricerca di soluzioni che garantiscano performance e dinamiche da super sportiva. Per ridurre le emissioni in maniera significativa, però, i sistemi ibridi Plug-in rappresentano oggi per noi l’ opzione migliore, perché ci permettono di mantenere intatta l’esperienza di guida fortemente emozionale che deve essere la firma di Lamborghini”. Collocato longitudinalmente e in posizione centrale, il V10 FSI aspirato da…

5,2 litri montato longitudinalmente in posizione centrale eroga una potenza massima di 449 kW (610 Cv) e 560 Nm di coppia. Unito ai tre motori elettrici che garantiscono ulteriori 220 kW (300 Cv) porta la potenza totale in modalità ibrida a 669 kW (910 Cv). L’azione combinata dei due sistemi di propulsione si traduce in una dinamica eccezionale: l’accelerazione da 0 a 100 km/h viene infatti completata in 3 secondi netti. Con una velocità massima in configurazione ibrida che tocca i 320 km/h, la Asterion LPI 910-4 riesce a raggiungere i 125 km/h quando è spinta dai soli motori elettrici. Il consumo di carburante è di soli 4,12 l/100 km nel ciclo combinato (NDEC), mentre il peso del sistema ibrido è di 250 kg


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FERRARI TESTAROSSA, CHE VEDETTE AL LIDO DI PARIGI!

(2/10/2014) – Ottobre, tempo di Salone dell’Auto di Parigi. Fu lì che, nel 1984, la Ferrari presentò al mondo la sua nuova meraviglia: la Testarossa. Maprima di svelarla agli addetti ai lavori, alla vigilia – era il 2 ottobre di trenta anni fa – organizzò una originale anteprima in un luogo principe della Ville Lumiére, sugli Champs Elysées: il Lido! Laddove le vedettes più belle e attraenti si esibivano con impareggiabile sfarzo, fece bella mostra di sé l’erede della 512 BB, dal design firmato Pininfarina indubbiamente innovativo, pulito e aggressivo nello stesso tempo. Le fiancate erano attraversate da diverse lamelle che fungevano da convogliatori d’aria per il motore posteriore longitudinale 12 cilindri a carter secco da 4943 cc e 390 CV, l’originale mono-retrovisore laterale solo lato guida, i cerchi in lega a forma di stella e l’imponente carreggiata posteriore con i gruppi ottici anch’essi sormontati orizzontalmente da una griglia nera. 
Vip del mondo dell’industria, dello spettacolo e dello sport – Maradona ne aveva una nera – hanno fatto a gara per accaparrarsi questo stupefacente modello che fu prodotto, con lievi modifiche,  in 7.177 esemplari fino alla fine del 1991. Una particolarità: appositamente per l’Avvocato Gianni Agnelli fu costruita l’unica spider con tetto pieghevole.