(6/10/2014) – Gran Premio Usa 1974: il 6 ottobre di quaranta anni fa, all’ultima gara della stagione disputato a Watkins Glen, vi fu una concentrazione di eventi che meritano di essere ricordati: l’ultimo titolo mondiale conquistato dal quel fuoriclasse che risponde al nome di Emerson Fittipaldi, l’ultima gara del campione del mondo forse meno mondano che ci sia stato e cioè Denny Hulme e, purtroppo,l’incidente mortale di Helmut Koinigg.
FITTIPALDI. “El rato”, come veniva soprannominato il brasiliano, giunse in America al culmine del duello con Clay Regazzoni. Al ferrarista andò tutto male in quel week end mentre all’alfiere della Mc Laren bastò un quarto posto per arrivare a 55 punti e staccare di tre lunghezze lo svizzero. A soli 28 anni – oggi bisogna aggiungere: per l’epoca – Emerson conquistò il suo secondo mondiale dopo quello del 1972 con la Lotus.
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Fittipaldi sul podio del Glen: 2° titolo mondiale |
Nessuno, quel giorno, avrebbe pensato che sarebbe stato l’ultimo titolo mondiale per il fuoriclasse brasiliano e tanto meno lui che dichiarò di puntare ad eguagliare il numero di allori iridati del grande avversario Jackie Stewart. Il tris lo sfiorò già l’anno seguente e solo una portentosa Ferrari T con alla guida la rivelazione Lauda impedì l’impresa. Che avrebbe potuto benissimo realizzarsi nel 1976 ma Fittipaldi fece prevalere il cuore e lasciò clamorosamente la Mc Laren per buttarsi nell’avventura del team tutto carioca Copersucar che successivamente assunse il suo stesso nome. Purtroppo, nonostante il grande impegno e la sua classe sempre adamantina, le stagioni furono avare di risultati. Miglior campionato, quello del 1978: decimo con 17 punti e grande secondo posto nel suo Brasile. Nel 1980, dopo 144 gp, e14 vittorie, arrivò il ritiro dalla F1 ma non dalle corse. Nella Cart americana dimostrò di essere sempre lui, Indianapolis compresa.
HULME. Clives Davis “Danny” Hulme si ritirò dalla F1 piangente. Al suo ultimo appuntamento al Glen aveva assistito molto da vicino all’ennesimo incidente mortale, quello di Helmut Koinigg. Nel mese di marzo dello stesso anno era rimasto profondamente scosso dalla tragica scomparsa di Peter Revson rovinosamente uscito di strada durante test a Kyalami. Hulme fu tra i soccorritori del pilota americano ma non ci fu nulla da fare. Dopo 112 GP, 8 vittorie e soprattutto un campionato mondiale conquistati il neozelandese aveva deciso di appendere il volante al chiodo.
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Hulme al Glen: la sua ultima gara |
Il titolo del 1967 su Brabham Repco gli aveva ormai donato gloria motoristica eterna. Era entrato in contatto con il pilota e costruttore australiano in veste di meccanico ma poi ebbe la sua opportunità in pista e non se la lasciò sfuggire. Vinse proprio davanti al compagno di squadra e padrone della scuderia che dovette scartare il peggior risultato e si dice non prese affatto bene questo smacco. Terzo fu Clark, per dire dei suoi avversari. Ma l’anno dopo dovette trasmigrare alla Mc Laren alla quale rimase fedele fino al ritiro con due terzi posti finali, nel 1968 e 1973, quali migliori risultati. Disse addio, come suo stile, senza troppi squilli di tromba (per la sua poca loquacità era soprannominato “l’orso”): “E’ giusto fare largo ai giovani anche se noi vecchietti abbiamo dimostrato di saperci prendere delle soddisfazioni”, disse. Un mese dopo il Glen, la Marlboro organizzò un pranzo di addio e di ringraziamento a Londra. Hulme è scomparso nel 1992, vittima di un infarto.
KOINIGG. Helmut Koinigg al Glen era alla sua seconda gara in Formula 1. Austriaco di Salisburgo – era nato nel 1949 – e amico del costruttore connazionale Kaimann, si era accordato a Monza con John Surtees per due anni di contratto. Debuttò quindi con onore in Canada.
Al GP USA, in qualifica aveva fatto segnare il terz’ultimo tempo ma in gara sul difficile e pericoloso circuito americano uscì di pista finendo senza scampo sotto il guard rail, con una dinamica simile a quella che l’ l’anno prima era costato la vita di Francois Cevert. La gara non fu sospesa e, anzi, la notizia del decesso fu resa pubblica solo al termine. Koinigg aveva corso nel 1972 inSuper V vincendo la Coppad’Oro e nel 1973 il Campionato nazionale Montagna. Si era cimentato anche in una gara con la Porsche Martini ufficiale e una in F2 sempre con la Surtees. In patria veniva considerato un possibile erede di Rindt. Non ebbe modo di dimostrarlo:lasciò moglie e un figlio.
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La scena dell’incidente di Koinigg |