(16/10/2014) – L’incidente di Jules Bianchi ha fatto tornare in primo piano il fattore protezione della testa dei piloti. Proprio tre anni fa, moriva Dan Wheldon, stella della IndyCar che sull’ovale di Las Vegas fu protagonista sfortunato di un pazzesco tamponamento multiplo tra le vetture. La sua monoposto decollò rovesciandosi. Come abbastanza chiaro dalle immagini (https://www.youtube.com/watch?v=xabUKkoOvTE) e come appurato dagli organizzatori della serie americana a determinare la sua morte fu proprio il violento urto contro un palo. Il rapporto finale determinò infatti quanto segue: “La scocca ha colpito un paletto lungo il lato destro della scocca, creando un significativo danno dalla pedaliera fino al cockpit e tagliando via il roll bar. L’intrusione del paletto nell’abitacolo ha generato lesioni mortali alla testa del pilota”. L’implacabile Wheldon vinse due volte la 500 Miglia di Indianapolis, nel 2005 e nel 2011. L‘ipotesi di dotare le monoposto di una cupola di protezione torna dunque di attualità perchè, a fronte degli attuali alti standard di sicurezza, la testa dei piloti, nonostante le protezioni laterali, risulta ancora troppo esposta a danni. Naturalmente molto gioca la dinamica, spesso impazzita, degli incidenti ma la casistica in aumento impone una decisione in merito. Fermo restando che quando un mezzo di soccorso entra in pista o quasi, la corsa deve essere rallentata…
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