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Mese: Agosto 2014
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(29/8/2014) – Non ha ancora digerito il fatto di aver perso il posto in F1 e quindi non molla l’osso. Paul Di Resta, intanto, si è sposato con la sua girl-friend di sempre Laura Jordan – a Firenze ha chiamato un po’ di amici a festeggiare come il connazionale Coulthard, Jenson Button e compagna Jessica, nonché Daniel Ricciardo con il quale condivide radici italiane – e ha partecipato alla Ice Bucket Challenge pro ricerca sulla SLA, ma dopo un anno in DTM rilancia le sue azioni. Al quotidiano scozzese Herald Scotland ha consegnato il suo fermo proposito: “Sono ancora abbastanza giovane per credere che posso guadagnare un’altra opportunità e sto spingendo più forte che posso per fare in modo che ciò accada. Aiuta ovviamente se si può portare un sacco di soldi al tavolo, ma ho lavorato duramente per guadagnare la mia occasione e non sto facendo altro. Voglio tornare in F1 e farò tutto il possibile per soddisfare tale ambizione“. Purtroppo, l’annata nel campionato tedesco per vetture turismo no n si è rivelata felice: la Mercedes C-Coupè non è al pari di Bmw e Audi ma Paul sente di avere “le qualità” per tornare con “la créme de la créme” ed è pronto per giocare le sue carte. Probabilmente, come altri, aspetta di vedere come evolve la situazione in casa Mercedes dove Rosberg e Hamilton sono sempre più ai ferri corti e poi c’è da verificare l’effetto domino del prossimo annuncio della line-up Mc Laren Honda. “E’ troppo presto per dire quali sono i miei piani per il 2015 ed i miei pensieri sono completamente dedicati a fare meglio nel DTM. Ma io sono positivo e posso guadagnare un’altra chance in F1. La decisione non spetta a me, ma offro buone e costanti prestazioni e non ho alcun dubbio che posso costruire qualcosa su questo“.
(29/8/2014) – C’è grande attesa a Brisighella, in provincia di Ravenna, per l’assegnazione, domenica 31 agosto, del Trofeo Bandini al pilota del momento: Daniel Ricciardo. La 21^ edizione della cerimonia, che ha l’obiettivo di premiare personalità di spicco della Formula 1 in ricordo del grande ferrarista Lorenzo Bandini (il papà era originario proprio di Brisighella) perito nel 1967 per un incidente al Gran Premio di Monaco, si annuncia entusiastica per i consensi che il pilota della Red Bull sta mietendo e per il suo “background” – come lo definisce lui – italico, visto che il papà è siciliano la mamma (presente in pista a Spa) è di origine calabrese. Magari Daniel ne approfitterà anche per un salto alla factory Toro Rosso della vicina Faenza, da dove ha compiuto il salto verso la Red Bull. La giornata motoristica, nel borgo medievale romagnolo, avrà inizio fin dalle 10.00, quando in Piazza Carducci avrà luogo il corteo Fiat 500 storiche, ma il clou è previsto alle 15.30 con l’arrivo del pilota australiano di Perth (sempre in Piazza Carducci) che alle 16.00 sarà impegnato nella conferenza stampa con i media accreditati presso la Galleria Comunale espositiva, in Via Naldi. La effettiva cerimonia di assegnazione del trofeo avrà quindi inizio alle 18.00 all’Anfiteatro in Via Spada; oltre Ricciardo saranno premiati anche: Alberto Pirelli (Medaglia Presidente Camera dei Deputati); il progettista della Mercedes Aldo Costa (Medaglia Regione Emilia Romagna); Filippo Di Mario (Lingotto Provincia di Ravenna); Pasquale Lattuneddu (Comune di Faenza); Franco Bobbiese (Comune di Imola); Stella Bruno (Comune di Ficarra); Federica Masolin (Medaglia Fonderia Morini); Antonio Boselli (Premio Banca Mediolanum).
(28/8/2014) – E’ all’asta da lunedì scorso, sul canale Ebay della “Fondazione PUPI”, lo pneumatico P Zero da Gran Premio firmato dai piloti di tutti i team di Formula 1. Il ricavato sarà destinato a favore delle Fondazioni “Scholas Occurrentes” e “Fondazione PUPI”. E’ il contributo che Pirelli ha ideato in occasione della Partita Interreligiosa per la Pace , voluta da Papa Francesco, che si giocherà il 1° settembre allo Stadio Olimpico di Roma. Anche i calciatori delle due squadre che scenderanno in campo, rappresentativi delle diverse religioni e accomunati nell’obiettivo di aiutare il progetto “Un’Alternativa di Vita”, hanno posto il proprio autografo sullo pneumatico. Pirelli ha inoltre lanciato la campagna social #P4Peace.
L’iniziativa, che ha preso il via all’interno di Pirelli con i selfies dei dipendenti di tutto il mondo, a metà agosto aveva già raggiunto oltre 2,5 milioni di persone e ricevuto il supporto di oltre 70.000 “fan” tra cui campioni dello sport, protagonisti della moda, dell’arte e dello spettacolo, che continuano a inviare tramite i social media i propri selfies tutti “firmati” con la P di pace disegnata sulla mano, sul volto su una maglietta o su una bandiera. I selfies dei dipendenti Pirelli sono anche diventati i protagonisti di un video che sarà trasmesso allo stadio Olimpico la sera della partita e che sottolinea i valori di multiculturalità e integrazione, condivisi da Pirelli, che l’evento vuole rilanciare. Pirelli, attraverso PZero, ha infine realizzato in edizione limitata una T-shirt che mostra la scritta “Pace” nelle principali lingue del mondo che sarà acquistabile presso il flagship store Pirelli di Corso Venezia a Milano, sul sito e-commerce, sul “negozio virtuale” di Fondazione Pupi e, il giorno della partita, all’interno dello stadio. Il ricavato delle vendite sarà interamente devoluto alle Fondazioni “Scholas Occurrentes” e “Fondazione PUPI”.
(27/8/2014) – Derek Warwick compie oggi 60 anni: nato a Alresford, è stato un onesto e veloce pilota che ha raccolto meno di quanto la sua classica e proficua formazione “british” (kart dall’età di 12 anni, F. Ford, F3 inglese, F2) gli avrebbe consentito. Direi che viene ricordato soprattutto per il “no” – l’unico della sua carriera, a parte la nota acrimonia per Prost – che il grande Senna oppose alla possibilità di averlo compagno di squadra alla Lotus nel 1986. Il brasiliano, molto avveduto, aveva intuito le sue qualità e fece virare il team sull’inconsistente Dumfries. Derek debuttò in F1 al Gp di San Marino del 1981 sulla Toleman che guidò fino al 1983. Nonostante la scarsa competitività della squadra, la Renault investì su di lui. Nel 1984, la migliore annata della carriera con quattro podi ma la Casa francese era già sulla via del ritiro.
Nel 1986 fu chiamato alla Brabham a sostituire il povero Elio De Angelis morto al Paul Ricard. Vennero quindi gli anni della Arrows poi Footwork, inframezzati dall’esperienza alla Lotus-Lamborghini del 1990: da ricordare il pauroso cappottamento alla Parabolica di Monza con successiva pronta corsetta ai box (inseguito da Ezio Zermiani) per riprendere il volante! Warwick può comunque vantare un grande titolo: la vittoria con la Peugeot 905 alla 24 Ore di Le Mans nel 1992 (insieme a Yannick Dalmas e Mark Blundell), anno nel quale si impose anche nel Campionato Mondiale Sport Prototipi (aveva già guidato la Jaguar ). Finale di carriera nel BTCC con Alfa Romeo e Vauxhall. Oggi è proprietario della concessionaria Honda di Jersey e ha interessi nel mondo dell’edilizia, ma non si è allontanato dal mondo delle competizioni: è orgoglioso Presidente del British Racing Drivers Club, con sede a Silverstone, e Jean Todt lo ha voluto tra i F1 Drivers Stewards.
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L’incidente di Monza 1990 |
(25/8/2014) – Insomma: chi ha ragione tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg? Come il film: la situazione sta diventando un cruento Duel. Venuti a contatto già al secondo giro del GP del Belgio, i galletti della Casa stellata hanno dilapidato l’enorme vantaggio tecnico delle frecce d’argento e, probabilmente, quel po’ di amicizia e di coesione di squadra ancora esisteva dopo una metà stagione già agitata. La sentenza è arrivata subito in casa: Toto Wolff e Niki Lauda hanno subito bollato il tentativo di sorpasso di Nico – finito molto male – come “inaccettabile” e “sbagliato”, nonché foriero di conseguenze (negative per lui: ma quali?). Che dire: il tentativo ci stava – Senna docet: “Quando hai una possibilità di superare, se non lo fai non sei più un pilota” – ma ad un certo punto forse poteva (e doveva) desistere mentre, al contrario, non lo ha fatto trovandosi fatalmente in rotta di collisione al momento della piega a sinistra di Lewis. Niente di nuovo, si ripropone un leit motiv che ha caratterizzato la storia della Formula 1: le difficili coesistenze di due piloti di talento nella stessa squadra, senza esclusioni di colpi. Già senza andare troppo lontano ricordo i colpi bassi tra Vettel e Webber in Red Bull che hanno disamorato l’australiano, che tra l’altro non godeva della simpatia di Helmut Marko. E che dire degli screzi clamorosi tra Alonso e Hamilton in Mc Laren nel 2007? (Alonso fece le valigie, Raikkonen ancora ringrazia). Più indietro: il confronto acerrimo tra Senna e Prost alla Mc Laren, il dualismo acre tra Piquet e Mansell alla Williams, la crisi Villeneuve-Pironi a Imola nel 1982, la non-collaborazione tra Jones e Reutemann, sempre alla Williams, che costò il mondiale 1981 all’argentino. Mettiamoci dentro anche le scarse attenzioni lamentate dai ferraristi Massa, Barrichello, Irvine rispetto ai compagni di volante. Si potrebbe continuare a lungo, ma termino con la domanda iniziale: insomma, chi ha ragione tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg? E aggiungo: così sono le corse?
(18/8/2014) – Il campionato del mondo 1974 Clay Regazzoni non lo perse all’ultima, indecifrabile gara a Watkins Glen ma due mesi prima, proprio 40 anni fa (il 18 agosto), al Gran Premio d’Austria. A dirlo è proprio il grande Clay che nel documentario del 1997 “Vivere Ferrari” della Televisione Svizzera RTSI in co-produzione con la Myro Film – realizzato in occasione del cinquantenario Ferrari – ricorda l’evento. Ebbene, cosa successe al ferrarista allora in lotta con Fittipaldi ma anche per la supremazia interna col compagno di squadra Niki Lauda? “L’errore importante è stato a Zeltweg. Io ero secondo e tutti i miei avversari, Lauda, Peterson, Fittipaldi, Scheckter, erano fuori gara. Al comando c’era Reutemann che poi vinse la corsa ma che non era in lizza per il campionato del mondo. A dieci giri dalla fine, la macchina (la B3, ndb) comincia a sbandare, penso per una ruota sgonfia, forse una foratura, e allora comincio a fare gesti convenzionali – a quel tempo non c’erano le comunicazioni radio – verso il box. Mi sono preso due giri, con tranquillità, per far capire il problema ma quando mi fermo succede il finimondo. Al box avevano capito tutto sbagliato. Di solito per il cambio gomme occorrevano circa 20 secondi, io restai fermo 1 minuto e 40 secondi e poi mi sono classificato quinto. Se fossero stati tranquilli e avessimo perso anche solo un minuto, cambiando solo una gomma, mi sarei classificato secondo e avrei ottenuto i punti necessari per vincere alla fine il titolo”. Invece all’appuntamento decisivo del GP Usa andò davvero tutto storto e quel che è peggio, Clay perse i “galloni” di prima guida: “Morale: – aggiunge infatti amaramente nel video – mi son preso io la responsabilità della sconfitta e l’anno successivo diedero tutto l’appoggio a Niki…”.
(8/8/2014) – Il WTCC si concede una lunga pausa fino ad ottobre. Cosa mediterà Sebastien Loeb, il plurititolato ex rallista che del terzetto meraviglia della Citroen è l’ultimo? Ultimo per modo di dire, intendiamoci: è terzo in classifica generale con 231 punti alle spalle dei compagni di squadra Lopez (310 punti) e Yvan Muller (250). La Elysee si è dimostrata la macchina migliore del lotto ma il francese, al debutto nella categoria, ha 97 lunghezze dal vertice, al quale è abituato. Lui sembra già essersi messo l’animo in pace: “Con questo distacco non mi considerò più in lizza per il titolo”, ha detto. Matematicamente, con quattro gare da disputare (in Cina con il gran finale di Macao) ci sarebbe ancora da giocarsela ma evidentemente Seb, che ha compiuto 40 anni a febbraio, sente di non poter controbattere quei due mastini che gli sono avanti. Dice di pensare già al prossimo campionato. Ma cosa gli è mancato? In particolare ha ammesso di aver difettato di aggressività alla partenza: “Rispetto a me, Lopez e Muller riescono a guadagnare due-tre posizioni allo start e questo alla fine fa la differenza perché io invece mi ritrovo bloccato per qualche giro e poi è troppo tardi per rimontare”. Fa però tesoro degli avvenimenti: “L’obiettivo – aggiunge – è di continuare a progredire e di accumulare esperienza nelle fasi di gara in mezzo al gruppo. Devo migliorare. Le prime sette gare sono state soddisfacenti a livello di velocità pura , sono competitivo per la maggior parte del tempo ma devo fare di più in rapporto ai miei due compagni di squadra. Queste gare sono brevi e occorre che io sia in grado di guadagnare posizioni alla partenza”. Vista la sua classe e la sua intelligenza non dubitiamo che presto sarà capace di farsi rispettare maggiormente ma l’opzione è chiara: il titolo 2015.
(6/8/2014) – Ci sono voluti due anni ma finalmente Rubens Barrichello ha vinto la sua prima gara nell’appassionante campionato brasiliano Stock Car (http://youtu.be/s7Ew9qWTi1o). L’ex ferrarista ci è riuscito alla grande nell’attesissima gara di Corrida do Milhao a Goiania dopo aver dimostrato fin dalle qualifiche, con la pole position, di essere in vena. Per contribuire a dimenticare tante gare amare, nelle sue tasche è arrivato anche un milione di reis brasiliani che era il ricco montepremi in palio. Barrichello, su Chevrolet della Full Time, ha condotto una gara egregia fin dall’inizio, gestendo poi molto bene le soste obbligatorie fino al rush finale nel quale è rinvenuto con veemenza su Thiago Camilo preceduto sotto la bandiera a scacchi di soli 186 millesimi.
Nella classifica di campionato, dove tra gli altri militano piloti noti come Pizzonia (Peugeot) e Ricardo Zonta (Chevrolet), Barrichello è attualmente quarto con 69 punti dietro il leader Abreu (76), Camilo (72) e Campos (71). Mancano sette appuntamenti al termine – prossimo il 17 agosto a Cascavel – e c’è da giurare che ora Rubens, 42 anni, ci riproverà. La domanda: ha sempre la Formula 1 nella sua testa?
(6/8/2014) – La Formula 1 è in pausa ma ci pensa la Ferrari , con il duo Alonso – Montezemolo, a tenere alta (e calda!) l’attenzione. Aspettiamoci, già prima della ripresa a Spa, grosse novità. E’ di ieri la notizia riportata da Autosprint e dal tabloid tedesco Bild della presunta richiesta-monstre di Fernando Alonso per il rinnovo del contratto con Maranello, in scadenza a fine 2016. Per le successive tre stagioni lo spagnolo avrebbe chiesto 35 milioni annui, praticamente il doppio di quanto incassa oggi. In attesa di capire quanto sia realistica questa richiesta, due considerazioni: o Alonso spara alto per creare il presupposto del clamoroso divorzio (la Honda preme per averlo alla Mc Laren e ci sarebbe pure l’ultimatum ferragosto da parte dei giapponesi http://motor-chicche.blogspot.it/2014/07/honda-ultimatum-ferragosto-per-alonso.html) o, forte della sua posizione di salvatore della patria, chiuderebbe sì alla Ferrari la sua carriera – pur con l’incognita di non essere messo in grado di lottare alla pari con gli avversari – ma lautamente ricompensato. Ma in queste ore non è solo la posizione del primo pilota del Cavallino a essere in bilico quanto addirittura quella del suo numero 1, il presidente Luca Cordero di Montezemolo. Ieri il quotidiano la Repubblica ha pubblicato un articolo che, a seguito della già di per sé clamorosa fuoriuscita di Montezemolo dal CdA della nuova società post Fiat, FCA (Fiat Chrysler Automobiles), ipotizza la fine del regno montezemoliano a Modena. Segni precursori, secondo il giornale, la presentazione del piano industriale Ferrari, a maggio scorso, fatta dal solo Marchionne e una certa freddezza del presidente di FCA John Elkann nei suoi confronti, acuita dal probabile impegno di Montezemolo in Alitalia. E infatti oggi il quotidiano MilanoFinanza dà quasi per certa la presenza di Montezemolo insieme all’AD di Ethiad John Hogan alla conferenza stampa di venerdì prossimo che dovrebbe sancire finalmente l’alleanza del vettore arabo con Alitalia (alla quale il ferrarista ha contribuito attivamente con la benedizione del premier italiano Renzi). Se così fosse, un chiaro viatico per Montezemolo stesso verso la più volte ipotizzata presidenza della nuova Alitalia. Cose grosse, dunque, con già l’interrogativo del dopo a Maranello. Primi nomi: lo stesso John Elkann o, come circolato a suo tempo, suo fratello Lapo! (http://motor-chicche.blogspot.it/2013/10/lapo-elkann-e-il-sogno-ferrarista.html)
(4/8/2014) – “What a fantastic race from Giovinazzi”, il tweet del team Jagonya Ayam with Carlin sintetizza meravigliosamente la grande performance di Antonio Giovinazzi che allo Spielberg, in Austria, ha vinto Gara 3 del terz’ultimo round del campionato europeo Fia F3. E’ la sua prima vittoria nella serie continentale – sul suo sito personale ha titolato semplicemente “Victory!” e poi si è sciolto “la vittoria dei miei sogni” – ma è stata salutata da tutti con un “finalmente” perché grande è la stima e l’aspettativa di tutti gli addetti ai lavori nei confronti del pilota pugliese di Martina Franca, riconosciuto come uno dei migliori talenti sulla piazza.
Finora, le prestazioni della monoposto gli avevano un po’ voltato le spalle ma l’arrivo del nuovo telaio e il feeling sempre maggiore con gli ingegneri (con i quali lavora molto) hanno consentito la svolta. Perché di questo si deve trattare. “La macchina (la Dallara F 312 Volkswagen, ndb) era semplicemente incredibile”: ha detto Antonio ed è quello che ci vuole per metterlo in grado di dispiegare le sue immense qualità: velocità, determinazione (ne sa qualcosa il compagno di quadra Tom Blomqvist). Peccato per Gara 2: anche lì Giovinazzi è passato per primo sotto la bandiera a scacchi ma una penalizzazione di 20” dovuta al mancato rispetto della dovuta distanza dalla safety car in regime di ripartenza aveva rimandato la festa. Ma si è sbloccato, questo è il punto. E già nel prossimo week end ferragostano al Nurburgring c’è da aspettarsi un Giovinazzi ancora più volitivo. Poi, ad ottobre, verranno Imola (!) e il gran finale ad Hockenheim. Intanto, in queste ore di gioia lui ringrazia le persone che hanno sostenuto la sua carriera – nata in un kartodromo della Valle d’Itria – e soprattutto ai suoi genitori “per il grande aiuto che mi hanno sempre dato”. Noi ringraziamo lui.