(1/7/2014)– La Scuderia americana Haas ha annunciato di aver pianificato lo sbarco in Formula 1 nel 2016. Nello stesso tempo ha preso… tempo, contrariamente a quanto fatto capire inizialmente, sul rapporto con la Dallara per la realizzazione della monoposto. Liberi di fare cosa meglio credono, ovviamente, ma certo viene spontaneo pensare a quanto sia stata lastricata, finora, di sole buone intenzioni (tranne una eccezione) la via della massima formula per la factory emiliana che invece miete consensi e successi inossidabili in praticamente tutte le altre categorie del motorsport. Vediamo.
INIZIA CON DE TOMASO, STOP CON LA MORTE DI COURAGE. Il rapporto esaltante ma difficile con la F.1 comincia praticamente nel 1969 quando il giovane ingegner Gian Paolo Dallara, laureato al Politecnico di Milano e dopo le prime esperienze in ferrari, Maserati e Lamborghini, si affaccia decisamente sul versante sportivo delle quattro ruote grazie all’eclettico argentino Alejandro De Tomaso. dallara progetta una innovativa F2 affidata in gestione ad un certo Frank Williams. Questa monoposto evoluta sarà nel 1970 una F1 con l’inglese Piers Courage al volante. L’incidente mortale del quale rimase vittima a Zandvoort scosse profondamente l’ambiente e segnò la fine di tutto il progetto.
CON WILLIAMS: TANTA PASSIONE, POCHI SOLDI – Nel 1972 Dallara compie il passo decisivo della sua vita e fonda la Dallara Automobili da competizione. I contatti con Frank Williams – tuttora attivi e improntati a grande stima reciproca – si riavviano e nel ’73 sarà consulente per la realizzazione della Williams iscritta come Iso-Marlboro. Il rapporto con Frank continua per la realizzazione della prima Williams, la FW 01, ma sono ancora anni difficili per il futuro baronetto e i risultati non arrivano. Solo con l’apporto finanziario degli arabi, dal 1978, la scuderia in mano a Patrick Head decollerà.
SCUDERIA ITALIA, BELLE SODDISFAZIONI MA POCHE – Dovranno passare molti altri anni prima di “scendere in pista” nuovamente, questa volta con ottimi riscontri. Il bresciano Beppe Lucchini pensa a lui quale componente essenziale della Scuderia Italia. Dopo un 1988 di esperienza, già l’anno seguente riserva buone soddisfazioni: De Cesaris è terzo al GP del Canada! Sempre il romano, nel 1990, stacca un portentoso terzo tempo in qualifica a Phoenix. Ancora un eccellente podio (terzo posto) nel 1991 questa volta per JJ Lehto al GP di S. Marino con la vettura spinta dal motore Judd che si rivelerà molto poco affidabile. Per questo, nel 1992, arriva il motore Ferrari ma l’annata è magra con soli due sesti posti di Pierluigi Martini (in Spagna e a Imola). Finisce l’avventura Dallara: tanta potenzialità dimostrata ma poco estrinsecata. La Scuderia prova con il telaio Lola ma sarà una scelta sbagliata. Finisce anche l’avventura del team tricolore.
L’ILLUSIONE HONDA – A fine anni ‘90 arriva un incarico di grande prestigio: la Honda valuta il suo rientro in Formula 1 e commissione la realizzazione di 6 telai. E’ il modello RA099 e del progetto fa parte anche il tecnico inglese Harvey Postlethwaite. Repentinamente, però, i giapponesi decidono di “accontentarsi” della sola fornitura dei motori, accordata alla BAR di Jacques Villeneuve e Craig Pollock.
IL BLUFF MIDLAND – A fine 2004 il magnate russo-canadese Alex Shnaider annuncia di volersi dedicare alla F1 a partire dal 2006. Midland, il nome del team. Su consiglio di Ecclestone, si rivolge a Dallara per approntare una F1 degna delle sue ambizioni mentre a gestire il tutto sarebbe stato il Team Carlin. Per il 2005, però, le cose cambiano: l’industriale decide di acquistare il team Jordan in crisi e, tra l’altro, l’ambiente anglosassone non è ben disposto nei confronti della doppia direzione tecnica. Il rapporto con Dallara si trasforma in una situazione di sola consulenza. Di quell’anno si ricorda solo il terzo posto di Tiago Monteiro a Indianapolis ma c’è poco da esultare. E’ il GP del gran rifiuto di gareggiare dei team gommati Michelin in evidente e pericolosa crisi di tenuta. La Formula 1 drena montagne di soldi e già nel 2006 Shnaider decide subito di disfarsi del bel “giocattolo”: subentra a campionato in corso la Spyker.
CAMPOS SUBITO SENZA SOLDI – Per finire, nel 2009 anche lo spagnolo Adrian Campos si “butta” nell’arena della F1 e pensa bene a Dallara. Macchina pronta ma soldi zero: Dallara avanza parecchi arretrati e si arriva alla risoluzione del contratto con tutto il progetto che sembra irrimediabilmente arenarsi. A rilevare il tutto ci pensa l’altro socio spagnolo Josè Ramon Carabante che ribattezza il team HRT – Hispania Racing Team. Tra mille difficoltà gareggerà fino al 2012, anno del ritiro.