(26/6/2014) – Si continua con i compleanni da celebrare: oggi compie 60 anni Marco Lucchinelli, da Ceparana (La Spezia ). “Cavallo pazzo”, “genio e sregolatezza”, “Lucky”: con questi appellativi a tutto uno penserebbe, tranne che ad un centauro che per anni ha rischiato la pelle sulle moto. E invece è proprio così e Marco rimane uno degli italiani che meglio hanno dato lustro alle competizioni sui bolidi a due ruote, fino al titolo iridato del 1981 nelle 500. Correva, affrontava spavaldamente il pericolo e non rinunciava a vivere a modo suo, guascone fino agli estremi. Un “wild driver” insomma. Tutto cominciò nel 1973 quando, folgorato da idoli come Phil Read (il principe) e Jarno Saarinen (dal quale mutuò l’appoggio a terra della gamba) si ritrovò – il mitico Roberto Gallina suo mentore – senza particolare predisposizione in sella ma il talento emerse subito, supportato da una feroce carica agonistica che, per dirla con Clay Regazzoni, gli faceva buttare il cuore oltre l’ostacolo. Veloce, spericolato e determinato esaltava le folle. Volava sia sul bagnato quanto su piste impossibili come il Nurburgring e Montjiuich. La Suzuki , innanzi tutto, e poi nel 1982 clamorosamente la Honda le sue moto, epico il dualismo con Franco Uncini, se la vide alla pari anche con tipi tosti come Barry Sheene, Kenny Roberts e Randy Mamola. Con la Ducati vinse gare in Superbike e ne divenne successivamente team manager. Ah, per non farsi mancare niente nel 1982 partecipò al Festival di Sanremo con la canzone “Stella fortuna” scritta da Riccardo Borghetti e arrangiata da Maurizio Bassi. Oggi è commentatore Moto GP e, tra le altre cose, sensibile testimonial dell’Associazione DI.Di. Diversamente Disabili, nata dall’incontro tra Emiliano Malagoli e Matteo Baraldi, che porta in pista protagonisti di incidenti stradali.
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