
(26/5/2014) – Mille Chilometri di Monza, l’uscita di strada della sua Lola Bmw, il cozzo violento contro il guard-rail e poi contro un’altra vettura ferma sul prato: così Silvio Moser, pilota svizzero di Zurigo, morì nella serata del 26 maggio del 1974 Silvio Moser. L’incidente si verificò durante la classica di durata sul circuito brianzolo il 25 aprile e Moser rimase in coma 32 giorni, senza riprendere più conoscenza. Fu subito operato subito alla testa all’ospedale Niguarda di Milano dal dottor Corona che eseguì l’asportazione di un ematoma extradurale. Di quei giorni e di quelle ore delicatissime resta una polemica antipatica. La famiglia del pilota decise di interpellare il dottor Giorgio Morniroli, un noto neurochirurgo dell’Opedale La Carità di Locarno dove si decise di trasferire il congiunto. Dalla Svizzera erano pronti anche all’invio di un elicottero ma “questioni burocratiche” lo impedirono. A distanza di 24 ore dalla operazione alla testa, fu un’ambulanza a riportare in Patria lo sfortunato pilota. Sui giornali di allora, emerge la polemica sul fatto che, evidentemente, non vi era fiducia sull’operato dei medici italiani come pure sulla opportunità di movimentare così un paziente grave. Come detto, nonostante tutto, Moser non si riprese e cessò di vivere circa un mese dopo l’incidente. Aveva 33 anni, sposato con un figlio. Per qualche anno aveva tentato di farsi strada anche in F1, senza successo: debuttò nel 1967 al GP di Gran Bretagna su una Cooper-ATS per poi guidare una Brabham prima motorizzata Repco e quindi Ford, fino all’avventura finale, nel 1970 e ’71 con la Bellasi Ford, un progetto del quale fu brillante promotore. Fu mentore del connazionale Clay Regazzoni. In totale 12 gare e 3 punti racimolati. Aveva cominciato sulle Turismo per poi passare nel 1964 inF3 europea dove vinse a pari merito con Stewart vincendo quello stesso anno la Temporada di Buenos Aires.