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PATRESE OGGI 60 ANNI, MA RESTA UN EVER GREEN

(17/4/2014) – E auguri di buon compleanno anche a Riccardo Patrese che oggi compie 60 anni. A dispetto dei capelli grigi, il padovano resta sempre atletico e l’indole sportiva che è in lui non pare affievolirsi! Diciassette sono anche le stagioni ininterrotte che ha trascorso in Formula 1 dove approdò a 23 anni – debutto al GP di Montecarlo del 1977 su Shadow – per poi appendere il casco al chiodo a fine 1993, dietro solo a Barrichello e Michael Schumacher quanto a gare disputate (256). Compagno di scuola e di piscina della concittadina Novella Calligaris, sportivo a tutto tondo (vedi anche Nazionale Piloti), un tempo amante dei trenini elettrici, fu folgorato dalle quattro ruote grazie alla “spinta” di due appassionati veraci come papà Mario e zio Alberto (mamma Elena prima fans). Poi ci ha messo del suo: campione del mondo kart nel 1974, inF. Italia nel 1975 con la Scuderia Nettunodi Bologna, campione europeo e italiano di F3 nel 1976, in F2 nel 1977 (campione italiano) e sempre quell’anno e nel ‘78 primo al Gp di Macao di F3 e…infine subito la chiamata in F1 alla Shadow, sponsorizzata dal finanziere napoletano 
GP di esordio: Monaco 1977
Ambrosio, complice la drammatica morte di Tom Pryce al GP del Sudafrica. Poi ha guidato: Arrows (4 anni), Brabham (4 anni), Alfa Romeo by Euroracing (2 anni), Williams (5 anni) e un anno la Benetton con un certo Schumacher. Sei vittorie, 8 pole positions (la prima a Long Beach nel 1981 con la sorprendente Arrows marchiata Ragno), 13 giri più veloci, secondo in classifica finale nel 1992, l’anno delle imbattibili Williams a sospensioni attive. 

Su Arrows
La domanda è: ha raccolto il giusto o meno di quanto ci si poteva aspettare da lui? Con Alboreto, resta comunque l’ultimo italiano ad aver lottato per la conquista del titolo.
CHANCE E RISULTATI. Beh, il giusto, anzi forse più del dovuto l’ha raccolto agli esordi prima con la Shadow e quindi con la Arrows dove ha veramente impressionato. 
Prima vittoria: Monaco 1982
Naturale il suo passaggio a team di più alto rango ma prima alla Brabham ha impattato nello spigoloso Piquet (ma almeno nel 1982 ha colto la prima vittoria a Montecarlo) o nel progetto sbagliato 1986 (l’anno della morte del compagno di squadra De Angelis) e poi alla Williams finalmente super competitiva è stato schiacciato dalla irruenza di Mansell. Con quest’ultima monoposto ha certamente avuto la chance più grande di vincere il mondiale ma in un team britannico, seppur meno grintoso di Nigel, Riccardo ha patito la chiara propensione a favorire il pilota connazionale. Questo va detto. Da dimenticare le esperienze con l’Euro Alfa Romeo in difficile convivenza con Cheever e alla Benetton con Briatore che stravedeva solo per Schumi.



GLI INCIDENTI. In tanti anni di F.1 è quasi impossibile non incappare in incidenti e Patrese non ne è stato immune….

Da ricordare il coinvolgimento nelle polemiche per la carambola risultata fatale a Peterson nel 1978 aMonza. 


Hunt e altri piloti-senatori lo accusarono di aver innescato l’aggancio Hunt-Peterson e per questo fu sospeso alla successiva gara a Watkins Glen. Ma lui non aveva toccato nessuno e la sua totale estraneità gli fu riconosciuta solo nel 1981, al termine di una lunga causa. Poi l’uscita di strada a Imola che spianò la strada alla vittoria di Tambay, con la folla in tripudio per il suo errore, a Imola nel 1983. L’aggancio con Piquet e il botto con fiamme al GP di Montecarlo del 1985. Il loop completo per una scriteriata manovra di rientro ai box di Berger al GP di Portogallo del 1992.

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