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BIG JOHN COMPIE 80 ANNI. Surtees taglia un altro traguardo

(10/2/2014) – Ancora poco tempo fa, alla domanda: “Ma perché lasciò la Ferrari?”, John Surtees si limitava a rispondere laconicamente “Incomprensioni”… Domani “Big John” o “il figlio del vento”, come veniva soprannominato, compie 80 anni ma nonostante si sia laureato campione del mondo con la Scuderiadel Cavallino nel 1964 – unico ad essersi affermato anche con le due ruote – ancora oggi si trova a dover dare conto sia dei grandi successi in pista (F1 e nel mondiale Marche) sia degli insanabili dissidi che ne minarono irrimediabilmente la permanenza a Maranello. Ormai è storia: l’inglese di  Tatsfield – serio, preparato,  meticoloso, un predestinato – che piaceva tanto al Drake, sempre sensibile ad assecondare le velleità sulle quattro ruote dei campioni del motociclismo (lui 7 titoli: 3 nella 350 cc e 4 nella 500 cc tutti con la MV Agusta, il primo a soli 22 anni), divorziò al culmine di un periodo di profonde e laceranti contrapposizioni interne. 

Con il Direttore Sportivo Eugenio Dragoni, innanzi tutto, considerato incline a favorire l’altro pilota della Rossa, l’italiano Bandini, e poi anche con Mike Parkes. Ma lo stesso Ferrari guardava con occhio sempre più sospettoso alla dichiarata intenzione del suo pilota di capitalizzare al massimo tutte le cognizioni tecniche in ottica di una futura carriera di costruttore.  Affermazione temeraria, a Maranello. Poi dicerie e cattiverie varie, tipo quelle di essere diventato “una primadonna” o di non aver mai recuperato dal terrificante incidente che gli occorse nel settembre 1965 a Mosport mentre pilotava in Can-Am una Lola Chevrolet. Effettivamente lo schianto – si ruppe una sospensione e la macchina si ribaltò schiacciandolo – sembrava aver messo la parola fine alla sua carriera. Invece tantissime fratture (bacino, femore, spina dorsale) e la morte vista in faccia non scalfirono la sua proverbiale determinazione: provò una Lola F2 a Godwood e poi una Ferrari all’Aerautodromo di Modena e il cronometro sancì che era quello di prima. Ferrari, va dato atto, lo aspettò ma il 1966, nonostante la vittoria nel secondo GP, quello del Belgio, fu l’anno dell’addio. 

Surtees e Fernando Alonso

Un primo forte attrito a Montecarlo (a Bandini la 246 6 cilindri più adatta al circuito cittadini, a lui la 312) poi troppo grave lo “sgarbo” (e la successiva bisticciata) patito durante la 24 Ore di Le Mans, quando Dragoni iscrisse Scarfiotti quale sua riserva. Il vulcanico DS disse di non fidarsi della tenuta fisica di Big John che gli replicò di venire da tre vittorie su cinque gare! Il 22 giugno Surtees era a Maranello per un faccia a faccia risolutivo con Enzo Ferrari. L’inglese….

 accusò Dragoni di non fare gli interessi della Casa ma dal confronto, alla fine, scaturì questo comunicato: “Constatata la situazione di disagio venutasi a creare nei rapporti di collaborazione tecnica e sportiva in corso, è stato concordato di rinunciare al proseguimento di ogni ulteriore rapporto”. E in seguito, un po’ così come bacchettò Niki Lauda transfuga da Maranello nel 1978, il Drake ebbe a dire “Il 1966 poteva essere con irrisoria facilità il suo secondo alloro mondiale”. Con altrettanta sincerità aggiungerà poi: “So quello che perdo ma non so quello che perderei se lo confermassi”. Surtees è uno dei campionissimi della F1. Ha respirato aria di motori fin dalla nascita: il papà aveva un negozio di motociclette, si cimentava in competizioni e portava il piccolo John in sidecar ai raduni. A 17 anni disputò la sua prima gara ufficiale in moto. Vinto tutto, volle cambiare: galeotto fu l’incontro con Mike Hawthorn, Reg Parnell e Tony Vandervell (Vanwall) e poi la prova dell’Aston Martin DBR 1. Esordì in F1 nel 1960 con la Lotus Climax: al suo secondo GP era già in pole. 
Ferrari lo contattò già l’anno successivo ma l’inglese fece sapere di non essere pronto. Nel ’64  il titolo – celebre la sua Ferrari con i colori bianco-blu americani del team NART, dell’importatore Luigi Chinetti, adottati dopo aver restituito la licenza nazionale di Concorrente alla Federazione Italiana per “ripicca” contro la mancata omologazione nella categoria Turismo della 250 LM – vinto all’ultima gara grazie al secondo posto ottenuto con la decisiva collaborazione di Bandini e il ritiro all’ultimo giro di Jim Clarke. Dopo l’esperienza al Cavallino, fu uomo Honda, BRM e Mc Laren finchè esordì nel 1970 con la sua monoposto. Le maggiori soddisfazioni gliele diede nel 1972 un altro motociclista inglese, Mike Hailwood: quinto nella classifica Costruttori Nel 1978, senza mai ottenere vittorie, lo stop. Molti piloti poi famosi esordirono su una Surtees. Nel 2009, la tragedia: il figlio 19enne Henry morì durante una gara di F2 colpito alla testa da uno pneumatico volante. 
John con il figlio Henry drammaticamente deceduto

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