(19/12/2013) – Vendite in calo (Italia fanalino di coda in Europa, in ribasso da 27 mesi), costi di produzione in aumento, tassazione eccessiva: si può fare automotive, oggi, in Italia? E’ la domanda che ha dominato l’Assemblea Pubblica ANFIA – Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica – che si è svolta ieri a Roma, presso l’Auditorium della Tecnica di Confindustria, alla presenza del Sottosegretario di Stato del Ministero dello Sviluppo Economico Claudio De Vincenti, con l’obiettivo di delineare il quadro dell’andamento del settore nell’ultimo anno a livello mondiale, europeo e nazionale e, soprattutto, di affrontare il tema del rilancio di competitività dell’industria automotive italiana. In un video messaggio, il Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta ha espresso il sostegno del Governo all’industria automotive italiana, come comparto chiave dell’economia del Paese. Saluto conclusivo da parte di Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria. Ma è stato il Presidente dell’Associazione Roberto Vavassori ad entrare nel merito: “Fare automotive in Italia oggi è una missione sempre più ardua. Quali sono le condizioni essenziali per renderla sostenibile? L’evento di oggi ha l’obiettivo di dare una risposta concreta e pragmatica a questo interrogativo. Come comparto automotive, vogliamo essere parte attiva e, insieme, strumento di realizzazione, della strategia Europa 2020, secondo cui il peso dell’industria manifatturiera nel PIL europeo dovrà arrivare al 20% nel 2020. Ora, per inciso, questa percentuale si è contratta passando dal 15,5% di un anno fa, al 15,1% nell’estate del 2013. Chi era presente alla nostra Assemblea di un anno fa – ha proseguito il Presidente – potrà ricordare che chiedevamo l’istituzione di una Consulta permanente, che potesse divenire…
lo strumento attraverso il quale proporre per il nostro settore una legislazione competitiva, raccordando le istanze dei diversi Ministeri competenti con le necessità delle nostre imprese. Oggi la Consulta è una realtà, uno strumento funzionale per la realizzazione di un quadro coerente di provvedimenti di politica industriale a favore della competitività del settore, indispensabile e urgente per smuoverci dalle sabbie mobili nelle quali, oggi, il nostro settore è intrappolato. Certamente, la competitività complessiva delle nostre imprese, oggi fortemente compromessa, richiede uno scenario di Paese diverso dall’attuale. Tra le misure necessarie in questo senso: diminuire il caos normativo, sia autorizzativo che fiscale e l’entropia insopportabile della burocrazia, ridurre la rigidità del mercato del lavoro e riformare la fiscalità sull’auto rendendola meno opprimente (oggi è giunta a quasi 73 miliardi di euro l’anno) e più capace di promuovere gli investimenti in tecnologie ecologiche fatti dall’industria negli ultimi anni, abolendo gli inutili balzelli recentemente introdotti, quali il superbollo e la assurda diminuzione dei vantaggi fiscali per le auto aziendali. Chiediamo, infine, un sostegno automatico e semplificato alle imprese che investono in Ricerca e Sviluppo tramite un credito d’imposta automatico, che però non riguardi solamente la ricerca incrementale come proposto dal collegato Sviluppo attualmente in discussione, bensì che premi sia le aziende che negli anni hanno svolto un ruolo primario nell’innovazione, sia le piccole imprese che per la prima volta decidano di investire.La risposta alla domanda iniziale di questa mattinata è quindi una sola e, prendendo a prestito il motto del programma proposto da Confindustria per il nostro Paese a febbraio, concludo dicendo che fare industria automotive in Italia oggi si può e si deve”.