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60 ANNI FA ALBERTO ASCARI ULTIMO PILOTA ITALIANO A VINCERE IL MONDIALE DI F.1


(23/8/2013) – Oggi sono 60 anni di digiuno. Proprio così: ben 12 lustri fa, il 23 agosto del 1953, con la vittoria nel Gp di Svizzera, Alberto Ascari iscriveva matematicamente per la seconda volta consecutiva il suo nome nell’albo d’oro dell’allora ancora acerbo campionato del mondo di Formula 1. Una competizione internazionale che sembrava arridere ai piloti italiani (nell’anno di esordio, il 1950, si impose Nino Farina) e infatti quella domenica nessuno avrebbe potuto pensare che sarebbe stata l’ultima volta di un nostro connazionale davanti a tutti. Incredibile ma vero, se si pensa che allora erano in lizza autentiche glorie nostrane della meccanica automobilistica come la Ferrari, poi andata avanti fino ai giorni nostri, la Maserati, la Lancia ben presto però ritiratasi. Ascari fu imperioso: divenne bi-campione con una gara di anticipo affermandosi sul circuito di Bremgarten, collezionando complessivamente cinque vittorie che tennero a debita distanza il grande rivale argentino Juan Manuel Fangio che guidava una Maserati. 
Grande era l’affiatamento con la formidabile Ferrari 500F2 progettata da Aurelio Lampredi e dotata del motore 4 cilindri. Alla fine di quell’anno, però, Ascari decise di cedere alle lusinghe economiche della Lancia ma la scelta non fu fortunata e “aprì” le porte a quattro lunghi anni di supremazia del gaucho Fangio.  Poi vennero gli anni dei piloti (e dei team) di scuola anglosassone, con l’eccezione, dal 1970, di Rindt, Fittipaldi, Lauda, Piquet, Rosberg fino alla più recente epopea sotto il segno di Prost e Senna, Hakkinen, Schumacher, fino a Vettel. Gli italiani non solo non hanno più vinto il titolo – ci sono solo andati vicini Alboreto nel 1985 e Patrese nel 1992 – ma la loro presenza, un tempo comunque copiosa, è progressivamente diminuita fino all’addio degli ultimi due rappresentanti Trulli e Liuzzi. Sparito Minardi che offriva almeno la chance di mettere i piedi in F.1 e senza appoggi economici l’orizzonte resta quanto mai nebuloso. Resiste Valsecchi, terzo pilota Lotus, ma l’è dura. La Ferrari alleva speranze con la Driver Academy(ma poi lascia andare uno come Bortolotti). Che tristezza. 

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