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LA MORTE DI ANDREA ANTONELLI: NUOVO CHOC PER IL MONDO DEI MOTORI

(22/7/2013)Andrea Antonelli non c’è più. Morto in una giornata piovosa, a luglio… Travolto senza scampo da chi lo seguiva, come Simoncelli e come Tomizawa, per dire degli ultimi sfortunati centauri. Ma Andrea è caduto su una pista bagnata, molto bagnata. Questa la differenza che fa aumentare il malessere dopo una giornata come quella di ieri al Mosca Raceway, dove correva la Supersport. Perché c’è polemica. Marco Melandri lo ha detto chiaro, prima di tutti: “Non dovevamo correre”. Solo un po’ più diplomatico il grande Agostini al TG1: “Ci vuole più attenzione”. Pierfrancesco Chilia Radio Rai 2 haaggiunto: “In quelle condizioni vedi solo ombre davanti a te”. E forse nemmeno quella deve aver visto Lorenzo Zucchetti che in pieno rettilineo d’arrivo, in una nube di fitte goccioline, al primo giro ha brutalmente e senza colpa investito il povero Antonelli finito a terra durante la bagarre. Un impatto troppo violento. Non c’è stato più niente da fare. Fine di una storia. Andrea, umbro nato a Castiglione del Lago, aveva 25 anni, diplomato geometra, ed era animato da una passione grande, con il sommo Valentino Rossi suo idolo incontrastato. Come il pesarese, era partito dalle mini moto e, piano piano, stava scalando i gradini della carriera. Si era classificato secondo nell’Europeo Stock 600 nel 2007 e terzo nella Coppa del Mondo Stock 1000 del 2010. Ci credeva, era ottimista. Invece è calato il sipario, sulla sua vita. Noi appassionati possiamo solo addolorarci e stringerci alla famiglia. In questi casi si dice che è morto mentre faceva quello che gli piaceva. Antonelli, tra l’altro, era forte sul bagnato e il suo team principal, Denis Sacchetti della Go Eleven, ha detto che Andrea, partito (male, purtroppo) dalla seconda fila sulla Kawasaki, ieri poteva sicuramente vincere. Il cielo plumbeo e quella grassa patina d’acqua sull’asfalto moscovita – notoriamente non drenante – dovevano però far riflettere. Nemmeno la F.1, molto più stabile sulle quattro ruote e con tanta elettronica, affronta ormai simili rischi: si attende che la situazione migliori oppure si parte e si prosegue in regime di safety car o non si esita ad esporre la bandiera rossa. Ora, almeno, ci si renda conto senza ipocrisie che il motociclismo necessita di valutazioni e misure di sicurezza più stringenti, senza stare a guardare il crono-programma della giornata.  Concludiamo con le amarissime parole finali della lettera aperta scritta da Alessia Polita, la pilota rimasta paralizzata per un incidente a Misano: “Le moto le amerò sempre, ma qui c’è qualcosa che nn sta funzionando più! LE CARNI DA MACELLO sono dal macellaio. Grido a voi piloti del Civ e di qualsiasi altro campionato, le nostre voci devono essere ascoltate, non le loro. Non fate ancora una volta finta di niente!” 


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