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MORTO FROILAN GONZALES, CON LUI LA PRIMA VITTORIA DI UNA FERRARI IN F.1


(15/6/2013) – Dall’Argentina suo Paese natale giunge la notizia: è morto Josè Froilan Gonzales. Era nato ad Arrecifes il 5 ottobre 1922: aveva dunque 90 anni ed era malato da tempo. Il 14 luglio del 1951, al Gran Premio di Inghilterra a Silverstone, fu il pilota (da poco sbarcato in Europa, tra l’altro) che per primo portò in Formula 1 una Ferrari – modello 375 – davanti a tutti sotto alla bandiera a scacchi. “Oggi ho ucciso mia madre”, fu la celebre frase con la quale il Drake accolse l’evento che diede scacco matto alle amate –odiate-fortissime Alfa Romeo e che diede la stura ad una serie di vittorie Rosse che si perpetuano ancor oggi.  “El cabezon”, così soprannominato per la notevole circonferenza della sua testa, non ha vinto un Mondiale e solo due gare in 26 Gp disputati ma per quel successo la sua leggenda e la sua bravura, peraltro confermata in tante altre gare in diverse categorie, non scolorirà mai. 

Mi resi conto di che cosa voleva davvero dire aver vinto quella corsa  – ricordò Gonzales – soltanto il mercoledì successivo, quando incontrai a Maranello Don Enzo: nel suo ufficio c’era una grande foto della vittoria messa dietro la scrivania!  Mi chiese di firmarla e di raccontargli ogni minimo dettaglio della corsa e poi mi regalò un orologio d’oro con il Cavallino Rampante nel quadrante. Solo tre giorni dopo capii davvero che era stato una vittoria particolare. Ferrari è il massimo nell’automobilismo. Per me è sempre stato un motivo d’orgoglio essere riuscito a conquistare quella prima vittoria, soprattutto considerando quello che la Marca è riuscita a fare in questi sessant’anni in tutto il mondo”. Il Presidente Montezemolo ha appreso la notizia a Maranello: La notizia della scomparsa di Gonzalez mi ha molto rattristato. Ci eravamo sentiti soltanto poco tempo fa e avevamo parlato di vetture e di corse, l’argomento che più lo entusiasmava. E’ sempre rimasto molto affezionato alla Ferrari in tutti questi anni ed era un pilota e un uomo che faceva parte integrante della nostra storia. Con lui abbiamo perso un vero amico”. L’ultimo incontro fra “El Cabezon” e la squadra cui ha legato maggiormente la sua carriera sportiva avvenne idealmente il 10 luglio di due anni fa a Silverstone. Quel giorno…

Fernando Alonso guidò proprio la 375 F1 che nel 1951 Gonzalez portò alla vittoria nel Gran Premio di Gran Bretagna, ripetendo un’esibizione che si era svolta anche nel 2001, quando però il pilota argentino poté condividere la gioia di persona insieme a Michael Schumacher. Poche ore dopo lo show, come se ci fosse un piano scritto nel destino, Fernando si aggiudicò la stessa gara, cogliendo l’unico successo della Scuderia nel 2011. Per finire ecco cosa diceva di lui Enzo Ferrari nel libro “Piloti che gente…”:Froilan Gonzales era compatriota di Fangio ma non c’era affinità tra i due, anzi, in un certo senso Gonzales era il tipo opposto. Il cabezon, come tutti lo chiamavano, era proprio il contrario della continuità, della regolarità di Fangio. Alternava periodi felicissimi di velocità inconsuete, addirittura sconosciute, ad allarmanti pause. Quando si trovava in testa rallentava fino a farsi inspiegabilmente superare, quando inseguiva era un demolitore di avversari. Era dunque l’opposto di Alberto Ascari sotto a questo aspetto. E io confesso di non aver mai capito perché quest’uomo rappresentasse una così straordinaria sinusoide nel comportamento di gara. Né ho mai capito perché corresse per affaticarsi tanto, sudare tanto, preoccuparsi tanto. Debbo concludere però che è stato un pilota coraggioso, volitivo, generoso. Non posso dimenticare che egli ha offerto alla Ferrari delle soddisfazioni magnifiche, sia a Silverstone, quando per la prima volta riuscì a battere le squadre dell’Alfa Romeo e della Mercedes, sia in Argentina, quando sconfisse per due volte consecutive ancora la Mercedes, sia a Le Mans, un una 24 Ore da cardiopalmo”.  Un altro dei grandissimi del Cavallino che se ne va…

Alonso a Silverstone nel 2011alla guida della 375 di Gonzales


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ANCHE LARINI (49 ANNI) IN SUPERSTARS!

(15/6/2013) – Un altro ex F1 è pronto ad entrare nella Superstars World: a Zolder, il prossimo fine settimana, Nicola Larini scenderà in pista al volante di una Porsche Panamera S sotto i colori del Team Petri Corse.  Sarà sicuramente un’esperienza interessante quella che vivrò in Superstars. – dice il toscano – Mercoledì proverò la Panamera in una sessione di test dove dovrò prendere subito confidenza con la vettura. Sono contentissimo di tornare a correre al fianco di “Piedone” Giovanardi, siamo molto amici e penso che insieme potremo fare bene con un marchio importante come quello della Porsche. Nel 2010 a Vallelunga la Superstars mi aveva colpito molto e negli anni ha continuato ad affermarsi sempre di più. Anche quest’anno la serie sta mostrando, nonostante la crisi globale del motorsport di andare avanti grazie ad un buon lavoro fatto negli anni. Adesso sono concentrato su Zolder, un circuito molto tecnico che impegnerà molto le coperture, penso che l’Audi sarà l’avversario da battere”. Larini vanta un palmares invidiabile nel mondo delle quattro ruote in cui figurano ben 75 Gran Premi in Formula 1 con Coloni, Osella, Ligier, Modena Team, Ferrari (ultimo pilota italiano che ha portato la Rossa di Maranello sul podio di un GP di F1 – Imola 1994) e Sauber. Oltre alla massima categoria si è laureato campione nel Campionato Italiano Superturismo al volante dell’Alfa Romeo 155 GTA turbo nel 1992 e nel Campionato Tedesco Turismo DTM sempre con un’Alfa Romeo l’anno successivo. Una lunga parentesi anche nel WTCC con la Chevrolet ha visto il pilota di Camaiore ottenere risultati altrettanto importanti. E’ un piacere tornare a correre insieme a Nicola – sono le parole di Fabrizio GiovanardiProprio lo scorso anno abbiamo messo a segno l’ultimo successo vincendo la classe XP1 nella 24 Ore del Nürburgring. Stiamo dando il massimo per fare bene anche in Superstars, nonostante il poco tempo a disposizione per provare la vettura tra una gara e l’altra. Non mi sento di fare pronostici per il Belgio, sarà la pista ad emettere il verdetto”.
Sono fiero di avere due piloti importanti come Larini e Giovanardi – ha esordito Simone Petri (Team Manager Petri Corse) – Li ho sempre seguiti con ammirazione sin dai tempi del Superturismo, ed oggi averli nella mia squadra testimonia il grande impegno che stiamo riversando in questo campionato. A Zolder vogliamo essere tra i protagonisti

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PROVACI ANCORA MOLLY


(15/6/2013)Molly Taylor, affiancata come al solito da Seb Marshall, torna in Europa dopo la positiva esperienza in Australia allo Scouts Rally SA, terza prova del Campionato Australiano Rally. La pilotessa affronterà le impegnative prove speciali del GEKO Ypres Rally  al volante della Citroën DS3 R3 nell’inconfondibile livrea United Business. L’australiana continua quindi, come da programma, il Campionato Europeo Rally 2013, nel quale debuttò proprio nell’edizione 2012 della gara belga. Fu un debutto in salita: “L’anno scorso ad Ypres ho avuto un avvio difficile, e non posso negare che quanto successe allora nelle prime prove speciali fu un utile esperienza. Ora affronto questa gara che è un ”must” del rallysmo internazionale, consapevole dei miei mezzi, il team sia alle Azzorre che in Corsica è stato fantastico, tutto lo staff messo a punto dalla società che cura il management sportivo, la United Business, lavora in perfetta armonia e con grande professionalità – afferma Molly Taylor – rally dopo rally accumulo sempre più esperienza. Finalmente non affronto un rally per la prima volta, questo sarà un piccolo vantaggio, io e Seb siamo fiduciosi, anche in terra belga l’obbiettivo sarà arrivare alla fine del rally con il miglior piazzamento possibile per consolidare e se possibile migliorare la posizione in classifica nel 2 Ruote motrici e nel Ladies Trophy. Il ritiro alle Azzorre non ci voleva, ma il secondo posto al Tour de Corse è stato un ottimo risultato sia per la classifica che per il morale. Ad Ypres parteciperò anche al Citroen Racing Trophy in Europe, questo sarà un ulteriore stimolo ed un ulteriore traguardo da raggiungere. Vivere la magica atmosfera del parco assistenza di Ypres è sempre bellissimo, questo rally dove tutti i team sono all’ombra della cattedrale è qualcosa di unico, per la seconda volta sarò al via, questo mi rende felicissima”.
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FERRARI PROTAGONISTA AL “JERUSALEM PEACE ROAD SHOW”


(14/6/2013)–  La Ferrari è stata la prima squadra di Formula 1, ieri e oggi, a far rombare una sua monoposto sulle strade di GerusalemmeIl Jerusalem Peace Road Show, l’evento organizzato sotto l’egida del Comune di Gerusalemme e con il supporto di Kaspersky Lab, uno dei più importanti partner della Scuderia Ferrari, ha raccolto questa mattina, giornata festiva e prefestiva per la gran parte della popolazione della storica città, più di 180.000  spettatori che si sono radunati lungo i 2800 metri del percorso. Una folla entusiasta e festosa, che ha interpretato nella maniera migliore lo spirito che era alla base del progetto della manifestazione: portare una serie di simboli dell’automobilismo sportivo a due e quattro ruote vicino agli appassionati e alla gente comune che abita in un Paese dove le competizioni motoristiche erano addirittura vietate fino a due anni fa. Ebrei, Cristiani, Mussulmani, turisti stranieri: tutti insieme erano oggi a guardare con i loro occhi questo evento che, non a caso, ha la parola “Pace” nel nome ufficiale. A guidare la F60 per una dozzina di giri è stato Giancarlo Fisichella che il 22 sarà impegnato a Le Mans: “Per me è stato un onore essere qui e voglio ringraziare la Ferrari, Kaspersky Lab e la municipalità per aver reso possibile questo evento” – ha detto in diretta, attraverso la radio di bordo, alla televisione israeliana che trasmetteva l’esibizione – “Spero davvero di poter tornare qui l’anno prossimo! Non ricordo di aver mai visto un’atmosfera così speciale come qui a Gerusalemme. Sono state giornate storiche e per me indimenticabili”. L’evento ha visto esibirsi anche altre vetture, fra cui quattro Ferrari normalmente protagoniste del Ferrari Challenge (tre 430 e una 458 Challenge), affidate fra gli altri alla giovane promessa della Ferrari Driver Academy Antonio Fuoco.


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VILLENEUVE CUP, TUTTO RIMANDATO A NOVEMBRE

(14/6/2013) La Villeneuve Cup, prima edizione della gara di regolarità classica con 70 tratti cronometrati tra Viareggio e Montecarlo, riservata auto di ieri e le supercars di oggi con uno sguardo al futuro, unite per rendere un tributo a Gilles Villeneuve, rimanda tutti a novembre. Gli organizzatori hanno fatto sapere che londata di maltempo che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno, ha causato il danneggiamento del manto stradale di molti tratti interessati dal percorso della prima tappa, tanto da sconsigliarne, se non impedirne, il transito alle particolari vetture iscritte. Al fine di individuare valide alternative al percorso, è stata presa la decisione di rimandare la manifestazione al prossimo 1-2-3 novembre. Ricordiamo che la Villeneuve Cupè aperta a tutte le auto d’epoca prodotte fino al 31 dicembre 1972, alle vetture prodotte dal 1977 al 2000 con potenza superiore a 250 cv (183,87 kw) ed alle vetture costruite dal 2001 ad oggi con potenza superiore ai 500 cv (367,74 kw).

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IL NUOVO PRESIDENTE DEL CLUB MECCANICI VETERANI F.1. Anselmo Menabue si racconta

(14/6/2013) – Da circa un  mese Anselmo Menabue è il nuovo Presidente del Club Meccanici Veterani F.1. Succede a Giulio Borsari – recentemente scomparso – ma non è stato difficile trovare la nuova guida del sodalizio (a fine maggio si è tenuta la cena del 25°) delle ex tute blu: era lui l’erede designato dallo stesso Borsari. Proprio quest’anno Menabue “festeggia” i 50 anni della sua entrata in Ferrari, alla organizzazione telai: “Nato, cresciuto e infine uscito dalla Gestione Sportiva!”, riassume orgogliosamente. Era giovanissimo nei box di Monza nel 1964: “Praticamente la mascotte”, ricorda. Con la Ferrarie per la Ferrarisi partiva spesso per l’America e ben presto il Commendatore lo volle con il passaporto tanto da mandarlo ad espletare la pratica direttamente all’Ambasciata americana. Dopo i telai, i motori dal Maestro Borsari. “Quanta gavetta, lavai tante ma tante teste!”. E notti insonni: si correva in F1, Sport, Can-Am, Coppa Tasmania con Amon e il materiale da preparare era tanto. Anni fantastici, comunque. Ormai formato, ecco arrivare l’occasione al montaggio motori per il dopo Bussi, l’ingegnere poi rapito e mai più ritrovato. Il Drake, ormai, si fidava ciecamente di lui che a fine anni ’70 divenne il diretto riferimento di reparto. “Aveva un stima particolare di me e io gli ho sempre detto come andavano realmente le cose”. Piloti: Menabue ne ha visti tanti da vicino. “Avevo un ottimo rapporto con Bandini, un vero pilota. Lo ricordo con la sua 850 Abarth a Siracusa e poi trasferirsi da lì direttamente alla Targa Florio. Poi Scarfiotti, un gentleman, bravo sui Prototipi. E Ickx, seguito da Borsari”. A interrompere il digiuno mondiale che durava dal 1964 con Surtees  ci pensò Niki Lauda. “Tutti lo odiavano e tutti lo amavano per la sua severità teutonica. Era preciso, voleva controllare tutto. Ma durante i suoi anni arrivarono gli sponsors e il miglioramento si notò”. Dopo la scomparsa del Drake, lo smarrimento fu naturale e la “discesa in campo” della Fiat assestò all’ambiente vere e proprie scosse telluriche. “L’organizzazione Fiat prese possesso della situazione – ricorda Menabue – e questo pesò parecchio soprattutto ai livelli alti più che per noi operativi. Molti tecnici erano tecnicamente a digiuno di competizioni e molti, il venerdì, ripartivano già per Torino. L’eccezione fu Cesare Fiorio, che dava anche una certa immagine. Peccato per Forghieri che fu progressivamente messo da parte”. Un’altra eccezione Menabue la fa per…


il francese Jean Jacques His, ex Renault, che disegnò il motore a 5 valvole (cita comunque anche Govoni, Caruso, Massai) e per il Centro Ricerche Fiat che “ci aiutò tantissimo per esempio in fatto di pre-accensione, detonazione, accelerometro”. E venne l’era Schumacher. “Ha cambiato tutti in Gestione Sportiva. Serietà, professionalità: era un trascinatore. Se si doveva provare alle otto, potete star certi che l’orario veniva rispettato con precisione. Si fermava anche a dormire a Fiorano, lo ricordo lì col cane e il suo manager”. A fine luglio 2002 la meritata pensione e nel 2004 la nomina presidenziale a Maestro del Lavoro. I meccanici di oggi? “Eh, ai miei tempi si arrivava a montare 12 motori per ogni gara! Ora sono contingentati e poi c’è il parco chiuso. Lavorano di più i tecnici col computer”. Il turbo dal 2014? “A noi, negli anni ’80, ci fece soffrire tantissimo. In fatto di evoluzione sarà un passaggio positivo, non credo dal punto di vista della riduzione dei costi. Il kers, poi, è una cosa bellissima, regala tanta prestazione”. Le cene del Club si susseguono e Stefano Domenicali tiene ben presenti questi autentici eroi medagliati del Cavallino. In più, Menabue si reca saltuariamente a Parigi: è il prezioso manutentore del parco macchine – tra le tante una F2004, la Sauber di Raikkonen, una Talbot – di proprietà di un certo Jean Todt!
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L’ALFA ROMEO SCENDE IN CAMPO CON L’EINTRACHT FRANCOFORTE


(13/6/2013) – Il marchio Alfa Romeo affiancherà l’aquila sulle nuove maglie dell’Eintracht Francoforte nella prossima stagione della Bundesliga 2013/2014. Oggi a Francoforte, presso il Flagshipstore di Alfa Romeo, Sebastian Jung  dell’Eintracht  e Daniel Dejanovic, della squadra giovanile Under 13, hanno presentato per la prima volta al pubblico le due magliette di gioco. Con il motto “senza cuore saremmo solo macchine”, anche Alfa Romeo appare sul lato interno della maglietta. Il rapporto non si ferma qui: in futuro saranno le vetture Alfa Romeo a vestire il simbolo dell’Eintracht e sono in via di sviluppo proposte di prodotto che celebrino questa collaborazione. Non solo il calcio e le squadre giovanili, ma anche numerosi altri sport del centro sportivo Eintracht Francoforte, saranno supportati da Fiat Group Automobiles Germany AG (FGA), il nuovo Main Sponsor per i prossimi tre anni. Diversi i punti in comune dei due partner: la sede tedesca di Fiat Group Automobiles Germany AG (FGA) si trova tra la Commerzbank-Arena, la sede dell’Eintracht Frankfurt Fußball AG, e il centro sportivo di Riederwald che ospita l’Eintracht Frankfurt e.V. Ulteriore punto in comune è Milano: la città che ha dato i natali alla Casa del Biscione è infatti gemellata con Francoforte sul Meno. Con questa sponsorizzazione Alfa Romeo conferma l’impegno e l’attenzione verso molte discipline sportive, anche non  automobilistiche, praticate a qualunque livello, dal calcio al Campionato mondiale Superbike. 
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JAMES HUNT, CRESCE IL MITO. Sabato è il 20° anniversario della scomparsa del pilota inglese campione del mondo 1976 di F.1

Una foto che dice tutto di Hunt: donne e motori
(13/6/2013) – Se ancora oggi un pilota di primo piano come Raikkonen ne fa un idolo e ama identificarsi in lui indossando spesso un casco identico o se Hollywood punta sulla sua figura per sbancare il botteghino, quel qualcuno deve aver lasciato davvero un segno. Quel qualcuno è James Simon Wallis Hunt, di Epson, Surrey, campione del mondo di Formula 1 nel 1976. Venti anni fa (il 15 giugno 1993), nella sua casa di Wimbledon, un arresto cardiaco pose fine, all’età di 45 anni, alla sua esistenza. E che esistenza. Alto 1,81. Misura scarpe: 46, tanto che doveva tagliarne la punta per stare comodo nell’abitacolo. Le corse, le donne. Fumava e beveva. Giocatore incallito di squash. Aveva paura di morire in gara e lo dichiarava apertamente. Attacca-brighe: litigi e scazzottate con i commissari di percorso a Montecarlo e con i giornalisti brasiliani a Interlagos. Senza mezze misure. Scanzonato. Refrattario alle regole. Il campionato conquistato all’ultima gara in Giappone, strappato per un solo punto al redivivo – dopo l’incidente del Nurburgring – ma timoroso Lauda, fu l’apice di una carriera e forse della sua vita che raccontiamo anche attraverso le sue parole.
“Le corse, per me, sono la cosa più importante”
Figlio di un agente di cambio e destinato alla professione medica, arrivò presto alle corse.
“La mia è una famiglia fuori da certi schemi obbligati. Quando i miei genitori seppero che volevo dedicarmi alle corse furono contenti e in casa mia non ci furono neppure una di quelle tragedie che hanno accompagnato gli esordi di tanti miei colleghi”
La prima gara l’effettuò nel 1967 su una Mini. Era veloce, voleva bruciare le tappe e per questo non risparmiò molti telai delle sue monoposto. In Inghilterra non era molto considerato, tanto da essere ribattezzato “Hunt the shunt” (Hunt lo schianto).
“Hanno detto di me molte bugie. Forse quando correvo in Formula 3 avrò fatto qualche sorpasso azzardato ma se non si riusciva a mettersi in buona posizione in gare con 50 concorrenti era perfettamente inutile arrivare al traguardo. Essere un pilota non è affare per uomini pavidi o per ragionieri del volante”
Nonostante tutto, va avanti e arriva in Formula 1 grazie ad un mentore: Lord Alexander Hesketh. Il paffuto, ricchissimo connazionale è ammaliato dalla massima formula automobilistica e ha in testa una meravigliosa idea fissa: diventare l’emblema della supremazia motoristica inglese. Prima gli finanzia alcune gare del 1973 su una March 731 G (il debutto al GP di Francia) e nel 1974 arrivano tre podi (tre terzi posti). Nel frattempo, si sposa con la modella Susy Miller, ma dura poco. Lei si rifà una vita con l’attore Richard Burton, lui diventa il playboy della F.1. Verrà accreditato di 5000 flirt.
“Non è Burton la causa del fallimento del mio matrimonio. Da parecchio tempo, ormai, mia moglie era nervosa, insofferente, non sopportava più l’ambiente delle corse. Probabilmente è proprio perché rischi la pelle che mi ha piantato e ha preferito vivere con Burton. Meno paure e più feste da ballo, vacanze. L’automobilismo non è uno sport per padri di famiglia, almeno per capire questo il mio matrimonio mi è servito. Adesso sono solo e posso dare tutto in corsa senza pensare a nessuno”

Hunt su Hesketh precede Lauda al GP di Olanda 1975


Per il 1975, Hesketh commissiona ad Harvey Postletwhite una monoposto del tutto nuova. Dalla factory di Dowcester uscirà bianca, con strisce diagonali rosse e blu, colori dell’Inghilterra. Sui camion del team una scritta: “Corriamo per voi, corriamo per la Gran Bretagna”. Soldi ed entusiasmo non mancavano (Lord Hesketh si presentava sovente ai circuiti in elicottero o su uno yacht) e Hunt ci mette del suo. Si fa decisamente notare grazie a due secondi posti e soprattutto alla vittoria d’un soffio davanti a Lauda nel GP di Olanda.
“Ho un portafortuna che non abbandono mai: un medaglione d’oro con inciso il famoso orsacchiotto di Lord Hesketh”
Come spesso accade, sul più bello il rubinetto si chiude. Hesketh torna nei suoi castelli ma per il dopo Fittipaldi la Mc Laren di Teddy Mayer punta proprio sul biondo inglese. Che si dimostra veloce. Ma c’è Lauda, imbattibile. Fino al Nurburgring. Assente il ferrarista, Hunt vince a ripetizione e al suo rientro continua a farlo. Tra i due – buoni amici per aver condiviso in Inghilterra i primi anni di carriera – sono scintille e accuse reciproche di anti-sportività. Fino all’epilogo al Fuji: Niki si ritira, senza combattere, dopo due giri sotto l’acquazzone. Hunt va come un rullo compressore, rischia, e  il terzo posto finale gli garantisce il titolo. E una gran sbronza finale.
“Non so chi avrebbe vinto il titolo mondiale senza quella faccenda del Nurburgring ma so che sarebbe stato un titolo più affascinante, meglio assegnato. Ci ho rimesso anche io a vincerlo così. Purtroppo non posso farci nulla: gli incidenti e anche le discussioni e le liti fra costruttori con il regolamento in mano fanno parte del nostro mondo”

James Hunt e Niki Lauda: amici-nemici
L’epica battaglia del 1976, anche a colpi di carta bollata, tra Lauda e Hunt, tra la Mc Laren e la Ferrari resta negli annali della F.1 e a settembre – il 2 la prima mondiale a Londra – il film da non perdere di Ron Howard “Rush” ne celebrerà i fasti. Ad impersonare Hunt, l’attore Chris Hemsworth.
“Ferrari è il più famoso costruttore d’auto da corsa. Per questo mi diverto a battere le sue macchine. Io corro per la Mc Laren e sono contento della Mc Laren, dei progressi che i miei tecnici hanno fatto, ma nessuno può vietarmi di sognare una Ferrari”
“La macchina è femmina. Durante una corsa si può anche essere molto eccitati”


Campione del mondo, arriva la massima celebrità, ricchi contratti. Il fratello Peter come manager. Lasciata l’Inghilterra, va a vivere in Spagna: una bella villa a San Pedro, vicino Marbella, diventa il suo buen ritiro. Un harem.
“Vivere in Inghilterra è diventato pazzesco. Il fisco si mangiava quasi il 90% dei miei guadagni così ho dovuto proprio scappare e cercare un Paese meno esoso”
“Mi piace cambiare ragazza. Sono, diciamo, un consumatore di donne. Alla domenica sera festeggio sempre con loro, sia che vinca sia che perda”
“So di avere la reputazione di avaro. In realtà assumo questo atteggiamento per proteggermi contro eventuali e inevitabili scrocconi ma con i miei amici sono molto generoso”


Nel 1977 vincerà altre tre gare, le ultime della carriera. Nel 1978 è tra i protagonisti della carambola dopo il via a Monza che costa la vita a Peterson. Nel 1979 termina il sodalizio con la Mc Laren e passa alla Wolf orfana di Scheckter neo ferrarista (per il Cavallino si era fatto anche il suo nome). Un lento, inesorabile declino. Le prime riflessioni.
“Se vale la pena di rischiare? E’ un dubbio sciocco. Nessuno si chiede mai, per esempio, quante vite sono state risparmiate con l’avvento dei freni a disco che sono stati sperimentati in corsa. Così come non trovo giusto trattare i piloti come una sottospecie di imbecilli che non sanno decidere da soli del loro futuro. Nessuno ci obbliga a scendere in pista: è una scelta difficile ma libera e questo dovrebbe bastare a porre termine a tante chiacchiere
Dopo sette gare, improvvisamente dopo il GP di Montecarlo, annuncia di attaccare il casco al chiodo (in realtà è solo coerente con quanto preannunciato in passato).

In Brasile sulla Wolf, nel 1979
“Nonostante gli allettamenti economici non ho intenzione di diventare il più ricco corridore sepolto in un cimitero. Ecco perché ho deciso di ritirarmi dalle corse quando compirò i 32 anni. C’è una solo via per vincere nella mia professione: quella di ritirarsi in tempo”
“Mi sono sempre fidato dei miei riflessi e delle mie intuizioni. Il giorno che queste due qualità mi sono venute a mancare ho chiuso con le automobili. Non vedo proprio perché avrei dovuto continuare a rischiare per far fare soldi ai padroni del grande circo dell’automobilismo”

“I costruttori di auto da corsa? Tutte brave persone, finchè si vince”.

Diventerà commentatore per la BBC (scrisse articoli – pagati – per molti giornali specializzati)  attirandosi spesso le ire dei suoi ex colleghi. Più defilato nella vita privata, amava intrattenersi con i suoi amati pappagalli. Nel 1983 sposa Sharah dalla quale ha due figli: Tom e Freddie. Oggi Tom gestisce il sito ufficiale della famiglia www.jameshuntf1.com, da vedere. Tom e Freddie si occupano inoltre della Fondazione James Hunt che raccoglie fondi per varie cause caritatevoli.
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HARLEY DAVIDSON, E’ A ROMA LA FESTA PER I 110 ANNI


(12/6/2013) – Da domani fino al 16 giugno Roma sarà invasa. Arrivano i cosacchi evocati da Nostradamus? No, arrivano migliaia di fan della Harley Davidson, la mitica – termine quanto mai appropriato – moto americana simbolo di uno stile di vita. Nella capitale eterna è in programma una delle tappe del tour mondiale per celebrare adeguatamente il 110° Anniversario della Casa al quale tutti potranno partecipare. Pensate che – domenica 16 giugno – è prevista anche una speciale benedizione di 800 fortunati possessori della moto in Piazza S. Pietro! Chissà se l’avrebbero mai immaginato William Harley e Arthur Davidson che nel 1902, poco più che ragazzini, diedero vita ad un prodromo di motocicletta – come tanti progetti poi rivelatisi vincenti tutto nacque in un garage – per poi fondare la società vera e propria nell’agosto del 1903. Moto sempre più grandi e belle, particolari, affascinanti. Sulle strade di tutto il mondo e poi anche in pista (in Italia, Walter Villa ne fu un alfiere), per poi divenire protagoniste pure in ambito cinematografico. 

Certo, nel corso di un secolo e più, non sono mancati i momenti di difficoltà ma la festa dei prossimi giorni testimonia il ritorno del sereno. Al Porto di Ostia è stato allestito l’Harley Village e al Villaggio “Foro Italico”, presso lo Stadio Olimpico, venerdì 14 è in programma il “Custom Bike Show”. Sabato 15 occhio alla grande parata cda Ostia (partenza alle 8.30) a Roma! Il tutto costellato da esposizioni, musica, intrattenimenti vari e il Jumpstart, per consentire a chi non possiede la patenta adatta di sperimentare l’ebbrezza di guidare un Harley Davidson! Tutto il programma della festa lo potete visionare su http://110.harley-davidson.com/it. Chi non ne avrà abbastanza, prenda nota: il 23 e 24 giugno c’è il “110° World Ride Anniversry”: dall’outback all’Autobahn, dalla Route 66 alla Pan-American Highway, ma soprattutto dal 29 agosto al 1° settembre appuntamento con la trionfale celebrazione laddove tutto prese forma e sostanza: Milwaukee, Wisconsin, United States of America. 

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LA RED BULL NON MOLLA VETTEL. Restano caldi i secondi sedili…

(12/6/2013) – Le cose vanno bene – il Canada lo ha dimostrato – il poker iridato è certamente fattibile e c’è un tecnico che tutti invidiano (Newey): perché mai Vettelavrebbe dovuto cambiare? Adesso, poi? Dunque, niente di più naturale il rinnovo del contratto che estende la fedeltà del tedesco alla Red Bull fino al 2015. La notizia di ieri va a calmierare certe voci che lo davano sensibile alle sirene ferrariste (ma se ne riparlerà…) e mette dei punti fermi al mercato piloti. Come noto, anche Alonso ha un contratto che lo lega alla Ferrari addirittura fino al 2016: l’avvento dell’era Turbo ha consigliato di non stravolgere assetti di squadra e di affidarsi all’esperienza. I desideratissimi secondi sedili di Red Bull e Ferrari restano però sulla graticola. Webber farà sapere dopo agosto cosa intende fare ma la Porsche, sempre più concentrata sulla LMP1 con la quale nel 2014 punterà al bersaglio grosso di Le Mans, sembra lo alletti molto. Il galletto della Toro Rosso Vergne, forte dei suoi ultimi eccellenti risultati, scalpita e si prenota ma a decidere sarà al momento opportuno Marko. A fine anno scade poi il contratto annuale di Felipe Massa. Il brasiliano è in un momento-no: dopo le uscite di pista a Montecarlo, si è ripetuto in prova a Montreal – questa volta tutta colpa sua – anche se in gara è stato assai arrembante e ha fatto quanto poteva. Come l’anno scorso, se ne riparlerà, risultati alla mano, verso fine stagione. Eventuali candidati al posto? Gli stessi di un anno fa: Hulkenberg, Di Resta. Ma bisognerà vedere se Raikkonen punterà i piedi alla Lotus (ha una mezza porta aperta alla Red Bull), se Grosjean verrà giubilato, se Rosberg riterrà soddisfacente il trattamento riservatogli dalla Mercedes e se Gutierrez riprenderà la via del Messico. Nel caso, via alle danze! (E speriamo che Valsecchi trovi una “damigella”).