(24/6/2013) – Non si è salvato un solo aspetto dell’attuale F.1. La sentenza del Tribunale Internazionale della FIA, che sul caso neppure troppo controverso del test pneumatici richiesto dalla Pirelli e condotto dalla Mercedes con la monoposto 2013 (e piloti titolari in pista opportunamente dotati di caschi neri), sembra fatta apposta per far storcere il naso ai “puristi” o legalisti che dir si voglia della F.1, tifosi o partecipanti che siano, e far venire a galla tutte le contraddizioni che ne minano la regolarità. La “reprimenda” alla Pirelli, certo meno esposta a duri provvedimenti, e lo scappellotto a quei birbantelli della Mercedes che, per compensare la marachella, non potranno partecipare ai rookies-test di Silverstone (17-19 luglio) appaiono in tutta evidenza una decisione minima se non pilatesca a fronte dell’articolo 22 del regolamento che, come non leggerlo correttamente?, vieta qualsiasi test con la monoposto in uso nel corrente campionato. Gli avvocati hanno fatto il loro lavoro ma, tanto per capire il fair play che vige tra i firmatari del cosiddetto Patto della Concordia, non è piaciuto il tentativo perpetrato fino all’ultimo di tirare in ballo anche la Ferrari , “rea” di aver anch’essa effettuato un test-pneumatici ma con la monoposto del 2010. Del tutto legale, per quanto non pubblicizzato. E’ sembrata l’applicazione, da manuale, dell’arringa “tutti colpevoli, nessun colpevole”. Niente di peggio in un contesto così A Maranello masticano amaro (la Ferrari fu tutto sommato magnanima con altri team al tempo della spy story), la Red Bull inizialmente polemica si bea solo della propria superiorità e a Stoccarda Toto Wolff ha già voltato pagina: “Ora saremo ancora più forti”. Bandiera a scacchi.
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