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Sticchi Damiani premia a Fasano il giovante talento Antonio Giovinazzi |
(3/3/2013) – Sul palco del Teatro Sociale di Fasano, dove ieri ha avuto luogo la cerimonia premiazione dei campioni dell’automobilismo di Basilicata, Molise e Puglia – 23° Campionato ACI CSAI rallies & velocità, aveva già anticipato il suo intendimento: “Nei rallies manca un costruttore nazionale, ma vedremo, chissà….”. Nell’intervista che mi ha rilasciato, il leccese Angelo Sticchi Damiani, Presidente dell’ACI e vice presidente FIA, ad un certo punto è stato un po’ più dettagliato sull’argomento. Le acque sono in movimento, il rilancio dell’Alfa Romeo ha acceso gli entusiasmi…
Presidente, martedì al Salone di Ginevra si svela la nuova Alfa Romeo 4C che dà il via al rilancio della marca. Si sentirebbe di consigliare, nel contempo, a Sergio Marchionne un parallelo ritorno alle competizioni, alle quali il Biscione è storicamente legata?
Sì, lo farò. Peraltro fra qualche giorno ho un appuntamento a Torino dove avrò un incontro ad altissimo livello su questo tema: il ritorno nello sport del costruttore nazionale. Intanto, la 4C è bellissima ed è sicuramente una macchina che, come impostazione, può essere soprattutto per la pista molto interessante. Ma chissà che – il mio vecchio cuore da rallysta va naturalmente oltre – non possa essere interessante anche come piccola macchina da rally, di cui abbiamo proprio bisogno in Italia.
Tra due settimane avrà inizio il campionato mondiale di F.1. per il secondo anno consecutivo non risaranno piloti italiani titolari: è un trend ormai ineluttabile?
Non direi. Intanto, quest’anno avremo Valsecchi terzo pilota della Lotus che è uno dei 3-4 team che puntano al mondiale. Quindi una scuderia di primo piano che già dai primi test ha fatto capire di poter avere delle chances. Certo, ci sono due piloti come Raikkonen e Grosjean che non faranno facilmente spazio, ma se Valsecchi dimostrerà di essere all’altezza penso che a breve potrebbe disputare qualche gara.
Jarno Trulli ha affermato che oggi un pilota italiano non ha da presentare, a differenza per esempio dei brasiliani, un “sistema Paese” appetibile ad eventuali sponsors. Condivide?
Diciamo le cose come stanno. Sì, probabilmente ha ragione però valutiamone anche le cause. E’ evidente che per una nazione come l’Italia, abituata a vincere gran premi di F.1 e che ha come scuderia licenziata in Italia la Ferrari, quindi adusa ad avere questo tipo di soddisfazioni, la questione colpisce in misura minore rispetto per esempio a nazioni come il Venezuela dove avere un campione del mondo di F.1 significherebbe un balzo in avanti perché lì c’è un contesto tutto diverso. Per cui, che ci siano Governi, petrolieri, gente appassionata disposta a fare investimenti imponenti come quelli che occorrono oggi in F.1 è comprensibile. Non vorrei dire che in Italia ci siamo abituati a tutto questo, ma insomma qui spesso e volentieri si sono vinti campionati del mondo e ci sono stati team e anche piloti vincenti.
Secondo Arturo Merzario finchè non ci sarà un altro team Minardi, una squadra tricolore che punti su piloti tricolori, sarà difficile rivedere una pattuglia italiana nella massima formula.
D’accordissimo. Minardi è stato una fortuna per l’Italia finchè c’è stato. Avere una scuderia minore che comunque, come noto, era molto vicina alla Ferrari e ha avuto quindi un po’ la funzione di suo vivaio, sicuramente costituiva un fatto estremamente importante e strategico. Non credo che verranno più fuori altri Minardi. Giancarlo, oltre ad essere uno straordinario talent scout, è stato legato ad un momento storico irripetibile. Oggi è difficile trovare in Italia qualcuno che possa mettere in piedi quel tipo di struttura ma è anche vero che, attraverso la Ferrari Driver Academy, è possibile avere comunque dei piloti, provenienti soprattutto dal kart, che la Ferrari possa far crescere, fino a portarli in GP2. E’ anche importante, inoltre, il discorso sulla terza macchina che da anni porta avanti Montezemolo: può essere della Ferrari o di una scuderia minore ma sarebbe sicuramente prenotata per i giovanissimi.
Eppure in Italia non mancano grandi aziende floride. Cosa si può fare per sensibilizzarle ad appoggiare un pilota italiano nella massima formula, come avviene ormai per la gran parte degli altri piloti?
In questo momento le grandi aziende, ma non solo italiane, sono quelle presenti sulla livrea della Ferrari, il che fa capire che le scelte non si fanno tanto sull’uomo giusto quanto sulle macchine. Io non sono un esperto di marketing ma legare il proprio nome ad una tecnologia vincente o molto vicina alla vittoria, come la Ferrari, è un fatto che evidentemente produce effetti positivi mentre legarsi ad un pilota che potrebbe guidare una vettura non competitiva non è evidentemente la stessa cosa. In sostanza, non c’è lo stesso spirito presente, come dicevo, in Sudamerica o anche in Russia, di voler vedere un proprio connazionale vincitore del campionato del mondo di F.1. Siamo un Paese evoluto dove tali accadimenti sono già avvenuti e non rappresentano un fatto straordinario ma quasi normale. In Italia tutti ci meravigliamo del fatto che non ci sia un italiano in F.1, e questo è giusto, altrove si meravigliano se c’è un venezuelano in F.1. Questa è la differenza sostanziale.
Nel 2014 debutterà la Formula E, riservata a monoposto a trazione elettrica: è il futuro? E’ pensabile avere, oltre Roma, un’altra città italiana quale sede di un Gp, magari al Sud?
Si tratta di una formula che deve coniugare silenziosità e velocità. Io penso che la volontà dei finanziatori di questa iniziativa sia quella di diffonderla nella maniera più popolare possibile e quindi nei centri storici delle grandi città. Orami ci siamo: l’8 marzo si riunisce il Consiglio Mondiale FIA e verrà presentato il calendario. Roma è dentro, si correrà nella Capitale a maggio 2014.