(20/2/1013) – Paul Di Resta sta provando in queste ore la Force India sul circuito di Barcellona. Ma cosa succede alla Scuderia indiana, unica squadra di F.1 a non aver ancora comunicato il nome del secondo pilota? E qual è la verità sulla situazione economica del team e dei suoi proprietari? Secondo un articolo del 15 febbraio scorso, riportato sul il sito internet del quotidiano del Paese in lingua inglese The Times of India la situazione, letteralmente, è “tra il diavolo e il mare profondo”!!! Sono noti i problemi economici della Kingfisher Airlines del magnate VJ Mallya che già dovette diluire la sua quota di partecipazione al 42,5%, cedendo un altro 42,5% al gruppo Sahara (il 15% rimase agli ex proprietari unici della famiglia Mol). La Securities and Exchange Board of India (SEBI) ha congelato i suoi conti bancari alla Subrata Roy e bloccato due dei suoi immobili. “Il team di F1 e le società collegate sono due entità diverse. Non vi è alcuna correlazione tra i due. L’ordine SEBI non avrà alcun impatto sul futuro e lo sviluppo del team di F1,” ha però detto al giornale una fonte vicina al gruppo Sahara. “Il Team Sahara Forza India è interamente finanziato per il momento. Il nostro programma di sviluppo è sulla strada giusta e i base ai risultati che sono venuti fuori della sessione di a Jerez, siamo abbastanza ottimisti sulle nostre possibilità”, ha aggiunto Will Hings, capo della Comunicazione della Scuderia. Col giornale ha parlato anche il pilota indiano Karun Chandhok, che mastica amaro: “Anche se il nome della squadra è Force India, c’è molto poco indiano nella squadra. La squadra si basa ancora di Silverstone e la maggior parte degli ingegneri sono anche britannici. Jules Bianchi è il favorito per il secondo posto di pilota ma non hanno mai chiamato me e Narain (Karthikeyan), con la pretesa che i conducenti indiani non sono sufficientemente competitivi per la squadra. Dovrebbero farci provare prima di pronunciarsi così”.
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