Eh, Michael. E’ finita, stavolta. Un nuovo addio alla F.1, sempre a Interlagos (un po’ triste quel giro di saluto con tanto di bandiera), come nel 2006. Quella volta si scomodarono, tra gli altri, Pelè e Hakkinen. Forse stavolta l’annuncio è stato preso con le pinze: ma si ritira davvero? Chi lo sa. Intanto lo rivedremo a dicembre alla Race of the Campions in Thailandia, per dire. Ma insomma, l’anagrafe incombe, i figli crescono, la legge del cronometro è spietata anche con le leggende. I ricordi non si cancellano e soprattutto a Modena la resa del Cannibale merita l’onore delle armi. Schumi, da quelle parti, era ovviamente di casa. Anzi cittadino onorario. Io c’ero, il 6 febbraio del 2001, quando il Sindaco della città di Enzo Ferrari, l’attuale senatore Barbolini, gli conferì l’onorificenza. Aveva appena riportato a casa il titolo piloti dopo 21 anni di astinenza. Nessuna dichiarazione, su mia richiesta, al nuovo addio. Il 5 dicembre del 2006 fu invece l’amministrazione comunale di Maranello a ripetere il beau geste. E il sindaco Lucia Bursi, tuttora in carica, da me sollecitata dice oggi: “L’addio alle corse di Schumacher è un passaggio naturale, si è chiusa una fase della sua vita e della sua carriera professionale. Certo, questa parte finale non ha prodotto risultati all’altezza dei traguardi raggiunti in passato ma credo che sia giusto ricordare che detiene la gran parte dei record della F.1. Molti valutano il suo ritorno alle gare una scelta sbagliata, il voler andare oltre le proprie reali possibilità ma credo che sia proprio questo tentativo di superare i propri limiti che ne ha fatto il campione che tutti abbiamo amato”. Un grande abbraccio parte anche da Spezzano di Fiorano. Dalla pista? Dal Comune? No, dal ristorante Montana, dove sovente concludeva la giornata dopo giri e giri di prova in pista. La mitica signora Rossella, con il marito Maurizio e il figlio Alberto e mamma Dina, lo rifocillava a dovere e magari raccoglieva le sue confidenze. “Il fatto è che non avrebbe dovuto ritirarsi nel 2006, poteva ancora dare molto!”, mi dice subito. “Era una buona forchetta: mangiava di tutto, dall’antipasto al dolce e non ingrassava mai! I figli erano la sua passione. E’ una persona che molti non conoscono sotto certi aspetti. Non è stato amato perché parlava solo inglese. Ma era solo timidezza e desiderio di esprimersi a dovere”. Il contatto è comunque vivo: lo hanno incontrato a settembre nel dopo Monza (“è in forma come sempre, meglio di tanti suoi colleghi”) e si sentono telefonicamente per i vari auguri. “Però non l’ho ancora chiamato dopo il ritiro. Voglio trovare le parole giuste, solo per lui”.
Categorie